Chiude la raffineria Eni
FORNOVO - Un pezzo di storia
di Fornovo sta per scomparire. Tempo pochi mesi e lo
stabilimento Eni, l'ente proprietario della raffineria
fornovese fondata nel 1905, chiuderà i battenti. A giugno le
attività saranno sospese e trasferite in altre sedi
nazionali, presumibilmente a Livorno. Per due anni l'area e
gli impianti saranno oggetto di lavori di bonifica e
risanamento ambientale. Dopodichè il paesaggio urbano di
Fornovo cambierà volto. Come la storia economica del paese.
Motivo della decisione: sempre meno richieste di mercato per
le sostanze qui prodotte. La notizia ha colpito come un
fulmine a ciel sereno, nelle scorse settimane, tutti i
dipendenti dell'azienda: circa cinquanta persone tra addetti
agli impianti e impiegati. Cinquanta famiglie che dovranno
cambiare gli orizzonti futuri, il posto di lavoro e, in
diversi casi, anche luogo di residenza. Se non
nell'immediato, fra pochi mesi. Il timore di questa
decisione aveva in realtà attraversato l'azienda anche in
passato. Ma i recenti investimenti attuati soprattutto nel
settore della sicurezza, e quindi una prospettiva di
continuità per il futuro aziendale, avevano tranquillizzato
i lavoratori. Un ottimismo smorzato dalla notizia, ormai
certa, di chiusura. La tutela dei lavoratori è stata quindi
l'immediato impegno delle associazioni sindacali del
settore, riunite in un organismo unitario sotto la sigla
Fulc che, a livello provinciale, ha diramato un comunicato
per segnalare la situazione fornovese e ha dato il via alle
trattative. « La produzione - spiega Roberto Martinelli
della Fenca Cisl - terminerà il 30 giugno dopodichè per
diversi mesi si procederà ai lavori di bonifica del filtro e
degli impianti che saranno attuate da squadre specializzate
composta da circa 20 attuali dipendenti. Stiamo cercando la
soluzione migliore per i singoli lavoratori. Alcuni di
questi andranno in prepensionamento o in mobilità lunga,
altri hanno scelto di licenziarsi perchè hanno trovato
lavoro altrove. Il tentativo è quello di trovare la
soluzione pi ù idonea caso per caso, cercando anche di
mantenere l'occupazione con una riconversione dell'area, per
mantenere a Fornovo un insediamento produttivo. Per questo -
prosegue Martinelli - abbiamo avviato trattative con
l'Amministrazione comunale e quella provinciale. Il Comune
si è impegnato a fare tutto quanto gli compete. Lo
stabilimento è importante anche per ciò che ha rappresentato
per il territorio e, vista la quantità di letteratura che lo
riguarda, anche una raccolta di questi documenti potrebbe
essere ospitata a Fornovo » . Tra le persone che hanno già
dovuto accettare una delle soluzione prospettate è Maurizio
Agnetti, fornovese, in pensionamento anticipato. « La
mobilità - spiega Agnetti - non è certo la prospettiva
migliore soprattutto per chi, come me, ha 32 anni di
versamenti e dovrebbe ricominciare daccapo altrove, magari
in un altro sito Eni, in altre città. Ma, dopo il trauma
iniziale che abbiamo vissuto, ora si sta cercando di
risolvere caso per caso le diverse situazioni: sia quelle
dei pi ù giovani che hanno davanti molti anni di lavoro sia
per coloro che erano impiegati da oltre trent'anni qui a
Fornovo. Quello che colpisce di pi ù - prosegue Agnetti - è
il fatto che nel 2005 questo stabilimento compirà cento
anni. Cento anni di storia e circa tremila giorni senza un
infortunio, una produzione di solventi, anche ora a pieno
ritmo, unica in Italia, in grado anche di lavorare su
quantità molto piccole. Le torri di stoccaggio che si vedono
da lontano sono uniche nel nostro Paese » . L'orgoglio di
essere parte di una azienda profondamente legata al
territorio, altamente qualificata per produzione e
sicurezza, emerge dalle parole dell'ex dipendente e rende
ancora pi ù amaro il futuro. Perchè la petrolifera, per
Fornovo ha significato il progresso, il futuro che arrivava,
insieme alla ferrovia. La componente sociale, rappresentata
dal futuro dei lavoratori fornovesi, s'incrocia
inevitabilmente con la cultura e la storia economica del
paese. Nel 1905 a Fornovo venne inaugurato il ponte sul Taro
che andò a sostituire il pericoloso traghetto. Il paese
tornò ad essere cosí un nodo viario di primaria importanza,
come nei secoli passati. Nello stesso anno venne costituita
la Società Petrolifera Italiana e Fornovo divenne il maggior
centro italiano per la produzione e la lavorazione del
petrolio, arrivando negli anni ' 30 a coprire circa l' 80 %
del fabbisogno nazionale. Le ripercussione sul territorio
furono immediate: nuovi posti di lavoro, incremento
demografico ed espansione urbanistica. Attualmente la
produzione di idrocarburi è di proprietà del gruppo emiliano
Gas Plus. Lo stabilimento di lavorazione è invece proprietà
Eni. |