Tolti i sigilli agli impianti
sequestrati I
sindacati: qualcuno deve dimettersi
di LETIZIA LARICI
FALCONARA L’Api torna nelle
condizioni precedenti all'incendio del 14 ottobre (al quale
hanno fatto seguito tre avvisi di garanzia). Il Vacuum 1
infatti potrà riprendere a funzionare ma senza possibilità
per i tecnici della raffineria di effettuare interventi
straordinari. In pratica l'impianto resta sotto sequestro,
ma con diritto d'uso (provvedimento disposto in seguito al
rogo dell'8 settembre). Lo ha deciso ieri la procura, che ha
così accolto in parte le istanze dell'azienda. Concesso
anche il dissequestro del Vis Breaking, mentre quello del
parco bitumi è stato negato. Il ripristino del Vacuum 1 e
del Vis Breaking dovrà essere preceduto da operazioni
preliminari effettuate sotto l'approvazione e il controllo
dei Vigili del fuoco. In ogni caso entro una settimana il
ciclo produttivo potrà tornare a regime e il funzionamento
della centrale Igcc non subirà ripercussioni. Comunque da
lunedì una quindicina di impiegati andrà in ferie.
Provvedimento che si inserisce nell'ambito di un piano di
smaltimento dei riposi arretrati. Non più ferie forzate,
dunque, visto che l'allarme occupazionale è venuto meno. Ma
i sindacati continuano ad affilare le unghie. Ieri in
un'assemblea dei lavoratori si è parlato di «necessità di
rivalutare le posizioni di alcuni dirigenti che negli ultimi
tempi hanno adottato scelte strategiche sbagliate a
discapito della sicurezza». Richiesta di dimissioni? In
pratica sì, anche se i rappresentanti delle organizzazioni
utilizzano frasi più soft. «Le responsabilità degli ultimi
incidenti - osserva Andrea Fiordelmondo della Uil - vanno
ricercate ai vertici. Evidentemente alcuni settori sono
stati trascurati. Vanno rivisti strategie e ruoli». «Siamo
preoccupati per la sicurezza - incalza Daniele Paolinelli
della Cisl - L'azienda deve compiere un salto di qualità.
Che significa individuare le responsabilità all'interno del
gruppo dirigente».
Api, la Procura bacchetta
la Regione
Sollecitato l’intervento
dell’Ente. Un richiamo anche al Ministero
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA La prebonifica
della raffineria Api da un lato incappata nell'inchiesta
giudiziaria, dall'altro stoppata dal "muro di gomma" del
ministero dell'Ambiente che si è "dimenticato" di riattivare
l'iter delle conferenze di servizio per il risanamento. Ma
la procura della Repubblica, che ha cestinato perchè
"inadeguati" gli studi finalizzati all'eco-recupero, lancia
l'sos ai piani alti delle istituzioni: la magistratura farà
la sua parte per decidere o meno un processo sul trucco al
ribasso nel rilevamento dei "dati di campo" sulla
contaminazione da idrocarburi del sito, ma Ministero e
Regione devono muoversi presto nel fare la loro. Lo pensano
il procuratore capo Luzi e il sostituto Sottostanti, che
hanno chiesto il rinvio a giudizio di funzionari Api e della
ditta milanese di bonifiche Remedia spa, accusandoli di
concorso in falso e violazione del decreto Ronchi. E - in
attesa che l'udienza preliminare decida se processare il
direttore Franco Bellucci e il responsabile dei sistemi
ambientali Gianluca Falaschi (per la raffineria) e il
presidente Federico Sardi, il tecnico Manuel Tomassoni
(responsabile gestione decontaminazione all'interno dello
stabilimento) e il geologo Adriano Baldini (per l'impresa
milanese) si apprestano a sollecitare il Governo e la
Regione a fare di tutto per non aspettare i tempi della
procedura penale per esercitare le loro competenze di
salvaguardia ambientale. E se il Ministero tace (il 15
febbraio ha annullato l'appuntamento della conferenza
servizi indispensabile per sbloccare l'iter di bonifica)
l'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani precisa:
«La bonifica non è di mia competenza ma del Ministero. La
Regione l'ha due volte sollecitato senza succeso (l'ultima
poco tempo fa, ndr.), dopo averlo messo al corrente del
mancato rispetto da parte Api delle prescrizioni da noi
accertato con continui controlli, a riconvocare la
conferenza. Di più l'assessore non può fare». Amagliani e il
Ministero (come il Comune di Falconara parti lese
nell'inchiesta) hanno ricevuto dal procuratore l’atto di
chiusura indagini. «Da consulenze tecniche è emerso che
l'attività estrattiva del prodotto inquinante e della messa
in sicurezza del sito è avvenuta in maniera del tutto
inadeguata, sotto il profilo quantitativo, rispetto ai
rilievi reali dello spessore del prodotto evidenziati con i
dati di campo (quelli raccolti da Remedia su incarico Api,
ndr.) e quindi in modo difforme dalle prescrizioni imposte».
Mani completamente legale quelle della Regione? E
un'eventuale revisione dell'atto di rinnovo della
concessione Api fino al 2020? «Noi e l'Arpam abbiamo fatto,
facciamo e faremo la nostra parte. E pur esprimendo un
giudizio negativo sull'atteggiamento del Ministero,
continuiamo con la procura a collaborare e controllare,
anche alla luce degli ultimi incidenti, l'operato dell'Api e
il rispetto di tutte le prescrizioni così come ridefinite.
