CORRIERE ADRIATICO |
Rogo all’Api, condannato un operaio
Assolti i
dirigenti e gli altri imputati per non aver commesso il
fatto
REMO QUADRI
ANCONA - Un operaio condannato; gli altri cinque imputati
- fra operai e dirigenti - assolti per non aver commesso il
fatto, ma in base al secondo comma dell’art. 530, ossia la
vecchia formula dubitativa relativa alla carenza di prove.
E’ la sentenza per il rogo del 25 agosto 1999 all’Api di
Falconara marittima, costata la vita a due operai, Mario
Gandolfi e Ettore Giulian, emessa dopo meno di quattro ore
di camera di consiglio dal giudice monocratico di Ancona
Vincenzo Capezza. L’operaio condannato a un anno e sei mesi
di reclusione (pena sospesa) è Gaetano Bonfissuto, che
allestì la linea di carburante e manovrò la valvola sotto
accusa. Sono stati invece assolti l’ex direttore della
raffineria Giovanni Saronne, l’attuale dirigente Franco
Bellucci, il capo manutenzione Sergio Brunelli, il
responsabile manutenzione off-site Claudio Conti, e l'
operaio Pierfrancesco Carletti. Il giudice ha inoltre
riconosciuto un risarcimento danni alle parti civili, da
definire in separata sede. Dovrà essere corrisposto dall’Api
e dall’unico imputato condannato. Il pm Cristina Tedeschini
aveva sollecitato condanne a due anni e sei mesi di
reclusione per l’ex direttore della raffineria Giovanni
Saronne e per l’attuale dirigente Franco Bellucci, allora
capo servizio operativo dello stabilimento. Pene più lievi
erano state chieste per gli altri imputati: il capo servizio
manutenzione Sergio Brunelli e il responsabile manutenzione
off-site Claudio Conti (per entrambi un anno e quattro
mesi); gli operai Pierfrancesco Carletti (un anno) e Gaetano
Bonfissuto (nove mesi). Erano già usciti dal processo l'
operaio Ivan Giacchetti, assolto, e il funzionario fiscale
Silvio Re condannato a dieci mesi di reclusione. Erano le
5.37 del 25 agosto di sei anni fa quando nell’area delle
pompe di trasferimento carburante del petrolchimico si
scatenò l’inferno. Un vasto incendio dovuto ad una perdita
di benzina, seguito da tre esplosioni, costò la vita ai due
dipendenti della raffineria, deceduti a distanza di alcuni
giorni dall’incidente a causa delle gravissime ustioni che
avevano riportato. Le esplosioni e i conseguenti spostamenti
d’aria crearono scene di panico tra i residenti, mentre gli
altoparlanti invitavano la gente a restare in casa e
sbarrare porte e finestre. Dopo l’allarme vennero chiusi
l’aeroporto 'Sanzio’, la statale e la linea ferroviaria
Adriatica. Lo stato d’allerta cessò solamente poco dopo le
8, quando l’incendio venne domato dai vigili del fuoco.
Secondo i due esperti nominati dal gip, ad innescare le
fiamme sarebbe stata una serie di concause cominciata con il
trasferimento di benzina verde al deposito nazionale lungo
una linea anomala, e proseguita con la mancata chiusura di
alcune valvole di sicurezza - come impone invece una prassi
corretta di gestione del servizio - e con il cedimento di
una pompa nella quale fu trovato anche un pezzo di
calcestruzzo. La difesa ha sempre negato ogni responsabilità
a carico degli imputati, sostenendo che il collasso della
pompa sarebbe stato causato da un prelievo fraudolento di
carburante.
Sul RISARCIMENTO decide il
tribunale civile
ANCONA - Il giudice ha
condannato Bonfissuto e l’Api (come responsabile civile, in
quanto datore di lavoro dell’operaio) a risarcire le parti
civili: il Comune di Falconara, i comitati di Fiumesino e
Villanova e undici cittadini che si erano costituiti in
proprio. Ma nel verdetto non ha assegnato alcuna
provvisionale (un acconto del risarcimento) rimettendo al
tribunale civile la determinazione del danno. Il Comune di
Falconara chiede un risarcimento di venti milioni di euro
per il danno d’immagine alla sua vocazione turistica, le
spese sostenute per potenziare l’ufficio Ambiente e il freno
alle scelte urbanistiche. “L’amministrazione ha dovuto
rivedere il Prg, che prevedeva un’espansione residenziale
nella zona accanto all’ex caserma Saracini”, aveva fatto
notare l’avvocato del Comune Rino Pirani. Le famiglie dei
due tecnici morti sono già state risarcite.
