RASSEGNA STAMPA 16.10.2004

 

MESSAGGERO
I pm ipotizzano un ”errore di manovra”

Le indagini. La procedura è controllata a distanza. Lungo sopralluogo degli inquirenti

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA Principio di rogo o “focherello” in pochi metri quadri Api, c'è quanto basta per ipotizzare l'apertuta di un fascicolo d'inchiesta contro ignoti per incendio colposo, dopo il sequestro scattato immediatamente già nella tarda serata dell'altro ieri nell'area Vacuum I della raffineria. I pm Cristina Tedeshini e Irene Bilotta, reduci coi pompieri da un sopralluogo ieri sera, ne sono convinte, preoccupate delle esigenze di tutela della sicurezza pubblica dei cittadini falconaresi e della manovalanza. Freschissima l'iscrizione nel registro degli indagati di 27 persone tra dirigenti e addetti dell'azienda per il rogo e il botto al tank che l'8 settembre ha seminato un morto e tre feriti al Parco bitumi. Parco che, a un centinaio di metri dall'impianto di distillazione di greggio per produrre gasolio (il Vacuum, appunto, entrambi a 60 metri dalla linea ferroviaria), ne riceve il combustibile catramoso per esigenze tecnico-produttive assieme alla centrale di cogenerazione energetica Igcc Turbogas. Solidi i ricordi di altri incidenti. Da qui l'intenzione dei sostituti procuratori di studiare a fondo le cause della vampata di giovedì sera, ipotizzando anche un “errore di manovra”. Vero che quel principio di incendio (spento in mezz'ora, ok le procedure di emergenza) è scaturito da un cedimento o comunque da un'apertura creatasi in modo imprecisato in un accoppiamento-giuntura che collega uno scambiatore alla tubazione delle flange dell'impianto, con perdita di gasolio dalla giuntura autoinnescatosi. Vero che si tratta, come dice l'Api, di una procedura automatizzata (al Vacuum c'erano due operai limitatisi a dare l'allarme), di routine, standardizzata nelle procedure. Procedure supervisionate a distanza con computer: manualmente. Resta doverosamente, quindi, uno “scrupolo d'indagine”: ha funzionato tutto perfettamente nei controlli alla centralina? In corso verifiche, di tipo tecnico, pure sull'impianto di distillazione: modesta la quantità di gasolio fuoriusicita durante un'operazione di pulizia dei filtri (nebulizzatasi a temperatura alta, ha preso fuoco a contatto con l'aria); ma com'era lo stato di manutenzione, in particolare quello della “unione di accoppiamento flangiato” che ha originato lo sversamento? Ieri i due pm si sono trattenuti dalle 16 alle 18 al Vacuum: era già stato posto sotto sequestro, ma con diritto d'uso, dopo l'8 settembre.

«Subito lo studio sulla riconversione»

