MESSAGGERO |
«Sorpreso da quel getto di
acqua bollente»
Dramma per Luciano Marconi,
48 anni. Intanto è pronto il pool per la riconversione della
raffineria. Torna la paura all’Api. Un riflesso istintivo
gli ha permesso di salvare il volto. Ricoverato a Cesena
di PIERFRANCESCO CURZI
FALCONARA - Getto d'acqua
bollente lo travolge, operaio dell'Api ricoverato in
condizioni serie al centro grandi ustionati dell'ospedale "Bufalini"
di Cesena. L'infortunio sul lavoro si è verificato nella
mattinata di ieri, in serata l'azienda ha diffuso un breve
comunicato per segnalare l'episodio che segue soltanto di un
anno un caso analogo avvenuto all'interno della Raffineria
falconarese. Stavolta è toccato a Luciano Marconi, 48 anni,
residente a Falconara. Ancora da chiarire le cause che hanno
prodotto il grosso spruzzo di acqua ad una temperatura
elevatissima, ma la dinamica non ammette dubbi: «Queste cose
non dovrebbero accadere» è riuscito a raccontare al
Messaggero Luciano Marconi dal suo letto di ospedale in
Romagna. «Non era la prima volta che effettuavo quel tipo di
manovra e di controllo e in passato non avevo mai corso
rischi per la mia incolumità. Ieri mattina all'improvviso
quel getto anomalo. No, non sono in grado per ora di
stabilire se vi siano state responsabilità da parte della
Raffineria». Per fortuna un gesto istintivo di Marconi gli
ha evitato conseguenze peggiori. L'acqua bollente che lo ha
travolto, infatti, non lo ha colpito al volto. Una volta
esploso il getto, Marconi ha alzato la testa e l'acqua lo ha
quindi colpito al petto, ad un braccio e sulla parte
superiore delle cosce. I medici del pronto soccorso del
reparto di Torrette, che hanno effettuato le prime cure
prima del trasferimento a Cesena, gli hanno diagnosticato
ustioni di primo e secondo grado sul 40% del corpo. Gli
abiti da lavoro, tra le altre cose, hanno fortunatamente
limitato la pericolosità delle bruciature. L'infortunio sul
lavoro si è verificato tra le 10 e le 10,30 di ieri mattina.
Luciano Marconi si trovava nel settore “Vacuum 3” della
Raffineria. Con lui un suo collega più giovane. Marconi
doveva effettuare dei controlli su un accumulatore di acqua,
in pratica una specie di colonna piuttosto alta dove l'acqua
viene convogliata. Per effettuare la lavorazione Marconi
avrebbe utilizzato una scala in modo da salire fino alla
sommità della colonna e verificare il livello dell'acqua.
L'operaio si trovava con il viso al di sopra
dell'imboccatura dell'accumulatore. Il getto è stato
improvviso, inaspettato, ma soprattutto anomalo, e quindi lo
ha sorpreso. Come ricordato in precedenza l'istinto di
Marconi è stato quello di alzare subito la testa per evitare
che l'acqua lo colpisse in faccia a quel punto le ustioni
avrebbero potuto essere devastanti. Alla fine hanno
interessato il resto del corpo, comunque parzialmente
protetto. Il 48enne ha subito urlato il suo dolore attirando
l'attenzione di un altro operaio che si è subito adoperato
per aiutarlo: «Sì - conferma Marconi - vicino a me c'era il
mio collega che mi ha aiutato evitando che potessi cadere
dalla scala. Sono stati minuti infernali, forse ho
parzialmente perso conoscenza visto che fino al momento in
cui sono arrivato all'ospedale non riuscivo a capire cosa mi
fosse accaduto». Le cure in pronto soccorso hanno permesso
di alleviare il dolore in modo che l'operaio falconarese
potesse affrontare il trasferimento a Cesena in buone
condizioni. La fitta nebbia, in effetti, non ha consentito
di far alzare in volo l'eliambulanza, per cui Marconi è
stato trasferito al "Bufalini" a bordo di un'ambulanza: «le
bruciature sono serie - racconta Marconi - ma poteva senza
dubbio andare peggio. I medici mi hanno subito visitato e
penso che dovrò rimanere quassù diversi giorni».
