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Marisa

   
 

 

Marisa non era vecchia.

Anzi, a dire la verità era molto giovane.

Era nata da soli due mesi quando le fu trovata una sistemazione molto particolare. Il suo compito consisteva nel mettere il suo padrone in condizione di poter andare in giro di notte. Era un compito che le andava molto a genio, perché dentro di se aveva sempre sentito una gran voglia di viaggiare, e naturalmente anche di giorno. Sapere che qualcuno aveva bisogno di lei per viaggiare le dava un brivido di piacere, un senso di gioia misto a soddisfazione e perché no anche un senso di femminile vanità.

Il suo padrone viaggiava molto di notte e quindi ricorreva spesso a lei; se non avesse avuto Marisa non avrebbe potuto fare tutti quei viaggi. Certo avrebbe potuto prendere un' altra come lei, ma forse non l' avrebbe trovata così disponibile e pronta.

A dire la verità, comunque, non aveva dovuto faticare molto per trovarla perché gli era stata portata il giorno che aveva deciso di viaggiare. Marisa sentiva che era stata fortunata. Tanti faticano a trovare una buona sistemazione, mentre lei non aveva dovuto cercare affannosamente.

Un giorno era stata prelevata dallo scaffale dove era con tutte le sue amiche ed era stata portata in un nuovo posto dove c'era abbastanza rumore. Tanti uomini si affannavano a sistemare, pitturare, costruire, e lei non poteva sapere che fine avrebbe fatto una come lei. Era giovane e qualcuno avrebbe potuto approfittare di lei, avrebbe potuto prenderla e metterla in un posto chiuso, al buio, dove avrebbe potuto dimostrare quello che poteva fare solo qualche volta ogni tanto. Invece, dopo un po' che si trovava lì, vide altre sue amiche che venivano portate via e sistemate chi in un modo chi in un altro.

Cominciò a notare che qualcuna riusciva ad entrare in un posto più privilegiato di qualche altra, vide la disperazione di alcune e la felicità di altre.

Cominciò a sperare di essere tra le fortunate; il suo essere palpitava,  fremeva.

Non é facile capire quello che passa nella mente di una persona quando vede avvicinarsi un momento cruciale della sua vita, quando sta per cominciare un lavoro che durerà tutta la vita. Certo per Marisa non era proprio così, non poteva provare proprio tutte queste cose. Non poteva neanche avere tutti questi pensieri.

Marisa era una semplice, le bastava poco quando era felice per riscaldarsi e proiettare tutt' intorno una gran luce radiosa.

Sì, Marisa era una lampadina, una semplice lampadina.

Ma quando trovarono per lei una sistemazione dentro il fanale di una automobile nuova di zecca, beh, per lei fu un momento grande.

Per tutto il tempo che andò in giro con il suo padrone, Marisa visse una vita luminosa e calda, contenta di essere utile ad un essere umano. Ogni giorno che passava per lei era una occasione di vedere cose nuove. Di giorno non lavorava, si limitava a scaldarsi i muscoli quando percorreva qualche galleria, ma la notte..., la notte tirava fuori il meglio di sé, cercava di rendere al massimo anche quando il suo padrone si dimenticava di pulire i fanali; in questo caso per lei era una questione di orgoglio cercare di non fare accorgere il suo padrone della dimenticanza.

Tutto era bello, il mondo era bello.

Si era fatta tanti amici, la lampadina di posizione, la lampadina della freccia, il clackson, lo sterzo e il motore. Per la batteria aveva una stima particolare, ma per il generatore che caricava la batteria, beh, quello credo proprio che fosse amore.

Nella sua lunga carriera poteva dire di essere anche stata all' estero. Lungo le autostrade, di notte, aveva visto i lampioni stranieri, alti, biondi, insomma ... bellissimi.

Era molto tempo che viaggiava e ogni tanto qualche suo amico o amica la abbandonava,  sapete... l'età. Il suo padrone allora provvedeva subito a fare arrivare qualche nuova leva.

Un giorno però successe quello che nel suo cuore aveva sempre cercato di tenersi nascosto. Viaggiava sempre é vero, ma questo comportava sempre un certo rischio; sapete, stare sempre così in avanti, a sfidare continuamente il pericolo, a cercare  sempre di fare il proprio dovere con qualsiasi condizione atmosferica, non é un lavoro tranquillo.

Così un giorno capitò che il suo padrone si distrasse a guardare il panorama e non fece in tempo a frenare; Marisa vide avvicinarsi velocemente un paraurti.