Carletti e Giancarli: coinvolgeremo esperti di grande valore scientifico

di LETIZIA LARICI

e MARCO CATALANI

FALCONARA Si è sviluppato all'interno dell'impianto Vacuum 1 il principio di incendio che giovedì ha fatto nuovamente scattare l'allarme all'Api. Impianto di produzione di gasolio già sotto sequestro dopo il tragico rogo dell'8 settembre, ma con diritto d'uso. L'altro ieri però alla luce del nuovo incidente la polizia ha messo definitivamente i sigilli all'impianto, che alimenta anche la centrale Igcc, bloccandone di fatto il funzionamento. Provvedimento che si aggiunge al precedente sequestro della linea di raffinazione Vis Breaking, anch'essa collegata alla centrale di cogenerazione elettrica. Ora, considerato che quasi tutti gli altri impianti della raffineria sono fermi per la manutenzione generale (eccezion fatta per l'Igcc, alimentata per ora tramite stoccaggio) la raffineria è temporaneamente paralizzata. I problemi causati dai sigilli al Vacuum 1 e al Vis Breaking sono stati argomento di una lunga riunione tra i vertici dello stabilimento e sindacati. «Le conseguenze potrebbero essere pesanti - osserva Andrea Fiordelmondo della Uilcem - Alla magistratura chiediamo di fare chiarezza in pochi giorni: se non si procede al dissequestro siamo nei guai, l'azienda ha persino ipotizzato la cassaintegrazione». Ammettono preoccupazione anche i vertici della raffineria, che ieri hanno fornito la loro versione dell’incidente. Secondo l'ad Franco Brunetti e il vicedirettore Vincenzo Cleri, le fiamme sono state scatenate dalla fuoriuscita di gasolio da una giuntura che collega uno scambiatore di flangia a una tubazione sottostante all'impianto di distillazione. «L'incendio, che ha colpito una porzione limitata dell'impianto - ha spiegato Cleri - è avvenuto per autoinnesco durante un’operazione di pulizia dei filtri che si fa con il gasolio. In pratica uno sversamento di gasolio in modesta quantità ha preso fuoco a contatto con l'aria». «Immeditamente - ha precisato Brunetti - è scattato il piano d'emergenza». Per Brunetti e Cleri l’incidente è stato classificato solo in via cautelativa nella categoria 2 che implica una procedura più impegnativa. «Lo abbiamo volutamente sovradimensionato - spiega l'ad - in virtù dell'incendio di un mese fa». «Due incendi in poco più di un mese - ha proseguito Brunetti - ci inducono a riflettere su cosa vada fatto per evitare che simili cose si ripetano. Tra le priorità, nuovi provvedimenti interni e un’informazione corretta alla cittadinanza». Quanto all'allerta del Comune, l'amministratore, tabulati telefonici alla mano, ha puntualizzato che «la telefonata all'Ufficio Ambiente è stata fatta alle 21.04 ma non c'è stata risposta, quindi alle 21.09 abbiamo chiamato il primo cittadino sul cellulare». Intanto il sindaco Carletti e il presidente della Provincia Giancarli si sono incontrati per definire le azioni con cui dare seguito all'intesa tra Comune, Provincia e Regione relativo all'insediamento Api, e fanno sapere che «si è concordato di dare avvio, con incarichi ad esperti di elevati e riconosciuti rigore scientifico e professionalità, al percorso per proporre una concreta ipotesi di riconversione degli impianti». Giancarli e Carletti, inoltre, ritengono che in concomitanza con l'avvio dello studio vada attuata una riflessione sulla concessione relativa alla raffineria. E la vicenda Api ha “incendiato” anche il Consiglio comunale. L'attesa mozione sulla concessione stava infatti procedendo con una maggioranza trasversale che aveva coinvolto anche gli emendamenti delle minoranze verso un'approvazione scontata. Poi il colpo di scena: la Giunta ha presentato un emendamento che ribadiva le «scelte operate nel territorio, sulle linee del Prg e degli atti di programmazione». Apriti cielo: la seduta è stata sospesa per 15 minuti per consentire ai capigruppo di discutere l'inattesa variazione. Alla ripresa, la maggioranza, richiamati alcuni consiglieri assenti, ha approvato il passaggio mentre la minoranza protestava abbandonando l'aula. Il documento è passato con 15 sì ma Fi, An e Rc denunciano la mancanza del numero legale, promettendo ricorsi. Da registrare l'intervento dell'assessore Giancarlo Scortichini che sul mancato avviso dell'incidente spiega: «Il centralino è attivo 24 ore su 24. Il protocollo d'intesa si conferma inefficace rispetto a una situazione di rischio grave e costante che lavoratori e cittadini devono sopportare».

 
CORRIERE ADRIATICO
“Riflettere sulla concessione”

Carletti e Giancarli insieme. Odg del consiglio comunale

Una riflessione sulla concessione all’Api va fatta. Concordano sul punto il presidente della Provincia Enzo Giancarli e il sindaco di Falconara Giancarlo Carletti, che si sono incontrati per definire le azioni con cui dar seguito all’intesa politico-istituzionale raggiunta tra Comune, Provincia e Regione il 21 settembre sull’insediamento dell’Api a Falconara. Giancarli e Carletti hanno concordato di avviare, attraverso incarichi ad esperti, un percorso per proporre una concreta ipotesi di riconversione degli impianti della raffineria. La riconversione dovrà tenere conto, “oltre che degli aspetti economico-sociali ed occupazionali, del fabbisogno energetico della Regione Marche, delle esigenze di sicurezza, di sviluppo ecosostenibile dell’intero territorio e di tutela della fascia costiera e del mare”. Giancarli e Carletti ritengono che “in concomitanza con l’avvio dello studio, vada attuata una riflessione sulla concessione relativa alla raffineria”. Sull’argomento Api ieri il consiglio comunale di Falconara ha approvato un ordine del giorno in cui propone di procedere a nuovo protocollo d’intesa che contenga scadenze e tempi precisi sulle prescrizioni e le eventuali sanzioni. Si chiede pure che l’amministrazione civica si adoperi anche con i sindacati per concertare una linea per la salvaguardia dei livelli occupazionali e della sicurezza dei lavoratori.

