MESSAGGERO |
La raffineria rinuncia alle
“ferie forzate”
La svolta dopo l’incontro
dell’amministratore delegato in procura. «Ci sono
prospettive di dissequestro degli impianti». All’azienda ora
basta un piano di smaltimento dei riposi arretrati dei
dipendenti
FALCONARA Giornata campale
ieri in raffineria, cominciata in mattinata con l'incontro
in procura a Ancona tra l'amministratore delegato Franco
Brunetti e i due pm, Irene Bilotta e Cristina Tedeschini.
Tema in discussione: il dissequestro dell’impianto sigillato
all’indomani del principio di incendio al Vacuum 1.
Dissequestro necessario secondo l’Api per non peggiorare la
situazione dell'intera attività con ricadute sui livelli
occupazionali. Il risultato dell’incontro pare decisamente
positivo. In una nota infatti l'Api fa sapere che «prende
positivamente atto della prospettiva di dissequestro degli
impianti da parte della magistratura. La situazione creatasi
comporta, comunque, la necessità di fermare da domani alcuni
impianti del ciclo di raffineria, a partire da quello di
distillazione primaria (Topping), per la presenza di elevate
scorte di prodotti intermedi». Quasi risolto il problema
della produzione e quasi risolto anche il problema dei
lavoratori e delle ferie forzate per alcuni di loro.
«L'auspicato ritorno alla normalità operativa - si legge
infatti nella stessa nota - permette, al momento, di
rinunciare alle misure di messa in libertà. L'azienda
ritiene, così, di favorire il ripristino di un clima sereno
e costruttivo all'interno della raffineria». Cgil, Cisl e
Uil lo avevano detto sin dal primo momento: «Non possiamo
permetterci una riduzione del personale in reparti in
parziale attività o in fase di spegnimento. Vanno
controllati. E' una questione di sicurezza oltre che di
garanzia contrattuale». E infatti il secondo atto della
giornata è stato un incontro tra dirigenza e compagini
sindacali. Un incontro iniziato in mattinata e aggiornato al
pomeriggio. Proprio nel pomeriggio, finalmente la svolta che
i rappresentanti sindacali attendevano: niente ferie forzate
per gli addenti agli impianti e un programma di ferie
articolato per una quota del personale, legato al discorso
dello smaltimento di ferie arretrate. «Nell'incontro della
mattina - commenta Andrea Fiordelmondo, responsabile della
Uilcem - la dirigenza voleva confermare il suo piano ma nel
constatare che le nostre richieste rimanevano inflessibili
si è presa qualche attimo di riflessione. Nel pomeriggio c'è
stato un incontro positivo dove sono state accolte tutte le
nostre richieste. Siamo soddisfatti per questa condivisione
di intenti e nel vedere che sono stati eseguiti dalla
magistratura i giusti accertamenti in tempi ragionevoli».
Ora l'azienda prevede corsi di refreshment per altri
dipendenti, in attesa di un ritorno alla completa normalità,
atti a migliorare la formazione del personale. «Le nostre
richieste - spiega Fiordelmondo - in questo senso sono
sempre forti per aumentare ulteriormente la sicurezza e dare
maggiore formazione agli addetti». Infine c'è da registrare
un comunicato dei Comitati che propongono sul loro sito la
lettura del “Piano di caratterizzazione che l'Api è
obbligata a redigere in base alla norma che detta le norme
in materia di bonifica dei siti inquinati”. Il documento è
del 10 luglio 2001". In particolare i Comitati si soffermano
sul capitolo riguardante gli sversamenti di prodotto. «Va
sottolineato - scrivono - che su 49 spandimenti indicati in
11 anni, 54 considerando anche gli ultimi 2 anni, ben 22 non
hanno quantificazione del prodotto interessato, uno viene
quantificato con un "modesto", un altro con un "pochi
litri", due con i mq di area interessata, uno con la
diminuzione del livello del serbatoio ma non se ne indicano
i mc. Viene da chiedersi come non è possibile quantificare
quando gli sversamenti interessano in primo luogo serbatoi o
autocisterne dove dovrebbero esserci livelli di misura o
contatori»
Inquinamento da polveri
Targhe alterne e meno camion
di CLAUDIA GRANDI
LIMITAZIONE del traffico
veicolare e provvedimenti restrittivi della circolazione dei
camion nelle aree urbane: questi gli strumenti per
combattere il famigerato Pm10, nemico dell'aria ma
soprattutto della salute dei cittadini. Strumenti che, hanno
deciso ieri l'assessore regionale all'Ambiente Marco
Amagliani, la collega in Provincia Patrizia Casagrande e i
rappresentanti dei Comuni di Ancona, Senigallia,
Montemarciano, Falconara e della Prefettura di Ancona,
saranno messi nero su bianco nell'ambito di un nuovo
protocollo d'intesa tra Regione e Province. Di provvedimenti
anti-polveri sottili si parla da mesi, ma gli ultimi dati
relativi alla concentrazione di Pm10 nell'aria hanno fatto
suonare il campanello d'allarme, spingendo Regione,
Provincia e Comune e stringere i tempi. Ieri, dunque, la
decisione di ricorrere ad un nuovo protocollo di intesa che
intervenga sugli agenti inquinanti prevedendo forme di
limitazione del traffico (leggi targhe alterne e domeniche
ecologiche) e restrizioni della circolazione dei mezzi
pesanti. La Regione invierà al prefetto di Ancona una
dettagliata relazione sulla situazione dell'inquinamento,
affinché si possa intervenire congiuntamente su ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere
provvedimenti tesi ad impedire la circolazione dei mezzi
pesanti sulle strade statali, obbligandoli a trasferirsi
sull'A14 nel tratto anconetano. Per il momento tante buone
intenzioni: ma i fatti? «Purtroppo - spiega scettico
l'assessore alla qualità dell'ambiente di Ancona, Emilio
D'Alessio - mi sembra che nell'aria non ci sia l'intenzione
di partire subito con i provvedimenti in maniera congiunta
su tutto il territorio regionale o provinciale. Per noi,
invece, è necessario iniziare a novembre».