Incidenti, un anno
difficile
FALCONARA - Il 15 ottobre
2003 Fernando Altana, 47 anni, dipendente di una ditta
appaltatrice esterna, rimane ferito riportando ustioni di 1°
e 2° grado su schiena, glutei e cosce. L’incidente avviene
nell’impianto di cogenerazione, dove l’operaio è investito
da vapore bollente. Altana riceve poi un risarcimento per le
bruciature. Il 28 gennaio 2004 un operaio di una ditta
esterna durante lavori di manutenzione respira anidride
solforosa stramazzando al suolo da un’alta scala. L’uomo
rimane seriamente ferito, l’incidente viene considerato non
grave. Il 5 marzo un piccolo incidente causa il ferimento
leggero di un addetto esterno. Nell’occasione in un
serbatoio di stoccaggio si sono miscelati semilavorati
provenienti dagli impianti di lavorazione del ciclo benzine
con altri prodotti precedentemente depositati provocando la
fuoriuscita di gas. La mattina dell’8 settembre Sebastiano
Parisse, 49 anni, camionista di Potenza Picena, muore
travolto da una colata di bitume rovente. Gravemente ferito
Nicola Cilli, camionista abruzzese di 36 anni. In totale
quattro i feriti. Il 14 ottobre un incendio si sprigiona
nell’impianto Vacuum 1, dove si raffina la benzina, e scatta
il piano di emergenza. Nessuno, fortunatamente, rimane
ferito ma la magistratura mette sotto sequestro l’impianto
aprendo un’inchiesta.
Le basi per il progetto di
riconversione
di LETIZIA LARICI
FALCONARA Le basi per il
progetto di riconversione degli impianti Api sono state
definitivamente gettate con la formazione del pool di
esperti. Otto “saggi” chiamati da Regione, Provincia e
Comune di Falconara a studiare scenari alternativi per il
sito. Il verdetto è arrivato ieri al termine del summit tra
il presidente della Regione Vito D'Ambrosio e l'assessore
all'Ambiente Marco Amagliani con il presidente della
Provincia Enzo Giancarli e il sindaco di Falconara Giancarlo
Carletti. La scelta è caduta sui tre esperti designati dalla
Provincia: Patrizio Bianchi , rettore dell'Università di
Ferrara, Giovanni Marsili , primo ricercatore del
Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria
dell'Istituto Superiore della Sanità, e Stefano Pareglio ,
docente di economia ambientale all'Università Cattolica del
Sacrocuore. Ed ancora l'ex ministro all'Ambiente Edo Ronchi
proposto dal Comune di Falconara, a cui si aggiungono
quattro “saggi” indicati dall'assessorato di Amagliani, i
cui nominativi sono stati resi noti solo ieri.
Professionisti di spessore. Nel gruppo l'ingegner Giovanni
Silvestrini , già consulente della Regione nella stesura del
piano energetico, l'economista Vinicio Bottachiari ,
direttore generale di Sviluppumbria (società per lo sviluppo
economico della regione Umbria), Walter Ganapini , ex
direttore dell'Anpa (agenzia nazionale per la protezione
dell'ambiente) e Fabio Polonara docente del Dipartimento
Energetico dell'Università Politecnica delle Marche.
«L'Università di Ancona - puntualizza Amagliani -
rappresenterà il punto di raccordo del pool». Soddisfatto il
presidente Giancarli: «Ora si parte - commenta - Presto ci
incontreremo con il gruppo per definire tutti i dettagli.
Poi partirà lo studio che dovrà tener conto, come indicato
nell'intesa, degli aspetti economico-sociali ed
occupazionali, oltre che del fabbisogno energetico delle
Marche, delle esigenze di sicurezza, di sviluppo
ecosostenibile dell'intero territorio, della fascia costiera
e del mare». I tempi saranno lunghi: 15-20 anni come
annunciato dall'assessore Amagliani venerdì scorso durante
un convegno di Rifondazione comunista sul tema raffineria.
Convegno che ha segnato la definitiva apertura delle
istituzioni a sindacati e tecnici dello stabilimento, mai
contattati nonostante redigano periodicamente rapporti sul
funzionamento degli impianti. «La partecipazione - spiega
Giancarli - dovrà essere massima. Si prevede quindi una sua
estensione non solo alle rappresentanze sindacali, ma anche
a tutte le associazioni presenti sul territorio». |
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CORRIERE ADRIATICO |
Investito dall’acqua bollente
all’Api
L’operaio è stato trasportato
al centro specializzato di Cesena. Mugugni in raffineria per
la ripresa di immagini nei reparti messi sotto sequestro E’
rimasto ustionato alle braccia durante la fase di apertura
degli impianti. Al via il gruppo di lavoro per la
riconversione
di E.C.
C’è un altro ustionato
all’Api. Un operaio ieri mattina è stato investito da un
getto d’acqua bollente nella fase di avvio degli impianti.
E’ stato trasportato all’ospedale e messo sotto
osservazione. Ha riportato ustioni di primo e secondo grado
sul 25% del corpo, con bruciature più evidenti alle braccia.
Ma le sue condizioni, afferma un comunicato dell’azienda,
non sono gravi. Dopo le prime cure a Torrette, “si è reso
consigliabile il trasferimento all’ospedale di Cesena per
terapie dermatologiche specialistiche”. E’ un operatore del
reparto di bassa pressione degli impianti di distillazione.
