La foresta di Chiquitano, nella regione
amazzonica della Bolivia orientale, è l'ultimo pezzo di foresta a "canopea
chiusa" intatta rimasto al mondo. E' anche il luogo dove un consorzio di
multinazionali dell'energia guidato dalla texana Enron vuole far passare
una pipeline di gas. Ed è pure un esempio di quanto delicato sia
l'esercizio di "negoziazione ambientale" in cui si lanciano a volte
grandi organizzazioni ecologiste internazionali. La polemica sulla
foresta di Chiquitano data dal 1998. Il progetto di gasdotto San
Miguel-Cuiaba (che collega Bolivia e Brasile attraversando la
protettissima foresta) ha suscitato le proteste di organizzazioni
ambientali sia latinoamericane che internazionali, oltre alle
organizzazioni locali per i diritti sociali. Oltre a danneggiare la
foresta, temono, la costruzione del gasdotto aprirà la strada a
tagliatori di legno piccoli e grandi, progetti minerari e cacciatori di
fortuna in una delle zone più isolate rimaste nell'Amazzonia: non
sarebbe la prima volta, il solo fatto di aprire strade e piste nella
foresta vergine porta con sé i disboscatori. Nonostante tutto nel giugno
scorso la Overseas Private Investment Corporation (Opic, ente
finanziario decentrato del governo degli Stati uniti) ha deciso di
finanziare il progetto Enron-Shell con crediti per 200 milioni di
dollari. L'Opic poteva addurre, tra l'altro, l'argomento che l'impatto
ambientale del progetto sarebbe stato considerato e minimizzato
d'accordo con le organizzazioni ambientaliste. In effetti la sezione
latinoamericana del Wwf aveva negoziato con Enron 20 milioni di dollari
in "compensazioni ambientali" da pagare alle ong locali e ai leader
indigeni.
Uno "scivolone" da parte del Wwf, che è
stato sconfessato dalle organizzazioni indigene: "Mentre stiamo unendo
le nostre forze per opporci al pogetto, gruppi internazionali intavolano
negoziati paralleli", disse un furibondo comunicato scritto della
coalizione indigena, che poi parlava di "maquillage verde" e denunciava
la "manipolazione". La buona fede del Wwf latinoamericano non sembra in
discussione - del resto continuava a fare campagna contro il gasdotto,
anche mentre negoziava le "compensazioni". Ma certo accettare
risarcimenti non è un buon modo di condurre un'opposizione - invece di
coalizzare le organizzazioni ambientaliste e sociali, locali e
internazionali. Il Wwf deve aver riconosciuto l'errore, perché di
recente ha annunciato che non continuerà ad avallare il "piano di
conservazione" negoziato con Enron. Ne da notizia l'ultimo bollettino
del Movimento internazionale per le foreste pluviali (World Rainforest
Movement), rete di organizzazioni ambientaliste e sociali: "Si spera che
ciò convincerà l'Opic a rivedere la decisione sul gasdotto". |