RASSEGNA STAMPA 22.10.2004

 

MESSAGGERO
La raffineria rinuncia alle “ferie forzate”

La svolta dopo l’incontro dell’amministratore delegato in procura. «Ci sono prospettive di dissequestro degli impianti». All’azienda ora basta un piano di smaltimento dei riposi arretrati dei dipendenti

FALCONARA Giornata campale ieri in raffineria, cominciata in mattinata con l'incontro in procura a Ancona tra l'amministratore delegato Franco Brunetti e i due pm, Irene Bilotta e Cristina Tedeschini. Tema in discussione: il dissequestro dell’impianto sigillato all’indomani del principio di incendio al Vacuum 1. Dissequestro necessario secondo l’Api per non peggiorare la situazione dell'intera attività con ricadute sui livelli occupazionali. Il risultato dell’incontro pare decisamente positivo. In una nota infatti l'Api fa sapere che «prende positivamente atto della prospettiva di dissequestro degli impianti da parte della magistratura. La situazione creatasi comporta, comunque, la necessità di fermare da domani alcuni impianti del ciclo di raffineria, a partire da quello di distillazione primaria (Topping), per la presenza di elevate scorte di prodotti intermedi». Quasi risolto il problema della produzione e quasi risolto anche il problema dei lavoratori e delle ferie forzate per alcuni di loro. «L'auspicato ritorno alla normalità operativa - si legge infatti nella stessa nota - permette, al momento, di rinunciare alle misure di messa in libertà. L'azienda ritiene, così, di favorire il ripristino di un clima sereno e costruttivo all'interno della raffineria». Cgil, Cisl e Uil lo avevano detto sin dal primo momento: «Non possiamo permetterci una riduzione del personale in reparti in parziale attività o in fase di spegnimento. Vanno controllati. E' una questione di sicurezza oltre che di garanzia contrattuale». E infatti il secondo atto della giornata è stato un incontro tra dirigenza e compagini sindacali. Un incontro iniziato in mattinata e aggiornato al pomeriggio. Proprio nel pomeriggio, finalmente la svolta che i rappresentanti sindacali attendevano: niente ferie forzate per gli addenti agli impianti e un programma di ferie articolato per una quota del personale, legato al discorso dello smaltimento di ferie arretrate. «Nell'incontro della mattina - commenta Andrea Fiordelmondo, responsabile della Uilcem - la dirigenza voleva confermare il suo piano ma nel constatare che le nostre richieste rimanevano inflessibili si è presa qualche attimo di riflessione. Nel pomeriggio c'è stato un incontro positivo dove sono state accolte tutte le nostre richieste. Siamo soddisfatti per questa condivisione di intenti e nel vedere che sono stati eseguiti dalla magistratura i giusti accertamenti in tempi ragionevoli». Ora l'azienda prevede corsi di refreshment per altri dipendenti, in attesa di un ritorno alla completa normalità, atti a migliorare la formazione del personale. «Le nostre richieste - spiega Fiordelmondo - in questo senso sono sempre forti per aumentare ulteriormente la sicurezza e dare maggiore formazione agli addetti». Infine c'è da registrare un comunicato dei Comitati che propongono sul loro sito la lettura del “Piano di caratterizzazione che l'Api è obbligata a redigere in base alla norma che detta le norme in materia di bonifica dei siti inquinati”. Il documento è del 10 luglio 2001". In particolare i Comitati si soffermano sul capitolo riguardante gli sversamenti di prodotto. «Va sottolineato - scrivono - che su 49 spandimenti indicati in 11 anni, 54 considerando anche gli ultimi 2 anni, ben 22 non hanno quantificazione del prodotto interessato, uno viene quantificato con un "modesto", un altro con un "pochi litri", due con i mq di area interessata, uno con la diminuzione del livello del serbatoio ma non se ne indicano i mc. Viene da chiedersi come non è possibile quantificare quando gli sversamenti interessano in primo luogo serbatoi o autocisterne dove dovrebbero esserci livelli di misura o contatori»

