RASSEGNA STAMPA 23.10.2004

 

MESSAGGERO
Tolti i sigilli agli impianti sequestrati

I sindacati: qualcuno deve dimettersi

di LETIZIA LARICI

FALCONARA L’Api torna nelle condizioni precedenti all'incendio del 14 ottobre (al quale hanno fatto seguito tre avvisi di garanzia). Il Vacuum 1 infatti potrà riprendere a funzionare ma senza possibilità per i tecnici della raffineria di effettuare interventi straordinari. In pratica l'impianto resta sotto sequestro, ma con diritto d'uso (provvedimento disposto in seguito al rogo dell'8 settembre). Lo ha deciso ieri la procura, che ha così accolto in parte le istanze dell'azienda. Concesso anche il dissequestro del Vis Breaking, mentre quello del parco bitumi è stato negato. Il ripristino del Vacuum 1 e del Vis Breaking dovrà essere preceduto da operazioni preliminari effettuate sotto l'approvazione e il controllo dei Vigili del fuoco. In ogni caso entro una settimana il ciclo produttivo potrà tornare a regime e il funzionamento della centrale Igcc non subirà ripercussioni. Comunque da lunedì una quindicina di impiegati andrà in ferie. Provvedimento che si inserisce nell'ambito di un piano di smaltimento dei riposi arretrati. Non più ferie forzate, dunque, visto che l'allarme occupazionale è venuto meno. Ma i sindacati continuano ad affilare le unghie. Ieri in un'assemblea dei lavoratori si è parlato di «necessità di rivalutare le posizioni di alcuni dirigenti che negli ultimi tempi hanno adottato scelte strategiche sbagliate a discapito della sicurezza». Richiesta di dimissioni? In pratica sì, anche se i rappresentanti delle organizzazioni utilizzano frasi più soft. «Le responsabilità degli ultimi incidenti - osserva Andrea Fiordelmondo della Uil - vanno ricercate ai vertici. Evidentemente alcuni settori sono stati trascurati. Vanno rivisti strategie e ruoli». «Siamo preoccupati per la sicurezza - incalza Daniele Paolinelli della Cisl - L'azienda deve compiere un salto di qualità. Che significa individuare le responsabilità all'interno del gruppo dirigente».

Api, la Procura bacchetta la Regione

Sollecitato l’intervento dell’Ente. Un richiamo anche al Ministero

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA La prebonifica della raffineria Api da un lato incappata nell'inchiesta giudiziaria, dall'altro stoppata dal "muro di gomma" del ministero dell'Ambiente che si è "dimenticato" di riattivare l'iter delle conferenze di servizio per il risanamento. Ma la procura della Repubblica, che ha cestinato perchè "inadeguati" gli studi finalizzati all'eco-recupero, lancia l'sos ai piani alti delle istituzioni: la magistratura farà la sua parte per decidere o meno un processo sul trucco al ribasso nel rilevamento dei "dati di campo" sulla contaminazione da idrocarburi del sito, ma Ministero e Regione devono muoversi presto nel fare la loro. Lo pensano il procuratore capo Luzi e il sostituto Sottostanti, che hanno chiesto il rinvio a giudizio di funzionari Api e della ditta milanese di bonifiche Remedia spa, accusandoli di concorso in falso e violazione del decreto Ronchi. E - in attesa che l'udienza preliminare decida se processare il direttore Franco Bellucci e il responsabile dei sistemi ambientali Gianluca Falaschi (per la raffineria) e il presidente Federico Sardi, il tecnico Manuel Tomassoni (responsabile gestione decontaminazione all'interno dello stabilimento) e il geologo Adriano Baldini (per l'impresa milanese) si apprestano a sollecitare il Governo e la Regione a fare di tutto per non aspettare i tempi della procedura penale per esercitare le loro competenze di salvaguardia ambientale. E se il Ministero tace (il 15 febbraio ha annullato l'appuntamento della conferenza servizi indispensabile per sbloccare l'iter di bonifica) l'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani precisa: «La bonifica non è di mia competenza ma del Ministero. La Regione l'ha due volte sollecitato senza succeso (l'ultima poco tempo fa, ndr.), dopo averlo messo al corrente del mancato rispetto da parte Api delle prescrizioni da noi accertato con continui controlli, a riconvocare la conferenza. Di più l'assessore non può fare». Amagliani e il Ministero (come il Comune di Falconara parti lese nell'inchiesta) hanno ricevuto dal procuratore l’atto di chiusura indagini. «Da consulenze tecniche è emerso che l'attività estrattiva del prodotto inquinante e della messa in sicurezza del sito è avvenuta in maniera del tutto inadeguata, sotto il profilo quantitativo, rispetto ai rilievi reali dello spessore del prodotto evidenziati con i dati di campo (quelli raccolti da Remedia su incarico Api, ndr.) e quindi in modo difforme dalle prescrizioni imposte». Mani completamente legale quelle della Regione? E un'eventuale revisione dell'atto di rinnovo della concessione Api fino al 2020? «Noi e l'Arpam abbiamo fatto, facciamo e faremo la nostra parte. E pur esprimendo un giudizio negativo sull'atteggiamento del Ministero, continuiamo con la procura a collaborare e controllare, anche alla luce degli ultimi incidenti, l'operato dell'Api e il rispetto di tutte le prescrizioni così come ridefinite. Completata questa fase di verifica, in caso di violazioni si potrebbe arrivare alle sanzioni. Fino alle estreme conseguenze».

