RASSEGNA STAMPA 17.12.2004

 

IL MESSAGGERO
Abbattuto il simbolo della vecchia Api

Smantellato il camino della centrale elettrica nata nel 1951 e dismessa nel duemila. Cleri: «Rientra nelle strategie aziendali, il cui obiettivo sono tecnologie avanzate e produzioni ambientalmente compatibili»

di MARCO CATALANI

FALCONARA La raffineria tra passato e futuro. Ieri pomeriggio è stata definitivamente rimossa l'ultima parte di camino alto 61 metri e mezzo della vecchia centrale elettrica, dismessa alla fine del 2000 dopo l'attivazione dell'impianto Igcc. Nata nel 1951 con una produzione di 2,5 megawatt, la vecchia centrale elettrica nel suo assetto finale degli anni '70, dotata di tre caldaie e con un camino principale alto 61 metri, arrivava a "sfornarne" 17. Lo smantellamento ha avuto inizio a maggio e ha dovuto passare attraverso una campagna di deamiantizzazione preliminare. Una volta liberati, i 1700 mq dell'area saranno destinati alle attività di manutenzione degli impianti limitrofi, mentre il fabbricato che ospitava la sala controlli sarà adibito ad uffici e servizi. «Questa centrale - spiega il vice direttore Vincenzo Cleri - produceva sia energia elettrica sia vapore. Con questo smantellamento se ne va un pezzo della vecchia storia della raffineria. Oggi l'impianto più vecchio è datato anni '80. Si tratta dell'impianto di desolforizzazione nato quando le leggi cominciarono a chiedere prodotti meno inquinanti». La conclusione dei lavori è prevista per la fine dell'anno. In una nota l'Api fa sapere che questa chiusura «parallelamente all'attività dell'Igcc, hanno portato da subito ad un sostanziale miglioramento dell'impatto emissivo del sito, negli anni sempre più limitato. L'Igcc è, infatti, classificata dall'Unione Europea tra le migliori tecniche disponibili per il settore della raffinazione, in quanto coniuga impatti ambientali molto contenuti ed un'elevata efficienza energetica. Questo smantellamento si colloca nell'ambito di una più ampia strategia industriale, avviata da tempo e rafforzata con gli impegni del Protocollo d'intesa, che intende favorire l'evoluzione del sito verso tecnologie avanzate e produzioni sempre più efficienti e ambientalmente compatibili». Ma il futuro prospetta buone notizie anche per l'Ance Marche e per le imprese di costruzione riunite in consorzi alle prese con la realizzazione delle opere del Quadrilatero, che ultimamente avevano espresso preoccupazioni per la difficoltà di reperimento del bitume. La produzione Api, che rappresentava il 20% di quella nazionale, è infatti ferma da settembre a seguito dell'incidente dove morì l'autotrasportatore Sebastiano Parisse, sulla quale è ancora in corso un'inchiesta della procura. «Quello del bitume - afferma Cleri - è un problema che riguarda da vicino non solo il Quadrilatero. La magistratura ha dissequestrato i serbatoi della serie 170 ma attualmente non possiamo né stoccare né distribuire il prodotto. E' nostro dovere, ad ogni modo, come polo energetico, impegnarci anche oltre le nostre possibilità per risolvere il problema. Contiamo di riuscire a ripristinare un assetto normale per la fine di marzo».

Ex Montedison, la terra di nessuno

L’area trasformata in discarica abusiva di rifiuti cancerogeni e rifugio per disperati