Inquinamento da polveri

Targhe alterne e meno camion

di CLAUDIA GRANDI

LIMITAZIONE del traffico veicolare e provvedimenti restrittivi della circolazione dei camion nelle aree urbane: questi gli strumenti per combattere il famigerato Pm10, nemico dell'aria ma soprattutto della salute dei cittadini. Strumenti che, hanno deciso ieri l'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani, la collega in Provincia Patrizia Casagrande e i rappresentanti dei Comuni di Ancona, Senigallia, Montemarciano, Falconara e della Prefettura di Ancona, saranno messi nero su bianco nell'ambito di un nuovo protocollo d'intesa tra Regione e Province. Di provvedimenti anti-polveri sottili si parla da mesi, ma gli ultimi dati relativi alla concentrazione di Pm10 nell'aria hanno fatto suonare il campanello d'allarme, spingendo Regione, Provincia e Comune e stringere i tempi. Ieri, dunque, la decisione di ricorrere ad un nuovo protocollo di intesa che intervenga sugli agenti inquinanti prevedendo forme di limitazione del traffico (leggi targhe alterne e domeniche ecologiche) e restrizioni della circolazione dei mezzi pesanti. La Regione invierà al prefetto di Ancona una dettagliata relazione sulla situazione dell'inquinamento, affinché si possa intervenire congiuntamente su ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere provvedimenti tesi ad impedire la circolazione dei mezzi pesanti sulle strade statali, obbligandoli a trasferirsi sull'A14 nel tratto anconetano. Per il momento tante buone intenzioni: ma i fatti? «Purtroppo - spiega scettico l'assessore alla qualità dell'ambiente di Ancona, Emilio D'Alessio - mi sembra che nell'aria non ci sia l'intenzione di partire subito con i provvedimenti in maniera congiunta su tutto il territorio regionale o provinciale. Per noi, invece, è necessario iniziare a novembre».

AN: il Comune è nepotista

FALCONARA Falconara comune nepotista? Il dubbio è venuto ai consiglieri comunali di An Matteo Astolfi e Lucio Virgulti, che in questi giorni hanno depositato una interpellanza per chiarire la faccenda. «Abbiamo una lista di nomi - spiega Astolfi - beneficiari di contratti di collaborazione che potrebbero avere legami di parentela con membri appartenenti ai diversi Organi amministrativi comunali, sia politici che tecnici». La questione verrà discussa al prossimo Consiglio comunale con la possibilità che ciò avvenga a porte chiuse. Nel documento, i consiglieri di An, «visti i numerosi incarichi stipulati dal Comune nel 2004» chiedono di conoscere «i nomi e le parentele che legano tutti i beneficiari di contratti di collaborazione (di ogni tipo) ad amministratori, dirigenti o tecnici, le motivazioni di tali scelte, e quindi del perché siano risultati questi i beneficiari a discapito di altri possibili destinatari e se anche nelle altre società partecipate dal Comune si sono avute scelte analoghe, quali sono di preciso e quali sono i motivi di queste scelte».

 
CORRIERE ADRIATICO
Disgelo tra l’Api e la procura

Brunetti incontra i pm, dissequestro vicinissimo. L’amministratore delegato ha chiesto di poter riattivare la parte dell’impianto bitumi non danneggiata dagli incendi

di LORENZO SCONOCCHINI

Mezz’ora di chiarimento, senza troppe formalità, basta per allargare la schiarita e far svanire del tutto il timore di ferie forzate, cassa integrazione e altri intoppi seri per i lavoratori della raffineria. L’amministratore delegato di Api Falconara Franco Brunetti è uscito ieri mattina dall’incontro in procura piuttosto sollevato e s’intuiva già a guardarlo che il sequestro agli impianti stava per essere tolto. Nulla ancora di ufficiale, ma potrebbe essere questione di pochissimi giorni, se non addirittura di ore. Il suo incontro con i pm titolari delle inchieste sugli incidenti dell’8 settembre e del 14 ottobre è servito a chiarire la situazione e a far presente ai magistrati le esigenze aziendali dopo i sequestri che hanno creato intoppi seri nel ciclo di raffinazione del greggio e nell’intera attività dello stabilimento. I problemi che Brunetti ha fatto presente ai pm, durante l’incontro iniziato alle 9 e 30 del mattino, riguardano soprattutto l’alimentazione della turbina della centrale di cogenerazione Igcc e lo stoccaggio del materiale semilavorato. Già le avvisaglie di un dissequestro s’erano avute mercoledì pomeriggio, dopo il sopralluogo compiuto dal consulente della procura Amedeo Lancia sull’impianto di raffinazione “Vacuum I” interessato dall’incendio di otto giorni fa. Si capiva che ormai il perito s’era fatto un idea chiara sulle cause dell’incendio e che i magistrati avrebbero dato presto via libera al dissequestro del “Vacuum I” e dei serbatoi di bitume non interessati direttamente nell’esplosione dell’8 settembre. Il dissequestro dei serbatoi di bitume consentirebbe agli addetti della raffineria di prelevare il materiale stoccato, fermo ormai da un meso e mezzo, evitando che si solidifichi e diventi inutilizzabile. Ormai il dissequestro parziale dell’area è solo questione di tempo, e dalla rapidità con cui saranno tolti i sigilli della procura dipendono anche le mosse dell’Api in tema di occupazione, il fronte più caldo degli ultimo giorni. Dopo il “disgelo” con la procura, un fatto nuovo dopo le frizioni delle scorse settimane, la tensione sembra sbollita parecchio. Già lunedì l’azienda aveva annunciato la messa in ferie forzate di 29 dipendenti. L’Api poi mercoledì aveva già corretto il tiro, riducendo a quindici il contingente di dipendenti messi in liberta, finché ieri il progetto di ferie forzate è stato sostituito con una misura più soft.

