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Cartesianesimo e crisi dell’alchimia Napoletana
.Maurizio Elettrico
(Massimo Marra Il Pulicinella Filosofo Chimico: uomini e idee dell’alchimia a Napoli nel periodo del viceregno. Con una postfazione di Paolo Aldo Rossi Milano 2000, ed. Mimesis, pgg. 184 £.33.000)
La crisi del mondo magico naturalistico si deve al diffondersi della filosofia cartesiana e alla sua visione meccanicistica che separa un antica identità tra mondo psicologico e mondo mentale. Il pensiero assoluto, il cogito cartesiano, che scinde la mente dallo spazio stesso che investiga, sconfigge il percepi di Campanella che poneva una relazione stretta tra soggetto ed oggetto, attraverso l’idea della percezione e della affezione. La separazione dei due mondi soggettivo ed oggettivo nel meccanicismo cartesiano comporta il dubbio della legittimità e della veridicità del loro legame naturale, di origine cioè percettiva ed affettiva. L’oggetto reale è quindi ridotto a pura estensione e moto configurabile all’interno di spazi geometrici: in questa distinzione tra res extensa e res cogitans viene eliminato ogni finalismo come ogni concezione animistica o idea di influenza astrale. Questa impostazione riduce sempre più il campo al naturalismo che perde gradualmente il rapporto con l’osservazione della realtà e l’esperienza di laboratorio convertendosi in una scienza dei rapporti simbolici. L’idea di una rete analogica che con fili invisibili collega astri animali piante minerali si indebolisce progressivamente non reggendo alla separazione tra il mondo psicologico e il mondo oggettivo. Sempre più va disperdendosi una visione pansimbolista e panpsichica della natura con le relative applicazione magiche, che vedeva la realtà in termini analoghi a quelli della mente umana e cioè di energia psichica e di incessante generazione di segni. In apparenza questo mondo e questa via cominciano a tremare a poco distanza dal loro esemplare trionfo, nel burrascoso corso della filosofia rinascimentale. Eppure la tradizione resta forte e l’imput filosofico fornito dalla straordinaria esperienza rinascimentale continuerà a dare validità e credibilità a queste dottrine per un certo tempo ancora. L’alchimia come anche l’astrologia e la iatroastrologia sopravviveranno a lungo, infiltrandosi in una cultura che assimilato Cartesio e la dicotomia cognitiva associabile al suo sistema si prepara all’impatto decisamente più violento e più definitivo con l’Illuminismo. In buona parte sia il sistema cartesiano che la successivo fenomeno illuministico, autori principali della disgregazione di questa visione analogica dell’universo, si originarono da quella stessa esperienza rinascimentale che aveva per altri aspetti alimentato proprio l’ermetismo e le dottrine esoteriche in genere. Si ha quindi una scissione dell’eredità rinascimentale, ecumenenicamente polimetodologica, da un lato in un nuovo filone ermetico, sempre più spiritualista e legato a concezioni psicodinamiche dell’energia, e dall’altro in una nuova filosofia, che parte di fatto da Descartes, impegnata a considerare l’universo come una grande macchina dai meccanismi perfetti, ma inerte verso qualsiasi tipo di energia spirituale. L’energia psichica, unita alla materia in molte esperienze del pensiero rinascimentale, si separa dalla res exstensa e ne perde il rapporto immediato alla base anche dei processi trasformativi su cui si fondava l’esperienza alchemica come quella della magia rituale. Questa crisi coinvolgerà, tra l’altro, l’alchimia napoletana che si troverà ad affrontare il diffondersi delle idee di Cartesio. Ma di fatto tutto il sistema Cartesiano avrà vita difficile a Napoli. In effetti l’intelligentia napoletana si era già in qualche misura abituata ad una distinzione tra le leggi che governano il mondo spirituale e quelle che regolano il mondo naturale, voluta da Bernardino Telesio autore quindi di una prima frattura ontologica e gnoseologica della realtà. La tradizione ermetica a Napoli nel seicento era rimasta forte e consolidata dalla esperienza di Campanella e Giordano Bruno; è ancora evidente il legame con il neoplatonismo e in particolare con le filosofie presocratiche, riprese e rimpolpate dal Bruno. Nella raccolta di rari testi alchemici napoletani del seicento compilata e commentata in appendice al saggio introduttivo, con grande rigore e acutezza di analisi dallo studioso napoletano Massimo Marra, soprattutto incuriosisce il testo di Severino Scipione, che dà il titolo alla breve raccolta: Il pulcinella filosofo chimico. La figura di Pulcinella esprime qui al meglio il suo carattere ctonio e tellurico e in qualche modo legato ad una conoscenza di tipo superiore quella che gli deriva dal suo rapporto con l’aldilà. La sua veste è un sudario la sua faccia nera e dal profilo d’uccello si ricollega evidentemente alla terra e a quella fase alchemica nota come nigredo. Il rapporto della maschera con le sirene napoletane, entità originariamente dell’oltretomba associabili al KHU egizio, è documentabile nel suo leggendario rapporto con la sirena Partenope. Pulcinella, scettico ed epicureo nell’approccio con la realtà, conserva nel mito il suo carattere neoplatonico; nasce da una sorta di uovo cosmico analogo all’Unum, punto originale ed unitario da cui si genera la molteplicità ed ha curiose analogie con il Pan neoplatonico centro vitale dello zodiaco. Come Pan raggiunge la luna coperto da un abito bianco procedendo verso l’albedo alchemica, la consapevolezza lunare. E ancora Pulcinella si associa ai quattro elementi, a base di tutto il pensiero alchemico: la maschera mostra un rapporto esplicito con le energie della terra ( la sua faccia nera, la pancia che sembra gravida), con l’acqua per il legame con Partenope, con l’aria per il suo amore per la Luna, che lo trasforma in un nuovo Endimione, infine con il fuoco riferibile alle tentazioni e/o inclinazioni diaboliche, variamente indicate. Non fa meraviglia quindi se questa maschera appare come protagonista di un dialogo a carattere alchemico, in cui si rappresenta un mondo teatrale in cui simboli e linguaggi da Commedia dell’arte offrono una struttura per il pensiero e la tecnica alchemica.
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