John Henry Bonham

        

       

       

Nato da una famiglia operaia di Redditch, Worcestershire, il 31 maggio 1948,
John Henry Bonham aveva avuto la sua prima batteria a cinque anni: una
semplice latta di sali da bagno con aggiunta una lattina da caffè da
percuotere a piacimento.
La sua prima vera strumentazione l'aveva avuta in regalo per i suoi quindici
anni, dopo che per diversi mesi aveva lavorato come manovale edile insieme al
padre.
La carriera musicale di John Bonham aveva avuto inizio con Terry Webb and The
Spiders, per poi assumere un divenire analogo a quello di Robert Plant, col
quale si era trovato in gruppi quali The Band of Joy e Crawling Kink Snakes; 
ma tracce del suo originale, intenso e irruento drumming, influenzato dai
grandi batteristi britannici Keith Moon e Ginger Baker, si possono
rintracciare soprattutto nei suoi precedenti lavori con gruppi quali The Way
of Life e Steve Brett and The Mavericks.



La Storia
    
Bonham iniziò a suonare la batteria a 14 anni, ed essendo assolutamente
autodidatta, la sua tecnica era spontanea. Talento naturale, ma anche furioso.
Nevrosi e angoscia scaricate sulle pelli. Un rapporto difficile con un padre
inesistente.
Bonham ha influenzato migliaia di batteristi rock in tutto il mondo e da più
di vent'anni, nelle interviste fatte ai grandi batteristi rock-metal, lui
viene immancabilmente citato. John non aveva un vocabolario impressionante di
rulli e nemmeno lo stile jazzy tanto interessante e ricercato dei batteristi
 fusion di fine anni settanta. Il suo stile era rozzo, immediato, travolgente,
in breve unico. Bonzo era un treno inarrestabile; poca importanza aveva cosa
facesse effettivamente sui tamburi, ma assolutamente rilevanti erano la
dinamica e l'espressione ritmica che sottolineavano i riff che Page scriveva
in quegli anni.
Alla fine degli anni sessanta nasceva il rock duro ad opera di gruppi come Led
Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, Uriah Heep, e tutti i batteristi che
hanno fatto parte di quelle mitiche band sono diventati famosi. Era il periodo
dei gruppi rock: i ragazzi volevano il rock sul palco, volevano vedere i
musicisti piegati e sudati sui loro strumenti e poco importava che faccia
 avessero o che batteria suonassero. Il rock di quegli anni era un perfetto
impasto tra un accattivante riff di chitarra ed una melodia cantata con
rabbia.
Ed è nel 1969 che i Led Zeppelin lanciano il loro primo album, "Led Zeppelin
I", registrato in sole trenta ore. Il loro primo tour americano li vedeva di
spalla ai Vanilla Fudge, capitanata da Carmine Appice alla batteria.
L'amicizia tra John e Carmine fu immediata ed importantissima per il drumming
che in seguito sviluppò Bonham: non solo imparò a distruggere le stanze degli
albergi in cui alloggiava, ma incorporò nel suo drumming un' efficacia tutta
particolare.
La differenza di stile tra gli album "Led Zeppelin I" e "Led Zeppelin II" è
notevole e non soltanto musicalmente, ma anche ritmicamente. Più blueseggiante
il primo, molto più rock il secondo, ibrido il terzo. Il quarto poi ha dell'
esoterico, vista la presenza di brani come Stairway To Heaven e Black Dog.
I Led Zeppelin hanno avuto successo grazie brani come Whole Lotta Love,
Heartbreaker, Immigrant Song e Strairway To Heaven. Certo che il drumming di
Bonham ha contribuito notevolmente alla stesura di questi brani: era il
batterista giusto per il tipo di rock che Page scriveva. Bonzo era travolgente
nelle sue ritmiche. Ma c'è qualcosa di più: era autentico! Lui faceva tutto
con reale convinzione e con grande passione; esprimeva tutto se stesso seduto
dietro alla sua Ludwig. Ed il pubblico lo capiva, lo sentiva e lo apprezzava:
questo è uno dei vari motivi per cui Bonham è uno dei più grandi batteristi
della storia del rock; pestava duro. Le sue Ludwig erano costituite da tamburi
di grosso diametro per poter "combattere" con i decibel dei Marshall di Page. 
Dunque, chi oggi pensa a Bonham, ricorda gli immortali riff di Whola Lotta
Love, la passione con cui suonava i suoi tamburi e il suono che ne tirava
fuori. Tutte queste cose messe assieme hanno creato il mito di Bonham; e non
dimentichiamo il periodo: i ruggienti anni settanta. Non si possono spiegare
quegli anni a chi non c'era ancora. Rimangono i dischi, i film, ma non si
possono rivivere i magici momenti dei loro concerti.
E se oggi fosse ancora vivo John Bonham? Classe 1948, come Ian Paice. Oggi
avrebbe quasi cinquant'anni; i Led Zeppelin probabilmente farebbero un disco e
un tour mondiale ogni cinque o sei anni, vedi Genesis, Yes, Pink Floyd! E
probabilmente non farebbe Drum Clinic perchè a lui i seminari non sono mai
piaciuti. Preferiva il palco con tutta la band e anche suo figlio Jason la
pensa così. Il gruppo: questa era la grande sicurezza di John Bonham e i Led
Zeppelin erano la sua famiglia, i suoi amici, il suo mondo. Il successo, i
soldi, la fama, la possibilità di staccarsi dal mondo quando voleva e di farne
parte in modo esaltante e plateale quando ne sentiva la necessità.
Viveva nella campagna inglese in una fattoria che si era ristrutturato da
solo. Allevava mucche da gran premio, guidava il trattore e i dragster e
collezionava auto e moto. Un tipo tutto sommato semplice, quasi schivo. Non ha
mai rilasciato interviste, nel suo privato era molto riservato, non amava
farsi pubblicità, non aveva storie particolari da raccontare. Beveva come ogni
inglese: eccedeva nell' alcol come sulla batteria, era il suo stile, il suo
temperamento.
  Mr. Albert Hobbs, l' assistente personale di Jimmy Page, interrogato dalla 
  polizia il giorno della morte di Bonham nella casa di Page (Old Mill House a 
  Windsor), ha reso questa testimonianza: "La sera prima John era ancora lucido, 
  ma non è facile stabilire quando fosse lucido! Riesce sempre a farci stare 
  ancora un drink: lui sopporta bene l' alcol." Il referto del coroner, Robert 
  Wilson, affermava che la morte era stata causata dal travaso di liquidi nei 
  polmoni dovuto ad inalazione di vomito. John non era morto subito per 
  soffocamento dovuto al vomito, ma per lo shock da inalazione.Se Jimmy Page e 
  sua moglie quando portarono John addormentato, ubriaco perso, nel letto di una 
  delle tante stanze del castello, gli avessero voltato il capo di lato, oggi 
  lui forse sarebbe ancora vivo.
  Molti giornali di allora attribuirono alla morte di Bonham le manie rituali di 
  occultismo di Page. Si parlava di magia nera, sedute spiritiche. Page ha 
  sempre avuto una passione per l' occultismo, era uno studioso dell' opera 
  dell' occultista inglese Aleister Crowley. Da questo è nata la leggenda che 
  ascoltando "Stairway To Heaven" al contrario si può sentire la voce del 
  diavolo!
  Bohnam ci ha lasciato il 25 settembre 1980. Ci ha lasciato anche il suo stile, 
  i suoi assoli a mani nude, la sua faccia sorridente sotto i fari colorati alla 
  fine di "Moby Dick". L'eredità è stata raccolta da suo figlio Jason: certo non 
  è semplice per lui riuscire a superare suo padre.