Completata questa fase di verifica, in caso di violazioni si
potrebbe arrivare alle sanzioni. Fino alle estreme
conseguenze».
Parco del Cormorano,
Falconara compra nuovi terreni
di Marco Catalani
FALCONARA Sarà allargato il
Parco del Cormorano. L'area verde che Falconara ha scelto
come contenitore di eventi, già ampiamente collaudato con i
concerti di cantanti del calibro di Francesco De Gregori,
Piero Pelù o spettacoli comici come quelli di Sabina
Guzzanti e Paolo Hendel, sarà ampliata con l'acquisto di
quasi 46.000 mq di terreni che collegheranno il parco, anche
grazie alla già presente pista ciclabile, con l'altra area
formata dal parco fluviale del Fiume Esino dove è già in
atto un progetto di recupero dell'ex-mulino Santinelli che
ospiterà un'attività di ristoro e una sala conferenze. Il
progetto, legato anche alla richiesta inviata in agosto dal
sindaco Giancarlo Carletti al presidente della Provincia
Enzo Giancarli, di vietare la caccia nell'intera zona
compresi i laghetti del Fossatello, è predisposto dal
settore Urbanistica e tende a creare un parco di grandi
dimensioni con funzioni di carattere turistico, culturale,
didattico e naturalistico. |
Api, tolti i sigilli agli
impianti
I lavoratori chiedono di
cambiare passo sulla manutenzione Il nodo della bonifica
dopo le conclusioni dell’inchiesta della procura sulla
Remedia Il parziale dissequestro rimette in moto la
raffineria
di L.S. e M.M.
La raffineria si rimette in
moto. Ieri i pm Bilotta e Tedeschini hanno concesso all’Api
il parziale dissequestro degli impianti messi sotto chiave
dopo gli incidenti dell’8 settembre e di nove giorni fa.
Possono ripartire le lavorazioni, a patto però che le
manutenzioni preliminari avvengano sotto la supervisione dei
vigili del fuoco. Il dissequestro riguarda le linee di
raffinazione “Vis breaking”, stoppata dopo il primo
incidente, e “Vacuum I”, interessata dall’incendio del 14
ottobre, oltre alle cisterne dell’area bitumi non
danneggiate dagli incidenti. Resta ovviamente il blocco
dell’epicentro dell’esplosione dell’8 settembre, che causò
la morte dell’autista Sebastiano Parisse. Le decisioni della
Procura, comunque, non dovrebbero mutare le decisioni
annunciate sul fronte occupazionale dall’azienda, che già
negli ultimi giorni aveva frenato sul ricorso alle ferie
forzate. Partirà già lunedì un piano soft di smaltimento
delle ferie arretrate per una decina di addetti, perché il
rallentamento della produzione e del progressivo blocco
degli impianti degli ultimi dieci giorni lasciano strascichi
che devono essere assorbiti. Ad esempio il “Vis breaking”
sarà riattivato progressivamente entro la prossima
settimana, mentre per il “Vacuum I” servirà qualche giorno
in più. Nel frattempo la turbina della centrale di
cogenerazione Igcc continuerà a essere alimentata con
combustibile di riserva stoccato nei giorni scorsi.
Dissequestro, incidenti e problemi occupazionali sono stati
gli argomenti affrontati durante l’assemblea dei lavoratori
che si è svolta ieri pomeriggio alla raffineria Api.
“L’incontro è stato molto positivo – spiega Daniele
Paolinelli della Femca Cisl – abbiamo potuto informare i
dipendenti sulla situazione attuale e sulle prospettive
future”. Sindacato e lavoratori inoltre hanno riaffermato la
volontà di chiedere con forza all’azienda di “cambiare
passo”, cioè di definire una nuova posizione rispetto alla
sicurezza ed alla manutenzione degli impianti perché, come
afferma Paolinelli, “due incidenti in due mesi sono davvero
troppi”. I sindacati, evitata la soluzione delle “ferie
forzate”, cominceranno ad avviare una serie di tavoli
istituzionali con Regione, Provincia e Comune. La questione
della bonifica, ad esempio resta un passaggio cruciale e
spinoso, specie con il clima di diffidenza alimentato dalle
conclusioni dell’inchiesta sul lavoro condotto dalla Remedia
per conto dell’Api. Un bluff, secondo la procura, che ha
chiesto il rinvio a giudizio di cinque tra dirigenti della
raffineria ed esponenti della società incaricata di
monitorare l’inquinamento del sito e avviare la bonifica.
C’è da capire chi dovrà occuparsi ora di questa operazione
prevista dal protocollo firmato da azienda e Regione nel
rinnovo della concessione. La procura potrebbe avviare
presto altri contatti con il ministero dell’Ambiente per
fare presente questa necessità. La scorsa settimana il
procuratore capo Vincenzo Luzi e il sostituto Valeria
Sottosanti avevano già informato Comune, Provincia, Regione
e ministero dell’Ambiente, parti offese del processo,
esprimendo un duro giudizio sulla bonifica. “Da consulenze
tecniche espletate - scriveva la procura - è emerso che
l’attività estrattiva del prodotto inquinante e dunque della
messa in sicurezza del sito è avvenuta in maniera del tutto
inadeguata” |