AN: il Comune è nepotista
FALCONARA Falconara comune
nepotista? Il dubbio è venuto ai consiglieri comunali di An
Matteo Astolfi e Lucio Virgulti, che in questi giorni hanno
depositato una interpellanza per chiarire la faccenda.
«Abbiamo una lista di nomi - spiega Astolfi - beneficiari di
contratti di collaborazione che potrebbero avere legami di
parentela con membri appartenenti ai diversi Organi
amministrativi comunali, sia politici che tecnici». La
questione verrà discussa al prossimo Consiglio comunale con
la possibilità che ciò avvenga a porte chiuse. Nel
documento, i consiglieri di An, «visti i numerosi incarichi
stipulati dal Comune nel 2004» chiedono di conoscere «i nomi
e le parentele che legano tutti i beneficiari di contratti
di collaborazione (di ogni tipo) ad amministratori,
dirigenti o tecnici, le motivazioni di tali scelte, e quindi
del perché siano risultati questi i beneficiari a discapito
di altri possibili destinatari e se anche nelle altre
società partecipate dal Comune si sono avute scelte
analoghe, quali sono di preciso e quali sono i motivi di
queste scelte». |
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CORRIERE ADRIATICO |
Disgelo tra l’Api e la
procura
Brunetti incontra i pm,
dissequestro vicinissimo. L’amministratore delegato ha
chiesto di poter riattivare la parte dell’impianto bitumi
non danneggiata dagli incendi
di LORENZO SCONOCCHINI
Mezz’ora di chiarimento,
senza troppe formalità, basta per allargare la schiarita e
far svanire del tutto il timore di ferie forzate, cassa
integrazione e altri intoppi seri per i lavoratori della
raffineria. L’amministratore delegato di Api Falconara
Franco Brunetti è uscito ieri mattina dall’incontro in
procura piuttosto sollevato e s’intuiva già a guardarlo che
il sequestro agli impianti stava per essere tolto. Nulla
ancora di ufficiale, ma potrebbe essere questione di
pochissimi giorni, se non addirittura di ore. Il suo
incontro con i pm titolari delle inchieste sugli incidenti
dell’8 settembre e del 14 ottobre è servito a chiarire la
situazione e a far presente ai magistrati le esigenze
aziendali dopo i sequestri che hanno creato intoppi seri nel
ciclo di raffinazione del greggio e nell’intera attività
dello stabilimento. I problemi che Brunetti ha fatto
presente ai pm, durante l’incontro iniziato alle 9 e 30 del
mattino, riguardano soprattutto l’alimentazione della
turbina della centrale di cogenerazione Igcc e lo stoccaggio
del materiale semilavorato. Già le avvisaglie di un
dissequestro s’erano avute mercoledì pomeriggio, dopo il
sopralluogo compiuto dal consulente della procura Amedeo
Lancia sull’impianto di raffinazione “Vacuum I” interessato
dall’incendio di otto giorni fa. Si capiva che ormai il
perito s’era fatto un idea chiara sulle cause dell’incendio
e che i magistrati avrebbero dato presto via libera al
dissequestro del “Vacuum I” e dei serbatoi di bitume non
interessati direttamente nell’esplosione dell’8 settembre.
Il dissequestro dei serbatoi di bitume consentirebbe agli
addetti della raffineria di prelevare il materiale stoccato,
fermo ormai da un meso e mezzo, evitando che si solidifichi
e diventi inutilizzabile. Ormai il dissequestro parziale
dell’area è solo questione di tempo, e dalla rapidità con
cui saranno tolti i sigilli della procura dipendono anche le
mosse dell’Api in tema di occupazione, il fronte più caldo
degli ultimo giorni. Dopo il “disgelo” con la procura, un
fatto nuovo dopo le frizioni delle scorse settimane, la
tensione sembra sbollita parecchio. Già lunedì l’azienda
aveva annunciato la messa in ferie forzate di 29 dipendenti.
L’Api poi mercoledì aveva già corretto il tiro, riducendo a
quindici il contingente di dipendenti messi in liberta,
finché ieri il progetto di ferie forzate è stato sostituito
con una misura più soft.
