Soap bubble

Racconto di crimsontriforce

Nei miei sogni vedo un enorme cristallo azzurro. È grezzo, per nulla levigato, e pure appare trasparente e luminosissimo. Penso che emani una luce propria, ma è difficile esserne sicuri, perché siamo sempre - io e il cristallo - su di una piana bianca di cui non vedo fine e c’è una luce azzurrina diffusa che potrebbe provenire da qualsiasi luogo.

All’inizio - tempo fa, quantificare sarebbe inutile - provavo spesso a seguire un istinto primario di curiosità che mi ha portato a girovagare, seguire inesistenti piste, esplorare anche solo per qualche miglio, ma era inutile: è tutto uguale!, e poi tutto il sogno con la sua sabbia e vento e cielo bianco e luce azzurrina cospirava per riportarmi (affatto controvoglia, in verità) immancabilmente ai mille riflessi celesti della gemma e del suo cuore.

Il suo cuore. Non è vuoto al suo interno, o fatto di dura pietra, ma come in ogni leggenda che menestrello racconti vi è addormentata una bellissima fanciulla, dai lunghi capelli biondi e dal viso gentile e regale. Io però non sono un principe, e non so proprio come risvegliarla.

Posso comunque ammirarla. Allora mi siedo, sollevando nuvole di finissima polvere bianca, e trascorro la notte a rimirarla. Non posso avvicinarmi più di così, ma mi basta: lei è il mio sogno, e se tocchi un sogno svanisce, come una bolla di sapone. Continuo ad osservarla, talvolta mi chiedo chi sia, perché sia da sempre nei miei sogni. Talvolta immagino di poterla portare in un posto lontano, fuori da bianco e sabbia e luce azzurrina. O più spesso semplicemente l’ammiro. Talvolta sogno di svegliarmi.

Per finire in un’oscurità più profonda. Dovunque guardi, dovunque le mie peregrinazioni mi portino, vedo solo ombre e infelicità. Mi sento uno spettro indistinto fra queste genti, al di fuori del loro mondo, più affine alla nebbia che in una notte giunge e se ne va. Vivo le loro vite, soffro il loro dolore spesso fino alle lacrime, ma per quanto mi prodighi per aiutarli e salvare quello che le mie misere forze mi permettono, non riesco comunque a comprenderli - è come se mi mancasse qualcosa, nulla di materiale, ma come un’idea in fondo alla testa, dove i pensieri si fanno più confusi e lontani.

Non ricordo molte cose.

La mia mente è perennemente annebbiata, e nonostante ci siano alcune isole di concetti ben chiari - la mia stirpe, l’Eroe del Tempo, la mia terra, tutto il resto è vago. Da quanto tempo viaggio per queste terre? Chi è per me la donna dai capelli argentei che mi ha affidato questa missione? Non ricordo insegnanti che mi abbiano fatto apprendere l’uso della cetra. Chi sono io? Non riesco a pensare, ogni volta che mi sembra di essere giunto a una conclusione questa fugge in un altro angolo della testa,e mentre la rincorro il appare all’orizzonte il cristallo e mi chiama… mi chiama… e non posso che rispondere. Quando lo raggiungo, tutte le domande sono scomparse, sostituite da una sola e fondamentale, che mi riempie fino a farmi urlare: chi è questa ragazza?

I mesi passano, ammesso che siano mesi e non attimi, e la missione dell’Eroe del Tempo - di Link - si fa più crudele e insopportabile, tanto da far sembrare i miei problemi inezie al confronto. Spesso mi chiedo, quando il cristallo me lo concede, se sia corretto sfruttare un bambino che non sa nulla della vita, ma non sta a me decidere, sono solo una pedina - che non sa neppure da chi sta venendo manovrata. Così, nascosto nel più oscuro angolo di un villaggio saccheggiato, poggio la testa sulle ginocchia e cerco delle lacrime alle quali ho da tempo perso l’abitudine. La guerra mi sta indurendo, e non voglio diventare uguale ai servi del Signore Oscuro. Non so più piangere.

Infine le lacrime scendono, unendosi a quell’unica color del sangue che marchia le mie vesti, e in ogni goccia salata si può vedere, per quanto piccola, un’immagine riflessa del cristallo. Esso è tutto ciò che io sono, e ancora ora mi chiama incessantemente… varco la soglia sottile fra realtà e sogno, o credo di farlo, o credo di crederlo, per raggiungerlo e sentirmi completo nella sua sola esistenza.

Quando mi risveglio il tramonto è già passato da almeno un paio d’ore. Prima o poi questa faccenda finirà per costarmi la vita, ma non riesco a concentrarmi, è tutto così confuso, così confuso.

L’Eroe cresce, soffre, e combatte. E io non cresco, soffro, e non capisco.

L’ultimo Saggio è stato risvegliato. La salvezza di Hyrule dipende dalle risorse che Link avrà a sua disposizione durante lo scontro finale, ma anche dal suo coraggio. Non può perdersi d’animo ora: lo precedo all’antica cattedrale per rincuorarlo e farmi forza io stesso.

Sono nuovamente nella piana del mio sogno, ma non capisco, dovrebbe esserci Link con me, o meglio non dovrei trovarmi qui: non sto sognando. Credo. Guardo di nuovo il cristallo.

E la ragazza al suo interno d’improvviso apre gli occhi e ricambia lo sguardo.

…Zelda, Principessa di Hyrule…

Una strana inquietudine s’impadronisce del mio animo mentre la vedo alzarsi, stirarsi aggraziata, e…

…rompere il cristallo con una forza inaudita.

Sento qualcosa che si è frantumato dentro di me, due, tre, cento schegge trafiggono il mio cuore già fragile e malamente ricucito. Sono trapassato da raggi di luce, fanno male, non riesco a contrastarli, vedo nuovamente Link davanti a me e la sua espressione persa: non mi aiuterà, non sa come, non può capire cosa stia succedendo. Quello che mi addolora, tuttavia, non è la morte che sta sopraggiungendo rapida, ma la sua causa, la ragazza dagli occhi gentili, Zelda di cui mi ero… innamorato… che mi ha… usato…

Vedo solo luce e luce intorno a me, sono sempre più debole lei si avvicina e mi lascia da parte -

Fa male. Non posso difendermi.
L’ultima cosa che vedo è il suo sorriso, poi…

…sabbia.

***fin

Un piccolo e sentito post scriptum: DIE ZELDA DIE!!!…ahem.
‘Antitesi’ è una specie di seguito, se vi interessa… NB: “specie” di seguito, e possibilmente + strano di questo.

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