Ferie forzate, dietrofront

Soddisfatte le Rsu: “Non possiamo pagare noi”. L’azienda concorda coi sindacati solo un parziale smaltimento

di MARINA MINELLI

FALCONARA - Niente “ferie forzate” per i dipendenti della raffineria Api, l’azienda infatti ieri, dopo un lungo vertice con i sindacati ed i rappresentanti dei lavoratori, ha disposto lo smaltimento di un periodo di ferie arretrate per una quota del personale in attesa di un dissequestro che sembra essere imminente. “Siamo abbastanza soddisfatti del risultato – dice Daniele Paolinelli della Femca-Cisl - perché tutto avverrà su base volontaria, dopo un’analisi della situazione di ciascuno ed in base alla quantità di ferie arretrate che comunque per legge devono essere utilizzate dal lavoratore entro l’anno”. La decisione di non attuare il provvedimento annunciato nei giorni scorsi, optando invece per la libera scelta, ha evitato la necessità di sottoscrivere un accordo sindacale. Dieci - quindi - le persone che dovrebbero a rotazione andare in ferie in attesa del dissequestro degli impianti del petrolchimico interessati dagli incidenti dell’8 settembre e de 14 ottobre. I due incidenti, secondo quanto riferisce l’azienda, hanno messo a dura prova il ciclo di raffinazione del greggio e l’intera attività dello stabilimento che in pratica si sta bloccando per l’impossibilità, fra l’altro, di stoccare il materiale semilavorato. In difficoltà anche la centrale di cogenerazione Igcc che viene alimentata con i residui derivati dalla lavorazione di gasolio e bitume. “Le notizie anche in merito alla probabile decisione della magistrature di procedere ad un parziale dissequestro – commenta Massimo Duranti della Rsu aziendale – ci hanno tranquillizzato e rassicurato anche se ancora attendiamo il risultato ufficiali delle indagini e del sopralluogo. Comunque se con una situazione di chiarimenti in corso l’azienda fosse andata avanti con il discorso delle ferie forzate noi avremmo deciso per lo stato di agitazione”. Duranti, che domani riferirà ai colleghi durante un’assemblea dei lavoratori convocata dalle 15 e 15 alle 16 e 15, sottolinea “l’assurdità del provvedimento di ferie forzate”. “Non possiamo essere noi a pagare errori di altri – afferma – che la dirigenza si assuma le sue responsabilità, e gli onori e gli oneri del suo ruolo. La nostra proposta è diversa, che l’azienda utilizzi questo periodo per la formazione e l’aggiornamento dei lavoratori soprattutto in materia di sicurezza”. Fra l’altro, osserva Duranti, “anche se fermi impianti e depositi vanno presidiati per motivi di sicurezza quindi era del tutto fuori luogo mandare in ferie oltre 35 unità, fra capiturno, quadristi e operatori”. Ieri sera l’azienda in una nota dice di avere preso “positivamente atto della prospettiva di dissequestro degli impianti da parte della magistratura”, ma avvisa che “la situazione creatasi comporta, comunque, la necessità di fermare da domani alcuni impianti del ciclo di raffineria, a partire da quello di distillazione primaria (Topping), per la presenza di elevate scorte di prodotti intermedi”. “L’auspicato ritorno alla normalità operativa – prosegue il comunicato dell’Api – permette, al momento, di rinunciare alle misure di messa in libertà anticipate nei giorni scorsi alle rappresentanze sindacali. L’azienda ritiene, così, di favorire il ripristino di un clima sereno e costruttivo all’interno della raffineria”.

Dossi artificiali in via Marconi. La sicurezza innesca polemiche

Spessore consistente, malcontento degli automobilisti

FALCONARA - Arrivano i nuovi dossi artificiali in via Marconi e subito fioccano le perplessità di residenti ed automobilisti sull’intervento voluto dall’amministrazione comunale per motivi di sicurezza stradale. E’ proprio di questi giorni l’approvazione del progetto per la realizzazione dei dossi artificiali nel tratto compreso tra la mensa Comunale e Via Foscolo. Collocati in corrispondenza dei vecchi attraversamenti pedonali, i dossi corredati di relativa segnaletica verticale sono stati terminati a tempi di record e già dipinti con l’amalgama rossa. Su uno di essi verrà installato un impianto semaforico con attraversamento a chiamata munito di cicalino per i non vedenti al fine di agevolare anziani, bambini e disabili. Nel tratto di strada in oggetto la velocità massima consentita è di 30 Km orari. “Tali soluzioni - spiega una nota dell’amministrazione comunale - realizzate in ottemperanza a un’ordinanza sindacale, si sono rese necessarie per tutelare la sicurezza dei cittadini in un’arteria molto trafficata della città, nella quale si sono verificati numerosi incidenti automobilistici”. Le perplessità maturate al primo impatto con le strutture appena montate, consistono nel rallentamento degli automobilisti che a questo punto potrebbe essere troppo vistoso, trattandosi di dossi dallo spessore molto consistente. E quindi pericolosi.

 
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