Con free software (software libero, non necessariamente gratuito) si intende quel software verso cui
l'utilizzatore ha alcune libertà che contrastano fortemente con le limitazioni tipiche imposte
dalle licenze d'uso del software commerciale (detto anche non libero o proprietario).
Per sancire questi diritti il software libero è soggetto a speciali licenze,
studiate per mantenere inalterati i diritti stessi nel tempo e impedire che qualcuno
si appropri commercialmente di un software libero. Anche in questo caso il creatore del software
è titolare del diritto d'autore su di esso, ma decide di consentire la distribuzione
libera rinunciando ad eventuali guadagni.
Una delle più utilizzate formule di licenza free è la General Public Licence o GPL,
il cui testo è disponibile sul sito del progetto GNU.
Le libertà concesse sono essenzialmente:
In particolare il secondo punto (accesso al codice sorgente) è di importanza fondamentale.
È esattamente l'opposto rispetto alla prassi in uso per il software commerciale,
dove le licenze sono molto limitative e il codice sorgente è considerato segreto commerciale.
È grazie a questa libertà che chiunque lo desideri (e abbia ovviamente le capacità)
puņ contribuire allo sviluppo del software libero, correggendo e migliorando. Il fatto che il codice sorgente
sia "aperto" ha dato origine alla definizione "Open Source", sempre più utilizzata
in alternativa a "free software".
Come accennato nel quarto punto, esistono anche alcuni doveri per l'utente, che hanno l'unico scopo di perpetuare la licenza stessa.
In particolare un software soggetto a GPL deve essere ridistribuito sempre con la stessa licenza libera, inoltre č necessario citare le fonti originali e di ogni modifica.
Spesso, parlando di free software, incontro tra gli utenti inesperti il pregiudizio
secondo cui un software gratuito non sarebbe un buon prodotto e potrebbe non essere legale
scaricarlo gratuitamente. Ho conosciuto persone che preferiscono il software scaricato
illegalmente e crakkato, piuttosto che utilizzare un free software meno noto.
Altro dubbio diffuso è: che cosa ci guadagna chi lo ha scritto?
Fino ad alcuni decenni or sono era prassi comune per chi scriveva un programma per propria
necessità diffonderlo liberamente, in uno spirito di cooperazione indispensabile
in un'epoca in cui i programmi funzionavano generalmente solo sul tipo di macchina per la quale
erano stati scritti. Spesso un movente poteva essere anche la soddisfazione di vedere circolare
la propria creazione per il mondo, abitudine che sembra essere sopravvissuta nei creatori di
virus (almeno quelli disinteressati). Una buona motivazione attuale è la referenza e
la pubblicità ottenute con la diffusione del proprio software, perlomeno se
di buona qualità.
A volte mi sento dire "Copio il software perché costa troppo comprarlo". Oltre a disapprovare
la pirateria informatica e quindi biasimare questo discorso, ritengo che la soluzione ovvia sia
di usare free software, dopotutto nessuno obbliga ad acquistare alcunché.
Perché usarlo al posto del software commerciale.
Avendo la facoltà di studiare il codice sorgente, chiunque può individuare la presenza di bug, instabilità o possibili insidie per la privacy presenti in un programma. Il software libero è sottoposto quindi ad una continua verifica e revisione da parte di innumerevoli utenti neutrali, da cui ne deriva maggiore stabilità e sicurezza.
Leggendo la licenza d'uso di un software commerciale ci si può stupire delle limitazioni all'uso e le clausole liberatorie di responsabilità da parte del produttore. Giusto per divertimento si cerchi il file eula.txt
incluso in Microsoft Windows.
In sostanza un produttore potrebbe in qualunque momento unilateralmente revocare la concessione all'uso del programma. Se inoltre i dati prodotti dall'applicazione sono salvati in formato proprietario, può diventare molto difficile adattarli ad una nuova applicazione.
Quando il produttore di un software commerciale decide di dismetterne lo sviluppo e l'assistenza, l'utente è indotto ad acquistarne una nuova versione, anche se quella precedente lo soddisfaceva ampiamente in tutte le necessità.
Il free software, in quanto liberamente ridistribuibile e modificabile ha spesso una vita molto lunga, e comunque, essendo le specifiche di pubblico dominio, è possibile riprenderne lo sviluppo in qualunque momento.
Gli enti pubblici dovrebbero usare free software.
Se un ente pubblico crea e diffonde al pubblico documenti creati con un formato proprietario induce
i cittadini ad utilizzare quel software. Questa forma di pubblicità gratuita è certamente
contrario al ruolo "super partes" che il governo dovrebbe avere.
Inoltre l'uso di programmi Open Source è un elemento a tutela della privacy del pubblico,
in quanto chiunque può controllare il codice sorgente ed assicurarsi del suo livello di sicurezza
(ovviamente lo faranno programmatori esperti, magari incaricati da associazioni di utenti e cittadini).
Un clamoroso esempio di violazione di privacy da parte di un software commerciale è il
caso di Tony Blair e il documento riguardante l'occultamento delle armi di distruzione di massa da parte
del regime iracheno.
Finalmente gli enti pubblici europei si stanno sensibilizzando verso il free software: in Germania il
comune di Monaco di Baviera, in
Italia il
comune di Roma e altri esempi si aggiungono con il passare del tempo.
Per il Governo Italiano si veda il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione.
Ultimo aggiornamento: 13/05/05
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