La voce del sangue

Racconto di crimsontriforce

Disclaimer: Link è di Miyamoto, come è sua tutta la gloria di aver creato un protagonista così grandioso. Sheik non lo vuole mai nessuno… facciamo che lo prendo io? ^^ I luoghi non ci sono e di conseguenza non sono di nessuno, duh.

Premessa: il titolo non c’entra un tubo. O, meglio, c’entra perché è quello del quadro di Magritte che ha minacciato di non uscire dalla mia testa finchè non scrivo questa fanfic. Però i titoli dei quadri di Magritte non c’entrano il succitato tubo con i quadri stessi, questo è noto, e quindi per proprietà transitiva… Oh well.

Rating: G, general, spoilers non nella fic ma grossi nella postfazione. Essere almeno al Forest Temple comunque aiuta.

Ah, credo di dovere qualcosa… diciamo molto a “Foglia di Niggle”. Almeno questo non è stato rovinato da Jackson. Spero. E c’è anche qualcosa anche della Storia Infinita, credo. O giù di lì.

Sheik: ah, che bello. Una fanfic in cui non vengo picchiato, accoltellato, malmenato o generalmente ucciso…
Mayfield: te n’è capitate di peggio…
Sheik: (*coff coff*) preferirei non sollevare certe questioni. Ahem.
Grion: (*osservando la fanfic*) sì, ma… non è che ti vada benissimo, comunque.
Sheik: almeno sopravvivo! Dai un’occhiata al fandom di Zelda: o non esisto, o sono morto, o è uno yaoi/angst. Che ti devo dire… questo mi sembra un finale di gran lusso!
Grion: …il ragionamento non fa una grinza.
Cuorcontento: yo, Grion, a proposito di sopravvivenza… non è un 20 naturale a tuo sfavore quello che vedo tirato là al tavolo da gioco?
Grion: eh? Che… oh NO…(*muore*)
Meliadoul&Sheik: oh Lord, here we go again… ^^()


“Sheik, cosa c’è oltre le stelle?”

È una stanza minuta e accogliente. Un piccolo letto, una trapunta rosso scuro, un lume a olio con la sua luce tremula, più in là delle coperte stese per terra, vestiti da bambino ammucchiati ordinatamente in un angolo. L’indispensabile e poco altro: un vecchio divano giallo tutto tondo, carta, pennino, calamaio, alcuni libri in una lingua antica. Un carillon.

Una sola finestra, e nessuna uscita.
Fuori è buio.

Fuori ci sono infinite stelle che illuminano, gelide, la grande Foresta. Da un albero della Foresta si apre la nostra finestra, tramite fra il piccolo mondo caldo al suo interno e spazi sconfinati al di fuori. Da lontano è poco più di una scintilla, una lucciola solitaria nella notte, o forse non troppo solitaria, poiché anche altri alberi lasciano intravedere simili lumi. Forse l’intera Foresta è trapuntata di finestre e stanze. Forse in ognuna attende qualcuno.

Ma i due bambini che stanno osservando la notte da dietro la nostra finestra non sanno nulla di questo. Guardano e chiedono e riflettono e ricordano, ma non sanno.

Il più piccolo deve stare sulla punta dei piedi per riuscire a vedere fuori, e tutto quello che vede è il buio. Le sue uniche protezioni contro l’aria gelida sono una camicia troppo grande per lui, verde come un prato al sole, e un cappello a punta, anch’esso verde e troppo grande, che gli cade sulla spalla sinistra. Sembra non sentire il freddo, o il sonno, o ancora la fame, e viene da chiedersi: esiste il tempo, in questo luogo?

Forse il suo compagno, seduto stancamente a cavalcioni della finestra, potrebbe rispondere. O forse no. Difficile dirlo, assorto com’è nei suoi pensieri. È più grande dell’amico, potrebbe avere quattordici anni, non più di quindici, e anche lui sta osservando l’ambiente al di fuori della loro stanzetta. Ma se lo sguardo del piccolo è carico di meraviglia e aspettativa, il suo è malinconico, spento. I pochi stracci che ha addosso - pantaloni blu, una camicia che un tempo potrebbe essere stata di lino, un mantello liso - sembrano esporlo ancora di più al vento gelido. Se sta tremando, comunque, non è quello il motivo.

Una folata arriva quasi a spegnere il lume, che trema, danza, e torna com’era. Le ombre si ritirano.

“Tutto, Link. Fuori c’è tutto. E queste non sono stelle.”

