La fotografia non è solo tecnica, come non è solo arte o soltanto comunicazione. Una foto tecnicamente perfetta può non esprimere niente se non è fatta anche con il cuore. Ovviamente mi sto riferendo al reportage, che vede coinvolti almeno due soggetti: l'osservatore e l'osservato/i. Io ho potuto verificare, attraverso le mie esperienze, che le foto migliori sono riuscito a farle quando la situazione mi coinvolgeva profondamente a livello emotivo. In tutte queste foto da me scattate, infatti, non ero, per così dire, “di passaggio”, ma ero emotivamente e direttamente coinvolto nelle vicende, spesso drammatiche, di chi stavo fotografando. Probabilmente non sono immagini "neutrali" , ne pretendono di esserlo e dal momento che non esistono immagini realmente "obiettive" ciò che esprimono è una realtà attraverso il mio modo di vederla e, soprattutto, di viverla.
Del resto in quei contesti non sarebbe possibile fotografare se non si viene accettati e per essere accettati occorre costruire una relazione dialogica con loro. Queste fotografie sono state realizzate anche grazie alla loro partecipazione diretta, attraverso un confronto dialogico che li vede soggetti partecipanti, secondo un metodo antropologico ormai consolidato. Il mio non è, quindi, solo uno sguardo antropologico, ma anche emotivo ed estetico, convinto che scienza, emozione e arte non devono essere separate ma possano e debbano convivere.