Gli avvocati dell’azienda “Sentenza coraggiosa”
La vedova Gandolfi: “Sapevo già che finiva così”
L.S.
ANCONA - “E’ veramente una sentenza coraggiosa, siamo
soddisfatti per il riconoscimento dell’estraneità dei
dirigenti e tecnici dell’Api”. L’avvocato Giacomo Vettori,
che ha difeso i vertici dell’Api in questo processo spinoso,
cerca di trattenere la felicità ricordando che per quella
disgrazia “tutti hanno avuto moti di commozione e
partecipazione”. “Il giudice ha dovuto e voluto prendere
atto dei risultati del dibattimento - è il suo commento -
concludendo che l’incidente non era assolutamente
collegabile a manchevolezze nella manutenzione o
trascuratezze imputabili ai dirigenti dell’Api. Gli
accadimenti furono autonomi e indipendenti dalla condotta
degli ingegneri dell’azienda a cui non può essere imputato
nulla”. “Valuteremo dopo aver letto la motivazione della
sentenza - ha concluso il legale - se tentare di ottenere in
appello un risultato più ampiamente liberatorio”. Il
difensore del responsabile civile Api, avvocato Luigi
Matteo, ha “preso atto” della decisione del giudice,
riservandosi di “leggerne la motivazione”. Sul fronte delle
parti civili, il legale del Comune di Falconara Rino Pirani,
pur avendo “ottenuto il diritto al risarcimento dei danni”,
ha sollevato “perplessità sull’assoluzione di chi doveva
mantenere in efficienza la pompa collassata, essendo stata
questa l’effettiva causa diretta dell’incendio”. Attende di
conoscere la motivazione della condanna anche l’avvocato
Franco Boldrini, difensore dell’operaio Gaetano Bonfissuto.
Il dipendente era accusato di aver materialmente lasciato
aperta la valvola attraverso la quale il carburante affluì
verso la pompa poi collassata. La difesa ha sempre sostenuto
che non c'erano prove che Bonfissuto l’avesse lasciata
aperta e che, in ogni caso, ciò non sarebbe stato
determinante per causare l’incendio. Per i comitati di
residenti (Villanova e Fiumesino), i rappresentanti Loris
Calcina e Massimo De Paolis, hanno sottolineato come “non
sia stata la migliore sentenza”, nonostante sia stato
riconosciuto il loro diritto ad essere risarciti così come a
11 cittadini. “Me l’aspettavo, sapevo che finiva così -
commenta dalla sua casa di Montemarciano Elsa Mattioni, la
vedova di Mario Gandolfi -. Ma non mi pare giusto che paghi
solo un operaio. Al di là di tutto, questi sono dei
poveretti che si sono trovati nell’ingranaggio”. Finisce per
lei un processo doloroso. Sentir parlare di condotte
avventate o di retroscena loschi ovviamente ha ferito i
familiari dei due tecnici morti nell’incidente. Elsa
Mattioni difende la memoria del marito e del suo collega
Ettore Giulian. “Troppo facile prendersela coi morti - dice
riferendosi ai passaggi del processo in cui s’è parlato di
furti di carburante -. Mio marito sapeva quanto fosse
pericoloso lavorare all’Api, ma ci teneva tanto, ci pensava
tutti i minuti, era la sua vita. Quando scattò l’emergenza,
chi doveva andare se non lui?”.
L’alba di fuoco Falconara restò col fiato sospeso
ANCONA - All’alba del 25 agosto’99 Falconara si svegliò
scossa da una serie di esplosioni e dal suono di una sirena.