Si risvegliò poco dopo, il suo fanale era a pezzi, il clackson  suonava all' impazzata, la batteria faceva scintille e lei mandava dei bagliori accecanti, stava male.

Il suo padrone era triste, la sua bella automobile era distrutta; anche se non si erano mai parlati Marisa sentì che gli dispiaceva per quello che aveva fatto.

All' improvviso sentì dentro di se una strana sensazione di disagio, non capiva a cosa era dovuta.

Poi, di colpo, capì.

Sapeva che non l' avrebbe più rivisto, sapeva che lui li avrebbe abbandonati lì, lei e i suoi amici, in terra straniera. Aveva voglia di gridare, di chiamarlo, di fargli sapere che era viva, ma sapeva anche che lui non poteva fare diversamente. Piano piano si rilassò, anche se grandi goccioloni scendevano dal suo filamento ed il suo vetro era tutto appannato.

Si addormentò.

Quando si svegliò non capì subito dove si trovava, ci mise un po'.

Alla fine sentì parlare tedesco e si rasserenò perché la Germania era una delle sue nazioni preferite, sapete...i lampioni biondi. Comunque si trovava in un posto strano, in mezzo a tante automobili rovinate, a tanti pezzi sparsi; pensò che doveva trattarsi di un cimitero delle automobili e subito le venne una gran tristezza; che peccato finire i propri giorni così!

Il tempo passava, l' inverno, la primavera. Aveva fatto amicizia con qualche altro sfortunato pezzo di automobile, facevano quattro chiacchiere, tanto per fare venire sera.

Già, la sera, che tristezza la sera!

Ora nessuno le dava corrente per illuminare la sera. Passare le notti così per lei era un tormento. Chissà dove era il suo padrone? In Italia certamente, a bordo di una nuova automobile, con tutte le lampadine nuove.

Mentre faceva questi ragionamenti un tizio strano la guardava.

Cosa poteva volere uno così da lei? Non era neanche più tanto giovane ormai!

Quel tizio la toccò con le dita sporche di grasso, la rigirò da tutte le parti.

Era nuda, si sentiva nuda!

Questa poi non l'avrebbe mai immaginata. Cioè, se a guardarla così fosse stato il suo padrone...Ma non era così.

Il tizio parlò con un altro tizio, tirò sul prezzo e la comprò.

Come una schiava, come al mercato, come una...

Questo era troppo, ma non ci poteva fare nulla. Si rassegnò e sperò che il destino non fosse troppo crudele con lei.

Vide avvicinarsi una casa.

Il tizio non era proprio raccomandabile, aveva il codino e uno sguardo quasi maniacale. Girò attorno alla casa e Marisa vide l' ingresso di un box.

Quando fu dentro ebbe un sussulto, quasi le scoppiò il vetro e il filamento si mise a vibrare. Davanti a lei c'era una macchina stupenda.

Era una Mercedes di quelle vecchie, sapete di quelle con le ruote a raggi, il cruscotto di radica, i fanaloni enormi sopra il lungo cofano.

Era grigia. Era bellissima.

In un attimo il tizio la guardò fissa, la pulì con uno straccio e la mise dentro uno dei fanaloni con una dolcezza che la turbò. Poi richiuse il vetro del fanalone e andò alla guida.

All' improvviso qualcosa la attraversò con violenza.

Era la corrente!!!

Non avrebbe mai creduto di poter sentire ancora quella sensazione. Si gonfiò d' orgoglio e sparò fuori una luce talmente forte che il box si illuminò a giorno.

A quel punto il tizio si mise a gridare.

Marisa si spaventò, ma subito capì che, anche se erano tedesche, erano urla di gioia.

Lei era stata l' ultimo pezzo.

Ora la Mercedes era finita.

In un batter d' occhio si udì un rombo cupo. Questo sì che era un motore, era come un tuono.

Il tizio ingranò la prima e sgommò.

Era quasi buio fuori e Marisa si sentì commossa, ma subito si trattenne, non voleva che le lacrime appannassero il suo vetro e che potessero diminuire la sua luce.

Il tizio schiacciò sull' acceleratore e la Mercedes sparì in una nuvola di polvere.

Marisa era di nuovo al suo posto, in prima linea, ma ora era su una macchina storica e il suo tizio già le piaceva, ci sapeva fare al volante.

Chissà se anche lui amava la notte? Certo che amava la notte!

Uno che ha una macchina così non può non amare la notte!!!

 

Luigi Carpi