MESSAGGERO |
I pm ipotizzano un ”errore di
manovra”
Le indagini. La procedura è
controllata a distanza. Lungo sopralluogo degli inquirenti
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA Principio di rogo o
“focherello” in pochi metri quadri Api, c'è quanto basta per
ipotizzare l'apertuta di un fascicolo d'inchiesta contro
ignoti per incendio colposo, dopo il sequestro scattato
immediatamente già nella tarda serata dell'altro ieri
nell'area Vacuum I della raffineria. I pm Cristina Tedeshini
e Irene Bilotta, reduci coi pompieri da un sopralluogo ieri
sera, ne sono convinte, preoccupate delle esigenze di tutela
della sicurezza pubblica dei cittadini falconaresi e della
manovalanza. Freschissima l'iscrizione nel registro degli
indagati di 27 persone tra dirigenti e addetti dell'azienda
per il rogo e il botto al tank che l'8 settembre ha seminato
un morto e tre feriti al Parco bitumi. Parco che, a un
centinaio di metri dall'impianto di distillazione di greggio
per produrre gasolio (il Vacuum, appunto, entrambi a 60
metri dalla linea ferroviaria), ne riceve il combustibile
catramoso per esigenze tecnico-produttive assieme alla
centrale di cogenerazione energetica Igcc Turbogas. Solidi i
ricordi di altri incidenti. Da qui l'intenzione dei
sostituti procuratori di studiare a fondo le cause della
vampata di giovedì sera, ipotizzando anche un “errore di
manovra”. Vero che quel principio di incendio (spento in
mezz'ora, ok le procedure di emergenza) è scaturito da un
cedimento o comunque da un'apertura creatasi in modo
imprecisato in un accoppiamento-giuntura che collega uno
scambiatore alla tubazione delle flange dell'impianto, con
perdita di gasolio dalla giuntura autoinnescatosi. Vero che
si tratta, come dice l'Api, di una procedura automatizzata
(al Vacuum c'erano due operai limitatisi a dare l'allarme),
di routine, standardizzata nelle procedure. Procedure
supervisionate a distanza con computer: manualmente. Resta
doverosamente, quindi, uno “scrupolo d'indagine”: ha
funzionato tutto perfettamente nei controlli alla
centralina? In corso verifiche, di tipo tecnico, pure
sull'impianto di distillazione: modesta la quantità di
gasolio fuoriusicita durante un'operazione di pulizia dei
filtri (nebulizzatasi a temperatura alta, ha preso fuoco a
contatto con l'aria); ma com'era lo stato di manutenzione,
in particolare quello della “unione di accoppiamento
flangiato” che ha originato lo sversamento? Ieri i due pm si
sono trattenuti dalle 16 alle 18 al Vacuum: era già stato
posto sotto sequestro, ma con diritto d'uso, dopo l'8
settembre.
«Subito lo studio sulla
riconversione»
Carletti e Giancarli:
coinvolgeremo esperti di grande valore scientifico
di LETIZIA LARICI
e MARCO CATALANI
FALCONARA Si è sviluppato
all'interno dell'impianto Vacuum 1 il principio di incendio
che giovedì ha fatto nuovamente scattare l'allarme all'Api.
Impianto di produzione di gasolio già sotto sequestro dopo
il tragico rogo dell'8 settembre, ma con diritto d'uso.
L'altro ieri però alla luce del nuovo incidente la polizia
ha messo definitivamente i sigilli all'impianto, che
alimenta anche la centrale Igcc, bloccandone di fatto il
funzionamento. Provvedimento che si aggiunge al precedente
sequestro della linea di raffinazione Vis Breaking,
anch'essa collegata alla centrale di cogenerazione
elettrica. Ora, considerato che quasi tutti gli altri
impianti della raffineria sono fermi per la manutenzione
generale (eccezion fatta per l'Igcc, alimentata per ora
tramite stoccaggio) la raffineria è temporaneamente
paralizzata. I problemi causati dai sigilli al Vacuum 1 e al
Vis Breaking sono stati argomento di una lunga riunione tra
i vertici dello stabilimento e sindacati. «Le conseguenze
potrebbero essere pesanti - osserva Andrea Fiordelmondo
della Uilcem - Alla magistratura chiediamo di fare chiarezza
in pochi giorni: se non si procede al dissequestro siamo nei
guai, l'azienda ha persino ipotizzato la cassaintegrazione».
Ammettono preoccupazione anche i vertici della raffineria,
che ieri hanno fornito la loro versione dell’incidente.