“E quando ci andiamo?”

“Quando sarà il tempo lo saprai, Link. Allora potrai andare. Attraversare la Foresta…qualsiasi cosa essa sia. Oltrepassare le Montagne.”

“E dopo?”

“Lo saprai quando ci sarai arrivato.”

“Uffa.”

Il piccolo saluta con la mano le stelle lontane e si butta sul letto, affondando fra le coperte. Subito l’altro si alza, premuroso, per rimboccare le lenzuola, sedersi piano sulla sponda, e intonare a mezza voce una vecchia melodia…

“Non cantare questa volta, Sheik. Racconta. Come sarà ‘dopo’? Come sono le montagne? C’è qualcosa al di là?”

…Il canto si ferma prima dell’inizio di una nuova strofa.

“Nessuno sa quello che mi chiedi, piccolo mio. Io no di certo. Ma verrà un giorno in cui udirai la chiamata, e potrai infine andartene da qui. Conoscerai la Foresta e le Montagne di là da essa, e dopo infinite prove riuscirai a giungere a quelle che ora guardi e chiami ‘stelle’. In quel luogo sarà… un nuovo inizio.”

“Sheik, perché parli solo di me?
Tu non vieni?”

“Io? Io resto ad aspettarti qui.”

“Dai, vieni … se non ci sei mi sento solo! Ti accompagno io!”

La proposta è allettante quanto irrealizzabile, e non può che venire declinata, seppure a malincuore. Scuote la testa, e con la mano sposta un ciuffo di capelli dagli occhi. Poi riprende a parlare.

“Io… io non sono un eroe. Non posso seguirti. La Foresta non mi accetterebbe. Però resterò qui, fino alla fine - te lo prometto. Ti aspetterò per tutte le notti dell’eternità. Saprai dove ritrovarmi quando avrai vissuto oltre ogni possibile fine.
Vivi, Link, cresci, ama, gioisci, piangi e viaggia. Io ti aspetterò, semplicemente.
Ti chiedo… una sola cosa…
…non dimenticarmi.”

Ma il sonno ha già vinto la sua battaglia. Il bambino non sente più.
Da sopra i cieli neri della Foresta, un drago sente una ninna-nanna provenire da uno dei tanti alberi, e passa oltre.

Fin

Qualche considerazione.

  1. Just… one more thing: all the people that have died… the dreams that have faded… …never forget them. Evvabbè, tanto si sa che se non cito non sono contenta.
  2. NON è UNO SHONEN-AI. Esattamente come non lo è il rapporto che c’è fra Frodo e Sam, o Sirius e Remus, o insomma ci siamo capiti. (o Auron e Rikku x quel ke importa…^^)
  3. Dannati protagonisti. Sembra che sia tutto merito loro. E i comprimari? Non li ricorda mai nessuno, ecco. Mondo ingiusto. ANCHE questa mia ficcie è dedicata a loro. Sì, anche a quelli che non-esistono-però-vabbè-chissenefrega-insomma-non-ci-credo-che-è-Zelda-ecc. Specialmente a loro. (rettifica post-manga ufficiale: NON è ZELDA. SHEIK NON è ZELDA. INSOMMA, NON è ZEEEELDAAAA! Yuppie!^^)
  4. Invidia pura per quelle autrici di FF.net che riescono a scrivere una cosa del genere in tre quarti d’ora. Io la volevo scrivere da due mesi, e quando mi ci sono messa ci ho impiegato un’altra settimana. Tutto ciò è semplicemente… scorretto!
  5. Nonché più importante: questa sarebbe dovuta essere una fanart. Poi ho guardato una matita, un foglio, i miei altri disegni, e mi sono detta, ‘No.La rovini. ’ . Così spero di aver fatto meno danni. L’idea originaria doveva fermarsi a “Guardano e chiedono e riflettono ecc., ma non sanno.” Il resto è perché… ok i finali aperti, ma fino a un certo punto…sennò ci capivo solo io… già così è bizzarra…
  6. Nonché ultima: Grion (che ha la cattiva abitudine di morirmi sempre), Meliadoul, Mayfield e Cuorcontento sono i miei amatissimi personaggi di D&D. E c’è anche Sheik. Talvolta hanno il brutto vizio di parlare nella mia testa… basta dar loro ragione e smettono subito. Di solito. Già che ci sono, una grosso ciao a Quiva, Arya, Stud, Kahvi e Silmenel, e un’incudine in testa a Alexis tanto x non perdere l’abitudine.

Ciao!

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