La transizione da economie basate sui
combustibili fossili a economie energeticamente "pulite" ha accelerato
il passo. Nel 1999, l'impiego di carbone (il combustibile che ha varato
l'era industriale) è sceso del tre per cento, quello del petrolio è
aumentato solo dell'uno per cento e quello del gas naturale del tre per
cento (quest'ultimo è il combustibile meno inquinante). Il nucleare,
visto un tempo come l'energia del futuro, lo scorso anno ha evidenziato
un aumento irrisorio: lo 0,4%, mentre la capacità generativa dell'eolico
è salita del 39% e quella del solare del 30%. Il carbone è il primo dei
combustibili fossili a declinare. Dopo il suo massimo storico del 1996,
il consumo è precipitato del sei per cento e la progressione negativa
non sembra fermarsi, grazie alla concorrenza del gas naturale e delle
fonti rinnovabili. Secondo alcune previsioni, anche il petrolio avrà un
picco definitivo entro la fine del prossimo decennio, mentre si ipotizza
che il gas naturale, il combustibile che probabilmente accompagnerà la
transizione alle nuove fonti energetiche, crescerà ancora per un lungo
periodo. L'uso di carbone precipita nel Regno unito (culla della
rivoluzione industriale) e in Cina, dove il consumo (fra i maggiori del
mondo) diminuisce a causa della sospensione dei sussidi e della chiusura
di miniere statali. Il cambiamento della politica cinese è stato spinto
dall'inquinamento atmosferico delle città, considerate fra le più
contaminate del pianeta. Nel suo programma a lungo termine, la Cina sta
realizzando la costruzione di un gasdotto dai giacimenti scoperti nella
provincia del Gansu e ne progetta un altro, che collegherà la Siberia
con Pechino e Tianjin. Il nucleare potrebbe avere un destino anche più
drammatico. Negli anni '80 si è assistito a un rafforzamento del 140%
della capacità generativa del nucleare, mentre negli anni '90 la
crescita è stata inferiore al cinque per cento. La fonte energetica già
considerata "superconveniente" è ora costosissima. Ovunque il mercato
energetico si sia aperto alla concorrenza, il nucleare è in panne. (...)
Anche nei tre paesi in passato incondizionatamente schierati a favore
del nucleare (Cina, Francia e Giappone), l'energia atomica va perdendo
il suo appeal. (...) Intanto l'eolico e il solare, vere colonne della
nuova economia energetica, fanno passi da gigante. Uno dei punti forti
dell'"elettricità del vento" sta nei bassi costi. Con le nuove turbine a
vento, l'elettricità è generata al costo di 4-6 cent per kilowatt-ora,
un quarto del costo di un decennio fa e una cifra molto concorrenziale
rispetto alle fonti tradizionali. L'aumento annuo di capacità generativa
eolica ha superato quello del nucleare. La Germania ha conquistato il
primato mondiale nella produzione di elettricità di origine eolica, e
gli Stati uniti il secondo posto. La crescita dell'eolico nelle grandi
zone agricole Usa (Corn Belt e Great Plains) sta procurando ad
agricoltori e allevatori buoni profitti. L'Europa si sta adoperando per
sviluppare rapidamente le sue risorse eoliche. La Danimarca, leader
mondiale indiscussa nella progettazione di centrali eoliche, aumenta la
sua capacità generativa. Il paese in cui l'energia eolica sta crescendo
più rapidamente è la Spagna. I paesi europei sono ora interessati al
potenziale eolico legato alle correnti d'aria in mare aperto. Un recente
studio indica che nelle regioni affacciate sul Mar Baltico e sul Mare
del Nord si può imbrigliare energia sufficiente a soddisfare il
fabbisogno dell'intero continente. Anche la crescita nella costruzione
di celle solari ha subito una netta accelerazione, dal 16% annuo del
1990 al 30% annuo nel 1999. Le industrie sono soprattutto in Giappone,
Stati uniti e in alcuni paesi europei. Il più grande produttore mondiale
è oggi la BP Solarex. In Germania, Royal Dutch Shell ha aperto un
impianto da 25 megawatt. Il grande salto di potenzialità delle celle
solari è arrivato con i materiali di rivestimento sviluppati in
Giappone: i tetti potrebbero diventare la fonte energetica principale
per tutti gli edifici.
* Presidente del WorldWatch Institute,
Washington. Da "Vital Signs 2000", (Ed. Ambiente)
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