MESSAGGERO |
La nebbia ferma il perito,
oggi il test
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA Ci si è messa di
mezzo una nebbia romana fuori stagione, ed è slittata a
stamattina alle 8.30 la “prova del nove” in raffineria sul
giallo-nero relativo alle cause e modalità dell’incidente
che l’8 settembre scorso fece decollare in modo esplosivo il
tank 45 uccidendo l’autista Sebastiano Parisse e ferendo tre
suoi colleghi. Il super-consulente della procura, Amedeo
Lancia, era atteso già dalla mattinata di ieri dai pm Irene
Bilotta e Cristina Tedeschini - che hanno pre-inquisito 27
persone tra dirigenti, tecnici e operai dell’Api in
relazione alle ipotesi di reati di incendio, omicidio e
lesioni colpose - che avrebbero poi dovuto raggiungere con
lui il parco bitumi per una simulazione sulla serpentina
hot-oil del serbatoio deflagrato, l’area dello stabilimento
dove si verificarono in rapida successione lo scoppio e
l’incendio mentre le autocisterne erano impegnate nelle
operazioni di carico del bitume. Ma il professor Lancia,
docente di chimica ambientale all’università di Napoli, pur
essendosi imbarcato per tempo nel capoluogo partenopeo
(tratta Roma - Falconara) ha dovuto rassegnarsi al fatto che
il suo aereo è stato costretto a saltare lo scalo capitolino
per problemi di pessima visibilità e a dirigersi a Pisa. Da
Pisa ha poi, più tardi, raggiunto di nuovo in volo Roma, per
poi cambiare e atterrare finalmente a Falconara ma solo alle
18. Tornando alla simulazione delle modalità dell’incidente,
al via stamattina, la prova si basa sulla verifica di una
ipotesi piuttosto quotata: una fuga di liquido infiammabile
dalla serpentina che passa all’interno del tk 45 per
riscaldarne il bitume potrebbe aver provocato il botto che
ha sbalzato il 45 sul tank 166; un salto di 30 metri durante
il quale il 45 ha squarciato anche il serbatoio 144,
facendone uscire il fiume di catrame che ha sepolto il
povero Parisse. La prova di pressatura servirà a verificare
la possibile non tenuta del sistema hot-oil alla base del
tk-45 e relative spiegazioni causali, come una cattiva
manutenzione, a monte della perdita di infiammabile. Novità
anche sul fronte delle verifiche dell’effettivo impatto
dello stabilimento Api sulla salute dei cittadini
falconaresi. Lo studio epidemilogico già in atto passerà ad
una terza fase più approfondita, di tipo analitico. Si è
deciso ieri in Regione, in una riunione presieduta
dall’assessore Amagliani, in attuazione di una specifica
delibera di Giunta. Impegnati nella terza fase - un vero e
proprio nuovo studio, nel quale verrà attivamente coinvolta
la popolazione - il dottor Micheli dell’Istituto per lo
studio e la cura dei tumori di Milano, Arpam, Asur 7,
Agenzia regionale sanitaria.
Un giorno senza la benzina
del Cavallino
I Verdi stanno organizzando
una giornata di mobilitazione promuovendo l’astensione
dall’acquisto di carburante Api e svolgendo iniziative per
denunciare l’incompatibilità tra il territorio e la
raffineria. In appoggio a questa iniziativa oggi ci saranno
i seguenti presidi: ore 10 davanti al Tribunale di Ancona,
ore 12 davanti alla sede della Regione ad Ancona, alle 15,30
davanti alla raffineria (piazzale vicino all’hotel). Per
pubblicizzare la mobilitazione i Verdi hanno già diffuso
100mila volantini ed acquistato spazi sui giornali. |
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CORRIERE ADRIATICO |
Simulazione rinviata in
raffineria
Api, oggi sopralluogo
A causa dei disagi al
traffico aereo procurati ieri dal blackout al radar
dell’aeroporto di Milano Linate e dalla nebbia a Roma
Fiumicino, è slittato a oggi (alle 8,30) il sopralluogo che
il perito Amedeo Lancia doveva effettuare ieri mattina alla
Raffineria Api di Falconara, nell’ ambito dell’inchiesta
condotta dalla procura di Ancona sul rogo scoppiato nello
stabilimento l’8 settembre scorso, che ha causato la morte
di un autista e il ferimento di altri tre. Per il ritardo
del suo volo, il professor Lancia è riuscito a raggiungere
l’aeroporto “Sanzio” di Falconara solo nel pomeriggio (l'
inizio del sopralluogo era fissato per le 11) e ha quindi
deciso di rinviare le operazioni peritali a stamattina. Alla
raffineria i sostituti procuratori Bilotta e Tedeschini e i
consulenti metteranno in scena una simulazione per
verificare se davvero a provocare il tremendo botto che è
costato una vita umana sia stato dell’olio fuoriuscito da
una fessura aperta nella serpentina hot-oil. Il circuito
sospetto si trova sotto il serbatoio Tk-145, partito come un
missile e libratosi in volo fino a 20 metri. Oltre al
possibile guasto della serpentina al vaglio degli inquirenti
ci sono altre due ipotesi. C’è la possibile infiltrazione di
gas liquido nel maxi-contenitore. I testimoni raccontano di
aver sentito un sibilo, seguito da un’esplosione che ha
fatto volare il serbatoio Tk 145, largo 8 metri e alto 12.
