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MR WRITINGS

 

BABELE





"Io non so come mi vengono queste parole / forse sono solo combinazioni di lettere / pescate fra le miriadi che posso immaginare / casuali accostamenti / che ognuno può criticare / o ricordare / o se mai gli sarà possibile / dimenticare"

Andavo alla ricerca di una pianura / nel paese di Sennaar[1] / nascondendomi dai curiosi / sfuggendo i predoni delle mie idee / raccogliendo pietre / calcolando con abaci e sestanti / il punto esatto / dove edificare una sacra torre // Erano appena le nove del mattino[2] / ma ero ebbro del cammino notturno / nelle nari persisteva / un profumo caldo e riposante / la vita muoveva le sue forme / ma io restavo fermo / aspettando un segno / che io solo potevo vedere //
Tutto intorno erano pozze ed acquitrini / e ciò che il sole seccava di giorno / veniva irrorato di rugiada la notte / così che le piante prosperavano / e i frutti crescevano in quantità // Io mi nutrivo di bacche e radici / mi dissetavo alle polle nascoste / e crescevo in corpo e in spirito //
"Sono l'ultimo della mia stirpe / e porto questo peso che mi opprime / così devo misurare i miei passi / e centellinare le forze / per terminare questa impresa"
Sentii dei suoni lontani / come di trombe da guerra / dalla voce cupa e minacciosa / e dalla sommità di un colle / vidi apparire un esercito / che marciava compatto e spavaldo / intonando cori unisoni // Cantavano di terribili imprese / e incutevano terrore al solo vederli / erano molti uomini / ma sembravano uno solo //
Arrivarono saltellando dei conigli / i primi ad essere intimoriti / poi i gatti e infine gli uccelli / ci fu un lungo silenzio inquietante / finché risuonarono le litanie di morte / e un triste drappello sollevò polvere in lontananza / ed emersero scure figure / che producevano lugubri suoni di campana // Unica cosa sfolgorante / era un idolo multiforme / che scintillava di luce propria / procedendo sollevato sulle teste / come sorretto da fili invisibili //
Vidi come delle nuvole oscurare il cielo / e vidi il fuoco che le generava / come un globo fiammeggiante / alimentato dalla vita dei suoi adoratori / stipati in una macchina infernale / che produceva moto perpetuo // La sua attività era inesauribile / la sua marcia inarrestabile / non si sapeva chi l'avesse costruita / non chi avrebbe potuto distruggerla //
Io non trovai più nascondigli / mi spogliai delle mie misere vesti / dimenticai le mie conoscenze / e subito mi innalzai in volo / sopra a tutte quelle schiere / dove gli strepiti divenivano toni monocordi / e i canti sillabe primeve // Questo andò avanti per un'ora / poi tutto fu immobile / le ruote cessarono di girare / i fuochi si estinsero / e non c'era più memoria di cosa era accaduto //
Quando, a mezzogiorno / vidi il sole protendere i suoi raggi / quasi volessero afferrarmi / sentii come una forza che mi pervadeva / come un serpente che mi avvolgeva / salendo dalle caviglie alla sommità del capo / costruendo ad ogni spira / una corazza impenetrabile // E quando il serpente ascese al cielo / io ero disteso sulla sabbia rovente / con intorno una moltitudine di persone / che mi osservavano in silenzio //
"Dobbiamo innalzare questa torre / e disponiamo di tutti i materiali / di mappe precise / e di un solido progetto / ma io non so più / se sono il mastro o il mattone"
Mi svegliai come da un sogno / di cui non avevo ricordo / ed ero davanti a me stesso / che mi guardavo senza pronunciare parola / ma esprimendo magici simboli / che restavano scolpiti nell'eternità // A questo non trovai alcuna risposta / a questo non cercai nessuna domanda / annotai le linee sottili e i punti grossi / i triangoli e gli esagrammi / che avrei posto sul timpano del portale / a ricordo e a testimonianza //
Tutti i libri e le pergamene / vennero riuniti in un unico mucchio / che occupò lo spazio delle fondazioni / e gli scritti più antichi / servirono da cemento // I cippi e le steli / vennero gettati in ordine regolare / e la loro solida complessione / servì da base per ogni pilastro //
Tutte le armi e le panoplie / subirono la sfida della forgia / e dalle contorte lamiere / scaturirono gusci sfavillanti / di cui furono rivestite le colonne // Allora ognuna di esse / si specchiò nella successiva / e in questa mostruosa copula[3] / il loro numero divenne infinito //
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Ogni livello che veniva completato / rendeva il mio compito più arduo / perché la costruzione si manteneva stabile / ma i loro artefici vacillavano / sentendo sfuggire da sotto i piedi / la solida base che avevano gettato // Dissero "Questa torre che sta sorgendo / non potrà arrivare fino al cielo / perché ad ogni elevazione / la struttura oscillerà sempre più / fino a crollare miseramente" //
Gli attrezzi furono lasciati cadere / le misurazioni vennero interrotte / ogni attività venne sospesa / ognuno pensò di abbandonare l'impresa // Ma quando fu il momento di scendere / nessuno trovò una sola scala / che portasse ad un piano inferiore //
Le grida si moltiplicavano / e si espandevano in echi distorti / fino a comprimersi in un'unica vibrazione // Dalle frequenze gravi / spiccavano acuti laceranti / che nessuno sapeva interpretare //
Io andai verso un'apertura / attratto dall'aria e dalla luce / per sfuggire a quei suoni inauditi // Cercavo un segno / ma il paesaggio era arido e piatto / nulla poteva venire di là / così rivolsi la mia attenzione all'interno //
In ogni cosa vedevo simboli / e al riconoscerli me ne fregiavo / presto fui unico e indivisibile / molti si prostravano al mio passaggio / i più non sembravano accorgersi di me // Un essere mostruoso mi passò vicino / la sua corazza mandava bagliori metallici / i suoi adepti scintillavano dei suoi riflessi / nessuno osava sbarrare loro il passo //
Una donna camminava leggera tra la moltitudine / i corpi che sfiorava venivano assorbiti / così accresceva la sua luminescenza // Un uomo restava perfettamente immobile / molti lo accostavano ammirati / ed egli cresceva in statura e possenza //
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Un suono più grave di ogni suono mai udito / e un suono più acuto di ogni suono mai udito / sovrastò quella incessante attività // Tutti, uomini e donne e nazioni / ristettero incapaci di ogni rumore o movimento // Guardavano immoti sopra e sotto di loro / e nulla sembravano riconoscere / di ciò che avevano generato // La costruzione venne abbandonata // La pianura li avvolse / e il vento li disperse //
[1]Babilonia. Gn 11,2
[2]At 2,15
[3]J.L. Borges, "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius"

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