Da Merana a bivio per Cascina Mori sulla strada provinciale Spigno-Serole.)

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Segnavia

Sintesi generale:  Percorso di circa 4000 metri, che parte da quota 250 (stazione di Merana) e arriva a quota 630 (Bivio Mori) con un dislivello di 380 metri.  Tempi di percorrenza: 2 ore se lo si affronta in salita, 1 ora e un quarto in discesa. Vedi Percorso altimetrico.
Il sentiero segue un crinale disposto in direzione nord-ovest che da Merana porta a Serole. Molto ripido nella sua prima parte, gradualmente dimuisce di pendenza alternando brevi falsipiani con salite sempre più leggere sino ad arrivare in cresta. Il sentiero è caratteristico per il paesaggio vario e mutevole che va dai calanchi di tufo grigio, aridi e deserti della prima parte, ad una parte centrale costituita da un'arenaria più argillosa che, alternandosi a strati più solidi da vita ai famosi funghi, sino all'ultima parte ricoperta di vegetazione che torna ad essere "bosco" alternato a campi e pascoli.
Un'altra caratteristica che rende originale il percorso è che si trova in una zona praticamente disabitata. Nella parte centrale, di circa 2500 metri, non si trovanno case, nè campi, solo boschi e calanchi, rifugio strategico dei partigiani durante la guerra di liberazione.

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Il sentiero parte dalla stazione di Merana, si prende la strada per andare sulla statale ma, invece di girare a sinistra si imbocca una stradina a destra che passa in mezzo al paese, poi si attraversa il passaggio a livello e si procede in direzione Nord,  passando davanti alla chiesa del paese.

A circa 500 metri, si giunge ad un incrocio; si deve continurare in diresione Nord, seguendo il cartello per  Rinotti - Casa Bruciata.

Dopo altri 500 metri circa, si giunge a Casa Bruciata. Subito dopo la casa  si abbandona la strada asfaltata, che gira a destra dietro alla casa, e si imbocca un sentiero sterrato molto ripido che si inerpica sul costone di tufo in direzione Nord.
A prima vista sembra più il letto di un torrente, in quanto è scavato nell'arenaria grigia, e ben presto ci si rende conto che quando piove queste antiche strade si trasformano in  ruscelli e che se non ci fosse una attenta manutenzione in pochi anni sparirebbero o non sarebbero più praticabili.

Se non fosse per le cunette che tagliano frequentemente e trasversalmente la strada, per cui le acque vengono indirizzate fuori del percorso giù per i calanchi, la natura avrebbe già reso impraticabili questi antichi sentieri.

Alla cima della prima salita, dopo circa 300 metri, si trova una specie di tezzazza, dove il sentiero si spiana per un poco, sembra quasi fatto apposta per consentire a chi sale  di riprendere fiato, poi riprende a salire per altri 3-400 metri circa, salendo di quota rapidamente. Si passa dai 300 metri sul livello del mare di Casa Bruciata ai 430  metri circa del primo altopiano.

La vegetazione è scarsa e costituita per lo più da cespugli e bassi arbusti. Qui sono padrone di casa le ginestre.
Se si percorre questo sentiero in primavera, durante la fioritura, si rimane quasi storditi dal profumo intenso dei suoi fiori gialli.

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Dopo altri 200 m circa, la salita più ripida finisce su di  un falso piano sul quale si trovano pini nani e del timo (questa erba si trova in misura diversa per quasi tutto il sentiero). Qui la natura è veramente avara,

A circa 1500 metri dall'inizio del percorso, c'è un bellissimo punto panoramico da cui si vede tutta la valle sottostante. Volgendo lo sguardo a sinistra, in qualsiasi parte del percorso si può intravvedere la torre di Merana una volta un importante punto di avvistamento.

Sulla pista si possono trovare impronte di cinghiali e caprioli.

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A circa 1800 m dal punto di partenza, la strada entra in un bosco di pini, querce e carpini. Sui tratti scoperti non di rado si incontrano erbe officinali e piante aromatiche.
Le più comuni sono il timo e in ginepro.

In questo punto cambia la conformazione geologica del suolo. Si passa dai calanchi color grigiastro, aridi e brulli, ad un fondo argilloso, che sembra quasi sabbia, di color ocra chiara.