Secondo l'ad Franco Brunetti e il vicedirettore Vincenzo
Cleri, le fiamme sono state scatenate dalla fuoriuscita di
gasolio da una giuntura che collega uno scambiatore di
flangia a una tubazione sottostante all'impianto di
distillazione. «L'incendio, che ha colpito una porzione
limitata dell'impianto - ha spiegato Cleri - è avvenuto per
autoinnesco durante un’operazione di pulizia dei filtri che
si fa con il gasolio. In pratica uno sversamento di gasolio
in modesta quantità ha preso fuoco a contatto con l'aria». «Immeditamente
- ha precisato Brunetti - è scattato il piano d'emergenza».
Per Brunetti e Cleri l’incidente è stato classificato solo
in via cautelativa nella categoria 2 che implica una
procedura più impegnativa. «Lo abbiamo volutamente
sovradimensionato - spiega l'ad - in virtù dell'incendio di
un mese fa». «Due incendi in poco più di un mese - ha
proseguito Brunetti - ci inducono a riflettere su cosa vada
fatto per evitare che simili cose si ripetano. Tra le
priorità, nuovi provvedimenti interni e un’informazione
corretta alla cittadinanza». Quanto all'allerta del Comune,
l'amministratore, tabulati telefonici alla mano, ha
puntualizzato che «la telefonata all'Ufficio Ambiente è
stata fatta alle 21.04 ma non c'è stata risposta, quindi
alle 21.09 abbiamo chiamato il primo cittadino sul
cellulare». Intanto il sindaco Carletti e il presidente
della Provincia Giancarli si sono incontrati per definire le
azioni con cui dare seguito all'intesa tra Comune, Provincia
e Regione relativo all'insediamento Api, e fanno sapere che
«si è concordato di dare avvio, con incarichi ad esperti di
elevati e riconosciuti rigore scientifico e professionalità,
al percorso per proporre una concreta ipotesi di
riconversione degli impianti». Giancarli e Carletti,
inoltre, ritengono che in concomitanza con l'avvio dello
studio vada attuata una riflessione sulla concessione
relativa alla raffineria. E la vicenda Api ha “incendiato”
anche il Consiglio comunale. L'attesa mozione sulla
concessione stava infatti procedendo con una maggioranza
trasversale che aveva coinvolto anche gli emendamenti delle
minoranze verso un'approvazione scontata. Poi il colpo di
scena: la Giunta ha presentato un emendamento che ribadiva
le «scelte operate nel territorio, sulle linee del Prg e
degli atti di programmazione». Apriti cielo: la seduta è
stata sospesa per 15 minuti per consentire ai capigruppo di
discutere l'inattesa variazione. Alla ripresa, la
maggioranza, richiamati alcuni consiglieri assenti, ha
approvato il passaggio mentre la minoranza protestava
abbandonando l'aula. Il documento è passato con 15 sì ma Fi,
An e Rc denunciano la mancanza del numero legale,
promettendo ricorsi. Da registrare l'intervento
dell'assessore Giancarlo Scortichini che sul mancato avviso
dell'incidente spiega: «Il centralino è attivo 24 ore su 24.
Il protocollo d'intesa si conferma inefficace rispetto a una
situazione di rischio grave e costante che lavoratori e
cittadini devono sopportare». |
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CORRIERE ADRIATICO |
“Riflettere sulla
concessione”
Carletti e Giancarli insieme.
Odg del consiglio comunale
Una riflessione sulla
concessione all’Api va fatta. Concordano sul punto il
presidente della Provincia Enzo Giancarli e il sindaco di
Falconara Giancarlo Carletti, che si sono incontrati per
definire le azioni con cui dar seguito all’intesa
politico-istituzionale raggiunta tra Comune, Provincia e
Regione il 21 settembre sull’insediamento dell’Api a
Falconara. Giancarli e Carletti hanno concordato di avviare,
attraverso incarichi ad esperti, un percorso per proporre
una concreta ipotesi di riconversione degli impianti della
raffineria. La riconversione dovrà tenere conto, “oltre che
degli aspetti economico-sociali ed occupazionali, del
fabbisogno energetico della Regione Marche, delle esigenze
di sicurezza, di sviluppo ecosostenibile dell’intero
territorio e di tutela della fascia costiera e del mare”.
