MESSAGGERO |
Api, bitume in mare Pronta la bonifica
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA Ufficialmente ne sono finiti in mare solo tra i
40 e i 70 metri cubi, e l'Api dice di averne raccolti 200
chili. Ma “capitan Marina Penna” - la tecnica Icram che per
il Ministero dell'Ambiente cura la "operazione bitume" - pur
ritenendo credibili i dati comunicati dalla raffineria - la
scorsa settimana è ritornata sulla spiaggiola di fronte allo
stabilimento per "toccare con mano". E, in 48 ore, ha
battezzato la versione definitiva di un piano di
"prospezione e bonifica" la cui capillarità si può spiegare
in un solo modo: nessuno sa per certo quanto del
combustibile vomitato l'8 settembre dal tank 145 sia finito
in mare attraverso il fosso "Rigatta"; e con le ripetute
burrasche degli ultimi due mesi, chissà dove i residui
bituminosi possano essere arrivate. Il piano è stato
concordato in gruppo dalla Penna, dai dirigenti di due
Direzioni ministeriali ("Qualità della vita" e "Protezione
della natura") e dai tecnici Api (l'azienda si assume gli
oneri) in un summit-sopralluogo in raffineria: operativo
appena il mare si calma. Il raggio d’azione: uscita di
imbarcazioni Icram con sub (dai 5 ai 10), in collaborazione
con Capitaneria e Arpam, in un tratto di mare lungo 4 miglia
(costa da Marina di Montemarciano a Palombina) e largo 1
miglio (verso il largo) con monitoraggi ogni 10 metri;
contestuale smaltimento del bitume recuperato. Si comincia
dalla massicciata di fronte all'Api dove, si spera, sia
rimasto il grosso del combustibile. I comitati cittadini
stanno per presentare un nuovo esposto alla Magistratura
(con foto di spiaggiamenti e alcuni reperti di bitume) che
si aggiunge ai due già inviati da Comune e Verdi. |
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LIBERAZIONE |
Milazzo, la raffineria al
centro della città
Un caso simile a quello di
Falconara. L'azienda condannata per inquinamento
di Giuseppina Merlo
Milazzo (ME) Un primo timido
segnale, la condanna della Ram, il consorzio delle aziende
che gestiscono la raffineria di Milazzo (1.500 dipendenti) è
arrivato proprio dalla stessa magistratura che ha imposto il
risarcimento a favore di una quindicina di famiglie per
danni causati dall'inquinamento. Ma il sospetto che dietro
alle insopportabili esalazioni dall'area "desolforazione del
gasolio" ci sia molto molto di più che una semplice
distrazione è piuttosto diffuso. E sono gli stessi operai a
sottolinearlo con proteste continue e scioperi. Pochi giorni
fa si sono verificati addirittura due incidenti sul lavoro.
In uno, il lavoratore è stato investito da una fiammata. Al
Cannizzaro di Catania, dove è stato trasportato con urgenza
in elicottero, gli hanno dato 30 giorni di prognosi. I tre
segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, avevano già
inviato il quindici settembre, una lettera alla Raffineria
di Milazzo, all'Azienda Sanitaria, al comandante dei Vigili
del fuoco, e al prefetto di Messina. «La situazione
ambientale si sta aggravando», scrivevano i tre
sindacalisti. «E' stato più volte segnalato da numerosi
lavoratori, dalle Rsu e dai Rappresentanti dei lavoratori
per la Sicurezza la fuoriuscita di esalazione che comportano
malori e disturbi ai dipendenti operanti in quel sito (desolforazione
gasolio, ndr). Purtroppo dobbiamo registrare la mancanza di
ogni Vs riscontro alla nostra precedente richiesta di
intervento per eliminare le condizioni di rischio segnalato
per cui, vista la particolarità degli impianti e i numerosi
lavoratori e tecnici che vi operano, siamo molto preoccupati
per tale situazione e per le continue richieste di
accertamento sanitario effettuate presso la vostra
infermeria e l'Ospedale di Milazzo da diversi dipendenti
colti da malore nei giorni scorsi». La raffineria di Milazzo
sorge a pochi passi dal centro abitato. Un caso molto simile
a quello di Falconara Marittima. Da anni è al centro di
numerose polemiche. A protestare è anche il parroco della
chiesa di Archi, che ha costituito un battagliero comitato
di cittadini. Al processo contro la Ram si è costituito
parte civile. |
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LA SICILIA |
Caposquadra in prognosi
riservata dopo violenta esplosione l'uomo 53enne colpito
alla testa da uno sportello di metallo
Grave incidente in un box
della Raffineria e c'è anche un ferito lieve: indaga la
polizia
di M.C.G.
Due incidenti al
petrolchimico in meno di 24 ore. Pasquale Zambito, 53 anni,
originario di Favara, capoturno alla centrale termoelettrica
della Raffineria è ricoverato da ieri notte in prognosi
riservata all'unità di Rianimazione del Vittorio Emanuele.
Il capoturno è rimasto vittima di un grave infortunio sul
lavoro e si è temuto per la sua vita. Lunedì intorno alle
4,00 si è verificato un disservizio all'interno del box che
protegge uno dei generatori della corrente elettrica della
centrale. Quel box è chiamato «sala 15.000» perché la
corrente è a 15 mila volt. I tecnici hanno isolato la parte
interessata al disservizio togliendo la tensione. Pasquale
Zambito è entrato nel box un'ora dopo che l'intervento era
stato completato. Era andato a controllare che tutto fosse a
posto. In teoria non doveva esserci alcun pericolo. Ed
invece è esploso all'improvviso un maxi interruttore. Una
violenta esplosione che ha scardinato uno sportello di
metallo che ha colpito alla testa Zambito. Anche un suo
collega, Nicola Petralito di 24 anni, nativo di Bari ma
residente a Gela è rimasto ferito lievemente. Il capoturno
che è un iscritto alla Uil è stato ricoverato in
Rianimazione. I medici hanno riscontrato il trauma cranico
con ematoma, la frattura alla tibia ed in altre parti del
corpo e varie ustioni. Le sue condizioni sono definite dai
sanitari stazionarie ma la prognosi ieri non è stata
sciolta. Al reparto di Rianimazione si sono portati ieri
colleghi, il segretario della Uilcem Uil Silvio Ruggeri
amico del capoturno, tutti visibilmente dispiaciuti e
preoccupati. Nicola Petralito è rimasto intossicato dai
fumi. I medici dopo le cure del caso lo hanno dimesso con
una prognosi di sette giorni. Sull'incidente alla centrale
termoelettrica indaga la polizia. Un'indagine interna è
stata avviata anche dalla Raffineria. Il presidente Giacomo
Rispoli ha definito ieri mattina l'incidente inspiegabile
dato che non c'era tensione ed ha detto che l'azienda si
avvarrà delle migliori consulenze per venirne a capo. Tra
gli operai ieri è circolata la voce che quell'area della
Raffineria ha dato spesso problemi ed in passato, anche se
in punti diversi, si sono verificati incidenti. Qualche anno
fa proprio quella cabina mandò in blocco lo stabilimento.
Nel pomeriggio di ieri un nuovo incidente al petrolchimico.
Un operaio della Smim Rosario De Caro, cadendo mentre
lavorava all'Lcn, si è fratturato tibia e perone. |
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