Il sentiero è soffice nei tratti pianeggianti, ma nei tratti in declivio l'effetto dell'erosione è visibile e comprensibile da chinque. 

L'arenaria dilavata si presenta a strati, grigio scuro quelli più resitenti, color ocra quelli più friabili.
L'erosione ha creato quei fenomeni comunemente chiamati funghi. Se ne trovano di tutti i tipi e forme.

Da Merana a Piana Crixia, abbiamo queste caratteristiche conformazioni rocciose.

In queste zone si incontrano, non sempre in accordo, le forze della natura e quelle dell'uomo.

La scarsa manutenzione del bosco o il diboscamento irrazionale, spesso conducono ad indebolire lo strato di terreno fertile che ricopre le rocce.

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A circa 1900 metri dall'inizio del percorso, si abbandona la stradina più marcata per girare a destra imboccando un sentiero a scalini che passa in mezzo a due roccioni. Anche qui il tempo e le intemperie hanno modellato  le rocce sabbiose formando strane figure. Giunti in cima a questi roccioni si passa per un breve tratto sulla cresta del costone.
Un'avvertenza per chi volesse percorrere questo sentiero a cavallo: in questo tratto l'erosione a modellato il fondo a scalini. Non ci dovrebbero essere problemi in salita, ma in discesa il cavallo potrebbe ferirsi ai nodelli passando in certi punti dove le rocce formano degli scalini a spigoli vivi.
Il tratto difficile è comunque di poche decine di metri e basta fare attenzione a dove si mettono i piedi e gli "zoccoli".

Una nota per l'orientamento. Salendo per la dorsale principale, dato che il sentiero non sempre viaggia in cresta, ma spesso a mezza costa, occorre fare molta attenzione ai bivi che dalla cresta procedono a salire sui due versanti della collina. Occorre ragionare sulla direzione delle sue strade, meglio se con l'aiuto di una bussola. Nonostante il sentiero sia segnalato dai segnavia colorati, il fenomeno dell'erosione, il gelo e la pioggia, spesso cancellano i segnali o li rendono meno visibili.

docu0023.JPG (80403 byte) Proseguendo (a 2200 m) si rientra nel bosco costituito da pini, castagni e querce. A 2500 m dalla partenza si giunge al confine fra la provincia di Alessandria e Asti. Questo confine è facilmente riconoscibile per la presenza ai due lati della strada dei cartelli che segnalano i rispettivi comparti di caccia. Questo tratto di sentiero si trova ad un'altitudine di 540 m sul livello del mare.

Continuando il percorso, la strada continua a salire e torna sulla cresta; a 2850 m prosegue nel bosco per un breve tratto in leggera discesa, poi riprende a salire in modo meno ripido in mezzo a pini e querce, infine dopo circa 150 m la strada diventa per un breve tratto pianeggiante ed esce dal bosco. In quel punto, di fronte, è visibile la chiesetta di San Sebastiano, all'incrocio per Serole - Roccaverano.

Proseguendo, dopo una cinquantina di metri in piano il sentiero ritorna a scendere leggermente fiancheggiando un prato; alla fine della discesa si innesta su di una strada che porta ai Bronzini.   Poco piu avanti, a 3530 m dall'inizio del percorso, il sentiero termina sulla strada inghiaiata che porta ai Mori, se si svolta a destra.
Sono le prime case che si incontrano dopo un percorso di circa due chilometri e mezzo. L'ultima casa che si lascia venendo da Merana è la cascina Bruciata: la prima che si ritrova è quella che si vede nella fotografia a fianco.
Si deve svoltare a sinista, in salita, e percorrendo ancora circa 400 si arriva sulla Strada provinciale n. 47 (Provincia di Asti).
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In questo punto il sentiero 3 si congiunge con il sentiero 2. Se si svolta a sinistra dopo circa 400 metri ci si trova sulla dorsale che che fa da spartiacque fra la valle del Bormida di Spigno e quella del Bormida di Millesimo. Se si svolta a destra si scende verso Spigno Monferrato, percorrendo inizialmente la Strada Provinciale n. 47 in provincia di Asti, che dopo il confine diventa Strada Provinciale n. 218 in provincia di Alessandria.

Mappa dei sentieri