RASSEGNA STAMPA 08.10.2004

 

MESSAGGERO
La nebbia ferma il perito, oggi il test

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA Ci si è messa di mezzo una nebbia romana fuori stagione, ed è slittata a stamattina alle 8.30 la “prova del nove” in raffineria sul giallo-nero relativo alle cause e modalità dell’incidente che l’8 settembre scorso fece decollare in modo esplosivo il tank 45 uccidendo l’autista Sebastiano Parisse e ferendo tre suoi colleghi. Il super-consulente della procura, Amedeo Lancia, era atteso già dalla mattinata di ieri dai pm Irene Bilotta e Cristina Tedeschini - che hanno pre-inquisito 27 persone tra dirigenti, tecnici e operai dell’Api in relazione alle ipotesi di reati di incendio, omicidio e lesioni colpose - che avrebbero poi dovuto raggiungere con lui il parco bitumi per una simulazione sulla serpentina hot-oil del serbatoio deflagrato, l’area dello stabilimento dove si verificarono in rapida successione lo scoppio e l’incendio mentre le autocisterne erano impegnate nelle operazioni di carico del bitume. Ma il professor Lancia, docente di chimica ambientale all’università di Napoli, pur essendosi imbarcato per tempo nel capoluogo partenopeo (tratta Roma - Falconara) ha dovuto rassegnarsi al fatto che il suo aereo è stato costretto a saltare lo scalo capitolino per problemi di pessima visibilità e a dirigersi a Pisa. Da Pisa ha poi, più tardi, raggiunto di nuovo in volo Roma, per poi cambiare e atterrare finalmente a Falconara ma solo alle 18. Tornando alla simulazione delle modalità dell’incidente, al via stamattina, la prova si basa sulla verifica di una ipotesi piuttosto quotata: una fuga di liquido infiammabile dalla serpentina che passa all’interno del tk 45 per riscaldarne il bitume potrebbe aver provocato il botto che ha sbalzato il 45 sul tank 166; un salto di 30 metri durante il quale il 45 ha squarciato anche il serbatoio 144, facendone uscire il fiume di catrame che ha sepolto il povero Parisse. La prova di pressatura servirà a verificare la possibile non tenuta del sistema hot-oil alla base del tk-45 e relative spiegazioni causali, come una cattiva manutenzione, a monte della perdita di infiammabile. Novità anche sul fronte delle verifiche dell’effettivo impatto dello stabilimento Api sulla salute dei cittadini falconaresi. Lo studio epidemilogico già in atto passerà ad una terza fase più approfondita, di tipo analitico. Si è deciso ieri in Regione, in una riunione presieduta dall’assessore Amagliani, in attuazione di una specifica delibera di Giunta. Impegnati nella terza fase - un vero e proprio nuovo studio, nel quale verrà attivamente coinvolta la popolazione - il dottor Micheli dell’Istituto per lo studio e la cura dei tumori di Milano, Arpam, Asur 7, Agenzia regionale sanitaria.

Un giorno senza la benzina del Cavallino

I Verdi stanno organizzando una giornata di mobilitazione promuovendo l’astensione dall’acquisto di carburante Api e svolgendo iniziative per denunciare l’incompatibilità tra il territorio e la raffineria. In appoggio a questa iniziativa oggi ci saranno i seguenti presidi: ore 10 davanti al Tribunale di Ancona, ore 12 davanti alla sede della Regione ad Ancona, alle 15,30 davanti alla raffineria (piazzale vicino all’hotel). Per pubblicizzare la mobilitazione i Verdi hanno già diffuso 100mila volantini ed acquistato spazi sui giornali.

