Percorso n. 7

Da Mombaldone a Spigno Monferrato attraverso Monte Castello e Monte Rosso

Il percorso n. 7 inizia dalla stazione di Mombaldone. Usciti dalla stazione si svolta a sinistra costeggiando la ferrovia in leggera discesa; dopo un centinaio di metri si arriva nei pressi di un sottopassaggio. Sul muro di sostegno il nostro segnavia.

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Svoltando a sinistra si arriva alla provinciale che collega il paese alla statale, si deve proseguire invece a destra in direzione della piana e del fiume.

Prima di proseguire verso il ponte che attraversa il fiume Bormida, però, suggeriamo una piccola deviazione per andare ad osservare un curioso fenomeno geologico. Dal sottopasso, dopo pochi metri, sulla destra c’è una strada che, in salita, prosegue nella direzione del paese, ma in realtà lo scarta passando su di un costone che ad un certo punto diventa molto sottile e forma una specie di ponte naturale, che gli abitanti del luogo denominano "Pont ed i’aleman", tradotto "ponte degli alemanni", su cui sono fiorite varie leggende dall’incerto fondamento storico.

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La cosa curiosa è che l’acqua che scende dal canalone, che passa subito sotto il paese di Mombaldone (in direzione sud), ha scavato un’apertura nella parete rocciosa formando una cascata che precipita per una ventina di metri direttamente nel fiume Bormida. Altra cosa originale è che il ruscello che porta l’acqua a passare da questo varco ed a gettarsi nel vuoto sottostante, poco prima passa sopra la galleria della ferrovia. Il fenomeno geologico è davvero originale, e forse per questo ha alimentato la leggenda del ponte costruito dagli "alemanni" (popoli di origine germanica), o su cui transitavano gli stessi.

Dice infatti la leggenda, almeno quella che ci è stata riferita, che un gruppo di "alemanni", probabilmente mercenari o briganti di dubbia origine, si siano insediati o rifugiati nei boschi sovrastanti l’abitato di Mombaldone e che ogni tanto scendessero a valle per compiere le loro scorrerie passando proprio dal famoso ponte. Anticamente era costituito da una sottile cresta di tufo e passarvi su doveva essere proprio impressionante e rischioso, per cui quando furono eseguiti i lavori della ferrovia, dice la gente del posto, il costone fu rinforzato da contrafforti ad arco che avevano ed hanno la funzione di frenare l’erosione naturale.

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Restava comunque un passaggio stretto che consentiva il passaggio ad un sono mezzo, carro o auto, per volta, per cui recentemente il piano viario è stato rinforzato ed allargato con una struttura portante in cemento armato, ben visibile nella fotografia. Il passarvi sopra non desta più alcuna emozione, se non per chi ama ricordare le leggende e i vecchi che le raccontano, ma la sicurezza è certamente più importante.

Per chi non vuole perdersi nella magica atmosfera dei fenomeni naturali o delle leggende del passato, occorre quindi proseguire attraversando il fiume sul Bormida (300 metri dalla stazione).

Al di la si passa vicino ad un oleodotto e ad un metanodotto, si risale l’antica riva del fiume e ci si trova nei pressi della segheria Piovano (800 metri dalla partenza).

La Segheria è una delle più moderne e tecnologiche della vallata ed è specializzata nella produzione di pallet e strutture in legno per gli imballaggi di qualsiasi genere. E’ anche ben attrezzata dal punto di vista commerciale, infatti si è dotata di un suo sito Internet: www.piovano.it .

Poco lontano dalla segheria, se ci si volta indietro, si può ammirare il paese di Mombaldone.

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Subito dopo la segheria, come punto di riferimento, segnaliamo una cabina dell’ENEL (1000 metri dalla partenza). Dopo altri 300 metri circa si arriva sulla statale.

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Si svolta a sinistra, si percorrono circa 150 metri sino alla vecchia casa cantoniera dell’ANAS (1450 metri dalla partenza); subito prima si svolta a destra per una strada secondaria che procede in leggera salita per circa duecento metri proprio in direzione di Monte Castello. La strada, che è ancora asfaltata, prosegue poi con alcune curve in ripida salita sino ad una cascina (2000 metri circa dalla partenza) nei pressi della quale inizia la strada sterrata che sale verso il monte. Nei pressi di questa cascina, occorre fare un po’ di attenzione in quanto ci si trova ad un trivio: si deve lasciare la strada asfaltata (che gira a sinistra per andare in un’altra casa) e si prosegue diritti in salita facendo attenzione a prendere la strada sterrata di centro che sale lungo la cresta . Per un tratto la strada sterrata procede in modo quasi rettilineo, poi curva a sinistra e sale ancora sino ad arrivare nei pressi di una casa quasi diroccata che la gente del posto chiama Le Vacche.