La terza strada è quella di un’infiltrazione di acqua, che a
quelle temperature si sarebbe espansa facendo esplodere il
serbatoio come una pentola a pressione. Ma in quel caso,
fanno notare i tecnici più scettici su questa ricostruzione,
sarebbe saltato il coperchio del serbatoio, dotato anche di
un sistema di sfiato.
Una zebra a tinte forti
Materiali all’avanguardia con
qualche riserva estetica. In città nuovi attraversamenti in
linea con le direttive europee
di CHIARA GIACOBELLI
FALCONARA - E' ormai tempo di
proiettarsi verso il futuro e di seguire le norme stabilite
dall'Unione Europea. Questa la decisione del Sindaco
Carletti, che negli ultimi mesi si è impegnato non poco per
dare a Falconara un'immagine più moderna e dinamica, in
linea con le tendenze, ma anche le normative, di tutta
Europa. Si comincia dalle strade, ovviamente, punto di forza
di ogni città, ma anche potenziale pericolo per i cittadini,
che ogni giorno spendono gran parte del loro tempo alla
guida di un'auto. Se il numero degli incidenti stradali
sale, aumentano anche le precauzioni adottate dagli appositi
enti per aumentare la sicurezza di tutti, pedoni compresi:
ecco così spiegato il perché delle nuove strisce pedonali,
contornate da un rosso brillante, che negli ultimi mesi sono
apparse nella trafficata via Flaminia. Un costo ingente per
il Comune, ma senza dubbio una scelta consapevole che ha
voluto ricalcare le orme della Svizzera e degli altri Paesi
europei, per non rimanere all'ultimo posto nella classifica
della sicurezza stradale. Il materiale utilizzato è una
resina additiva bicomposta più resistente del ferro, che,
situata nei punti strategici, quelli cioè degli
attraversamenti pedonali, crea uno strato antisdrucciolo in
grado di evitare la possibile antiaderenza delle gomme sul
terreno, specie in caso di pioggia. Un sistema di sicurezza,
dunque, che è reso tanto più efficace dal brillante colore
rosso, capace di riportare l'attenzione del guidatore sulla
strada, salvaguardando la vita del pedone. Ma la resina si
dimostra molto utile anche di notte, quando, illuminata dai
fari delle macchine, riflette la luce più di una normale
striscia bianca verniciata, catturando lo sguardo di chi è
al volante. Chiara ed evidente, dunque, la funzione del
nuovo asfalto rosso. Un po' meno, a detta dei cittadini, la
frammentazione delle strisce in due parti asimmetriche,
esteticamente non troppo attraenti: "Si tratta di un effetto
ottico - spiega il comandante Cipolletti, della Polizia
Municipale - sempre volto ad aumentare la sicurezza
stradale" e generato proprio da quel metro di colore acceso
prima dell'attraversamento, posto nella direzione dalla
quale provengono le automobili. La logica su cui si fonda il
sistema è semplicemente quella dell'avvertimento del
pericolo: appena lo si percepisce, notando il rosso, si
spinge il pedale del freno. Nel frattempo, la Polizia
Municipale tiene a precisare che gli interventi per
aumentare la sicurezza su strada sono appena iniziati: altri
38 attraversamenti pedonali in resine colorate saranno
presto realizzati ed andranno ad aggiungersi ai 18 già posti
in opera. La Giunta municipale ha deliberato di affidare
l’esecuzione delle “zebre” rosse al Cam, che si occuperà
anche di integrare la segnaletica verticale; esse saranno
collocate a Palombina e Castelferretti in corrispondenza
delle scuole e dei punti “nevralgici”, quelli maggiormente
frequentati. Restando in tema sicurezza, sarebbero poi in
cantiere nuovi lavori volti a controllare la velocità degli
automobilisti, a cominciare da una serie di dossi che
spunteranno nelle vie di Falconara. Mentre si farà sempre
più intenso il programma di educazione alla guida
consapevole nelle scuole medie e superiori.
