Un
mondo da esplorare: MIRACOLI, MAGIA, PARAPSICOLOGIA
DI
FRONTE ALLA SCIENZA Giuseppe Del Re - docente di Chimica Fisica - Università degli Studi Federico II di Napoli
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L’uomo ha davvero esplorato tutta la complessa realtà con cui si deve confrontare? Esiste “un’altra dimensione”, un altro tipo di materia diversa da quella che è oggetto della scienza? Miracoli, magia e parapsicologia, pur nelle loro innegabili ingenuità, aprono prospettive affascinanti verso questi diversi aspetti della realtà che sfuggono ai normali sondaggi. Dietro la strenua difesa dell’inviolabilità delle leggi della scienza – che pure ammette di non conoscere tutto - potrebbe celarsi in realtà una preclusione ideologica contro ciò che apre a dimensioni diverse da quella prettamente materiale.
In
molti articoli di questa rivista
(1) si è parlato di magia e paranormale.
E’ importante affermare la libertà della ricerca, combattere
preclusioni la cui radice è ideologica e non razionale, riconoscere che
l’uomo è posto di fronte a un mondo da esplorare la cui complessità e
le cui leggi sono ancora in gran parte sconosciute. E’ importante anche,
però, evitare gli estremi di certi rivoluzionari, che, per migliorare la
situazione distruggono indiscriminatamente ciò che vi è di cattivo e ciò
che vi è di buono, aprendo la strada a un periodo di disordine e di
ingiustizie che fa innumerevoli vittime.
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Miracoli: Cominciamo con i miracoli, riguardo ai quali è utile sgombrare il terreno da una serie di equivoci che confondono le idee di chi crede e di chi non ci crede. Al di fuori della dimensione religiosa cristiana, per miracolo tutti intendiamo un evento con due caratteristiche: è eccezionale ed è inspiegabile secondo le ordinarie leggi di natura. Dire dunque in un certo caso che si ha a che fare con un miracolo implica una valutazione di ciò che è possibile secondo le leggi di natura e della probabilità che uno possegga il Know-how necessario per servirsene. La fantascienza illustra bene la cosa: mentre noi discutiamo sui famosi miracoli della “moltiplicazione dei pani”, la fantascienza inventa la macchina duplicatrice di materia, che fa delle perfette “fotocopie” non solo di ciò che è scritto ma di un intero oggetto. Così, un fatto
eccezionale che sfida nientemeno che la legge della conservazione della
massa e dell'energia diventa un fatto ordinario. |
Questo è il modo moderno di “smontare” un miracolo; il modo antico era ancora più semplice. Quando udivano i primi Cristiani parlare dei miracoli di Gesù, i rappresentanti di quella che oggi si potrebbe chiamare “la cultura del pensiero debole” non si meravigliavano: si trattava evidentemente di un mago orientale bravissimo. Quello che non san no molti moderni per i quali la vita .religiosa o è un fatto patologico o è un fatto sociale è che i Cristiani non trovavano affatto irritante questa reazione. Negli stessi Vangeli si ammette ogni tanto, per esempio, che a scacciare gli spiriti non fosse solo Gesù. Quell'uomo concreto che era San Paolo, dice pari pari che “se non c'è stata la Resurrezione la nostra fede è vana» (2), rinunciando implicitamente a far leva sui miracoli. Questo perché l'unico “miracolo” che non rientra neppure negli schemi della magia è appunto la Resurrezione, La ragione è la chiave nascosta di un film che circolò alcuni anni fa, L 'inchiesta, in cui si narra di un funzionario romano inviato a controllare la storia della morte di Gesù. Il film finisce in modo apparentemente incomprensibile: il “sistema” pretende che Gesù non sia morto, e che i discepoli lo abbiano nascosto; ma l'integerrimo funzionario, svolta tutta l'inchiesta, conclude che “Gesù è veramente morto”, e paga senza reagire, come se si fosse convertito, il prezzo di questa scoperta, quando viene ucciso in un incidente organizzato dal sistema per impedire che la notizia giunga a Roma. Perché è così importante che Gesù sia veramente morto? Perché centinaia di persone possano testimoniare di averlo visto vivo dopo la sepoltura, Ora, un semplice mortale può essere mago quanto vuole, ma non può ridarsi la vita da solo quando è morto. Questa
è la logica di San Paolo, ed è per questo che l'idea di un “Gesù
Mago” non preoccupava |
Le
obiezioni a questo tipo di possibile esperimento sono presto dette. Si
può concedere senza difficoltà l'esistenza di analogie nell'universo.
Per esempio, tutta la
meccanica quantistica si fonda in ultima analisi sull'analogia fra i
fenomeni a livello atomico e le oscillazioni di un pendolo. Tuttavia, si
tratta di analogie matematiche e di modelli ideali che non pretendono di
essere «Immagina che tutto ciò che esiste», scrive Williams, «prenda parte nel movimento di una grande danza - tutto, gli elettroni, ciò che cresce e ciò che marcisce, ciò che sembra vivo e ciò che non sembra vivo, uomini e bestie, alberi e pietre, tutto ciò che cambia, e non vi è nulla nell'universo che non cambi. Quel cambiamento è ciò che noi conosciamo della danza immortale; la legge nella natura delle cose è il ritmo della danza, perché una cosa cambia rapidamente e una lentamente, perché c'è apparenza di evento casuale e alterazione incalcolabile, perché gli uomini odiano e hanno fame, e città che sono state in piedi per secoli cadono in una settimana, perché girano la ruota più piccola e il pianeta più maestoso, perché il sangue scorre e il cervello muove gli arti, perché il tuo corpo è in equilibrio sulle caviglie e i monti dell'Himalaya sono radicati nella terra - veloce o lento, misurabile o non misurabile, non c'è assolutamente nulla nell'universo che non sia la danza.” |
Non
v'è dubbio che alla base di questa visione ci sia la grande visione
biblica della creazione come «Gloria di Dio», secondo cui l'universo
è un tutto appunto perché è opera di un'unica Mente; ma qui esso è
sviluppato in senso diacronico, cioè come movimento nel tempo.