 
CORRIERE ADRIATICO
Simulazione rinviata in raffineria

Api, oggi sopralluogo

A causa dei disagi al traffico aereo procurati ieri dal blackout al radar dell’aeroporto di Milano Linate e dalla nebbia a Roma Fiumicino, è slittato a oggi (alle 8,30) il sopralluogo che il perito Amedeo Lancia doveva effettuare ieri mattina alla Raffineria Api di Falconara, nell’ ambito dell’inchiesta condotta dalla procura di Ancona sul rogo scoppiato nello stabilimento l’8 settembre scorso, che ha causato la morte di un autista e il ferimento di altri tre. Per il ritardo del suo volo, il professor Lancia è riuscito a raggiungere l’aeroporto “Sanzio” di Falconara solo nel pomeriggio (l' inizio del sopralluogo era fissato per le 11) e ha quindi deciso di rinviare le operazioni peritali a stamattina. Alla raffineria i sostituti procuratori Bilotta e Tedeschini e i consulenti metteranno in scena una simulazione per verificare se davvero a provocare il tremendo botto che è costato una vita umana sia stato dell’olio fuoriuscito da una fessura aperta nella serpentina hot-oil. Il circuito sospetto si trova sotto il serbatoio Tk-145, partito come un missile e libratosi in volo fino a 20 metri. Oltre al possibile guasto della serpentina al vaglio degli inquirenti ci sono altre due ipotesi. C’è la possibile infiltrazione di gas liquido nel maxi-contenitore. I testimoni raccontano di aver sentito un sibilo, seguito da un’esplosione che ha fatto volare il serbatoio Tk 145, largo 8 metri e alto 12. La terza strada è quella di un’infiltrazione di acqua, che a quelle temperature si sarebbe espansa facendo esplodere il serbatoio come una pentola a pressione. Ma in quel caso, fanno notare i tecnici più scettici su questa ricostruzione, sarebbe saltato il coperchio del serbatoio, dotato anche di un sistema di sfiato.

Una zebra a tinte forti

Materiali all’avanguardia con qualche riserva estetica. In città nuovi attraversamenti in linea con le direttive europee

di CHIARA GIACOBELLI

FALCONARA - E' ormai tempo di proiettarsi verso il futuro e di seguire le norme stabilite dall'Unione Europea. Questa la decisione del Sindaco Carletti, che negli ultimi mesi si è impegnato non poco per dare a Falconara un'immagine più moderna e dinamica, in linea con le tendenze, ma anche le normative, di tutta Europa. Si comincia dalle strade, ovviamente, punto di forza di ogni città, ma anche potenziale pericolo per i cittadini, che ogni giorno spendono gran parte del loro tempo alla guida di un'auto. Se il numero degli incidenti stradali sale, aumentano anche le precauzioni adottate dagli appositi enti per aumentare la sicurezza di tutti, pedoni compresi: ecco così spiegato il perché delle nuove strisce pedonali, contornate da un rosso brillante, che negli ultimi mesi sono apparse nella trafficata via Flaminia. Un costo ingente per il Comune, ma senza dubbio una scelta consapevole che ha voluto ricalcare le orme della Svizzera e degli altri Paesi europei, per non rimanere all'ultimo posto nella classifica della sicurezza stradale. Il materiale utilizzato è una resina additiva bicomposta più resistente del ferro, che, situata nei punti strategici, quelli cioè degli attraversamenti pedonali, crea uno strato antisdrucciolo in grado di evitare la possibile antiaderenza delle gomme sul terreno, specie in caso di pioggia. Un sistema di sicurezza, dunque, che è reso tanto più efficace dal brillante colore rosso, capace di riportare l'attenzione del guidatore sulla strada, salvaguardando la vita del pedone. Ma la resina si dimostra molto utile anche di notte, quando, illuminata dai fari delle macchine, riflette la luce più di una normale striscia bianca verniciata, catturando lo sguardo di chi è al volante. Chiara ed evidente, dunque, la funzione del nuovo asfalto rosso. Un po' meno, a detta dei cittadini, la frammentazione delle strisce in due parti asimmetriche, esteticamente non troppo attraenti: "Si tratta di un effetto ottico - spiega il comandante Cipolletti, della Polizia Municipale - sempre volto ad aumentare la sicurezza stradale" e generato proprio da quel metro di colore acceso prima dell'attraversamento, posto nella direzione dalla quale provengono le automobili. La logica su cui si fonda il sistema è semplicemente quella dell'avvertimento del pericolo: appena lo si percepisce, notando il rosso, si spinge il pedale del freno. Nel frattempo, la Polizia Municipale tiene a precisare che gli interventi per aumentare la sicurezza su strada sono appena iniziati: altri 38 attraversamenti pedonali in resine colorate saranno presto realizzati ed andranno ad aggiungersi ai 18 già posti in opera. La Giunta municipale ha deliberato di affidare l’esecuzione delle “zebre” rosse al Cam, che si occuperà anche di integrare la segnaletica verticale; esse saranno collocate a Palombina e Castelferretti in corrispondenza delle scuole e dei punti “nevralgici”, quelli maggiormente frequentati. Restando in tema sicurezza, sarebbero poi in cantiere nuovi lavori volti a controllare la velocità degli automobilisti, a cominciare da una serie di dossi che spunteranno nelle vie di Falconara. Mentre si farà sempre più intenso il programma di educazione alla guida consapevole nelle scuole medie e superiori.