Non si sa ancora bene cosa possa aver provocato questo nuovo
incidente, che continua a tenere desta l’attenzione sulla
sicurezza interna alla raffineria. Ieri in un incontro tra
Comune di Falconara (Carletti) Provincia (Giancarli e
assessore Casagrande) e Regione (D’Ambrosio e Amagliani) ha
di fatto preso il via il gruppo di esperti che devono
scorgere gli scenari di una possibile riconversione della
raffineria, tenendo conto del delicato scenario
economico-sociale. Anche la Regione ha nominato suoi docenti
e specialisti: Gianni Silvestrini, Vinicio Bottachiari,
Valter Canapini. E punta a riutilizzare una struttura
struttura tecnica che potrebbe fornire altre
professionalità. Intanto proseguono le inchieste sugli
ultimi incidenti in raffineria. Quella per l’episodio
minore, l’incendio della fine di settembre, sembra ormai a
buon punto. Più complicata l’altra, che cerca responsabilità
sullo scoppio che l’8 settembre ha tolto la vita a un
autotrasportatore. Si attendono gli esiti della relazione
tecnica del professor Lancia, perito nominato dai pm
Tedeschini e Bilotta. Al docente della facoltà di Ingegneria
di Napoli sono stati dati due mesi di tempo per recuperare
tra i serbatoi deformati e anneriti le tracce
dell’esplosione, studiarle in laboratorio, procedere con
prove tecniche e test sugli impianti, tirare le fila e
spiegare come può saltare in aria un serbatoio con 592 metri
cubi di bitume, chi ha commesso errori, se ci sono state
condotte contrarie alle normative sulla sicurezza. L’Api ha
parlato di due scenari possibili emersi dalla relazione
tecnica della commissione interna d’indagine: l’introduzione
di composti leggeri infiammabili o di acqua nel serbatoio TK
145 dal circuito di scarico dei sovraccarichi. Ora non resta
che attendere l’esito del lavoro del perito anche per
conoscere la sorte dei ventisette indagati. E’ legata a
doppio nodo con le inchieste giudiziarie la registrazione di
immagini con le telecamere all’interno della raffineria. Gli
obiettivi sono fissati in particolare sui reparti messi
sotto sequestro dopo gli incidenti, con l’autorizzazione
concessa all’azienda di utilizzarli. L’occhio indiscreto non
piace ai sindacati, che avrebbero voluto essere contattati,
e concordare l’iniziativa. Ma nessuno è andato a proporgli
un accordo come previsto dai normali rapporti istituzionali.
Incidenti a raffica
Il settembre nero
Tornano i fantasmi della
paura all’Api, già segnata nel recente passato da due
incidenti. Settembre 2004 non è un mese da ricordare per la
raffineria. Ai primi del mese - precisamente l’8 - la morte
è tornata a fare capolino tra le cisterne. A perdere la vita
è stato un autotrasportatore travolto dal bitume
incandescente. Lo scoppio ha riacceso la miccia delle
polemiche. E a fine mese un incendio, stavolta per fortuna
senza vittime né feriti, ha soffiato sul fuoco delle
preoccupazioni e delle tensioni. Ieri un altra pagina
negativa, con l’infortunio di un operaio che è stato
investito da un getto d’acqua bollente. E continuano i botta
e risposta sui rischi e come debellarli.
Il traffico che distrugge
Castelferretti, nuova
ristrutturazione di piazza della Libertà
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Interamente
rifatta tra il 1998 ed il 1999 piazza della Libertà a
Castelferretti sta per essere nuovamente ristrutturata per
una cifra che si dovrebbe aggirare sui 650 mila euro.
Completamente trasformato ed in parte pedonalizzato, il
vasto slargo di fronte al castello dei conti Ferretti a
quanto pare non ha resistito all’usura ed al passaggio,
seppur modesto di auto, motorini, e furgoni per il
carico-scarico delle merci. “Il fatto è – osserva il capo
gruppo dei Verdi Sergio Badialetti, autore di una lunga
serie di interrogazioni sull’argomento – che il progetto
iniziale si basava sull’ipotesi di una totale chiusura al
traffico di piazza della Libertà e dell’adiacente piazza
Albertelli, a patto però di trovare strade alternative per
bypassare il centro storico del paese”. Un proposito
sostenuto da alcuni, ma pesantemente contestato da altri
(per esempio i commercianti della zona) che comunque non si
è mai concretizzato, così dalla fine degli anni ’90 ad oggi
sui mattoncini in cotto di piazza della Libertà il transito
è proseguito con conseguenze disastrose per un materiale non
proprio resistente. “La piazza ha una parte molto rovinata –
prosegue Badialetti – con mattoncini rotti e sconnessi e su
questi diverse persone sono cadute”. Ma non basta, la
ristrutturazione i cui lavori sono stati effettuati durante
il primo mandato della giunta Carletti (ma il progetto,
costo complessivo circa 200 mila euro, era partito con il
sindaco Oreficini che aveva affidato l’opera all’architetto
Bruscantini alla quale poi erano subentrati gli stessi
tecnici del Comune) ha mostrato subito alcune lacune sul
piano tecnico come in questi anni ha più volte fatto notare
il consigliere diessino Alessandro Giacchetta. “Oltre alla
pavimentazione – dice – c’è anche il problema delle fogne
che adesso in parte è stato sanato. In pratica sono state
fatte al contrario, cioè non come prima verso via Giordano
Bruno, ma dall’altro lato sul quale però non c’era pendenza,
così le acque reflue, in caso di forti piogge, tornavano
indietro, rimanendo tutte a ridosso delle abitazioni”.