“Serve tranquillità per guardare avanti”

L’amministratore delegato Brunetti

“L'azienda è orientata a diventare sempre più un polo energetico ambientalmente avanzato, come previsto dal protocollo d’intesa con la Regione Marche, anche se i tempi di questo passaggio non si possono prevedere, perché dipendono da vari fattori, compreso il mercato. Ma occorre anche recuperare tranquillità per affrontare questa fase”. Lo ha ribadito ieri l’amministratore delegato dell’Api Franco Brunetti rispondendo alle domande dei giornalisti. Nel corso della conferenza stampa con il vice direttore dello stabilimento Vincenzo Cleri, Brunetti ha detto: “dobbiamo rendere l’Api maggiormente compatibile con il territorio” ma anche “dare la giusta dimensione ai fenomeni” che accadono. L' incendio di giovedì, a giudizio dell’ad, è stato di “portata assolutamente limitata” ma volutamente “sovradimensionato, per utilizzare le parole del prefetto che è stato qui ieri sera”. Secondo l’ad infatti, è necessaria “attenzione a tutto ciò che avviene nella raffineria”, mentre dagli ultimi episodi sono scaturite invece “molte tensioni all’interno e all’esterno dello stabilimento, che non aiutano” l’attività dell’azienda. Così come, ha osservato Brunetti senza intenti polemici con la procura, “crea problemi il blocco degli impianti dovuto ai sequestri”, tanto che l’azienda “ne sta ancora valutando le conseguenze”. In sostanza l’amministratore ha ricapitolato la situazione attuale dello stabilimento, che dall’inizio di ottobre è in manutenzione generale, (tutti gli impianti sono fermi meno l’Igcc e l’impianto Vacuum I interessato dall’incendio). Sempre nell’ambito delle operazioni di bonifica, hanno comunicato i dirigenti della raffineria, l’Api ha provveduto, com' era previsto da tempo, a smantellare sette serbatoi di gasolio che sorgevano a ridosso della ferrovia. Una delle cisterne rimosse però è andata a sostituire un vecchio serbatoio che si trovava in posizione più arretrata. Il “sovradimensionamento” dell’incidente di giovedì, ha poi sottolineato l’amministratore, è stato voluto proprio in virtù del più grave incendio avvenuto un mese fa: si è deciso infatti di considerare fiamme “di portata assolutamente limitata” come se fossero di categoria 2. Cioè di intervenire in fase cautelativa con una procedura che comporta oltre all’attivazione del piano d’emergenza interno (intervento della squadra interna di vigili del fuoco, del coordinatore, interruzione del transito treni ecc.) anche la comunicazione telefonica delle informazioni all’esterno, alle autorità (prefettura, vigili del fuoco, Comune di Falconara) per l’eventuale attivazione del piano d’emergenza esterno. “L' allerta al Comune di Falconara? - ha puntualizzato Brunetti, tabulati telefonici alla mano - la telefonata all’ Ufficio ambiente è stata fatta alle 21,04 ma non c' è stata risposta, e quindi alle 21,09 abbiamo chiamato al cellulare il sindaco Giancarlo Carletti che forse è arrivato in raffineria prima di me...”.

Passata la paura, porte aperte all’Api

L’incidente è avvenuto per autoinnesco dopo la fuoriuscita di gasolio utilizzato per pulire un filtro. Problemi per alimentare la centrale di cogenerazione che fornisce il 30% dell’energia elettrica necessaria alle Marche Visita guidata negli impianti all’indomani dell’incendio

