RASSEGNA STAMPA 09.11.2004

 

MESSAGGERO
I soci di Aerdorica

ANCONA - Il 53 per cento delle quote di Aerdorica è in mano al ramo pubblico, il 47 ai privati. Gli enti pubblici: Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Ancona, , Comune di Jesi, Comune di Senigallia, Comune di Falconara, Comune di Chiaravalle, Provincia di Ascoli Piceno, Provincia di Macerata, Provincia di Pesaro Urbino. La componente privata è costituita da Aeroclub di Ancona Aethra S.A., Api Raffineria di Ancona Spa, Banca delle Marche Spa, Consorzio Viaggi e Vacanze Csd, Talevi Srl Elica Spa, Frapi Spa, Girman Spa, IGuzzini Illuminazione, srl Interfin Spa, A. Merloni Finanziaria Spa, Camera di Commercio di Ancona.

 
CORRIERE ADRIATICO
I binari della discordia

By pass, il Comune accelera e attende i finanziamenti. Il comitato di Fiumesino non ci sta: “Quartiere stretto in una morsa”

di MARINA MINELLI

FALCONARA - Entro tre-quattro mesi il Cipe dovrebbe dare una risposta definitiva sul finanziamento per il by-pass ferroviario di Falconara condizione fondamentale per la realizzazione dell’intero piano Bohigas. “Il progetto preliminare, inserito all’interno della legge obiettivo, è all’esame della commissione – spiega il dirigente all’urbanistica Furio Durpetti –. Si tratta di un lavoro di Rete Ferroviaria Italiana - Rfi che noi abbiamo pienamente condiviso e sul quale abbiamo in un certo senso costruito tutto l’intervento dell’architetto catalano Oriol Bohigas”. All’approvazione del finanziamento (il costo del by-pass si aggira sui 130 milioni di euro) Rfi avvierà il progetto esecutivo, ma il Comune di Falconara ha deciso di non aspettare. E a quanto pare Bohigas sta già lavorando per rendere operative le sue proposte per dare Falconara di un nuovo fronte mare. “Se il Cipe dovesse dire no – prosegue Durpetti – Rfi sarebbe costretta ad andare avanti in ogni caso, perché deve spostare lo scalo merci”. Secondo il progetto di Rfi, il by-pass ferroviario, pensato per eliminare il passaggio della linea Adriatica all’interno della raffineria Api e per risolvere il problema del collegamento fra la Ancona-Bologna e la Orte-Roma, prevede la realizzazione di una vera e propria “bretella” che, da poco dopo la stazione di Montemarciano, si interna di qualche chilometro nella campagna per passare dietro l’abitato della frazione di Fiumesino, tagliare la parte finale della ex caserma “Saracini” e infine innestarsi con la Orte-Roma all’altezza della ex “Nord Legno” dove Oriol Bohigas ha previsto la realizzazione della nuova stazione ferroviaria di Falconara. Un progetto complesso che però ha visto, fin da subito, nettamente contrari il comitato cittadino di Fiumesino, secondo il quale in questo modo “il quartiere verrebbe stretto in una morsa insopportabile fra treno e ferrovia”. “Il tracciato ferroviario di “by-pass dell’Api” – dice Franco Budini, presidente del comitato di Fiumesino – verrebbe non solo a pregiudicare lo stato di grave disagio in cui vivono gli abitanti del quartiere, ma a vanificare sia i progetti ed i programmi di ristrutturazione e riqualificazione dell’abitato”. I residenti nel quartiere si sono mobilitati contro l’ipotesi del by-pass, ed allo scempio “dell’area interessata già compromessa da strutture industriali e paraindustriali”. Gli appelli al vice ministro Baldassarri ed ai rappresentanti delle istituzioni locali per la non attuazione del progetto, però, fino ad oggi sono cadute nel vuoto. “Il by-pass – spiega Budini – verrebbe a contrastare, vanificandola, la realizzazione del parco fluviale dell’Esino che costituirà un’area di rispetto e salvaguardia per la città, e non solo. Andrebbe a compromettere la tutela, la salvaguardia e il rispetto di due beni storico-culturali quali la “Rocca Priora” e la chiesa di “San Lorenzo”. Con un impatto ambientale rilevantissimo, per il quale non sembra siano stati effettuati studi e verifiche anche con gli enti competenti”. Secondo i comitati cittadini, “la prospettata necessità di spostare il tracciato della ferrovia si presenta solo perché l’Api, ha proceduto al suo inglobamento in quanto la linea Bologna-Ancona è nata poco dopo l’unità d’Italia”.

 
RESTO DEL CARLINO
Altre fiamme all'api, è allarme

Incidente ieri pomeriggio all'impianto «Topping». Nessun ferito e incendio subito spento.

