MESSAGGERO |
«Via i sigilli o all’Api sarà
stato di crisi»
I vertici della raffineria:
«Con l’attività paralizzata è una conseguenza inevitabile»
La Uil: «La magistratura faccia presto». Cleri: «La
sicurezza è a livelli d’avanguardia». I comitati tornano
all’attacco
di LETIZIA LARICI
FALCONARA -La raffineria
rischia la paralisi e i vertici Api annunciano ai sindacati
l'intenzione di mettere in libertà una parte dei 450
dipendenti se la magistratura non darà il via libera al
dissequestro degli impianti, disposto dopo gli incendi
dell'8 settembre e di giovedì scorso. Tra le possibili
conseguenze anche la cassaintegrazione, come riferito al
Messaggero dal segretario Uilcem Uil Andrea Firdelmondo dopo
l'incontro con la direzione. Il vicedirettore della
raffineria Vincenzo Cleri non entra nel merito dei
provvedimenti a cui l'azienda potrebbe ricorrere, ma parla
di difficoltà di mantenere inalterato l'attuale staff
lavorativo se i sigilli non verranno tolti. «Non voglio
entrare in polemica con la magistratura, nella quale ripongo
piena fiducia - spiega - ma è ovvio che se non riusciamo a
rientrare nella disponibilità degli impianti si va verso il
blocco della produzione. La giustizia deve fare il suo
corso, noi chiediamo solo il dissequestro degli impianti per
riprendere a lavorare. Altrimenti lo stato di crisi sarà
inevitabile». Stesso appello da parte di Fiordelmondo che
«nel rispetto delle indagini» esorta la magistratura «a
esplorare ogni percorso possibile perché gli accertamenti si
svolgano in tempi brevi, evitando ripercussioni
sull'occupazione». L'impianto di distillazione Vacuum 1
andato a fuoco giovedì era sotto sequestro dalla tragedia
dell'8 settembre, ma con diritto d'uso. Dopo l'ultimo
incidente però la concessione è stata definitivamente
revocata. Provvedimento che si aggiunge al sequestro
(disposto sempre l'8 settembre) della linea di raffinazione
Vis Breaking. Due impianti fondamentali per la produzione,
che alimentano anche la turbina Igcc, l cui funzionamento
sembra stia per venire compromesso. La centrale di
coogenerazione elettrica che fornisce il 30% di energia alla
regione è infatti, per ora, alimentata tramite stoccaggio,
ma nel giro di dieci giorni le scorte potrebbero esaurirsi.
E allora sarebbe blocco totale. «Tra impianti fermi per
manutenzione e quelli sigillati l'attività della raffineria
è praticamente paralizzata - prosegue il vicedirettore.
Paralisi temporanea che potrebbe diventare definitiva se la
magistratura decidesse di non procedere al dissequestro».
«Da alcune indiscrezioni - dice Fiordelmondo - era parso che
la perizia dell'area bitumi fosse in dirittura d'arrivo, ma
l'incidente di giovedì ha rimesso tutto in discussione». Un
principio di incendio sviluppatosi all'interno del Vacuum 1
circoscritto e spento in 25 minuti senza conseguenze sulle
persone. «Circostanza - osserva Cleri - che dimostra
l'avanguardia dei nostri livelli di sicurezza». Quanto ai
tragici episodi degli ultimi anni puntualizza: «Siamo
un'azienda a rischio d'incidente rilevante, in questo
contesto operiamo con misure di prevenzione e dispositivi
che consentono una riduzione del pericolo. Ma un suo
annullamento è pressoché impossibile». Non la pensano così i
comitati cittadini che, nel ricordare una dichiarazione di
D'Acunto, prefetto di Ancona all'epoca del rogo del '99
(«occorre ipotizzare procedure che riducano quasi a zero i
margini di valutazione discrezionale da parte della
raffineria»), parlano di «paura della cittadinanza di fronte
a tutti questi incidenti. Il timore è quello di farsi
fuorviare dalle parole fumose della dirigenza Api, delle
autorità e degli amministratori».