Ferie forzate, dietrofront
Soddisfatte le Rsu: “Non
possiamo pagare noi”. L’azienda concorda coi sindacati solo
un parziale smaltimento
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Niente “ferie
forzate” per i dipendenti della raffineria Api, l’azienda
infatti ieri, dopo un lungo vertice con i sindacati ed i
rappresentanti dei lavoratori, ha disposto lo smaltimento di
un periodo di ferie arretrate per una quota del personale in
attesa di un dissequestro che sembra essere imminente.
“Siamo abbastanza soddisfatti del risultato – dice Daniele
Paolinelli della Femca-Cisl - perché tutto avverrà su base
volontaria, dopo un’analisi della situazione di ciascuno ed
in base alla quantità di ferie arretrate che comunque per
legge devono essere utilizzate dal lavoratore entro l’anno”.
La decisione di non attuare il provvedimento annunciato nei
giorni scorsi, optando invece per la libera scelta, ha
evitato la necessità di sottoscrivere un accordo sindacale.
Dieci - quindi - le persone che dovrebbero a rotazione
andare in ferie in attesa del dissequestro degli impianti
del petrolchimico interessati dagli incidenti dell’8
settembre e de 14 ottobre. I due incidenti, secondo quanto
riferisce l’azienda, hanno messo a dura prova il ciclo di
raffinazione del greggio e l’intera attività dello
stabilimento che in pratica si sta bloccando per
l’impossibilità, fra l’altro, di stoccare il materiale
semilavorato. In difficoltà anche la centrale di
cogenerazione Igcc che viene alimentata con i residui
derivati dalla lavorazione di gasolio e bitume. “Le notizie
anche in merito alla probabile decisione della magistrature
di procedere ad un parziale dissequestro – commenta Massimo
Duranti della Rsu aziendale – ci hanno tranquillizzato e
rassicurato anche se ancora attendiamo il risultato
ufficiali delle indagini e del sopralluogo. Comunque se con
una situazione di chiarimenti in corso l’azienda fosse
andata avanti con il discorso delle ferie forzate noi
avremmo deciso per lo stato di agitazione”. Duranti, che
domani riferirà ai colleghi durante un’assemblea dei
lavoratori convocata dalle 15 e 15 alle 16 e 15, sottolinea
“l’assurdità del provvedimento di ferie forzate”. “Non
possiamo essere noi a pagare errori di altri – afferma – che
la dirigenza si assuma le sue responsabilità, e gli onori e
gli oneri del suo ruolo. La nostra proposta è diversa, che
l’azienda utilizzi questo periodo per la formazione e
l’aggiornamento dei lavoratori soprattutto in materia di
sicurezza”. Fra l’altro, osserva Duranti, “anche se fermi
impianti e depositi vanno presidiati per motivi di sicurezza
quindi era del tutto fuori luogo mandare in ferie oltre 35
unità, fra capiturno, quadristi e operatori”. Ieri sera
l’azienda in una nota dice di avere preso “positivamente
atto della prospettiva di dissequestro degli impianti da
parte della magistratura”, ma avvisa che “la situazione
creatasi comporta, comunque, la necessità di fermare da
domani alcuni impianti del ciclo di raffineria, a partire da
quello di distillazione primaria (Topping), per la presenza
di elevate scorte di prodotti intermedi”. “L’auspicato
ritorno alla normalità operativa – prosegue il comunicato
dell’Api – permette, al momento, di rinunciare alle misure
di messa in libertà anticipate nei giorni scorsi alle
rappresentanze sindacali. L’azienda ritiene, così, di
favorire il ripristino di un clima sereno e costruttivo
all’interno della raffineria”.
Dossi artificiali in via
Marconi. La sicurezza innesca polemiche
Spessore consistente,
malcontento degli automobilisti
FALCONARA - Arrivano i nuovi
dossi artificiali in via Marconi e subito fioccano le
perplessità di residenti ed automobilisti sull’intervento
voluto dall’amministrazione comunale per motivi di sicurezza
stradale. E’ proprio di questi giorni l’approvazione del
progetto per la realizzazione dei dossi artificiali nel
tratto compreso tra la mensa Comunale e Via Foscolo.
Collocati in corrispondenza dei vecchi attraversamenti
pedonali, i dossi corredati di relativa segnaletica
verticale sono stati terminati a tempi di record e già
dipinti con l’amalgama rossa. Su uno di essi verrà
installato un impianto semaforico con attraversamento a
chiamata munito di cicalino per i non vedenti al fine di
agevolare anziani, bambini e disabili. Nel tratto di strada
in oggetto la velocità massima consentita è di 30 Km orari.
“Tali soluzioni - spiega una nota dell’amministrazione
comunale - realizzate in ottemperanza a un’ordinanza
sindacale, si sono rese necessarie per tutelare la sicurezza
dei cittadini in un’arteria molto trafficata della città,
nella quale si sono verificati numerosi incidenti
automobilistici”. Le perplessità maturate al primo impatto
con le strutture appena montate, consistono nel
rallentamento degli automobilisti che a questo punto
potrebbe essere troppo vistoso, trattandosi di dossi dallo
spessore molto consistente. E quindi pericolosi. |
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