Curiosamente, la meccanica quantistica e soprattutto il problema della
non località hanno fatto sì che l'unità dell'universo non trovi
difficoltà nella scienza attuale (7). La difficoltà nasce quando cessa
l'umiltà che deve avere chi cerca la verità. La scienza dichiara di
non essere in grado di individuare e tanto meno di controllare la Grande
Danza nel suo insieme; pertanto, sapere che qualunque evento
nell'universo influisce su tutti gli altri rimane fuori dell'ambito
operativo; lo scienziato deve piuttosto adottare il criterio di Mach
(8), e postulare che, rispetto alla regione di spazio-tempo in cui egli
fa i suoi esperimenti, il resto dell'universo abbia un effetto medio
costante. Può ben darsi che alcune coincidenze siano più significative
e si possano interpretare: ma secondo quali criteri? Non certo
affidandosi al primo ciarlatano dotato del giusto carisma. Sull'aspetto
dell'azione a distanza abbiamo detto qualcosa già prima: esso, che era
presente nella scienza newtoniana, è scomparso dalla scienza moderna ad
opera di Maxwell e di Einstein, per rifare capolino in modo ancora
misterioso con il problema già ricordato della non-località.
Nell'ambito della magia, parrebbe che esso sia essenziale (anche se vi
sono certamente operazioni magiche che avvengono per contatto), ma è
sempre legato all'operatore umano. Perciò, la possibilità di una magia
finisce per essere condizionata dalla possibilità del paranormale sia
al livello operativo della legge della somiglianza, sia a quello
interpretativo della legge delle coincidenze. Veniamo dunque al punto più
importante di tutto il contenzioso in esame Parapsicologia: Tutti sanno quale sia
l'idea - guida delle ricerche sul paranormale: l'ipotesi che la mente
dell'uomo (comunque la si definisca) sia in grado di agire direttamente
- e non solo per il tramite degli arti – sul mondo materiale.
Quest'ipotesi ha un supporto concreto nell'osservazione quotidiana delle
correnti di simpatia e antipatia che si creano fra gli esseri umani ed
anche fra uomini e animali; in strane coincidenze di sogni o
premonizioni avveratesi; in uno spiritismo nel quale, per quanti
imbroglioni si siano smascherati, sembra restare un nucleo di verità. Un compromesso possibile:
Tutto si può ridurre a un problema filosofico. In questo
caso l’alternativa
filosofica è semplice: la materia che conosciamo è davvero tutta la
realtà? Oppure vi è un mondo in cui c'è una materia di altro genere,
che obbedisce a leggi diverse da quelle che conosciamo? Possiamo
adottare una tesi a prima vista fantastica, ma non assurda. Il nostro
mondo è come una proiezione di un supermondo molto più complesso, a
molte dimensioni. Il mondo che cade sotto i nostri sensi non è che la
dimensione materiale di un mondo che ha anche una dimensione non
percepibile dai sensi ordinari, dimensione che chiameremo semplicemente
«l'altra dimensione». Questa
è presente appunto come un'invisibile trama di fondo nel mondo dei
sensi, così come quest'ultimo è presente come un'ombra nella
dimensione invisibile, che dall'interno appare solida e visibile quanto
lo è per noi il nostro mondo. Le leggi che governano l'altra dimensione
sono diverse da quelle della scienza: esse sono la legge della Grande
Danza, e la legge della similitudine intesa nel senso della geometria
frattale - che ogni catena di eventi nel cosmo ha una sua precisa
controparte nel microcosmo di cui è centro ogni essere umano; e
viceversa. Per cui l'esempio del veicolo sulla Luna che abbiamo fatto
poco fa è inaccettabile non nel principio ma nella realizzazione; se
veramente conoscesse il segreto di quella corrispondenza, io, uomo
qualsiasi, potrei fare quel- la serie di azioni che ha come necessaria
controparte la comparsa del veicolo su Marte. Resta da vedere se
un'ipotesi del genere, tanto interessante per i ciarlatani, sia
suscettibile di una qualche verifica rigorosa. Forse no. Ma anche così,
non si può non incoraggiare una seria ricerca sull'argomento. Tanto più
che esso tocca il problema più importante della speculazione umana: «chi
è l'uomo? qual è il suo destino cosmico?». |
Didascalie:
Fig.
1 –
Miracoli di S. Nicola di Bari,
di Ambrogio Lorenzetti
Fig.
2 –Sant’Antonio resuscita un bambino, dal
Polittico
di Sant’Antonio
di Piero della Francesca (Galleria Nazionale
dell’Umbria).
Fig. 3 – Anania, cristiano di Damasco, rende la vista a S. Paolo cieco. Dopo questo miracolo S. Paolo fu battezzato dallo stesso Anania.
Note
(1)
L'articolo è stato pubblicato per la prima
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