La batteria 

  Per tutta la sua carriera John è rimasto fedele a Ludwig e Paiste. Tutto 
  iniziò nel 1969 quando Carmine Appice, endorser Ludwig, portò John a visitare 
  la Ludwig di Chicago durante il tour Vanilla Fudge & Led Zeppelin. Diventò 
  anch' egli endorser di Ludwig e Paste e scelse una batteria uguale a quella di 
  Carmine: in finitura di acero naturale (anche i cerchi tendipelle della cassa) 
  con una cassa 14" x 26", un tom 12" x 15", un timpano da terra 16" x 18" ed un 
  rullante in metallo Supraphonic 6,5" x 14"; i suoi piatti erano gli allora 
  nuovissimi Paiste Giant Beat (in pratica il primo esperimento di Robert Paiste 
  nel realizzare piatti con bronzo diverso dal tradizionale B20, ovvero B8 con 
  possibilità timbriche più esaltate ed adatte alla musica rock che nasceva in 
  quegli anni), 18" e 20" utilizzati come Crash e 24" come Ride, l' Hi-Hat era 
  Sound Edge da 15" formula 602. Dietro la sua Ludwig piazzava sempre una Paiste 
  Symphonic Gong da 38"; successivamente aggiunse un timpano da terra 16" x 16".
  Già nel 1970 Bonham utilizzava un' altra batteria: una Ludwig in finitura 
  Green Sparkle, verde scintillante, con le misure 14" x 26", tom sospeso con l' 
  attacco a rotaia sulla cassa da 10" x 14", due timpani da 16" x 16" e 16" x 
  18". Apparvero poi due timpani Ludwig Sinfonici modello Universal da 23" e 
  26", collocati alla sua sinistra e che rimpiazzavano un paio di congas. I 
  piatti divennero Paiste 2002 allora appena nati (15" Sound Edge Hi-Hat, 16" 
  Medium e 18" Ride utilizzati come Crash e 24" Ride sulla cassa).
  Nel 1973, con l' avvento della Ludwig Vistalite trasparente, a John venne dato 
  un set color ambra con le stesse misure di quello precedente, Green Sparkle. 
  Quel set divenne il più famoso poichè apparve nel film The Song Remains The 
  Same. Infine John cambiò di nuovo prendendo una Ludwig con fusti completamente 
  in metallo (Stainless Steel) ma con le medesime misure di quelle precedenti. 
  Alcuni mesi dopo il tom sospeso da 10" x 14" venne sostituito con uno da 12" x 
  15", con un tirante unico Custom anzichè con quelli separati Classic.
  Alcune batterie di John Bonham sono oggi in possesso del figlio Jason: quella 
  trasparente Amber Vistalite e quella in metallo Stainless Steel. Quella verde 
  Green Sparkle è in possesso di Jimmy Page.
  John Henry Bonham, detto Bonzo (nomignolo di un personaggio dei cartoni 
  animati), era un vero rocker, mancava di swing e i suoi levare sull' Hi-Hat 
  sono rarissimi. Ci prova parecchio in Stairway To Heaven nella versione live, 
  ma si sente che la sua vera natura soni i quarti, gli ottavi e i sedicesimi 
  con le terzine. Anche i pattern sul Ride sono soltanto ottavi e sedicesimi; 
  molto efficaci i suoi rulli, la sua cassa in levare, le sue ritmiche potenti e 
  trascinanti. Il resto lo fa lui con la convinzione e tanto polso.
  Lui voleva suonare la sua Ludwig accanto a Plant, Page e Jones e quando se ne 
  andò il dirigibile ha smesso di funzionare. (tratto dalla rivista Drum Club) 

     

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