30.01.2001
Nuove conoscenze sugli xilemi delle piante


Confermata un’intuizione risalente al 1978


All’interno degli steli delle piante minuscole condutture, i cosiddetti xilemi, forniscono l’acqua alle foglie sommitali.
I ricercatori hanno sempre ritenuto che gli xilemi fossero colonne di tessuto morto. Sorprendentemente, ora un nuovo studio pubblicato sull’ultimo numero di "Science" afferma che gli xilemi possono attivamente regolare il corso dell’acqua ricca di minerali verso le foglie. L’anno scorso, durante una ricerca sulla riparazione degli xilemi, Michele Holbrook, biologo delle piante della
Harvard University e i suoi colleghi si sono imbattuti in un lavoro di Martin Zimmerman del 1978, in cui si notava come il flusso di acqua in uno xilema fosse molto più veloce quando in essa era presente del cloruro di sodio rispetto a quando l’acqua era deionizzata. L’articolo, tuttavia, non spiegava perché.
Secondo l’ipotesi di Holbrook, il fenomeno dipende dall’alterazione dello xilema indotta dal sale. L’idea è stata testata pompando acqua in alcuni steli di alloro (Laurus nobilis), aumentando costantemente la quantità di cloruro di potassio disciolta.
Con l’aumento della concentrazione di sale da 0 a 50 millimoli, l’acqua è diventata 2,5 volte più veloce.
Altri sali hanno avuto lo stesso effetto, riscontrato anche in altre diciotto angiosperme, in cinque conifere, e tre felci. Al contrario, quando il gruppo ha provato con l’acqua deionizzata, il flusso di acqua è risultato molto rallentato.
Ma che cosa avviene realmente in uno xilema? Gli ingegneri hanno mostrato che gli idrogel, sostanze che possono espandersi e contrarsi, influenzano il flusso di acqua in un materiale. Le piante sono piene di idrogel, in forma di pectina, che tengono insieme le pareti delle cellule. Così il gruppo ha provato a iniettare nello xilema soluzioni con vari Ph e polarità, fattori che attivano gli idrogel. Bassi valori di Ph e solventi non polari hanno infatti indotto un immediato incremento nella portata degli xilemi, lo stesso effetto, secondo i ricercatori, prodotto dall’acqua salata presente nel suolo.

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