Vi proponiamo la
trascrizione di alcuni punti degli interventi del Prof. Federico
Valerio, direttore del Dipartimento di Chimica Ambientale dell'Istituto
Tumori di Genova, tratti dalla trasmissione Ambiente Italia di Rai 3 del
16 ottobre 2004 dedicata all'impianto di incenerimento dei rifiuti di
Giffoni.
Il professore é molto chiaro: il
mondo va in un'altra direzione sia per motivi economici sia per motivi
sanitario-ambientali, mentre l'Italia, sempre in ritardo su tutto,
intraprende a passo spedito la via disastrosa dell'incenerimento
globale.
Innanzitutto bisogna essere
correttamente informati. Mi sembra, per esempio, che il sindaco di
Giffoni non sappia cosa succede a New York: a New York gli impianti di
incenerimento che esistevano sono stati spenti uno dopo l'altro per
motivi prettamente economici seguendo il trend di quello che succede
negli Stati Uniti dove queste tecnologie non hanno grandi prospettive
proprio per motivi economici.[...]
Il problema delle diossine non é
quanto ce n'è nell'aria che respiriamo ma quanto ce n'è nel terreno e
dal terreno quanto se ne accumula lungo la catena alimentare e quindi
negli alimenti. In questo senso hanno ragione gli allevatori della zona
ad essere preoccupati.
Il problema di fondo é proprio questo: sostanze persistenti, come sono
le diossine ma anche metalli pesanti come il mercurio o il cadmio che
sono il tallone d'Achille degli inceneritori, anche dei più moderni,
devono essere controllate con approcci diversi: bisogna cioè evitare che
il loro accumulo lungo la catena alimentare raggiunga l'uomo a dosi
pericolose e le normative italiane non sono in grado di garantire questo
tipo di sicurezza, mentre per esempio le normative belghe sono molto più
attente a questo.
In Belgio le norme che si propongono riguardo a questo tema affermano
che la quantità di diossina che si deposita al suolo giornalmente non
deve superare un determinato valore qualunque sia la fonte di questa
diossina. Questo proprio per garantire che quello che viene
eventualmente prodotto in questi terreni presenti una quantità di
diossina tale che la dose giornaliera tollerabile dalla popolazione
attualmente in vigore non venga superata.
Questa non é ancora una norma nel nostro paese e di qui la
proliferazione di impianti di incenerimento, che certamente producono
meno diossine di quanto non producessero impianti della precedente
generazione.
A questa proliferazione si deve stare molto attenti perché qualcuno sta'
pensando che in Italia possano funzionare più di cento inceneritori
mentre questo è il numero di inceneritori di un paese grande come gli
Stati Uniti.
Ripeto impianti che si stanno abbandonando.
La Francia ha investito moltissimo nei termovalorizzatori ma si sta'
accorgendo che non riescono a rispettare i limiti; ne deve chiudere una
quarantina; quattro di questi li ha chiusi perché le analisi hanno
verificato una pesante contaminazione della qualità dell'aria ed erano
impianti costruiti negli anni ottanta, era la precedente generazione
quando la conoscenza scientifica dei problemi delle diossine non era
così chiara come lo è adesso.
La preoccupazione dei ricercatori, come il sottoscritto, che sono, come
dire, attenti alla qualità dell'ambiente perché di qui si parte per la
salute dei cittadini, é giustificata perché stiamo scoprendo che
SOSTANZE COME LE DIOSSINE SONO PIU' PERICOLOSE DI QUANTO FINO AD OGGI
NON ABBIAMO CREDUTO.
Per quanto riguarda i rifiuti
dell'inceneritore, questo é un altro problema di cui si parla poco: la
discarica non sparisce, non tanto le ceneri cosiddette pesanti che anche
loro, comunque, comportano problemi, il problema grave é quello delle
ceneri volanti cioè quegli inquinanti che gli impianti di depurazione
trattengono cioè non immettono nell'atmosfera ma che rimangono
nell'impianto e devono essere smaltiti.
Si tratta di rifiuti tossici, e tant'è vero che la soluzione che i
tedeschi, gli austriaci ma anche i nostri inceneritori italiani hanno
adottato è quella di mandare questi rifiuti nelle miniere di salgemma
tedesche finché i tedeschi ce le accoglieranno: so per certo, per
esempio, che l'impianto di Vienna produce ogni anno 500 tonnellate di
questi rifiuti tossici che appunto vanno nelle miniere di salgemma.
Questo per dire che l'INCENERIMENTO NON PUO' ESSERE LA SOLUZIONE!
E' stata citata una tecnica, a cui io personalmente sono molto
favorevole, diciamo pure più dolce, quella che potrebbe chiudere il
ciclo dopo che sono state fatte le priorità che lo stesso decreto Ronchi
non a caso prevede come non a caso viene previsto dalle normative
europee, è quella di inertizzare, con un trattamento biologico, quel
poco che potrebbe rimanere dopo una raccolta differenziata spinta e
dopo, non dimentichiamocelo, una politica di riduzione dei rifiuti alla
fonte.
Anche qui mi tocca citare gli Stati Uniti che con una politica proprio
governativa in dieci anni hanno ridotto la produzione di rifiuti
procapite, che è grande ovviamente nel loro paese, del 19% e da alcuni
anni vedono ferma la produzione procapite dei rifiuti proprio grazie a
questo approccio metodologico che per esempio valorizza i prodotti di
lunga durata piuttosto che l'usa e getta.
Questo é quello che sta succedendo nel mondo. L'Italia sta andando in
controtendenza, forse è il caso di dirlo, perché in Italia continua ad
essere sovvenzionata dallo stato questa tecnologia appunto con il danaro
che viene pagato per l'elettricità' prodotta che é circa tre volte di
più del costo dell'elettricità prodotta dal carbone che magari viene dal
Sud Africa.
Professor Federico Valerio
Italia Nostra, Sezione di Genova |