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DEA MATER, DEA TERRIBILIS
Walter Catalano
Selene Ballerini: Il Corpo della Dea. Giochi e Misteri della Sapienza Femminile, Roma, Atanor, 2002. 238 p., Euro 13,43
Quasi letteralmente svelasse e costruisse - nel seguire la suggestiva immagine del titolo - Il Corpo della Dea, Selene Ballerini traccia in questo suo originale libro un inedito e affascinante itinerario alla ricerca delle radici archetipali e simboliche, sacrali e “magiche”, della femminilità occidentale.
Diviso in tre tappe cronologiche: Passato (ricordi consci e inconsci), Presente (humus e presupposti) e Futuro (ipotesi di lavoro) - e anche questa scansione ci riporta alla mente rappresentazioni iconografiche tradizionali come quella delle “Tre Età della Donna” - il testo si snoda in un complesso reticolo di rimandi e nessi fra concetti, eventi e personaggi.
Dal passato remoto emergono le Dee, veneri preistoriche dai ventri, sessi e seni smisurati, cardini simbolici del “processo onnicomprensivo di vita-morte-metamorfosi-rinnovamento” ed espressioni del divenire e della fertilità iconograficamente associate - seguendo prevalentemente le linee tracciate da Marija Gimbutas - al triangolo, al rombo, alla falce di luna, allo zig-zag e alla spirale o, in seguito, al labirinto, al serpente, all’uccello (di solito acquatico o notturno).
Queste figure vengono progressivamente depotenziate con l’emergere delle mitologie patriarcali, che virilizzano, tra l’altro, gli animali associati al culto matristico: il toro e l’ariete, più tardi - insieme al serpente - demonizzati dal Cristianesimo. Le “Filatrici”, le greche Atena e Demetra & Persefone, la babilonese Tiamat, l’ebraica Lilith, le bibliche Eva e Maria sono i personaggi mitologici scelti e analizzati come particolarmente significativi ed emblematici. Ma ormai la Dea-draco si ritira e scompare o viene sprofondata nell’inferno dallo sviluppo dei tre monoteismi: Ebraismo, Cristanesimo, Islam.
Senza più Dee, in un Medioevo e Rinascimento irrevocabilmente cristiani, sono le Streghe a risvegliare nel “Sabba” una celebrazione estatica e dionisiaca, libertaria e antipatriarcale, improntata al sincretismo religioso precristiano. Il culto è incentrato su una figura femminile chiamata Diana o Signora del Buon Gioco e sul suo compagno cornuto (presto trasformato in Diavolo). Anche la Dea Terribilis riemerge nelle donne-serpenti del Medioevo, come Melusina e - in territorio centroitalico - la Sibilla Appenninica.
Le Iniziate dell’Europa tra fine del Settecento e inizi del Novecento, infine, male aderiscono a un panorama magico centrato soltanto sulla polarità maschile: sintomatico è il caso di Marie Deraismes e del problema dell’iniziazione massonica femminile. Tre affascinanti e indomabili ribelli sono identificate - accanto ad altre minori “suffragette dell’occulto” quali Anna Kingsford, Alice Bailey, Dion Fortune, Maria de Naglowska - come le principali esponenti dell’Esoterismo femminile: Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica; Mira Alfassa, detta Mère, continuatrice e rinnovatrice dell’opera di Aurobindo; Alexandra David-Néel, instancabile esploratrice del Tibet.
Terminata la complessa e multiforme carrellata sul Passato, vengono delineati nella seconda parte del libro, il Presente, gli sfondi e paradigmi culturali aperti alle ricercatrici spirituali di oggi, non solo nel contesto dei movimenti magico-esoterici ma in una più ampia proposta di ridefinizione e ridenominazione del Femminile: dagli sviluppi della dottrina di Thelema, elaborata dall’ancora-parzialmente-patristico Aleister Crowley, alla neo-stregoneria Wicca, a certi aspetti filosoficamente più rilevanti del New Age; dalla teologia femminista di Mary Daly - teologa lesbica ex cattolica che identifica il risveglio delle donne nell’avvento di un positivo Anticristo femminile - al Manifesto Cyborg di Donna Haraway; dalla teoria della Sincronicità di Jung ai rivoluzionari paradigmi della Nuova Fisica.
Infine nell’ultima parte del volume, il Futuro, vengono offerti spunti operativi di Magia femminile secondo un del tutto inedito laboratorio interiore in cui la Dea, come chiarisce l’autrice, “non è un Essere personale ma un’I-Dea, una virtualità della quale chiunque può partecipare. E poiché è un’unica cosa con noi - come appunto sono le idee rispetto a chi le elabora o accoglie - l’interrogarsi sulla sua riemersione e l’aderire alla sua Onda rappresentano solo metafore per indicare la ricerca della propria Radicalità originaria” (p. 215).
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