Alle 5 e 20 una nube di vapori di benzina verde s’era
addensata nell’area di trasferimento del carburante e un
quarto d’ ora dopo esplose per una scintilla, investendo due
tecnici accorsi sul posto per fronteggiare l’emergenza: il
capofabbrica Mario Gandolfi, 54 anni, e il capoturno
dell’area movimentazione prodotti Ettore Giulian, 37 anni,
che morirono per le ustioni dopo alcuni giorni di agonia. Il
fuoco si propagò in pochi secondi alle pompe e a due
serbatoi sollevando fiamme altissime e una nube di fumo nero
visibili anche a decine di chilometri. Falconara visse due
ore di panico per il timore che l’incendio si propagasse con
un devastante “effetto domino” a tutta la zona circostante,
vicina al centro abitato, attraversata da arterie stradali e
ferroviarie e in prossimità dell’aeroporto. Era la fine
della “pax” ambientalista, sancita da un protocollo di
intesa con Legambiente. La raffineria Api di Falconara era
stata la prima a mettersi in regola con la legge Seveso e a
dotarsi di un piano di emergenza. La procura aprì subito
un’inchiesta indagando 13 persone tra dirigenti, tecnici e
operai. La tragedia acuisce le polemiche sul petrolchimico.
Da un lato l’azienda, supportata a volte dai sindacati che
si battono per i posti di lavoro, dall’altro i comitati di
residenti, soprattutto dei quartieri limitrofi di Villanova
e Fiumesino, le organizzazioni ambientaliste e alcuni
partiti (come Rifondazione e i Verdi) che chiedono la
delocalizzazione dell’impianto e il risanamento dell’area.
Pochi mesi dopo quel tragico 25 agosto, all’Api entrò in
funzione un impianto Igcc per trasformare i residui pesanti
in energia. Nel marzo 2000 la Regione Marche dichiarò la
zona di Falconara e della bassa Vallesina “area ad alto
rischio ambientale”.
Scoperto il mercato nero della benzina
Denunciati per contrabbando due privati che si
scambiavano quattro taniche a metà prezzo
L.S.
FALCONARA - C’è un mercato nero del carburante che
succhia benzina e diesel dai serbatoi dell’Api, merce quanto
mai preziosa che poi viene rivenduta sottobanco esentasse, a
prezzi stracciati. Ne hanno scoperto un piccolo assaggio i
carabinieri del Nucleo operativo radiomobile, che l’altro
ieri, durante un normale pattugliamento, hanno sorpreso in
via Fossatello, proprio accanto alla raffineria, due persone
che stavano passandosi di mano quattro taniche di benzina da
cento litri l’una, venduta a 60-70 centesimi euro il litro,
più o meno la metà dei prezzi attualmente praticati al
distributore per la ”verde”. Il venditore, un falconarese di
quarant’anni, e l’acquirente, un 25enne di Montemarciano,
hanno provato a giustificarsi con una storiella piuttosto
infantile, ma poi si sono arresi all’evidenza raccontando la
verità. Quella benzina era appena uscita dallo stabilimento
petrolchimico, regolarmente prelevata da un
autotrasportatore che però all’uscita ne aveva veduta una
parte in nero, approfittando del fatto che spesso - in certe
condizioni di temperatura e pressione atmosferica - nelle
autocisterne entra un po’ di benzina in più di quella che è
l’esatta capienza dei serbatoi mobili. C’è dunque la
tentazione, per qualche trasportatore meno onesto della
media, di rivendersi quel surplus che non viene
contabilizzato ed è dunque esentasse, al netto delle pesanti
“accise” che attualmente pesano per circa un 60% nel prezzo
finale della benzina. Per questo il falconarese e il giovane
di Montemarciano sorpresi dai carabinieri a scambiarsi le
taniche - entrambi operai, ma non dipendenti dell’Api - sono
stati denunciati per contrabbando e ricettazione e ora gli
investigatori del Norm al comando del tenente Enzo Marinelli
stanno cercando di rintracciare l’autotrasportatore
“fornitore” della benzina. Ma l’inchiesta è soltanto
all’inizio e i carabinieri indagheranno insieme alla Guardia
di finanza per capire le dimensioni del fenomeno, che
potrebbero essere rilevanti visti i grandi numeri della
raffineria falconarese, dove ogni anno si lavorano circa 3,9
milioni di tonnellate di greggio.