Il tappeto rosso è volato
via
Quasi scomparso il manto
colorato di via IV Novembre. Dopo soltanto sei mesi
l’asfalto è tornato scuro La strada avrebbe dovuto
“accompagnare” in città chi arriva dalla stazione Rimpallo
di responsabilità
di CHIARA GIACOBELLI
FALCONARA - Sono passati
appena pochi mesi da quando l'Amministrazione comunale ha
voluto donare un tocco di colore alla città, riasfaltando di
rosso via IV Novembre, la strada che va dall'angolo di
Bedetti alla sede della Croce Gialla, proprio in pieno
centro. Ma le polemiche sono già iniziate e fanno discutere
i cittadini, mentre le responsabilità dell'operazione tutt’ora
non sono chiarissime visto che nessuno se le assume. Di
certo salta all’occhio che, a meno di sei mesi dai lavori,
l'asfalto sia tornato ad essere scuro, di un rosso ormai
quasi impercettibile, solo lontano parente del solenne manto
colorato che, come disse tempo fa lo stesso sindaco Carletti,
avrebbe accolto chi arrivava dalla stazione con un simbolico
tappeto rosso. L'Ufficio Traffico declina la responsabilità
alla Polizia municipale, la quale a sua volta pone tutto
nelle mani del comandante Cipolletti, che spiega: "E' stato
il Cam ad occuparsi a tutti gli effetti dei lavori, noi non
ne sappiamo nulla". E si arriva così alla sede Cam di
Falconara, dove subito viene spiegato che autore del
progetto è l'ingegner Rocchi, l'unico in grado di rispondere
al quesito di cui sopra. Rocchi, a sua volta, lascia parlare
qualche collaboratore al suo posto, fino a che arriva
l'ennesimo passaggio di palla: sarà in grado di chiarire la
situazione l'addetto alle strade e ai marciapiedi.
Finalmente da quest'ultimo qualche informazione riesce a
filtrare. Innanzitutto il composto: si tratterebbe di uno
strato protettivo, dal colore rossastro, generalmente
utilizzato per le piste ciclabili. In questo caso, però, si
è scelto di applicare il prodotto su strada, per rendere
esteticamente più attraente la via in questione. Sul perché
a distanza di pochi mesi l'effetto cromatico sia pressoché
svanito, il tecnico attribuisce la colpa alla sporcizia
lasciata in terra dalle macchine che quotidianamente
percorrono quel tratto di strada e non si tratterebbe dunque
di un problema di usura, quanto di una questione di smog.