Adesso per la piazza si parla di un rifacimento complessivo
inserito nel progetto di recupero del centro storico di
Castelferretti affidato agli architetti Danilo Guerri e
Marco Turchi che però sono ancora alla fase iniziale dello
studio. “E’ presto per parlarne – afferma Turchi che è anche
autore del recentissimo ed accurato rilievo dell’antico
castello dei conti Ferretti – stiamo elaborando una serie di
ipotesi e da lì si partirà per eventuali varianti al Prg ’99
anche perché pensare alla piazza centrale vuol dire rivedere
un po’ tutto il paese, la sua viabilità, i suoi servizi, i
collegamenti con Falconara”.
“Parco Kennedy, è urgente la
riqualificazione”
FALCONARA – Il verde e la
fame di luoghi di passeggio e di incontro che c’è in città
sbarcano in consiglio comunale. Se infatti è lungo l’elenco
delle interrogazioni inserite nell’ordine del giorno del
consiglio comunale di oggi pomeriggio, fra queste quella di
Matteo Astolfi e Lucio Virgulti, consiglieri comunali di
Alleanza Nazionale che chiedono al Sindaco Carletti ed alla
sua giunta se ci sono in programma interventi per la
riqualificazione del Parco Kennedy, “visto che la zona è
diventata ormai luogo abituale per lo spaccio e il consumo
di droga e che gli addetti alle pulizie del parco raccolgono
quasi quotidianamente siringhe e rifiuti lasciati dai
tossicodipendenti”. “Questa situazione – proseguono i due
rappresentanti di Alleanza nazionale – impedisce al Parco
Kennedy di poter diventare luogo di incontro della
cittadinanza e punto di socialità della città ed è, invece,
fonte di pericolo per i bambini e i ragazzi che lo
frequentano di giorno e diventa poi punto di snodo per i
traffici illeciti di notte. A questo punto ci vorrebbero,
inoltre, in sinergia con le forze di polizia, maggiori
controlli ed una vasta opera di prevenzione”. In città è
forte il bisogno di un’area verde, un polmone dove respirare
aria pulita e poter portare a spasso i bambini.
Adriatico un mare a
rischio
“Prevenzione e controllo
delle operazioni di inquina mento nel Mediterraneo” è il
tema della conferenza internazionale in programma, partire
da oggi e fino a venerdì, alla Fiera della Pesca. Una
sessione di lavoro, organizzata dal Rempec, un’agenzia delle
Nazioni Unite che si occupa di inquinamento marino non
accidentale dovuto a scarichi illegali, quanto mai
importante per tutto l’Adriatico. Ad aprire i lavori della
Conferenza sarà il Presidente della Giunta regionale Vito
D'Ambrosio, secondo il quale due sono gli obiettivi
prioritari dell'iniziativa: "Ribadire l'interesse delle
Regione Marche e della città di Ancona verso l'Adriatico, un
mare a forte rischio di inquinamento; istituire in Ancona un
Segretariato Permanente del Mare Adriatico e dello Jonio che
funga da punto di riferimento e di coordinamento delle
molteplici iniziative di tutela e di sviluppo dell'ambiente
marino." Il programma prevede, tra gli altri, l'intervento
dell'ammiraglio Roberto Patruno, direttore del Rempec, il
quale relazionerà sul tema dell'inquinamento non accidentale
prodotto dalle navi del Mediterraneo. Seguiranno interventi
di funzionari e di autorevoli esperti provenienti da 21
paesi del l'Unione Europea e dell'area mediterranea. Per le
Marche interverrà l'assessore all'ambiente Marco Amagliani,
che illustrerà le iniziative nelle Regioni periferiche, con
particolare riferimento al progetto Coste italiane protette
(Cip). |
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RESTO DEL CARLINO |
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