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MESSAGGERO |
«Dimostrato che fu un
incidente occasionale»
La difesa dei dirigenti
prosciolti: «Un verdetto che allontana l’ombra della
trascuratezza»
di GIAMPAOLO MILZI
ANCONA Sorride, a nome
dell'azienda, dopo «che ci siamo commossi per questa
disgrazia». Sorride, l'avvocato Giacomo Vettori, perché la
sentenza, come il dibattimento, certificano che da quella
disgrazia «sono completamente estranei, dal punto di vista
giuridico, i dirigenti della raffineria, ai quali nessuna
responsabilità viene addebitata quanto a trascuratezze su
manutenzioni o mancati controlli». Del resto le cause
dell'incendio mortale «attengono a una serie di accadimenti
del tutto autonomi rispetto alle professionalità degli
ingegneri della raffineria». E sono proprio la
professionalità, la chiacchierata gestione made in Api che
escono avallate - sebbene con formula dubitativa, sebbene
esclusivamente dal punto di vista delle giustizia penale, e
solo sulla tragedia del 25 agosto 1999 - da un verdetto di
cui si attendono con curiosità le motivazioni.
Comprensibile, quindi, il riserbo a caldo dei rappresentanti
dei comitati dei rioni falconaresi Villanova e Fiumesino,
sugli aspetti penali della vicenda. Loro, Loris Calcina e
Massimo De Paolis, incamerano invece «con grande
soddisfazione un risultato storico: a noi e ai cittadini è
stato riconosciuto il diritto di costituirci parte civile, e
abbiamo ottenuto giustizia, perché l'Api pagherà i danni». E
«soddisfazione ha ottenuto il Comune da me rappresentato
(anch'esso come parte civile, ndr.), dice l'avvocato Rino
Pirani, che però non nasconde «gravi perplessità su chi
aveva la responsabilità gestionale della pompa in area Sif,
quella che collassando originò il rogo». Responsabilità non
certo addebitabili all'operaio Gaetano Bonfissuto, l'unico
colpevole per altre responsabilità: l'errore
nell'allestimento scorretto della linea 29 che trasporta la
benzina verde al tank nazionale e l'anomala apertura lungo
quella linea della valvola 279. «Nessuna prova che la lasciò
aperta, e anche se l'avesse fatto ciò non avrebbe influito
sull'incidente», spiega l'avvocato difensore Franco Boldrini,
che ricorrerà in appello. Imputato di corresponsabilità in
quell'allestimento scorretto l'altra tuta blu, Pierfrancesco
Carletti, ne è invece uscito assolto. «Nessun nesso di
casualità tra lo scoppio, avvenuto alle 5.25 del mercoledì,
e la sua condotta» ha sottolineato l'avvocato Alberto
Simeone.
Api: vertici assolti, condannato un operaio
Rogo del 25 agosto . La raffineria dovrà comunque pagare
in sede civile i danni prodotti al Comune e ai comitati di
Villanova e Fiumesino. Un anno e mezzo a Bonfissuto. “Non
commisero il fatto” gli altri cinque imputati
di GIOVANNI SGARDI
ANCONA Condannato l’operaio addetto all’allestimento
della linea di benzina esplosa, assolti “per non aver
commesso il fatto” i vertici dell’Api. Il gruppo petrolifero
dovrà comunque risarcire i danni provocati dallo scoppio al
Comune di Falconara, ai comitati di Villanova e Fiumesino e
a undici residenti: un risarcimento senza provvisionali, che
dovrà essere quantificato dal giudice civile. Si è concluso
così, dopo quasi sei anni di indagini, il processo per il
rogo del 25 agosto 1999 alla raffineria che costò la vita
agli operai Mario Gandolfi ed Ettore Giulian. Una sentenza,
quella emessa alle 19,10 dal giudice monocratico di Ancona
Vincenzo Capezza dopo quattro ore di camera di consiglio che
sembra limitare le presunte responsabilità per lo scoppio
(da non dimenticare che è sempre possibile ricorso in
appello) al solo tecnico, Gaetano Bonfissuto 56 anni di
Ancona, che predispose la linea di collegamento tra due
serbatori di benzina verde quando il Pm Cristina Tedeschini
aveva ipotizzato manchevolezze in serie alla base
dell’incidente: la conduttura anomala sì, ma anche valvole
lasciate aperte e il cedimento della pompa dell’area Sif da
cui si verificò la perdita di carburante per colpa di una
cattiva manutenzione; tanto è vero che al suo interno fu
trovato un pezzo di calcestruzzo. Solo le motivazioni della
sentenza, che saranno depositate tra due mesi, spiegheranno
in base a quale ragionamento il giudice Capezza ha inflitto
un anno e sei mesi con le attenuanti generiche (otto mesi in
più della pena chiesta dal pubblico ministero) a Gaetano