Giancarli e Carletti ritengono che “in concomitanza con
l’avvio dello studio, vada attuata una riflessione sulla
concessione relativa alla raffineria”. Sull’argomento Api
ieri il consiglio comunale di Falconara ha approvato un
ordine del giorno in cui propone di procedere a nuovo
protocollo d’intesa che contenga scadenze e tempi precisi
sulle prescrizioni e le eventuali sanzioni. Si chiede pure
che l’amministrazione civica si adoperi anche con i
sindacati per concertare una linea per la salvaguardia dei
livelli occupazionali e della sicurezza dei lavoratori.
“Serve tranquillità per
guardare avanti”
L’amministratore delegato
Brunetti
“L'azienda è orientata a
diventare sempre più un polo energetico ambientalmente
avanzato, come previsto dal protocollo d’intesa con la
Regione Marche, anche se i tempi di questo passaggio non si
possono prevedere, perché dipendono da vari fattori,
compreso il mercato. Ma occorre anche recuperare
tranquillità per affrontare questa fase”. Lo ha ribadito
ieri l’amministratore delegato dell’Api Franco Brunetti
rispondendo alle domande dei giornalisti. Nel corso della
conferenza stampa con il vice direttore dello stabilimento
Vincenzo Cleri, Brunetti ha detto: “dobbiamo rendere l’Api
maggiormente compatibile con il territorio” ma anche “dare
la giusta dimensione ai fenomeni” che accadono. L' incendio
di giovedì, a giudizio dell’ad, è stato di “portata
assolutamente limitata” ma volutamente “sovradimensionato,
per utilizzare le parole del prefetto che è stato qui ieri
sera”. Secondo l’ad infatti, è necessaria “attenzione a
tutto ciò che avviene nella raffineria”, mentre dagli ultimi
episodi sono scaturite invece “molte tensioni all’interno e
all’esterno dello stabilimento, che non aiutano” l’attività
dell’azienda. Così come, ha osservato Brunetti senza intenti
polemici con la procura, “crea problemi il blocco degli
impianti dovuto ai sequestri”, tanto che l’azienda “ne sta
ancora valutando le conseguenze”. In sostanza
l’amministratore ha ricapitolato la situazione attuale dello
stabilimento, che dall’inizio di ottobre è in manutenzione
generale, (tutti gli impianti sono fermi meno l’Igcc e
l’impianto Vacuum I interessato dall’incendio). Sempre
nell’ambito delle operazioni di bonifica, hanno comunicato i
dirigenti della raffineria, l’Api ha provveduto, com' era
previsto da tempo, a smantellare sette serbatoi di gasolio
che sorgevano a ridosso della ferrovia. Una delle cisterne
rimosse però è andata a sostituire un vecchio serbatoio che
si trovava in posizione più arretrata. Il
“sovradimensionamento” dell’incidente di giovedì, ha poi
sottolineato l’amministratore, è stato voluto proprio in
virtù del più grave incendio avvenuto un mese fa: si è
deciso infatti di considerare fiamme “di portata
assolutamente limitata” come se fossero di categoria 2. Cioè
di intervenire in fase cautelativa con una procedura che
comporta oltre all’attivazione del piano d’emergenza interno
(intervento della squadra interna di vigili del fuoco, del
coordinatore, interruzione del transito treni ecc.) anche la
comunicazione telefonica delle informazioni all’esterno,
alle autorità (prefettura, vigili del fuoco, Comune di
Falconara) per l’eventuale attivazione del piano d’emergenza
esterno. “L' allerta al Comune di Falconara? - ha
puntualizzato Brunetti, tabulati telefonici alla mano - la
telefonata all’ Ufficio ambiente è stata fatta alle 21,04 ma
non c' è stata risposta, e quindi alle 21,09 abbiamo
chiamato al cellulare il sindaco Giancarlo Carletti che
forse è arrivato in raffineria prima di me...”.
Passata la paura, porte
aperte all’Api
L’incidente è avvenuto per
autoinnesco dopo la fuoriuscita di gasolio utilizzato per
pulire un filtro. Problemi per alimentare la centrale di
cogenerazione che fornisce il 30% dell’energia elettrica
necessaria alle Marche Visita guidata negli impianti
all’indomani dell’incendio
di MARINA MINELLI
Giovedì sera un incendio
presto circoscritto e poi a neanche dodici ore di distanza,
la visita di stampa e televisioni al sito dove si sono
sviluppate le fiamme. Porte aperte in raffineria
all’indomani della mezz’ora di paura, Trentasei giorni dopo
il rogo nell’area bitumi costato la vita
all’autotrasportatore Sebastiano Parisse, la raffineria Api
sceglie una strada fino a ieri mai percorsa affinché, come
ha spiegato l’amministratore delegato Franco Brunetti, “non
si dica che non siamo trasparenti”. “I due incidenti - ha
aggiunto riferendosi al rogo dell’8 settembre - sono una
cosa per cui uno resta stupito, poi riflette e si preoccupa.