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA Pensavano che fosse terra bruciata e quindi sicura, che tra capannoni cadenti e infestati di scorie chimiche nessuno li avrebbe cercati. E infatti le fiamme gialle non andavano a caccia di clandestini quando si sono inabissate nei 20 ettari dell'inferno post-industriale ex Montedison. Per quei 9 extracomunitari, mezzo addormentati tra coperte e sacchetti di immondizia usati per ripararsi dal freddo, l'apparizione dei finanzieri ha significato un brusco risveglio alla luce della "Bossi-Fini". Ma quella che, un paio di giorni fa, doveva essere una ordinaria "ispezione di iniziativa" del reparto operativo aeronavale Gdf lungo la costa a ridosso della "spiaggia dei veleni", si è trasformata in una perlustrazione conclusasi, oltre che con 5 arresti e 4 denunce per ingresso irregolare in Italia, col sequestro di 70.000 metri quadri trasformati da ignoti in discarica e di 100.000 chili di rifiuti. Rifiuti pericolosi (tra cui spezzoni di eternit con amianto cancerogeno) e non, come immondizia (solidi-urbani), televisori ed altri elettrodomestici. E tante siringhe, alcune ancora fresche di utilizzo. Una mega pattumiera abusiva a cielo semi-aperto. A parte la discarica pirata - a due passi dai locali di servizio dei dipendenti dell'ex fabbrica - un po' tutta la zona attorno al gigantesco capannone, vincolato dalla soprintendenza come bene di archeologia industriale, è risultato una terra di nessuno abbandonata, infestata da ruggine e cumuli di sporcizia, rifugio per tossici, balordi e disperati. Da qui la decisione, in coordinamento col pm Bilotta che ha avallato il sequestro preventivo, di indagini a 360 gradi. La proprietà della zona risalirebbe alla "Agricola '92", la ditta che con la "Rocca Mare" la acquistò da Enichem dopo la cessazione di produzione fertilizzanti nel '88-'89. Agli imprenditori la finanza ha ordinato la predisposizione di un piano di caratterizzazione e bonifica, urgente anche per le fibre di asbesto-amianto (secondo il decreto Ronchi) derivanti dal deteriorarsi delle strutture industriali; investigazioni, poi, per risalire ai responsabili dello scarico illecito degli altri rifiuti. Due filoni da cui potrebbero scaturire denunce per violazione delle norme di protezione ambientali, come quelle sul regolare smaltimento. Quanto ai clandestini (6 rumeni, 2 tunisini, 1 bulgaro), 3 sono stati processati per direttissima perchè recidivi e hanno patteggiato una pena di 5 mesi e 10 giorni di reclusione e hanno rimediato un nuovo nulla osta per l'espulsione; un altro sarà giudicato con rito ordinario; fogli di prima espulsione per gli altri. Infine, alcuni interrogativi. Perchè non è ancora stato ultimato il piano di bonifica superficiale (amianto compreso), imposto dalla magistratura dopo il sequestro di due anni fa da cui scaturì il processo "spiaggia dei veleni"? A chi competono i controlli su questa zona dimenticata?

 
CORRIERE ADRIATICO
Chiude la vecchia centrale L’iniziativa del giorno

All’Api demolito il camino. Lavori conclusi entro la fine dell’anno

FALCONARA - E’ prevista entro la fine dell’anno la conclusione dell’opera di smantellamento della vecchia centrale elettrica di raffineria, progressivamente fermata tra il 2000 e il 2001, in concomitanza con l’entrata in piena attività dell’impianto di cogenerazione (Igcc). Lo riferisce l’azienda in una nota. “Lo smantellamento - si rileva nel comunicato - ha avuto inizio nel maggio di quest’anno e ha dovuto contemplare una campagna di deamiantizzazione preliminare. Una volta liberati, i 1.700 metri quadrati dell’ area saranno destinati alle attività di manutenzione degli impianti limitrofi”. L’operazione, si legge nella nota, “si colloca nell’ambito di una più ampia strategia industriale - avviata da tempo e rafforzata con gli impegni del Protocollo d’Intesa - che intende favorire l’evoluzione del sito verso tecnologie avanzate e produzioni sempre più efficienti e ambientalmente compatibili”. “In questi giorni - prosegue il comunicato - è in corso anche la demolizione del camino, che della struttura ormai dismessa rappresentava l’elemento architettonicamente più visibile, con i suoi sessantuno metri e mezzo di altezza”. La chiusura della vecchia centrale elettrica e parallelamente l’attività dell’Igcc, secondo l’Api, hanno “portato da subito ad un sostanziale miglioramento dell’ impatto emissivo del sito, negli anni sempre più limitato. La tecnologia Igc - rileva l’azienda - è, infatti, classificata dalla Ue tra le “migliori tecniche disponibili” per il settore raffinazione”. Questo, spiega l’Api, “in quanto coniuga impatti ambientali molto contenuti ed un’elevata efficienza energetica (garantito un rendimento del 53% contro il 33% di una centrale tradizionale alimentata ad olio combustibile). La vecchia centrale di raffineria da 17 MWh, ricorda l’ azienda, risaliva agli anni Sessanta e assicurava una produzione media annua di 100 mila MWhe.

Falconara e la raffineria Domani convegno di An

Interviene il sottosegretario Viespoli

FALCONARA - Domani alle 10, presso la sala Convegni dell’Hotel Touring di Falconara, si terrà un incontro sul tema “Falconara: la raffineria tra continuità e nuove prospettive. Quale futuro per l’economia, l’occupazione, la salute ed il benessere sociale della città”. Il convegno è organizzato dalla Federazione provinciale di Alleanza Nazionale, in collaborazione con i Gruppi consiliari di An alla Regione Marche e al Comune di Falconara, e prevede la partecipazione di Romano Zenobi, Ennio Mencarelli, di Carlo Ciccioli e di esponenti locali di An. All’incontro porteranno le loro argomentazioni e relazioni il professor Nedo Biancani, docente dell’Università di Pisa, Consulente del ministero dell’Ambiente nonché esperto di gestione di impianti industriali ad alto rischio, Franco Brunetti, amministratore delegato Api di Falconara, e quali rappresentanti del Comune di Falconara il sindaco Giancarlo Carletti e Furio Durpetti, dirigente urbanistica. A rappresentare il Governo interverrà il sottosegretario Pasquale Viespoli accompagnato da Andrea Rocchi.

 
inizio pagina   rassegna stampa