di MARINA MINELLI

Giovedì sera un incendio presto circoscritto e poi a neanche dodici ore di distanza, la visita di stampa e televisioni al sito dove si sono sviluppate le fiamme. Porte aperte in raffineria all’indomani della mezz’ora di paura, Trentasei giorni dopo il rogo nell’area bitumi costato la vita all’autotrasportatore Sebastiano Parisse, la raffineria Api sceglie una strada fino a ieri mai percorsa affinché, come ha spiegato l’amministratore delegato Franco Brunetti, “non si dica che non siamo trasparenti”. “I due incidenti - ha aggiunto riferendosi al rogo dell’8 settembre - sono una cosa per cui uno resta stupito, poi riflette e si preoccupa. Dare però la stessa valenza ad entrambi è un errore, ma il problema è proprio quello di una corretta classificazione dei fatti e della comunicazione verso l’esterno affinché le notizie siano equilibrate e corrette”. In sostanza l’incendio di giovedì, che ha fatto nuovamente scattare l’allarme, con il blocco temporaneo della circolazione ferroviaria, si è sviluppato intorno alle 20 e 40 in uno degli impianti già posti sotto sequestro ma con diritto d’uso, dopo il rogo dell’8 settembre scorso. “Le fiamme – ha illustrato durante le visita il vice direttore dell’impianto falconarese, Vincenzo Cleri – sarebbero state scatenate da una fuoriuscita di gasolio, utilizzato per la pulitura del filtro, da una giuntura che collega uno scambiatore di flangia alla tubazione sottostante nell’impianto di distillazione Vacuum I”. L’impianto, che si trova a poche decine di metri dalla linea ferroviaria, distilla fondo di greggio per produrre gasolio, mentre i residui vengono utilizzati per alimentare la turbina della centrale di cogenerazione Igcc, e il restante prodotto finisce nella poco lontana zona bitumi, la stessa dove poco più di un mese fa un serbatoio carico di bitume è esploso travolgendo il camionista Sebastiano Parisse e tre suoi colleghi. Secondo quando riferito ieri mattina dai vertici della Raffineria, il principio di incendio è avvenuto per “autoinnesco durante un’operazione di pulizia dei filtri, che si fa con il gasolio” e sarebbe stato proprio del gasolio nebulizzato, sversata dall’unione di accoppiamento flangiato, a temperatura molto alta, a prendere fuoco a contatto con l’aria. Il principio di incendio sarebbe stato avvistato da due operai di passaggio nella zona che è completamente automatizzata. Immediatamente è intervenuta la squadra anticendi interna, e sono stati avvisati i vigili del fuoco di Ancona, arrivati poco dopo con le loro squadre, la Prefettura e il Comune di Falconara. Nell’arco di 25 minuti circa l’incendio è stato circoscritto e alle 21 e 30 definitivamente spento, senza feriti né intossicati. Per Brunetti e Cleri si è trattato di un incidente di portata limitata, che in via cautelativa è stato però classificato di categoria 2. Su ordine della procura di Ancona, che sta già indagando sul disastro dell’8 settembre scorso (e sul precedente rogo che nel 1999 causò la morte di due operai) la polizia giudiziaria ha posto sotto sequestro totale il Vacuum I, la cui manutenzione era stata effettuata nel febbraio 2004. Adesso però, visto che è ferma anche la Vis Breaking, la seconda linea del produzione di gasolio e bitume e quindi di residui che servono al funzionamento dell’impianto Igcc, il problema è proprio quello della centrale di cogenerazione che fornisce il 30 % dell’energia elettrica necessaria alle Marche. “Per ora – ha commentato Cleri – lavoriamo al 100 % con le scorte che erano state immagazzinate per i periodi di stop dovuti alla manutenzione ordinaria, poi vedremo”.

Sopralluogo dei pm

L’area era stata sequestrata l’8 settembre

La procura s’è mossa in fretta e già ieri pomeriggio c’è stato un primo sopralluogo nella raffineria e in particolare nella zona dell’impianto di distillazione Vacuum, dove l’altra sera c’è stato un nuovo incendio. A occuparsi di questo caso sono ancora i pm anconetani Irene Bilotta e Cristina Tedeschini, già titolari dell’inchiesta sul rogo che l’8 settembre scorso ha provocato un morto e tre feriti nello stabilimento petrolchimico. In attesa di valutare se aprire un fascicolo contro ignoti per incendio colposo, la procura aveva già disposto giovedì sera il sequestro dell’impianto interessato dal principio di incendio, già oggetto di un precedente provvedimento cautelare ma con la concessione di diritto d’uso. Il sopralluogo si è svolto con il supporto dei vigili del fuoco, per tentare di far luce sulle cause dell’incendio, scaturito da un cedimento o comunque da un’apertura creatasi in modo imprecisato in un accoppiamento (giuntura) delle flange dell’ impianto Vacuum I. Non si esclude, allo stato degli accertamenti, che possa essere stato un errore umano di manovra a provocare la perdita di gasolio, poi autoincendiatasi. Sull' impianto di distillazione sono in corso verifiche tecniche.