Il tappeto rosso è volato via

Quasi scomparso il manto colorato di via IV Novembre. Dopo soltanto sei mesi l’asfalto è tornato scuro La strada avrebbe dovuto “accompagnare” in città chi arriva dalla stazione Rimpallo di responsabilità

di CHIARA GIACOBELLI

FALCONARA - Sono passati appena pochi mesi da quando l'Amministrazione comunale ha voluto donare un tocco di colore alla città, riasfaltando di rosso via IV Novembre, la strada che va dall'angolo di Bedetti alla sede della Croce Gialla, proprio in pieno centro. Ma le polemiche sono già iniziate e fanno discutere i cittadini, mentre le responsabilità dell'operazione tutt’ora non sono chiarissime visto che nessuno se le assume. Di certo salta all’occhio che, a meno di sei mesi dai lavori, l'asfalto sia tornato ad essere scuro, di un rosso ormai quasi impercettibile, solo lontano parente del solenne manto colorato che, come disse tempo fa lo stesso sindaco Carletti, avrebbe accolto chi arrivava dalla stazione con un simbolico tappeto rosso. L'Ufficio Traffico declina la responsabilità alla Polizia municipale, la quale a sua volta pone tutto nelle mani del comandante Cipolletti, che spiega: "E' stato il Cam ad occuparsi a tutti gli effetti dei lavori, noi non ne sappiamo nulla". E si arriva così alla sede Cam di Falconara, dove subito viene spiegato che autore del progetto è l'ingegner Rocchi, l'unico in grado di rispondere al quesito di cui sopra. Rocchi, a sua volta, lascia parlare qualche collaboratore al suo posto, fino a che arriva l'ennesimo passaggio di palla: sarà in grado di chiarire la situazione l'addetto alle strade e ai marciapiedi. Finalmente da quest'ultimo qualche informazione riesce a filtrare. Innanzitutto il composto: si tratterebbe di uno strato protettivo, dal colore rossastro, generalmente utilizzato per le piste ciclabili. In questo caso, però, si è scelto di applicare il prodotto su strada, per rendere esteticamente più attraente la via in questione. Sul perché a distanza di pochi mesi l'effetto cromatico sia pressoché svanito, il tecnico attribuisce la colpa alla sporcizia lasciata in terra dalle macchine che quotidianamente percorrono quel tratto di strada e non si tratterebbe dunque di un problema di usura, quanto di una questione di smog. Sotto lo strato grigiastro generato dai pneumatici consumati e dai tubi di scappamento, il manto rosso sarebbe, a detta degli esperti, ancora perfettamente integro. Quale, allora, la soluzione per riportare in vita il colore? La risposta arriva immediata: la pioggia. Trattandosi di un materiale autopulente, il tappeto di via IV Novembre tornerà come nuovo dopo i primi acquazzoni di stagione, assicurano dal Cam. Ma neanche le piogge dell’ultimo periodo sembrano in realtà aver prodotto il loro effetto. Il Cam preferisce non fornire ulteriori spiegazioni e risponde di aver semplicemente svolto l'ordine arrivato dall'Amministrazione comunale. Colpa di Carletti insomma. Intanto il tappeto rosso è volato via.

