MESSAGGERO |
I soci di Aerdorica
ANCONA - Il 53 per cento
delle quote di Aerdorica è in mano al ramo pubblico, il 47
ai privati. Gli enti pubblici: Regione Marche, Provincia di
Ancona, Comune di Ancona, , Comune di Jesi, Comune di
Senigallia, Comune di Falconara, Comune di Chiaravalle,
Provincia di Ascoli Piceno, Provincia di Macerata, Provincia
di Pesaro Urbino. La componente privata è costituita da
Aeroclub di Ancona Aethra S.A., Api Raffineria di Ancona Spa,
Banca delle Marche Spa, Consorzio Viaggi e Vacanze Csd,
Talevi Srl Elica Spa, Frapi Spa, Girman Spa, IGuzzini
Illuminazione, srl Interfin Spa, A. Merloni Finanziaria Spa,
Camera di Commercio di Ancona. |
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CORRIERE ADRIATICO |
I binari della discordia
By pass, il Comune accelera e
attende i finanziamenti. Il comitato di Fiumesino non ci
sta: “Quartiere stretto in una morsa”
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Entro tre-quattro
mesi il Cipe dovrebbe dare una risposta definitiva sul
finanziamento per il by-pass ferroviario di Falconara
condizione fondamentale per la realizzazione dell’intero
piano Bohigas. “Il progetto preliminare, inserito
all’interno della legge obiettivo, è all’esame della
commissione – spiega il dirigente all’urbanistica Furio
Durpetti –. Si tratta di un lavoro di Rete Ferroviaria
Italiana - Rfi che noi abbiamo pienamente condiviso e sul
quale abbiamo in un certo senso costruito tutto l’intervento
dell’architetto catalano Oriol Bohigas”. All’approvazione
del finanziamento (il costo del by-pass si aggira sui 130
milioni di euro) Rfi avvierà il progetto esecutivo, ma il
Comune di Falconara ha deciso di non aspettare. E a quanto
pare Bohigas sta già lavorando per rendere operative le sue
proposte per dare Falconara di un nuovo fronte mare. “Se il
Cipe dovesse dire no – prosegue Durpetti – Rfi sarebbe
costretta ad andare avanti in ogni caso, perché deve
spostare lo scalo merci”. Secondo il progetto di Rfi, il
by-pass ferroviario, pensato per eliminare il passaggio
della linea Adriatica all’interno della raffineria Api e per
risolvere il problema del collegamento fra la Ancona-Bologna
e la Orte-Roma, prevede la realizzazione di una vera e
propria “bretella” che, da poco dopo la stazione di
Montemarciano, si interna di qualche chilometro nella
campagna per passare dietro l’abitato della frazione di
Fiumesino, tagliare la parte finale della ex caserma
“Saracini” e infine innestarsi con la Orte-Roma all’altezza
della ex “Nord Legno” dove Oriol Bohigas ha previsto la
realizzazione della nuova stazione ferroviaria di Falconara.
Un progetto complesso che però ha visto, fin da subito,
nettamente contrari il comitato cittadino di Fiumesino,
secondo il quale in questo modo “il quartiere verrebbe
stretto in una morsa insopportabile fra treno e ferrovia”.
“Il tracciato ferroviario di “by-pass dell’Api” – dice
Franco Budini, presidente del comitato di Fiumesino –
verrebbe non solo a pregiudicare lo stato di grave disagio
in cui vivono gli abitanti del quartiere, ma a vanificare
sia i progetti ed i programmi di ristrutturazione e
riqualificazione dell’abitato”. I residenti nel quartiere si
sono mobilitati contro l’ipotesi del by-pass, ed allo
scempio “dell’area interessata già compromessa da strutture
industriali e paraindustriali”. Gli appelli al vice ministro
Baldassarri ed ai rappresentanti delle istituzioni locali
per la non attuazione del progetto, però, fino ad oggi sono
cadute nel vuoto. “Il by-pass – spiega Budini – verrebbe a
contrastare, vanificandola, la realizzazione del parco
fluviale dell’Esino che costituirà un’area di rispetto e
salvaguardia per la città, e non solo. Andrebbe a
compromettere la tutela, la salvaguardia e il rispetto di
due beni storico-culturali quali la “Rocca Priora” e la
chiesa di “San Lorenzo”. Con un impatto ambientale
rilevantissimo, per il quale non sembra siano stati
effettuati studi e verifiche anche con gli enti competenti”.
Secondo i comitati cittadini, “la prospettata necessità di
spostare il tracciato della ferrovia si presenta solo perché
l’Api, ha proceduto al suo inglobamento in quanto la linea
Bologna-Ancona è nata poco dopo l’unità d’Italia”. |
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RESTO DEL CARLINO |
Altre fiamme all'api, è
allarme Incidente
ieri pomeriggio all'impianto «Topping». Nessun ferito e
incendio subito spento.
di Andrea Massaro
FALCONARA - All'Api ormai, la
psicosi da incendio sta schizzando alle stelle. Ieri
pomeriggio, attorno alle 17, si è verificato l'ennesimo
rogo, stavolta nell'impianto «topping». Una vampata di
modeste dimensioni, domata quasi subito dai vigili del fuoco
che dal 25 ottobre scorso stazionano fissi in raffineria
insieme ai carabinieri per controllare su ordine della
Procurale operazioni di riavviamento di tutti gli impianti
non solo quelli sequestrati dalla magistratura in seguito
agli incidenti dell' 8 settembre e del 14 ottobre. Nessun
operaio è rimasto ferito e l'incendio è rimasto circoscritto
all'impianto. Da quel che si è capito, si è verificato un
trafilamento di prodotto ad alta temperatura da una flangia
del «topping» che lavora oli pesanti. Il poco prodotto
fuoriuscito era nebulizzato, in quanto ad altissima
temperatura e si è incendiato a contatto con l'aria.