Bonfissuto. Tanto più che è stato assolto il collega di
Bonfissuto, Pierfrancesco Carletti, addetto alla stessa
linea di trasferimento del carburante. Scagionati invece gli
altri cinque imputati (le accuse erano incendio e omicidio
colposi) tra i quali l’attuale direttore della raffineria
Franco Bellucci, allora capo servizio operativo dello
stabilimento, il direttore dell’epoca Giovanni Saronne, il
capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il capo
manutenzione off-side Claudio Conti e appunto l’operaio
Pierfrancesco Carletti. Nessuno era presente alla lettura
della sentenza, accolta invece da una folta delegazione dei
comitati cittadini. Da ricordare che in un processo
stralcio, definito con il rito abbreviato, era stato assolto
il tecnico Ivan Giacchetti e condannato a dieci mesi il
funzionario fiscale Silvio Re. Con la sentenza di ieri, per
quanto emessa con la vecchia formula dubitativa della
carenza di prove (articolo 530, secondo comma) sembra cadere
l’impianto accusatorio della Procura che aveva chiesto le
condanne per tutti gli imputati, calcando la mano (due anni
e sei mesi) su Bellucci e Saronne basandosi su una perizia
estremamente pesante per l’Api. L’esplosione infatti,
secondo un pool di ingegneri, era attribuibile ad una catena
di eventi che comprometteva, salendo progressivamente nei
vari livelli di responsabilità, i vertici operativi della
raffineria, poco attenti alla sicurezza complessiva
dell’impianto. «No, qualcuno fece un errore specifico»
sembra dire il giudice, condannando in primo grado il solo
operaio. Come e quando, lo si capirà appunto dalle
motivazioni del dispositivo. Da ricordare che le famiglie
delle due vittime del rogo, morte dopo un’agonia di qualche
giorno per le conseguenze di ustioni su tutto il corpo, sono
già state risarcite dall’Api con 800 milioni di vecchie lire
ognuna.
Api: dopo sei anni assolto il vertice e condannato
solamente l’operaio
Il rogo del 25 agosto 1999
di GIOVANNI SGARDI
ANCONA Condannato l’operaio addetto all’allestimento
della linea di benzina esplosa, assolti “per non aver
commesso il fatto” i vertici dell’Api. Il gruppo petrolifero
dovrà comunque risarcire i danni provocati dallo scoppio al
Comune di Falconara, ai comitati di Villanova e Fiumesino e
a undici residenti: un risarcimento senza provvisionali, che
dovrà essere quantificato dal giudice civile. Si è concluso
così, dopo quasi sei anni di indagini, il processo per il
rogo del 25 agosto 1999 alla raffineria che costò la vita
agli operai Mario Gandolfi ed Ettore Giulian. Una sentenza,
quella emessa alle 19,10 dal giudice monocratico di Ancona
Vincenzo Capezza dopo quattro ore di camera di consiglio che
sembra limitare le presunte responsabilità per lo scoppio
(da non dimenticare che è sempre possibile ricorso in
appello) al solo tecnico, Gaetano Bonfissuto 56 anni di
Ancona, che predispose la linea di collegamento numero 147
tra due serbatori di benzina verde quando il Pm Cristina
Tedeschini aveva ipotizzato manchevolezze in serie alla base
dell’incidente: la conduttura anomala sì, ma anche valvole
lasciate aperte e il cedimento della pompa dell’area Sif da
cui si verificò la perdita di carburante per colpa di una
cattiva manutenzione; tanto è vero che al suo interno fu
trovato un pezzo di calcestruzzo. Solo le motivazioni della
sentenza, che saranno depositate tra due mesi, spiegheranno
in base a quale ragionamento il giudice Capezza ha inflitto
un anno e sei mesi con le attenuanti generiche (otto mesi in
più della pena chiesta dal pubblico ministero) a Gaetano
Bonfissuto. Tanto più che è stato assolto il collega di
Bonfissuto, Pierfrancesco Carletti, addetto alla stessa
linea di trasferimento del carburante. Scagionati invece gli
altri cinque imputati (le accuse erano incendio e omicidio
colposi) tra i quali l’attuale direttore della raffineria
Franco Bellucci, allora capo servizio operativo dello
stabilimento, il direttore dell’epoca Giovanni Saronne, il
capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il capo
manutenzione off-side Claudio Conti e appunto l’operaio
Pierfrancesco Carletti. Nessuno era presente alla lettura
della sentenza, accolta invece da una folta delegazione dei
comitati cittadini. Da ricordare che in un processo
stralcio, definito con il rito abbreviato, era stato assolto
il tecnico Ivan Giacchetti e condannato a dieci mesi il
funzionario fiscale Silvio Re.