Dare però la stessa valenza ad entrambi è un errore, ma il
problema è proprio quello di una corretta classificazione
dei fatti e della comunicazione verso l’esterno affinché le
notizie siano equilibrate e corrette”. In sostanza
l’incendio di giovedì, che ha fatto nuovamente scattare
l’allarme, con il blocco temporaneo della circolazione
ferroviaria, si è sviluppato intorno alle 20 e 40 in uno
degli impianti già posti sotto sequestro ma con diritto
d’uso, dopo il rogo dell’8 settembre scorso. “Le fiamme – ha
illustrato durante le visita il vice direttore dell’impianto
falconarese, Vincenzo Cleri – sarebbero state scatenate da
una fuoriuscita di gasolio, utilizzato per la pulitura del
filtro, da una giuntura che collega uno scambiatore di
flangia alla tubazione sottostante nell’impianto di
distillazione Vacuum I”. L’impianto, che si trova a poche
decine di metri dalla linea ferroviaria, distilla fondo di
greggio per produrre gasolio, mentre i residui vengono
utilizzati per alimentare la turbina della centrale di
cogenerazione Igcc, e il restante prodotto finisce nella
poco lontana zona bitumi, la stessa dove poco più di un mese
fa un serbatoio carico di bitume è esploso travolgendo il
camionista Sebastiano Parisse e tre suoi colleghi. Secondo
quando riferito ieri mattina dai vertici della Raffineria,
il principio di incendio è avvenuto per “autoinnesco durante
un’operazione di pulizia dei filtri, che si fa con il
gasolio” e sarebbe stato proprio del gasolio nebulizzato,
sversata dall’unione di accoppiamento flangiato, a
temperatura molto alta, a prendere fuoco a contatto con
l’aria. Il principio di incendio sarebbe stato avvistato da
due operai di passaggio nella zona che è completamente
automatizzata. Immediatamente è intervenuta la squadra
anticendi interna, e sono stati avvisati i vigili del fuoco
di Ancona, arrivati poco dopo con le loro squadre, la
Prefettura e il Comune di Falconara. Nell’arco di 25 minuti
circa l’incendio è stato circoscritto e alle 21 e 30
definitivamente spento, senza feriti né intossicati. Per
Brunetti e Cleri si è trattato di un incidente di portata
limitata, che in via cautelativa è stato però classificato
di categoria 2. Su ordine della procura di Ancona, che sta
già indagando sul disastro dell’8 settembre scorso (e sul
precedente rogo che nel 1999 causò la morte di due operai)
la polizia giudiziaria ha posto sotto sequestro totale il
Vacuum I, la cui manutenzione era stata effettuata nel
febbraio 2004. Adesso però, visto che è ferma anche la Vis
Breaking, la seconda linea del produzione di gasolio e
bitume e quindi di residui che servono al funzionamento
dell’impianto Igcc, il problema è proprio quello della
centrale di cogenerazione che fornisce il 30 % dell’energia
elettrica necessaria alle Marche. “Per ora – ha commentato
Cleri – lavoriamo al 100 % con le scorte che erano state
immagazzinate per i periodi di stop dovuti alla manutenzione
ordinaria, poi vedremo”.
