Abbattuto il simbolo della
vecchia Api
Smantellato il camino della
centrale elettrica nata nel 1951 e dismessa nel duemila.
Cleri: «Rientra nelle strategie aziendali, il cui obiettivo
sono tecnologie avanzate e produzioni ambientalmente
compatibili»
di MARCO CATALANI
FALCONARA La raffineria tra
passato e futuro. Ieri pomeriggio è stata definitivamente
rimossa l'ultima parte di camino alto 61 metri e mezzo della
vecchia centrale elettrica, dismessa alla fine del 2000 dopo
l'attivazione dell'impianto Igcc. Nata nel 1951 con una
produzione di 2,5 megawatt, la vecchia centrale elettrica
nel suo assetto finale degli anni '70, dotata di tre caldaie
e con un camino principale alto 61 metri, arrivava a
"sfornarne" 17. Lo smantellamento ha avuto inizio a maggio e
ha dovuto passare attraverso una campagna di
deamiantizzazione preliminare. Una volta liberati, i 1700 mq
dell'area saranno destinati alle attività di manutenzione
degli impianti limitrofi, mentre il fabbricato che ospitava
la sala controlli sarà adibito ad uffici e servizi. «Questa
centrale - spiega il vice direttore Vincenzo Cleri -
produceva sia energia elettrica sia vapore. Con questo
smantellamento se ne va un pezzo della vecchia storia della
raffineria. Oggi l'impianto più vecchio è datato anni '80.
Si tratta dell'impianto di desolforizzazione nato quando le
leggi cominciarono a chiedere prodotti meno inquinanti». La
conclusione dei lavori è prevista per la fine dell'anno. In
una nota l'Api fa sapere che questa chiusura «parallelamente
all'attività dell'Igcc, hanno portato da subito ad un
sostanziale miglioramento dell'impatto emissivo del sito,
negli anni sempre più limitato. L'Igcc è, infatti,
classificata dall'Unione Europea tra le migliori tecniche
disponibili per il settore della raffinazione, in quanto
coniuga impatti ambientali molto contenuti ed un'elevata
efficienza energetica. Questo smantellamento si colloca
nell'ambito di una più ampia strategia industriale, avviata
da tempo e rafforzata con gli impegni del Protocollo
d'intesa, che intende favorire l'evoluzione del sito verso
tecnologie avanzate e produzioni sempre più efficienti e
ambientalmente compatibili». Ma il futuro prospetta buone
notizie anche per l'Ance Marche e per le imprese di
costruzione riunite in consorzi alle prese con la
realizzazione delle opere del Quadrilatero, che ultimamente
avevano espresso preoccupazioni per la difficoltà di
reperimento del bitume. La produzione Api, che rappresentava
il 20% di quella nazionale, è infatti ferma da settembre a
seguito dell'incidente dove morì l'autotrasportatore
Sebastiano Parisse, sulla quale è ancora in corso
un'inchiesta della procura. «Quello del bitume - afferma
Cleri - è un problema che riguarda da vicino non solo il
Quadrilatero. La magistratura ha dissequestrato i serbatoi
della serie 170 ma attualmente non possiamo né stoccare né
distribuire il prodotto. E' nostro dovere, ad ogni modo,
come polo energetico, impegnarci anche oltre le nostre
possibilità per risolvere il problema. Contiamo di riuscire
a ripristinare un assetto normale per la fine di marzo».
Ex Montedison, la terra di
nessuno
L’area trasformata in
discarica abusiva di rifiuti cancerogeni e rifugio per
disperati
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA Pensavano che fosse
terra bruciata e quindi sicura, che tra capannoni cadenti e
infestati di scorie chimiche nessuno li avrebbe cercati. E
infatti le fiamme gialle non andavano a caccia di
clandestini quando si sono inabissate nei 20 ettari
dell'inferno post-industriale ex Montedison. Per quei 9
extracomunitari, mezzo addormentati tra coperte e sacchetti
di immondizia usati per ripararsi dal freddo, l'apparizione
dei finanzieri ha significato un brusco risveglio alla luce
della "Bossi-Fini". Ma quella che, un paio di giorni fa,
doveva essere una ordinaria "ispezione di iniziativa" del
reparto operativo aeronavale Gdf lungo la costa a ridosso
della "spiaggia dei veleni", si è trasformata in una
perlustrazione conclusasi, oltre che con 5 arresti e 4
denunce per ingresso irregolare in Italia, col sequestro di
70.000 metri quadri trasformati da ignoti in discarica e di
100.000 chili di rifiuti. Rifiuti pericolosi (tra cui
spezzoni di eternit con amianto cancerogeno) e non, come
immondizia (solidi-urbani), televisori ed altri
elettrodomestici. E tante siringhe, alcune ancora fresche di
utilizzo. Una mega pattumiera abusiva a cielo semi-aperto. A
parte la discarica pirata - a due passi dai locali di
servizio dei dipendenti dell'ex fabbrica - un po' tutta la
zona attorno al gigantesco capannone, vincolato dalla
soprintendenza come bene di archeologia industriale, è
risultato una terra di nessuno abbandonata, infestata da
ruggine e cumuli di sporcizia, rifugio per tossici, balordi
e disperati. Da qui la decisione, in coordinamento col pm
Bilotta che ha avallato il sequestro preventivo, di indagini
a 360 gradi. La proprietà della zona risalirebbe alla
"Agricola '92", la ditta che con la "Rocca Mare" la acquistò
da Enichem dopo la cessazione di produzione fertilizzanti
nel '88-'89. Agli imprenditori la finanza ha ordinato la
predisposizione di un piano di caratterizzazione e bonifica,
urgente anche per le fibre di asbesto-amianto (secondo il
decreto Ronchi) derivanti dal deteriorarsi delle strutture
industriali; investigazioni, poi, per risalire ai
responsabili dello scarico illecito degli altri rifiuti. Due
filoni da cui potrebbero scaturire denunce per violazione
delle norme di protezione ambientali, come quelle sul
regolare smaltimento. Quanto ai clandestini (6 rumeni, 2
tunisini, 1 bulgaro), 3 sono stati processati per
direttissima perchè recidivi e hanno patteggiato una pena di
5 mesi e 10 giorni di reclusione e hanno rimediato un nuovo
nulla osta per l'espulsione; un altro sarà giudicato con
rito ordinario; fogli di prima espulsione per gli altri.