 
RESTO DEL CARLINO
"Ora serve un'attenta analisi sulla concessione"

Documento congiunto del sindaco Carletti e del presidente della Provincia Giancarli. Ordine del giorno in Consiglio ma senza le opposizioni

FALCONARA - L'incidente di giovedi all'Api sta generando forte preoccupazione tra i lavoratori e tra gli enti coinvolti, Comune e Provincia in testa. Apprensione naturalmente dettata da motivazioni diverse: a preoccupare gli addetti ai lavori, oltre alle condizioni di sicurezza degli impianti, sono le implicazioni che il nuovo sequestro potrà comportare. «L'attività dello stabilimento - commenta Daniele Paolinelli della Cisl, dopo la riunione sindacale di ieri pomeriggio - va pian piano riducendosi e l'ipotesi di una completa fermata dell'Igcc potrebbe avere gravi conseguenze sull'impiego». Una fermata che non potrebbe essere scongiurata, in linea di principio, acquistando olii pesanti da altri impianti di raffinazione, dato che il protocollo d'intesa sottoscritto con la Regione lo esclude in maniera univoca. «Speriamo tuttavia - conti-nua Paolinelli - che si trovi una soluzione prima dell'esaurimento delle scorte». Alla luce del nuovo incidente, si sono incontrati ieri mattina anche il sindaco Carletti ed il presidente della Provincia Giancarli, che hanno sottoscritto congiuntamente un documento in cui viene chiesta alla Regione «una attenta riflessione sulla concessione relativa alla raffineria», programmando nel contempo l'avvio dello studio di riconversione. Non altrettanto lineare l'accordo in Consiglio, dove si doveva votare un ordine del giorno per chiedere alla Regione di programmare una riconversione nel medio-lungo periodo. L'odg è stato votato da 15 consiglieri (0 astenuti e 0 contrari), dopo l'uscita dell'opposizione, nonostante il numero legale sia 16. Poco prima un emendamento presentato da Fi aveva messo in scacco la Giunta, perché votato anche da Margherita e Ds.

Già smantellati alcuni serbatoi

FALCONARA — L'incendio di giovedì sera, che ha interessato un'area di 2 metri quadrati, scoppiato alle 20.35 e domato nel giro di mezz'ora (con l'allarme completamente rientrato attorno alle 21.50), è avvenuto al termine di una giornata impegnativa per l'Api. Nel pomeriggio era stato infatti completato il trasferimento dell'ultimo serbatoio rimasto al confine con la Statale 16, in base alle prescrizioni del protocollo d'intesa siglato con la Regione. Per creare una fascia di sicurezza tra l'area di stoccaggio ed il territorio circostante, le direttive regionali prevedevano infatti l'eliminazione dei 7 tank che facevano parte della fila esterna, ma stavolta l'azienda ha preferito smantellarne uno della fila a monte, più obsolete, che ha lasciato posto al serbatoio fatto traslocare l'altro ieri. Per l'operazione è stata impiegata un'enorme gru da 700 tonnellate di potenza, che ha spostato il tank di 50 metri. Al di fuori degli obblighi prescrittivi, l'azienda ha inoltre demolito i due serbatoi di Gpl lungo la sponda dell'Esino. L'intervento tende ad una maggiore compatibility dell'Api con il territorio, cui va abbinata una stretta osservanza del piano di emergenza interno che, affermano i vertici aziendali, giovedì sera è stato rispettato scrupolosamente.