Sopralluogo dei pm
L’area era stata sequestrata
l’8 settembre
La procura s’è mossa in
fretta e già ieri pomeriggio c’è stato un primo sopralluogo
nella raffineria e in particolare nella zona dell’impianto
di distillazione Vacuum, dove l’altra sera c’è stato un
nuovo incendio. A occuparsi di questo caso sono ancora i pm
anconetani Irene Bilotta e Cristina Tedeschini, già titolari
dell’inchiesta sul rogo che l’8 settembre scorso ha
provocato un morto e tre feriti nello stabilimento
petrolchimico. In attesa di valutare se aprire un fascicolo
contro ignoti per incendio colposo, la procura aveva già
disposto giovedì sera il sequestro dell’impianto interessato
dal principio di incendio, già oggetto di un precedente
provvedimento cautelare ma con la concessione di diritto
d’uso. Il sopralluogo si è svolto con il supporto dei vigili
del fuoco, per tentare di far luce sulle cause
dell’incendio, scaturito da un cedimento o comunque da
un’apertura creatasi in modo imprecisato in un accoppiamento
(giuntura) delle flange dell’ impianto Vacuum I. Non si
esclude, allo stato degli accertamenti, che possa essere
stato un errore umano di manovra a provocare la perdita di
gasolio, poi autoincendiatasi. Sull' impianto di
distillazione sono in corso verifiche tecniche. |
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RESTO DEL CARLINO |
"Ora serve un'attenta analisi
sulla concessione"
Documento congiunto del sindaco Carletti e del presidente
della Provincia Giancarli. Ordine del giorno in Consiglio ma
senza le opposizioni
FALCONARA - L'incidente di
giovedi all'Api sta generando forte preoccupazione tra i
lavoratori e tra gli enti coinvolti, Comune e Provincia in
testa. Apprensione naturalmente dettata da motivazioni
diverse: a preoccupare gli addetti ai lavori, oltre alle
condizioni di sicurezza degli impianti, sono le implicazioni
che il nuovo sequestro potrà comportare. «L'attività dello
stabilimento - commenta Daniele Paolinelli della Cisl, dopo
la riunione sindacale di ieri pomeriggio - va pian piano
riducendosi e l'ipotesi di una completa fermata dell'Igcc
potrebbe avere gravi conseguenze sull'impiego». Una fermata
che non potrebbe essere scongiurata, in linea di principio,
acquistando olii pesanti da altri impianti di raffinazione,
dato che il protocollo d'intesa sottoscritto con la Regione
lo esclude in maniera univoca. «Speriamo tuttavia -
conti-nua Paolinelli - che si trovi una soluzione prima
dell'esaurimento delle scorte». Alla luce del nuovo
incidente, si sono incontrati ieri mattina anche il sindaco
Carletti ed il presidente della Provincia Giancarli, che
hanno sottoscritto congiuntamente un documento in cui viene
chiesta alla Regione «una attenta riflessione sulla
concessione relativa alla raffineria», programmando nel
contempo l'avvio dello studio di riconversione. Non
altrettanto lineare l'accordo in Consiglio, dove si doveva
votare un ordine del giorno per chiedere alla Regione di
programmare una riconversione nel medio-lungo periodo. L'odg
è stato votato da 15 consiglieri (0 astenuti e 0 contrari),
dopo l'uscita dell'opposizione, nonostante il numero legale
sia 16. Poco prima un emendamento presentato da Fi aveva
messo in scacco la Giunta, perché votato anche da Margherita
e Ds.
Già smantellati alcuni
serbatoi
FALCONARA — L'incendio di
giovedì sera, che ha interessato un'area di 2 metri
quadrati, scoppiato alle 20.35 e domato nel giro di mezz'ora
(con l'allarme completamente rientrato attorno alle 21.50),
è avvenuto al termine di una giornata impegnativa per l'Api.
Nel pomeriggio era stato infatti completato il trasferimento
dell'ultimo serbatoio rimasto al confine con la Statale 16,
in base alle prescrizioni del protocollo d'intesa siglato
con la Regione. Per creare una fascia di sicurezza tra
l'area di stoccaggio ed il territorio circostante, le
direttive regionali prevedevano infatti l'eliminazione dei 7
tank che facevano parte della fila esterna, ma stavolta
l'azienda ha preferito smantellarne uno della fila a monte,
più obsolete, che ha lasciato posto al serbatoio fatto
traslocare l'altro ieri. Per l'operazione è stata impiegata
un'enorme gru da 700 tonnellate di potenza, che ha spostato
il tank di 50 metri. Al di fuori degli obblighi
prescrittivi, l'azienda ha inoltre demolito i due serbatoi
di Gpl lungo la sponda dell'Esino. L'intervento tende ad una
maggiore compatibility dell'Api con il territorio, cui va
abbinata una stretta osservanza del piano di emergenza
interno che, affermano i vertici aziendali, giovedì sera è
stato rispettato scrupolosamente.
«La causa? Valvola guasta»
L'incidente nell'impianto di
distillazione del gasolio. La raffineria è certa.