LE INDAGINI
FALCONARA I pm Irene Bilotta
e Cristina Tedeschini hanno nominato un consulente tecnico
per accertare le cause dell' incendio scoppiato giovedì sera
nell' impianto Vacuum I della raffineria Api, che distilla
fondo di greggio per produrre gasolio, oltre a ricavare
combustibile per alimentare la turbina della centrale di
cogenerazione Igcc e la produzione bitumi. La procura ha
aperto un fascicolo per incendio colposo. Per ora le ipotesi
su cui i magistrati stanno lavorando sono un errore di
manovra o un piccolo cedimento strutturale. L' incidente si
è verificato alle 20.35, secondo quanto hanno riferito l'
amministratore delegato del petrolchimico Franco Brunetti e
il vice direttore Vincenzo Cleri, durante le operazioni di
lavaggio dei filtri con gasolio. In pratica, secondo l'
azienda sarebbe stato un cedimento dell' accoppiamento di
flangia (cioè una giuntura che unisce l' impianto di
selezione del greggio alle tubazioni sottostanti) a
provocare l' uscita di gasolio nebulizzato ad alta
temperatura che poi si sarebbe autoinnescato a contatto con
l' aria. |
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CORRIERE ADRIATICO |
Brunetti: “Troppe tensioni”
I comitati replicano:
“Questione di manutenzione e affidabilità”
Il problema l’aveva sollevato
l’amministratore delegato Brunetti già l’altro ieri, dodici
ore dopo l’incendio, guidando i giornalisti in visita alla
raffineria. Badando a non stuzzicare polemiche con la
procura, il dirigente dell’Api aveva fatto notare che “il
blocco degli impianti dovuto ai sequestro crea problemi”,
tanto che l’azienda “ne sta ancora valutando le
conseguenze”. Se è giusta e necessaria “l’attenzione a tutto
ciò che avviene nella raffineria”, faceva notare
l’amministratore delegato, è anche vero che dagli ultimi
episodi sono scaturite invece “molte tensioni all’interno e
all’esterno dello stabilimento, che non aiutano” l’attività
dell’ azienda. “Saranno la tensione esterna e le
strumentalizzazioni - gli replicano i comitati cittadini - o
piuttosto una questione di manutenzione degli impianti e di
affidabilità della dirigenza Api?”. I comitati tengono il
conto delle emergenze nell’impianto petrolchimico. Tre
incidenti da gennaio a oggi (uno con un morto e tre feriti),
cinque sversamenti in mare di prodotti petroliferi tra il
marzo 2003 e lo scorso maggio, un incidente con gravi
ustioni nella nuova centrale a novembre 2001. Sarebbero la
dimostrazione, secondo i comitati, che anche dopo la
tragedia del 25 agosto 1999, quando due operai morirono in
un rogo spaventoso, l’ azienda non saputo garantire “livelli
più adeguati di sicurezza”. I comitati sollevano anche il
problema della mancanza di “una linea telefonica dedicata
per le emergenze che colleghi Raffineria e Comune di
Falconara”, il quale anche giovedì scorso, a detta dei
comitati ma con la smentita dell’azienda, sarebbe stato
avvertito in ritardo. Venerdì in azienda Brunetti aveva
smentito, mostrando i tabulati telefonici di giovedì sera.
“L' allerta al Comune di Falconara? La telefonata all’
Ufficio ambiente è stata fatta alle 21,04 ma non c' è stata
risposta, e quindi alle 21,09 abbiamo chiamato al cellulare
il sindaco Giancarlo Carletti che forse è arrivato in
raffineria prima di me...”.
I pm nominano un perito
Bloccati i due sistemi di
produzione che con i loro residui alimentano l’Igcc Le
scorte bastano solo per due settimane poi scatteranno le
riduzioni di personale Due ipotesi sull’incendio: errore di
manovra o cedimento
Se l’Api e i sindacati
vogliono chiedono accertamenti urgenti per non bloccare
troppo a lungo gli impianti, la procura non tergiversa
bruciando le tappe dell’inchiesta. I pm Irene Bilotta e
Cristina Tedeschini hanno nominato un consulente tecnico per
accertare le cause dell’incendio di giovedì sera
nell’impianto “Vacuum I” della raffineria Api, che distilla
fondo di greggio per produrre gasolio, oltre a ricavare
combustibile per alimentare la turbina della centrale di
cogenerazione Igcc. La procura ha aperto un fascicolo per
incendio colposo. Per ora le ipotesi su cui i magistrati
stanno lavorando sono un errore di manovra o un piccolo
cedimento strutturale. L’incidente si è verificato alle 20 e
35, secondo quanto hanno riferito giovedì l’amministratore
delegato del petrolchimico Franco Brunetti e il vice
direttore Vincenzo Cleri, durante le operazioni di lavaggio
dei filtri con gasolio. In pratica, secondo l’azienda
sarebbe stato un cedimento dell’accoppiamento di flangia
(cioè una giuntura che unisce l’impianto di selezione del
greggio alle tubazioni sottostanti) a provocare l’uscita di
gasolio nebulizzato ad lta temperatura che poi si sarebbe
autoinnescato a contatto con l’aria. La necessità di un
accertamento tecnico ha imposto un nuovo sequestro
dell’impianto “Vacuum I”, che era stato già compreso in un
primo momento nell’area bitumi “sigillata” dalla procura
dopo l’incidente dell’8 settembre. Poi però, su richiesta
dell’azienda, era stato concesso dai pm l’uso dell’impianto
proprio per non bloccare il rifornimento della centrale. |
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