Due denunce per contrabbando di carburante
Le.La.
FALCONARA Potrebbe nascondersi un grosso giro di
contrabbando di benzina a prezzi stracciati dietro la
denuncia di due persone, sorprese dai carabinieri del
radiomobile di Ancona mentre tentavano di smerciare quattro
taniche da cento litri prelevate da un autotrasportatore
durante un carico alla raffineria Api. Intorno alle 23 di
martedì i militari hanno sorpreso due uomini, un falconarese
di 40 anni e un venticinquenne di Montemarciano, operai ma
non dipendenti del petrolchimico, l'uno intento a vendere e
l'altro ad acquistare benzina verde a 60-70 euro al litro,
la metà del prezzo alla pompa, in via del Fossatello.
Entrambi sono stati denunciati per concorso in contrabbando
e ricettazione. Il venditore avrebbe acquistato la benzina
da un autotrasportatore che si era appena rifornito nello
stabilimento Api. Il trucco è semplice: una volta immessa
nell'autocisterna, la benzina con il caldo aumenta di
volume. Quindi l'autotrasportatore, ancora non identificato,
ha ceduto la parte in eccesso, convinto di non destare
sospetti. E così sarebbe stato se i carabinieri durante i
normali giri di controllo non avessero notato due macchine
ferme lungo la strada verso l'aeroporto con accanto due
uomini che stavano trasbordando alcune taniche. Un fatto del
genere non si era mai verificato prima, ma alla luce di
quanto accaduto gli inquirenti non escludono l'esistenza di
un mercato clandestino all'ombra della raffineria.
A Jesi e Falconara centrali aperte per la giornata del
7
I segreti dell’energia
Una giornata interamente dedicata all’energia elettrica,
per capirne il valore e discuterne il ruolo nei luoghi in
cui essa viene prodotta: le centrali. Assoelettrica, in
collaborazione con le imprese associate promuove per sabato
7 la “Giornata nazionale dell’energia elettrica”, che vedrà
75 centrali di tutta Italia aprire le porte alla
cittadinanza, alle scuole e alle istituzioni. Nelle Marche
saranno aperte a Jesi la Edison Spa-Energia in via della
Barchetta, e a Falconara Api Energia Centrale presso la
Raffineria Api. Quel giorno le centrali diventeranno uno
spazio di informazione, di divulgazione e di educazione sul
ruolo e sull’importanza dell’energia elettrica nella società
contemporanea. «Un modo – dice Giordano Serena, presidente
di Assoelettrica - per capire meglio come dietro la semplice
accensione di un interruttore ci sia il lavoro incessante di
migliaia di persone, tecnologie avanzate e infrastrutture
costruite per operare nel pieno rispetto dell’ambiente
circostante». La prenotazione della visita non è
obbligatoria, ma il cittadino che vorrà prenotare potrà
chiamare il numero 199201201, attivo dal 28 aprile al 7
maggio. Gli orari di massima di apertura degli impianti,
dalle 9 alle 17, potranno subire delle variazioni a livello
locale, da centrale a centrale.
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ANSAweb |
GENOVA: USTIONATI ALLA IPLOM
DUE TECNICI DITTA ESTERNA
Colpiti da getto idrocarburi,
ricoverati in ospedale
GENOVA, 5 MAG - Infortunio
sul lavoro oggi pomeriggio alla raffineria Iplom di Busalla.
Poco prima delle 17, due tecnici della Finintra, ditta si
occupa di effettuare manutenzione nella raffineria, mentre
intervenivano su una tubazione sono stati colpiti da un
getto caldo di idrocarburi pesanti. La squadra interna di
sicurezza e' intervenuta immediatamente. Sul posto sono poi
giunti i militi della Croce Verde di Busalla. I due operai
sono stati trasferiti in ospedale con un elicottero dei
vigili del fuoco. |
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