Preoccupano i sequestri rafforzati: «La produzione rischia
il blocco»
di Alessandra Pascucci
FALCONARA - E' stato un
trafilamento di gasolio nebulizzato a provocare I'incendio
di giovedì sera alla raffineria Api. Il prodotto, a contatto
con l'atmosfera, si è autoinnescato nel giro di pochi
secondi, data l'alta temperatura. Il fenomeno ha interessato
una valvola dell'impianto Vacuum I, dove viene distillato
gasolio e recuperati olii di fondo, «riciclati» su due
linee: la prima produce bitume e lo invia al vicino
stoccaggio, a monte del parco di caricazione coinvolto
nell'incidente dell'8 settembre; la seconda raccoglie oli
pesanti per alimentare l'impianto Igcc. E' quanto illustrato
ieri dall'ad Franco Brunetti e dal vice direttore Vincenzo
Cleri, protagonisti di una conferenza stampa cui ha fatto da
cornice lo stesso impianto. Ancora da definire i motivi del
trafilamento, specie da una valvola nuova di zecca, posta a
protezione di un filtro. Proprio il filtro era appena stato
sottoposto a lavaggio, operazione per la quale viene in
genere impiegato gasolio a 50 gradi. In questo caso, però,
l'olio combustibile è stato portato ad una temperatura molto
superiore. Una scelta resa necessaria dal sequestro della
linea disposto dalla Procura dopo l'8 settembre, con il
quale venivi garantito il diritto d'uso dell'impianto ma
solo per i «normale funzionamento» escludendo perciò la
possibilità di aprire la valvola pei controllare la pulizia
del filtro; di qui I'esigenza di utilizzare gasolio a
temperatura più elevata che, pur riconosciuta dalle
procedure, potrebbe essere l'unica «anomalia» relativa al
nuovo incendio. La magistratura, impegnata ieri pomeriggio
in un sopralluogo, indaga a tutto campo e ieri mattina,
oltre ad inviare sul luogo la polizia giudiziaria per
assumere le prime informazioni, ha ascoltato gli operatori
dell'impianto ed i due che hanno dato l'allarme. Giovedì
sera è stato invece disposto un rafforzamento del sequestro,
con la completa fermata del Vacuum 1. Il provvedimento
rischia di compromettere l'operatività del ciclo di
produzione. L'impianto di cogenerazione elettrica, in
mancanza di nuove produzioni, sarà alimentato dalle scorte,
che garantiscono un'autonomia di circa 10 giorni. Dopodiché,
se il sequestro non dovesse essere attenuato l'Igcc sarebbe
costretto a fermarsi. E' esclusa inoltre la funzionalità
dell'impianto gemello Vis Breaking, anch'esso posto sotto
sequestro con diritto d'uso, ma da sottoporre a manutenzione
ordinaria (che non rientra nella normale operatività). E
pensare che l'intervento della magistratura è dipeso da una
sovrastima dell'incidente: l'incendio, classificato di
categoria 2, era in realtà di livello 1. Ciò non toglie che,
come ammettono gli stessi vertici aziendali, «due incidenti
nel giro di un mese siano troppi ed abbiano creato grande
preoccupazione. Sorgono domande su cosa vada fatto per
evitare che queste cose succedano».
Ma la procura non esclude
una manovra errata
Sopralluogo nel pomeriggio di
ieri in raffineria e in particolare nella zona dell'impianto
di distillazione Vacuum I dove si e innescato l'ennesimo
incendio, da parte dei pm Irene Bilotta e Cristina
Tedeschini. In attesa di valutare se aprire un fascicolo
contro ignoti per incendio colposo, la procura aveva gia
disposto l'altro ieri sera il sequestro dell'impianto
interessato dal principio di incendio, gia oggetto di un
precedente provvedimento cautelare ma con la concessione di
diritto d'uso. Il sopralluogo si è svolto con il supporto
del vigili del fuoco, per tentare di far luce suite cause
dell'incendio. Non si esclude, allo stato degli
accertamenti, che possa essere stato un errore umano di
manovra a provocare la perdita di gasolio, poi autoincendiatasi. |
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LIBERAZIONE |
Raffineria Api, nuovo
incendio e aria tossica
Nuovo incendio nella
raffineria Api di Falconara Marittima, anche se questa volta
di dimensioni ridotte. Dato però il precedente dell'8
settembre (morì un autotrasportatore e rimasero ferite tre
persone), si sono sviluppate nuove polemiche. Le
associazioni ambientaliste chiedono che l'impianto venga
riconvertito o chiuso. L'allarme è scattato poco prima delle
21 dell'altra sera per un incendio provocato dalla
fuoriuscita di gasolio da una giuntura dell'impianto di
distillazione. Ciò ha fatto scattare il pronto intervento
che ha contemplato anche il blocco della linea ferroviaria
adriatica che transita vicino allo stabilimento. |
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