Infine, alcuni interrogativi. Perchè non è ancora stato
ultimato il piano di bonifica superficiale (amianto
compreso), imposto dalla magistratura dopo il sequestro di
due anni fa da cui scaturì il processo "spiaggia dei
veleni"? A chi competono i controlli su questa zona
dimenticata?
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Chiude la vecchia centrale
L’iniziativa del giorno
All’Api demolito il camino.
Lavori conclusi entro la fine dell’anno
FALCONARA - E’ prevista entro
la fine dell’anno la conclusione dell’opera di
smantellamento della vecchia centrale elettrica di
raffineria, progressivamente fermata tra il 2000 e il 2001,
in concomitanza con l’entrata in piena attività
dell’impianto di cogenerazione (Igcc). Lo riferisce
l’azienda in una nota. “Lo smantellamento - si rileva nel
comunicato - ha avuto inizio nel maggio di quest’anno e ha
dovuto contemplare una campagna di deamiantizzazione
preliminare. Una volta liberati, i 1.700 metri quadrati
dell’ area saranno destinati alle attività di manutenzione
degli impianti limitrofi”. L’operazione, si legge nella
nota, “si colloca nell’ambito di una più ampia strategia
industriale - avviata da tempo e rafforzata con gli impegni
del Protocollo d’Intesa - che intende favorire l’evoluzione
del sito verso tecnologie avanzate e produzioni sempre più
efficienti e ambientalmente compatibili”. “In questi giorni
- prosegue il comunicato - è in corso anche la demolizione
del camino, che della struttura ormai dismessa rappresentava
l’elemento architettonicamente più visibile, con i suoi
sessantuno metri e mezzo di altezza”. La chiusura della
vecchia centrale elettrica e parallelamente l’attività dell’Igcc,
secondo l’Api, hanno “portato da subito ad un sostanziale
miglioramento dell’ impatto emissivo del sito, negli anni
sempre più limitato. La tecnologia Igc - rileva l’azienda -
è, infatti, classificata dalla Ue tra le “migliori tecniche
disponibili” per il settore raffinazione”. Questo, spiega
l’Api, “in quanto coniuga impatti ambientali molto contenuti
ed un’elevata efficienza energetica (garantito un rendimento
del 53% contro il 33% di una centrale tradizionale
alimentata ad olio combustibile). La vecchia centrale di
raffineria da 17 MWh, ricorda l’ azienda, risaliva agli anni
Sessanta e assicurava una produzione media annua di 100 mila
MWhe.
Falconara e la raffineria
Domani convegno di An
Interviene il sottosegretario
Viespoli
FALCONARA - Domani alle 10,
presso la sala Convegni dell’Hotel Touring di Falconara, si
terrà un incontro sul tema “Falconara: la raffineria tra
continuità e nuove prospettive. Quale futuro per l’economia,
l’occupazione, la salute ed il benessere sociale della
città”. Il convegno è organizzato dalla Federazione
provinciale di Alleanza Nazionale, in collaborazione con i
Gruppi consiliari di An alla Regione Marche e al Comune di
Falconara, e prevede la partecipazione di Romano Zenobi,
Ennio Mencarelli, di Carlo Ciccioli e di esponenti locali di
An. All’incontro porteranno le loro argomentazioni e
relazioni il professor Nedo Biancani, docente
dell’Università di Pisa, Consulente del ministero
dell’Ambiente nonché esperto di gestione di impianti
industriali ad alto rischio, Franco Brunetti, amministratore
delegato Api di Falconara, e quali rappresentanti del Comune
di Falconara il sindaco Giancarlo Carletti e Furio Durpetti,
dirigente urbanistica. A rappresentare il Governo interverrà
il sottosegretario Pasquale Viespoli accompagnato da Andrea
Rocchi. |