«La causa? Valvola guasta»

L'incidente nell'impianto di distillazione del gasolio. La raffineria è certa. Preoccupano i sequestri rafforzati: «La produzione rischia il blocco»

di Alessandra Pascucci

FALCONARA - E' stato un trafilamento di gasolio nebulizzato a provocare I'incendio di giovedì sera alla raffineria Api. Il prodotto, a contatto con l'atmosfera, si è autoinnescato nel giro di pochi secondi, data l'alta temperatura. Il fenomeno ha interessato una valvola dell'impianto Vacuum I, dove viene distillato gasolio e recuperati olii di fondo, «riciclati» su due linee: la prima produce bitume e lo invia al vicino stoccaggio, a monte del parco di caricazione coinvolto nell'incidente dell'8 settembre; la seconda raccoglie oli pesanti per alimentare l'impianto Igcc. E' quanto illustrato ieri dall'ad Franco Brunetti e dal vice direttore Vincenzo Cleri, protagonisti di una conferenza stampa cui ha fatto da cornice lo stesso impianto. Ancora da definire i motivi del trafilamento, specie da una valvola nuova di zecca, posta a protezione di un filtro. Proprio il filtro era appena stato sottoposto a lavaggio, operazione per la quale viene in genere impiegato gasolio a 50 gradi. In questo caso, però, l'olio combustibile è stato portato ad una temperatura molto superiore. Una scelta resa necessaria dal sequestro della linea disposto dalla Procura dopo l'8 settembre, con il quale venivi garantito il diritto d'uso dell'impianto ma solo per i «normale funzionamento» escludendo perciò la possibilità di aprire la valvola pei controllare la pulizia del filtro; di qui I'esigenza di utilizzare gasolio a temperatura più elevata che, pur riconosciuta dalle procedure, potrebbe essere l'unica «anomalia» relativa al nuovo incendio. La magistratura, impegnata ieri pomeriggio in un sopralluogo, indaga a tutto campo e ieri mattina, oltre ad inviare sul luogo la polizia giudiziaria per assumere le prime informazioni, ha ascoltato gli operatori dell'impianto ed i due che hanno dato l'allarme. Giovedì sera è stato invece disposto un rafforzamento del sequestro, con la completa fermata del Vacuum 1. Il provvedimento rischia di compromettere l'operatività del ciclo di produzione. L'impianto di cogenerazione elettrica, in mancanza di nuove produzioni, sarà alimentato dalle scorte, che garantiscono un'autonomia di circa 10 giorni. Dopodiché, se il sequestro non dovesse essere attenuato l'Igcc sarebbe costretto a fermarsi. E' esclusa inoltre la funzionalità dell'impianto gemello Vis Breaking, anch'esso posto sotto sequestro con diritto d'uso, ma da sottoporre a manutenzione ordinaria (che non rientra nella normale operatività). E pensare che l'intervento della magistratura è dipeso da una sovrastima dell'incidente: l'incendio, classificato di categoria 2, era in realtà di livello 1. Ciò non toglie che, come ammettono gli stessi vertici aziendali, «due incidenti nel giro di un mese siano troppi ed abbiano creato grande preoccupazione. Sorgono domande su cosa vada fatto per evitare che queste cose succedano».

Ma la procura non esclude una manovra errata

Sopralluogo nel pomeriggio di ieri in raffineria e in particolare nella zona dell'impianto di distillazione Vacuum I dove si e innescato l'ennesimo incendio, da parte dei pm Irene Bilotta e Cristina Tedeschini. In attesa di valutare se aprire un fascicolo contro ignoti per incendio colposo, la procura aveva gia disposto l'altro ieri sera il sequestro dell'impianto interessato dal principio di incendio, gia oggetto di un precedente provvedimento cautelare ma con la concessione di diritto d'uso. Il sopralluogo si è svolto con il supporto del vigili del fuoco, per tentare di far luce suite cause dell'incendio. Non si esclude, allo stato degli accertamenti, che possa essere stato un errore umano di manovra a provocare la perdita di gasolio, poi autoincendiatasi.

 
LIBERAZIONE
Raffineria Api, nuovo incendio e aria tossica

Nuovo incendio nella raffineria Api di Falconara Marittima, anche se questa volta di dimensioni ridotte. Dato però il precedente dell'8 settembre (morì un autotrasportatore e rimasero ferite tre persone), si sono sviluppate nuove polemiche. Le associazioni ambientaliste chiedono che l'impianto venga riconvertito o chiuso. L'allarme è scattato poco prima delle 21 dell'altra sera per un incendio provocato dalla fuoriuscita di gasolio da una giuntura dell'impianto di distillazione. Ciò ha fatto scattare il pronto intervento che ha contemplato anche il blocco della linea ferroviaria adriatica che transita vicino allo stabilimento.

 
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