di
pdgi
GIOVEDI
16 MAR 1978
:
Roma:
Alle
9,15 le "Brigate rosse"
in via Fani, angolo Via Stresa,
rapiscono l' on
Aldo Moro.
Il presidente della DC ha 61 anni. Durante
la violenta azione
i
brigatisti uccidono
i cinque uomini della sua scorta:
l' autista di fiducia
Domenico Ricci, appuntato dei
carabinieri;
il maresciallo
maggiore dei carabinieri
Oreste
Leopardi,
Raffaele Jozzino di 24
anni e
Giulio Rivera
di 24 anni,
il vicebrigadiere di polizia
Francesco Zizzi
29 anni, morirà in ospedale.
L'automobile usata per portare via Moro
verrà ritrovata poche ore
dopo in
via Licinio Calvo.
Con varie telefonate
all' Ansa sia a
Milano che
a Roma,
le
"Brigate rosse"
rivendicano
l' attentato
e chiedono "la
liberazione di tutti i compagni detenuti a
Torino
(Renato Curcio, Alberto Franceschini,
Paolo Maurizio Ferrari,
Alfredo Buonavita,
Pietro Bassi,
Pietro Bertolazzi, Giorgio Semeria,
Roberto Ognibene, Arialdo Lintrami, Tonino
Paroli,
Angelo Basone,
Fabrizio Pelli, Giuliano
Isa, Vincenso Guagliardo, Nadia Mantovani)
e la liberazione dei compagni di Azione
rivoluzionaria Angelo Monaco, S
alvatore
Cinieri,
Vito Messana, Sandro Meloni e il compagno
Pasquale Maria Valitutti.
Le associazioni sindacali Cgil, Cisl e
Uil
indicono lo sciopero generale.
Il governo Andreotti, il primo con
il voto
favorevole del Pci ottiene la fiducia alla
Camera e al Senato.
18 marzo arriva il 'Comunicato n.1'delle Br, che contiene la foto di Moro,
volto segnato
e drappo raffigurante la stella a 5 punte.
Il Comunicato
annuncia
che l’Onorevole Aldo Moro è rinchiuso
in un “carcere del popolo” e che verrà
sottoposto ad un processo da un
“tribunale del popolo”.
19
marzo,
Papa Paolo VI lancia il suo primo appello
per Moro.
20
marzo, al
processo di Torino le Br rivendicano la
responsabilita' politica del rapimento.
21
marzo il
governo approva il decreto antiterrorismo.
22
marzo,
Giulio Andreotti incontra
l'ambasciatore americano a Roma, Richard
Gardner.
25
marzo viene
fatto ritrovare a Roma, Genova, Milano e
Torino il Comunicato
N.2 delle BR che annuncia che e' in corso
l'interrogatorio di Aldo Moro''.
29
marzo,
le BR fanno rinvenire il Comunicato N.3 in
Via Savoia a Roma con
tre lettere di Aldo Moro. Una indirizzata
al Ministro dell’Interno, Cossiga nella
quale
si fa riferimento alla possibilità di uno
scambio e dice di trovarsi ''sotto un
dominio pieno e incontrollato dei
terroristi'' e che
potrebbero portarlo a rivelare segreti
importanti per la
sicurezza nazionale; una
al Presidente Nicola Rana e una alla
moglie. Lo stesso giorno Bettino Craxi
parla di “trattativa” in occasione
dell’ apertura del congresso del Psi.
4
aprile,
viene fatto recapitare il Comunicato N 4
insieme ad una lettera al
segretario
della Dc Benigno Zaccagnini
nella quale si auspica “la
liberazione dei prigionieri da ambo le
parti”.
10
aprile arriva
il Comunicato N. 5
e una lettera dell’On. Aldo Moro
a Paolo Emilio Taviani
nella quale parla dello scambio di
prigionieri ipotizzato nel sequestro
Sossi.
La lettera è decisamente critica.
Il Comunicato delle BR invece smentisce le
voci di quotidiani che hanno parlato di
“trattative segrete”.
15
aprile arriva
il Comunicato N. 6 che annuncia che
“l’interrogatorio è terminato e
che non ci sono clamorose rivelazioni da
fare”. E’ la fine del “processo
popolare”.