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A questo punto ci si trova al centro del lato lungo di un grande prato a forma rettangolare quasi pianeggiante, che è proprio uno spettacolo. La strada continua in forma di tratturo erboso che taglia in metà questo grande prato e procede diritto in direzione del monte. Arrivati sull’altro lato lungo del prato (nei pressi di una grande siepe che fa da confine con un altro grande campo posto ad un livello superiore) si ritrovano le tracce della vecchia strada intervicinale che da Spigno porta a Montechiaro. Girando verso Nord, infatti, dopo aver costeggiato la siepe per un centinaio di metri, il tratturo si immette nel bosco ritornando strada nell’aspetto. Proseguendo in questa direzione si va verso Località Cantalupo e Località Carriere, in direzione Montechiaro, ma ancora in territorio del Comune di Mombaldone.

Il nostro percorso, però, gira verso sud in direzione Spigno.

Dopo circa duecento metri di leggera salita, sempre costeggiano il lato lungo del grande prato, verso monte, si arriva in un punto in cui la strada sterrata gira ad angolo retto a sinistra ed in salita, proprio in direzione della cima di Monte Castello. Pur conducendo alla fine nello stesso punto (ovvero alla cappelletta di San Rocco), non è quella giusta, nel senso che è una strada privata. L’antica strada che abbiamo segnalato invece prosegue diritta in direzione sud, ovvero: il tratturo che segue il lato lungo del grande prato prosegue diritto per una strada abbandonata da parecchi anni, e quindi in cattivo stato; ne è rimasta traccia è perché è scavata nel tufo.
Si arriva quindi sulla dorsale che sale verso il monte, camminando sulla viva roccia, tanto che ad un certo punto il sentiero sembra lastricato come un’antica strada romana.

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Qui si possono fare delle interessanti osservazioni geologiche, si possono notare le stratificazioni di vari tipi di arenaria, più friabile, più consistente, conglomerati ed altre curiosità. La vegetazione è scarna e predominano bassi arbusti e ginestre.

Quanto si arriva sul tratto di sentiero che sembra lastricato, occorre fare molta attenzione ad imboccare uno stretto sentierino che prosegue a mezza costa tra gli scalini e le stratificazioni di tufo che ingannano in quanto assomigliano tutti a dei sentieri. Quello giusto prosegue a mezza costa ed è l’unico passaggio che consente di attraversare un canalone per arrivare in un largo campo che si può ben vedere dal costone. Occorre fare molta attenzione in quanto il sentiero è appena delineato e passa di traverso sopra un burrone di qualche decina di metri.

Giunti al di là del canalone, ci si trova in mezzo ad un campo diviso a metà per il lungo da una sottile siepe che una volta delimitava il bordo della strada. Essendo una strada inutilizzata da parecchi anni, gli agricoltori della zona, piano piano l’hanno erosa con le arature sino quasi a farla scomparire. Occorre quindi seguire quello che si intravede come strada e attraversare il campo se non c’è raccolto pendente, oppure costeggiare il campo su uno dei lati, sino a raggiungere l’estremità opposta, dove, alla stessa altezza si ritrova la strada sterrata che prosegue sempre in direzione sud e che dolcemente risale sino ad arrivare nei pressi della cappella di San Rocco.

Qui si ritrova la strada asfaltata che da Spigno porta a Montecastello e a Pian delle Pille, dove si trova l'azienda agricola Accusani, famosa per le sue formaggette e le carni genuine.

Il percorso prosegue quindi in direzione sud, verso Spigno Monferrato, lungo la strada asfaltata, ma nei successivi 500 metri la natura offre uno spettacolo da Macchina del Tempo, in quanto in poche centinaia di metri si incontrano stratificazioni rocciose diversissime, inspiegabili se non ipotizzando sconvolgimenti tellurici di enormi proporzioni.

500.000.000 di anni in 500 metri. Questo viene in mente percorrendo questo tratto di strada; e la cosa interesante è che tutto è a portata di mano, ai lati di una strada percorribile anche in auto.

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L'erosione ha creato le forme più bizzarre.

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Arenarie di origine e consistenza diversa incastrate una nell'altra

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Stratificazioni rocciose inspiegabili se non ipotizzando enormi sconvolgimenti nella crosta terrestre.

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Le conformazioni rocciose predominanti sono quelle di diversi conglomerati, che vanno dai piccoli sassolini incastrati nell'arenaria, sino a massi di proporzioni colossali. Cliccare qui per visualizzarne l'immagine ricostruita in quanto non stava nell'angolo di ripresa della macchina fotografica.

Questi fenomeni geologici sono a ridosso di Monte Rosso, superato il quale si lascia l'alfalto per una strada di campagna che segue la costa e porta diritto su Spigno Monferrato. E' una strada panoramica che merita di essere percorsa.

Arrivati in fondo alla costa, prima di cominciare a scendere in modo molto ripido verso Spigno, verso sud, sul fondo valle, si può vedere la diga di Spigno. La foto non è delle migliori, ma da comunque l'idea.

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Il percorso prosegue quindi in discesa fino a riportarci sulla strada asfalta che che Spigno porta a Turpino, nei pressi del bivio per Pareto. Dopo 400 metri si arriva a Spigno Monferrato.

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