Sotto lo strato grigiastro generato dai pneumatici consumati
e dai tubi di scappamento, il manto rosso sarebbe, a detta
degli esperti, ancora perfettamente integro. Quale, allora,
la soluzione per riportare in vita il colore? La risposta
arriva immediata: la pioggia. Trattandosi di un materiale
autopulente, il tappeto di via IV Novembre tornerà come
nuovo dopo i primi acquazzoni di stagione, assicurano dal
Cam. Ma neanche le piogge dell’ultimo periodo sembrano in
realtà aver prodotto il loro effetto. Il Cam preferisce non
fornire ulteriori spiegazioni e risponde di aver
semplicemente svolto l'ordine arrivato dall'Amministrazione
comunale. Colpa di Carletti insomma. Intanto il tappeto
rosso è volato via. |
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IL SOLE 24 ORE |
Impianti a rischio, enti
locali in campo
Approvato dal Consiglio delle Marche l'articolato sulla
prevenzione di incidenti rilevanti - Attesa per la firma
dell'accordo con lo Stato
di CARLA COLELLA
Con il via libera del
Consiglio regionale alle «Norme relative al controllo dei
pericoli di incidenti rilevanti» (si veda la pagina a
fronte) si avvicina il completamento del passaggio di
competenze tra Stato e Regione Marche in materia di rischi
industriali. «Siamo una delle prime regioni, insieme con
Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lombardia -
spiega Giuseppe Mariani, dell'assessorato regionale
all'Ambiente - a dotarci di una legge sugli impianti a
rischio. Ora manca solo la firma dell'accordo di programma
tra Stato e Regione ai sensi dell'articolo 72 del decreto
legislativo 112/98 perché la nostra legge diventi
operativa». Con l'entrata in vigore della nuova normativa,
che recepisce il decreto legislativo 334/99, la Regione
dovrà svolgere tutti gli adempimenti amministrativi e le
attività di controllo sugli stabilimenti industriali a
rischio, in tutto 18 strutture (anche se il ministero
dell'Ambiente ne conta 14). Alla Regione spetterà il compito
di individuare le aree a elevata concentrazione di
stabilimenti pericolosi e preparare i piani di intervento in
queste zone. Inoltre dovrà selezionare le industrie a
maggiore rischio di incidente rilevante a causa delle
caratteristiche dell'area in cui si trovano. Sempre la
Regione avrà il compito di predisporre il programma
regionale di controllo sugli stabilimenti e dovrà occuparsi
anche dell'attività di vigilanza sull'operato degli enti a
cui la normativa attribuisce precisi compiti, come le
Province e i Comuni. L'attuale Comitato tecnico regionale
verrà sostituito da una Commissione tecnica sui rischi dì
incidente costituita in gran parte da componenti dell'Arpam,
l'Agenzia regionale per l'ambiente, da rappresentanti dei
Vigili del fuoco e degli enti locali. Alla Commissione
spetterà il compito di valutare la documentazione presentata
periodicamente dagli stabilimenti. La legge prevede che ogni
impianto consegni, con scadenza periodica, una relazione
sulle attività industriali e sulla prevenzione agli
incidenti. Il rapporto dovrà essere più approfondito per gli
stabilimenti a maggior rischio individuati dall'articolo 8
del decreto legislativo 334. Per queste industrie, la cui
attività di controllo è di competenza ministeriale fino alla
firma dell'accordo di programma, dovrà essere presentata una
documentazione più approfondita chiamata «rapporto di
sicurezza». Gli impianti individuati dall'articolo 6
dovranno invece redigere, al posto del «rapporto di
sicurezza», una «notifica», mentre gli stabilimenti
individuati dall'articolo 5 presenteranno solo la «relazione».
«Si tratta in pratica di documenti - spiega ancora Mariani -
diversi a seconda della classificazione dell'impianto.
Maggiore è il rischio di incidente, più corposa e
approfondita è la documentazione che devono consegnare». Il
braccio operativo della Regione per la vigilanza e il
controllo nelle industrie sarà l'Arpam che si dovrà occupare
delle ispezioni in collaborazione con i Vigili del fuoco.
Alle Province spetterà l'onere di approvare i piani di
emergenza esterni per prevenire gli incidenti. Inoltre
dovranno dare il via libera a eventuali varianti
urbanistiche per il controllo dell'urbanizzazione nelle aree
adiacenti gli impianti a rischio. I Comuni, invece, si
occuperanno della diffusione delle informazione sulle
attività a rischio di incidente rilevante e dovranno
approvare le varianti urbanistiche in linea con quanto
prescritto dal Piano territoriale di coordinamento (Ptc)
provinciale. Da segnalare, infine, che la normativa prevede
anche la possibilità di consultazioni popolari. «Questa
legge rappresenta un passo fondamentale nel governo del
territorio», ha commentato all'indomani dell'approvazione
Marco Amagliani, assessore regionale all'Ambiente. «Non solo
- ha aggiunto - è un atto dovuto in attuazione della
direttiva Seveso 2, ma consente una chiarezza dei ruoli e
competenze di Regione ed enti locali, salvaguardando il
ruolo dei Vigili del fuoco». |
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