di Andrea Massaro

FALCONARA - All'Api ormai, la psicosi da incendio sta schizzando alle stelle. Ieri pomeriggio, attorno alle 17, si è verificato l'ennesimo rogo, stavolta nell'impianto «topping». Una vampata di modeste dimensioni, domata quasi subito dai vigili del fuoco che dal 25 ottobre scorso stazionano fissi in raffineria insieme ai carabinieri per controllare su ordine della Procurale operazioni di riavviamento di tutti gli impianti non solo quelli sequestrati dalla magistratura in seguito agli incidenti dell' 8 settembre e del 14 ottobre. Nessun operaio è rimasto ferito e l'incendio è rimasto circoscritto all'impianto. Da quel che si è capito, si è verificato un trafilamento di prodotto ad alta temperatura da una flangia del «topping» che lavora oli pesanti. Il poco prodotto fuoriuscito era nebulizzato, in quanto ad altissima temperatura e si è incendiato a contatto con l'aria. L'incidente di ieri, che ha richiesto l'intervento di vigili del fuoco e carabinieri e che, comunque, non ha avuto un livello di allarme tale da far preoccupare così tanto, è molto simile a quello verificatosi il 14 ottobre scorso quando dal Vacuum 1 fuoriuscì gasolio ad alta temperatura che ben presto prese fuoco. Anche in quell'occasione non vi fu alcun ferito. Ma gli incidenti e gli infortuni alla raffineria di Falconara, sembrano davvero non voler finire più. L'8 settembre si verificò l'incendio più grave nel parco bitume, quello che poi è costato la vita a Sebastiano Parisse e che ha provocato il ferimento di altre tre persone. Dopo il 14 ottobre, un altro operaio, Luciano Marconi è rimasto ustionato, investito da un getto d'acqua bollente nella zona del Vacuum 3. Dopo l'8 settembre, la procura sequestrò il Vacuum I e il Visbreaking. In seguito all'incidente del 14 ottobre venne tolto il diritto d'uso del Vacuum 1. Il 22 ottobre c'è stato il dissequestro dei due impianti e del parco bitume. E il 25 è iniziato il riavviamento degli impianti sotto l'occhio vigile e fisso di carabinieri e vigili del fuoco.

L'altolà dei Verdi «L'ex montedison non va stravolta»

di Alessandra Pascucci

FALCONARA - I Verdi fanno quadrato contro l'edificazione dell'area nord di Falconara, al confine con Marina di Montemarciano, così come ipotizzato dal master plan per il recupero della ex Montedison. Secondo l'architetto Riccardo Picciafuoco, consulente del Comune di Falconara tanto per il Prg che per il piano Montedison, l'idea è infatti quella di conservare solo il 20-25% dei manufatti della vecchia industria chimica, ricostruendo nell'area a monte le cubature, dei fabbricati da demolire, per dar vita ad un nuovo insediamento urbano. Il calcolo è presto fatto: gli edifici della vecchia area produttiva si sviluppano per 300mila metri cubi, di cui solo 60-70mila resterebbero al loro posto; i restanti 230mila ed oltre verrebbero ricostruiti al di là della statale, dove il Prg prevede già un'edificazione di 70mila metri cubi. «In pratica -deduce Sergio Badialetti, capogruppo dei Verdi - nascerà un nuovo paese da 4mila abitanti, mentre gli indirizzi del Prg parlano solo di un'edificazione di completamento all'esistente. La zona in cui è prevista la nuova urbanizzazione rappresenta una delle poche aree ancora agricole di Falconara». «Quello del Comune di Falconara è un gioco strano - aggiunge Massimo Binci, presidente dei Verdi falconaresi ed assessore provinciale ai tempi dell'approvazione del Prg -. La Provincia aveva accettato i 70mila metri cubi di urbanizzazione previsti dal piano regolatore come compensazione ai costi che il proprietario della Montedison avrebbe dovuto sostenere per la bonifica. Ora, demolendo gran parte dei fabbricati, tali costi si dimezzano, mentre le cubature del nuovo quartiere triplicano. Una bella speculazione!». Diplomatico il presidente dei Verdi Marche Luciano Montesi: «Recuperare siti industriali dismessi è un diritto sacrosanto ed è normale che gli enti locali, non potendo affrontare alti costi di conversione, si accordino coi privati. L'importante è non privilegiare l'interesse speculativo a scapito di quello pubblico». Non entra nel merito Gerardo Cingolani, sindaco di Montemarciano, che attende di visionare il progetto in virtù del protocollo d'intesa siglato con il collega Giancarlo Carletti e con l'Agricola del Poggio, proprietaria dell'intera area.

Una bonifica da 10 milioni

FALCONARA - E' stimato in 10milioni di euro il costo degli interventi di bonifica del sito industriale della Montedison, somma per la quale è previsto un contributo statale fino al 50 per cento. Un importo notevolmente ridimensionato rispetto alle previsioni iniziali, che parlavano di 50 miliardi di lire. A fine mese il ministero dell'Ambiente convocherà una conferenza di servizi per l'approvazione del Piano cui seguiranno la caratterizzazione e la bonifica vera e propria che, complessivamente, dovrebbero richiedere dai due ai tre anni di tempo.

Messa in sicurezza dei corsi d'acqua

Incarico è stato affidato a Valentini

FALCONARA - Il Comune affida al dottor Corrado Valentini l'incarico di redigere una serie di progetti per la messa in sicurezza dei corsi d'acqua presenti sul territorio, al fine eliminare il rischio idrogeologico ad essi collegato. Il pericolo di esondazione che interessa alcune zone (come l'arca della stazione di Castelferretti e la zona di Rocca Priora) ostacola di fatto l'espansione urbanistica perché comporta vincoli di inedificabilità che impediscono la completa attuazione del Prg. I corsi d'acqua sono per ora oggetto di interventi manutentivi a carico di Regione e Provincia: quest'ultima ha intanto completato la manutenzione ordinaria della foce dell'Esano, ripulendola dalla vegetazione. L'intervento rientra in un progetto che interessa tutta l'asta fluviale, per il quale il settore Tutela ambientale della Provincia ha stanziato 120mila euro.

 
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