L'incidente di ieri, che ha richiesto l'intervento di vigili
del fuoco e carabinieri e che, comunque, non ha avuto un
livello di allarme tale da far preoccupare così tanto, è
molto simile a quello verificatosi il 14 ottobre scorso
quando dal Vacuum 1 fuoriuscì gasolio ad alta temperatura
che ben presto prese fuoco. Anche in quell'occasione non vi
fu alcun ferito. Ma gli incidenti e gli infortuni alla
raffineria di Falconara, sembrano davvero non voler finire
più. L'8 settembre si verificò l'incendio più grave nel
parco bitume, quello che poi è costato la vita a Sebastiano
Parisse e che ha provocato il ferimento di altre tre
persone. Dopo il 14 ottobre, un altro operaio, Luciano
Marconi è rimasto ustionato, investito da un getto d'acqua
bollente nella zona del Vacuum 3. Dopo l'8 settembre, la
procura sequestrò il Vacuum I e il Visbreaking. In seguito
all'incidente del 14 ottobre venne tolto il diritto d'uso
del Vacuum 1. Il 22 ottobre c'è stato il dissequestro dei
due impianti e del parco bitume. E il 25 è iniziato il
riavviamento degli impianti sotto l'occhio vigile e fisso di
carabinieri e vigili del fuoco.
L'altolà dei Verdi «L'ex
montedison non va stravolta»
di Alessandra Pascucci
FALCONARA - I Verdi fanno
quadrato contro l'edificazione dell'area nord di Falconara,
al confine con Marina di Montemarciano, così come ipotizzato
dal master plan per il recupero della ex Montedison. Secondo
l'architetto Riccardo Picciafuoco, consulente del Comune di
Falconara tanto per il Prg che per il piano Montedison,
l'idea è infatti quella di conservare solo il 20-25% dei
manufatti della vecchia industria chimica, ricostruendo
nell'area a monte le cubature, dei fabbricati da demolire,
per dar vita ad un nuovo insediamento urbano. Il calcolo è
presto fatto: gli edifici della vecchia area produttiva si
sviluppano per 300mila metri cubi, di cui solo 60-70mila
resterebbero al loro posto; i restanti 230mila ed oltre
verrebbero ricostruiti al di là della statale, dove il Prg
prevede già un'edificazione di 70mila metri cubi. «In
pratica -deduce Sergio Badialetti, capogruppo dei Verdi -
nascerà un nuovo paese da 4mila abitanti, mentre gli
indirizzi del Prg parlano solo di un'edificazione di
completamento all'esistente. La zona in cui è prevista la
nuova urbanizzazione rappresenta una delle poche aree ancora
agricole di Falconara». «Quello del Comune di Falconara è un
gioco strano - aggiunge Massimo Binci, presidente dei Verdi
falconaresi ed assessore provinciale ai tempi
dell'approvazione del Prg -. La Provincia aveva accettato i
70mila metri cubi di urbanizzazione previsti dal piano
regolatore come compensazione ai costi che il proprietario
della Montedison avrebbe dovuto sostenere per la bonifica.
Ora, demolendo gran parte dei fabbricati, tali costi si
dimezzano, mentre le cubature del nuovo quartiere
triplicano. Una bella speculazione!». Diplomatico il
presidente dei Verdi Marche Luciano Montesi: «Recuperare
siti industriali dismessi è un diritto sacrosanto ed è
normale che gli enti locali, non potendo affrontare alti
costi di conversione, si accordino coi privati. L'importante
è non privilegiare l'interesse speculativo a scapito di
quello pubblico». Non entra nel merito Gerardo Cingolani,
sindaco di Montemarciano, che attende di visionare il
progetto in virtù del protocollo d'intesa siglato con il
collega Giancarlo Carletti e con l'Agricola del Poggio,
proprietaria dell'intera area.
Una bonifica da 10 milioni
FALCONARA - E' stimato in
10milioni di euro il costo degli interventi di bonifica del
sito industriale della Montedison, somma per la quale è
previsto un contributo statale fino al 50 per cento. Un
importo notevolmente ridimensionato rispetto alle previsioni
iniziali, che parlavano di 50 miliardi di lire. A fine mese
il ministero dell'Ambiente convocherà una conferenza di
servizi per l'approvazione del Piano cui seguiranno la
caratterizzazione e la bonifica vera e propria che,
complessivamente, dovrebbero richiedere dai due ai tre anni
di tempo.
Messa in sicurezza dei
corsi d'acqua
Incarico è stato affidato a
Valentini
FALCONARA - Il Comune affida
al dottor Corrado Valentini l'incarico di redigere una serie
di progetti per la messa in sicurezza dei corsi d'acqua
presenti sul territorio, al fine eliminare il rischio
idrogeologico ad essi collegato. Il pericolo di esondazione
che interessa alcune zone (come l'arca della stazione di
Castelferretti e la zona di Rocca Priora) ostacola di fatto
l'espansione urbanistica perché comporta vincoli di
inedificabilità che impediscono la completa attuazione del
Prg. I corsi d'acqua sono per ora oggetto di interventi
manutentivi a carico di Regione e Provincia: quest'ultima ha
intanto completato la manutenzione ordinaria della foce
dell'Esano, ripulendola dalla vegetazione. L'intervento
rientra in un progetto che interessa tutta l'asta fluviale,
per il quale il settore Tutela ambientale della Provincia ha
stanziato 120mila euro. |
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