 
IL SOLE 24 ORE
Impianti a rischio, enti locali in campo

Approvato dal Consiglio delle Marche l'articolato sulla prevenzione di incidenti rilevanti - Attesa per la firma dell'accordo con lo Stato

di CARLA COLELLA

Con il via libera del Consiglio regionale alle «Norme relative al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti» (si veda la pagina a fronte) si avvicina il completamento del passaggio di competenze tra Stato e Regione Marche in materia di rischi industriali. «Siamo una delle prime regioni, insieme con Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lombardia - spiega Giuseppe Mariani, dell'assessorato regionale all'Ambiente - a dotarci di una legge sugli impianti a rischio. Ora manca solo la firma dell'accordo di programma tra Stato e Regione ai sensi dell'articolo 72 del decreto legislativo 112/98 perché la nostra legge diventi operativa». Con l'entrata in vigore della nuova normativa, che recepisce il decreto legislativo 334/99, la Regione dovrà svolgere tutti gli adempimenti amministrativi e le attività di controllo sugli stabilimenti industriali a rischio, in tutto 18 strutture (anche se il ministero dell'Ambiente ne conta 14). Alla Regione spetterà il compito di individuare le aree a elevata concentrazione di stabilimenti pericolosi e preparare i piani di intervento in queste zone. Inoltre dovrà selezionare le industrie a maggiore rischio di incidente rilevante a causa delle caratteristiche dell'area in cui si trovano. Sempre la Regione avrà il compito di predisporre il programma regionale di controllo sugli stabilimenti e dovrà occuparsi anche dell'attività di vigilanza sull'operato degli enti a cui la normativa attribuisce precisi compiti, come le Province e i Comuni. L'attuale Comitato tecnico regionale verrà sostituito da una Commissione tecnica sui rischi dì incidente costituita in gran parte da componenti dell'Arpam, l'Agenzia regionale per l'ambiente, da rappresentanti dei Vigili del fuoco e degli enti locali. Alla Commissione spetterà il compito di valutare la documentazione presentata periodicamente dagli stabilimenti. La legge prevede che ogni impianto consegni, con scadenza periodica, una relazione sulle attività industriali e sulla prevenzione agli incidenti. Il rapporto dovrà essere più approfondito per gli stabilimenti a maggior rischio individuati dall'articolo 8 del decreto legislativo 334. Per queste industrie, la cui attività di controllo è di competenza ministeriale fino alla firma dell'accordo di programma, dovrà essere presentata una documentazione più approfondita chiamata «rapporto di sicurezza». Gli impianti individuati dall'articolo 6 dovranno invece redigere, al posto del «rapporto di sicurezza», una «notifica», mentre gli stabilimenti individuati dall'articolo 5 presenteranno solo la «relazione». «Si tratta in pratica di documenti - spiega ancora Mariani - diversi a seconda della classificazione dell'impianto. Maggiore è il rischio di incidente, più corposa e approfondita è la documentazione che devono consegnare». Il braccio operativo della Regione per la vigilanza e il controllo nelle industrie sarà l'Arpam che si dovrà occupare delle ispezioni in collaborazione con i Vigili del fuoco. Alle Province spetterà l'onere di approvare i piani di emergenza esterni per prevenire gli incidenti. Inoltre dovranno dare il via libera a eventuali varianti urbanistiche per il controllo dell'urbanizzazione nelle aree adiacenti gli impianti a rischio. I Comuni, invece, si occuperanno della diffusione delle informazione sulle attività a rischio di incidente rilevante e dovranno approvare le varianti urbanistiche in linea con quanto prescritto dal Piano territoriale di coordinamento (Ptc) provinciale. Da segnalare, infine, che la normativa prevede anche la possibilità di consultazioni popolari. «Questa legge rappresenta un passo fondamentale nel governo del territorio», ha commentato all'indomani dell'approvazione Marco Amagliani, assessore regionale all'Ambiente. «Non solo - ha aggiunto - è un atto dovuto in attuazione della direttiva Seveso 2, ma consente una chiarezza dei ruoli e competenze di Regione ed enti locali, salvaguardando il ruolo dei Vigili del fuoco».

 
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