Parco del Cormorano, Falconara compra nuovi terreni

di Marco Catalani

FALCONARA Sarà allargato il Parco del Cormorano. L'area verde che Falconara ha scelto come contenitore di eventi, già ampiamente collaudato con i concerti di cantanti del calibro di Francesco De Gregori, Piero Pelù o spettacoli comici come quelli di Sabina Guzzanti e Paolo Hendel, sarà ampliata con l'acquisto di quasi 46.000 mq di terreni che collegheranno il parco, anche grazie alla già presente pista ciclabile, con l'altra area formata dal parco fluviale del Fiume Esino dove è già in atto un progetto di recupero dell'ex-mulino Santinelli che ospiterà un'attività di ristoro e una sala conferenze. Il progetto, legato anche alla richiesta inviata in agosto dal sindaco Giancarlo Carletti al presidente della Provincia Enzo Giancarli, di vietare la caccia nell'intera zona compresi i laghetti del Fossatello, è predisposto dal settore Urbanistica e tende a creare un parco di grandi dimensioni con funzioni di carattere turistico, culturale, didattico e naturalistico.

 
CORRIERE ADRIATICO
Api, tolti i sigilli agli impianti

I lavoratori chiedono di cambiare passo sulla manutenzione Il nodo della bonifica dopo le conclusioni dell’inchiesta della procura sulla Remedia Il parziale dissequestro rimette in moto la raffineria

di L.S. e M.M.

La raffineria si rimette in moto. Ieri i pm Bilotta e Tedeschini hanno concesso all’Api il parziale dissequestro degli impianti messi sotto chiave dopo gli incidenti dell’8 settembre e di nove giorni fa. Possono ripartire le lavorazioni, a patto però che le manutenzioni preliminari avvengano sotto la supervisione dei vigili del fuoco. Il dissequestro riguarda le linee di raffinazione “Vis breaking”, stoppata dopo il primo incidente, e “Vacuum I”, interessata dall’incendio del 14 ottobre, oltre alle cisterne dell’area bitumi non danneggiate dagli incidenti. Resta ovviamente il blocco dell’epicentro dell’esplosione dell’8 settembre, che causò la morte dell’autista Sebastiano Parisse. Le decisioni della Procura, comunque, non dovrebbero mutare le decisioni annunciate sul fronte occupazionale dall’azienda, che già negli ultimi giorni aveva frenato sul ricorso alle ferie forzate. Partirà già lunedì un piano soft di smaltimento delle ferie arretrate per una decina di addetti, perché il rallentamento della produzione e del progressivo blocco degli impianti degli ultimi dieci giorni lasciano strascichi che devono essere assorbiti. Ad esempio il “Vis breaking” sarà riattivato progressivamente entro la prossima settimana, mentre per il “Vacuum I” servirà qualche giorno in più. Nel frattempo la turbina della centrale di cogenerazione Igcc continuerà a essere alimentata con combustibile di riserva stoccato nei giorni scorsi. Dissequestro, incidenti e problemi occupazionali sono stati gli argomenti affrontati durante l’assemblea dei lavoratori che si è svolta ieri pomeriggio alla raffineria Api. “L’incontro è stato molto positivo – spiega Daniele Paolinelli della Femca Cisl – abbiamo potuto informare i dipendenti sulla situazione attuale e sulle prospettive future”. Sindacato e lavoratori inoltre hanno riaffermato la volontà di chiedere con forza all’azienda di “cambiare passo”, cioè di definire una nuova posizione rispetto alla sicurezza ed alla manutenzione degli impianti perché, come afferma Paolinelli, “due incidenti in due mesi sono davvero troppi”. I sindacati, evitata la soluzione delle “ferie forzate”, cominceranno ad avviare una serie di tavoli istituzionali con Regione, Provincia e Comune. La questione della bonifica, ad esempio resta un passaggio cruciale e spinoso, specie con il clima di diffidenza alimentato dalle conclusioni dell’inchiesta sul lavoro condotto dalla Remedia per conto dell’Api. Un bluff, secondo la procura, che ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque tra dirigenti della raffineria ed esponenti della società incaricata di monitorare l’inquinamento del sito e avviare la bonifica. C’è da capire chi dovrà occuparsi ora di questa operazione prevista dal protocollo firmato da azienda e Regione nel rinnovo della concessione. La procura potrebbe avviare presto altri contatti con il ministero dell’Ambiente per fare presente questa necessità. La scorsa settimana il procuratore capo Vincenzo Luzi e il sostituto Valeria Sottosanti avevano già informato Comune, Provincia, Regione e ministero dell’Ambiente, parti offese del processo, esprimendo un duro giudizio sulla bonifica. “Da consulenze tecniche espletate - scriveva la procura - è emerso che l’attività estrattiva del prodotto inquinante e dunque della messa in sicurezza del sito è avvenuta in maniera del tutto inadeguata”

 
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