Si annuncia
la condanna a morte di Moro in
quanto “colpevole”.
16
aprile,
si riunisce la Direzione della Dc e viene
fatta l’ipotesi di un appello a cura
di
Amnesty International.
17
aprile,
l'avvocato Spazzali parla di
“tempi stretti'”. “Se il governo non
puo' trattare,
trattino
i partiti” afferma. Amnesty
International si offre come interlocutore
delle Br
e rivolge loro un appello affinche'
risparmino la vita di Moro. Arriva anche
l’appello
del segretario dell'Onu Waldheim.
18
aprile,
viene scoperto dalla polizia e
carabinieri, il covo di Via Gradoli, 96.
Abitazione dei brigatisti Moretti e
Balzerani. Nella stessa giornata viene
rinvenuto a
Roma il
Comunicato N.7
(poi si scoprirà essere falso)
in cui si annuncia l’uccisione
di Aldo Moro e l' abbandono del corpo nel
Lago della Duchessa, tra il Lazio e
l’Abruzzo.
20
aprile,
le Br fanno rinvenire il vero
Comunicato N. 7 (affermando il precedente
comunicato N. 7 falso e provocatorio)
con una foto di Moro con un quotidiano
targato 19 aprile a riprova della sua
esistenza nella
prigione del popolo.
21
aprile,
la
direzione nazionale del partito Psi si
dice favorevole per la trattativa.
Craxi ottiene mandato ''per la ricerca di
ogni possibilita''. Il
Pci, Pri e Pli continuano con
rifiuto
alla trattativa.
22
aprile,
Papa Paolo VI si rivolge con un messaggio
“in ginocchio”
agli 'uomini delle Brigate rosse' per fare
in modo
che Moro venga ''liberato,
semplicemente,
senza condizioni''.
24
aprile,
arriva il Comunicato n.8 delle Br con la
richiesta, in cambio di Moro, della
liberazione di 13 Br detenuti, tra cui i
capi storici dell’organizzazione, tra
i quali Renato Curcio. Intanto Zaccagnini
riceve una lettera di Aldo Moro nella
quale chiede funerali senza uomini di
Stato e politici.
29
aprile,
la moglie di Aldo Moro, Eleonora, consegna
a Sereno Freato le lettere di Moro per:
Leone, Fanfani, Ingrao, Craxi,
Pennacchini, Dell'Andro, Piccoli,
Andreotti, Misasi e Tullio Ancora.
30
aprile,
il brigatista Mario Moretti telefona a
casa Moro e dice che solo
un intervento di Zaccagnini,
''immediato e chiarificatore'' puo'salvare
la vita del presidente Dc.
Nella
telefonata annuncia che la famiglia ha tre
ore di tempo per salvare la vita
dell'ostaggio.
1
maggio,
si registra un incontro tra Craxi e
Giannino Guiso, che invita a
''fare presto''.
2
maggio Craxi
indica i nomi di due terroristi ai quali
si potrebbe concedere la grazia
per
motivi di salute.
3
maggio,
la Democrazia Cristiana riafferma il
proprio impegno a non lasciare nulla di
intentato.
Il governo annuncia che la soluzione del
Psi verra'
approfondita.
4
maggio,
viene resa nota la convocazione della
direzione Dc
per
il 9 maggio.
Per il 18 maggio e' prevista la
discussione parlamentare che dovrebbe
ratificare l'autonomo atto
di clemenza ai detenuti.
5
maggio arriva
il Comunicato N. 9 che annuncia
“Concludiamo la battaglia iniziata il 16
marzo eseguendo la sentenza....” e che
“Le risultanze dell’interrogatorio
saranno
fornite al Movimento Rivoluzionario”.
Arriva anche la lettera alla moglie di
Moro
nella quale riferisce: “Ora,
improvvisamente, quando si profilava
qualche esile speranza, giunge
incomprensibilmente l'ordine di
esecuzione''.
9
maggio alle ore 12,58 una telefonata
al Professor Tritto, amico del Presidente
Moro, avverte che il corpo di Aldo Moro si
trova in una Renault rossa in Via Caetani,
nel centro di Roma. Moro è stato ucciso
tra le ore 6 e 7 con 11 colpi al
petto.
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