RASSEGNA STAMPA 01.10.2004

 

MESSAGGERO
ANCE: «Produrre bitume»

Opere pubbliche e lavori stradali «a rischio» a causa dello stop alla produzione di bitume da parte della Raffineria Api. L'allarme è dell'Ance Marche, l'associazione dei costruttori di Confindustria. L'Api di Falconara produce infatti il 20% del bitume nazionale, e il fermo della produzione seguito al grave incidente dell'8 settembre scorso sta creando enormi difficoltà a tutte le imprese. Il prezzo nel frattempo è aumentato del 30%. Il primo effetto del blocco, spiega l'Ance, è stata l'immediata interruzione della filiera produttiva di base. Quanto ai costi, l'Ance prevede un ulteriore aumento connesso agli oneri di trasporto (il bitume dovrà infatti essere trasportato dalla Puglia e dalla Liguria). E questo, proprio mentre si prospetta «un fortissimo aumento della domanda di bitume a livello interregionale».

Cam, Pietrucci s’insedia alla guida

Aldemaro Pietrucci da oggi ufficialmente alla guida del Cam. Nominato a fine luglio, ha atteso un paio di mesi prima di assumere formalmente le funzioni di presidente. Per incompatibilità con il nuovo incarico, l'altro ieri si è dimesso dal consiglio comunale. Al suo posto, nelle file dei Ds, dovrebbe subentrare Egeo Presciutti.

 
RESTO DEL CARLINO
«Un porto commerciale per sconfiggere i Tir»

L'idea e approdata sul tavolo dell'onorevole Duca. La struttura dovrebbe essere realizzata alla ex Montedison e renderebbe inutile l'uscita ad ovest

di Alessandra Pascucci

FALCONARA — La soluzione a tutti i «mali» del porto dorico? Ce l'ha in tasca il falconarese Nino Chiesi, che insieme all'ingegner Rolando Orlandi l'ha messa nero su bianco in un progetto. Il disegno è circolato per mesi in tutta la provincia finchè, martedì scorso, non e arrivato fino a Roma, per approdare sulla scrivania dell'onorevole Eugenio Duca, capogruppo in commissione Trasporti alla Camera. Le caratteristiche del progetto? Innanzitutto, la realizzazione di un porto commerciale alla ex Montedison su cui trasferire il traffico merci di Ancona, assorbendo di conseguenza quello dei tir, in modo da decongestionare le strade cittadine. «I mezzi pesanti in uscita dal nuovo porto - precisa Chiesi - non graverebbero sulla statale: il nostro progetto ipotizza I'apertura di un casello autostradale a Marina di Montemarciano, a 500 metri dal nuovo scalo marittimo». Verrebbe cosi accantonata I'idea di un'uscita ad ovest che colleghi il porto di Ancona alla A14, «ipotesi di grave impatto ambientale - la definisce Nino Chiesi - perchè presuppone la costruzione di gallerie ai lati di zone franose. La nuova darsena, oltre a richiedere tempi di realizzazione più brevi rispetto all'uscita ad Ovest, permetterebbe anche la bonifica dell'area Montedison, stimata ad alto rischio». A monte dell'ex industria chimica, troverebbe posto un polo a servizio del traffico commerciale. Il progetto di Chiesi-Orlandi si inserisce in un contesto di grandi opere infrastrutturali: dall'arretramento della linea ferroviaria Bologna-Bari, che permetterebbe di bypassare l'Api, alla realizzazione della metropolitana di superficie, fino alla fusione delle stazioni di Falconara e Chiaravalle e di quelle di Ancona ed Osimo. II trasferimento del traffico commerciale a Falconara permetterebbe al porto di Ancona di puntare sul flusso turistico d'elite ed integrarsi meglio alla città. Un piano ben studiato, che pero fa a pugni con il Prg falconarese. Che fine farebbe, ad esempio, il porto turistico di Villanova, il cui progetto preliminare e già stato pubblicato all'albo pretorio? «Verrebbe trasferito a nord, annesso a quello com-merciale», ribatte il progettista. Ed il polo turistico alla ex Montedison, con i nuovi quartieri nella zona a monte? «Verrebbero sacrificati a beneficio di un equilibrate sviluppo dell'intera regione - conclude Chiesi -. Occorre ragionare su larga scala, superando speculazioni e campanilismi. L'occasione va colta al più presto, prima che venga posta un'ipoteca pesantissima sul futuro di tutte le Marche».

Novelli: «Puntare sull'energia eolica»

ANCONA — Partendo dal fatto che la nostra regione, in percentuale, è quella con il maggior deficit energetico e che l'Appennino marchigiano e indicato tra i migliori siti d'Italla (con Puglia, Sardegna, e l'Abruzzo) per la generazione di energia elettrica eolica, il consigliere Sergio Novelli (Destra popolare) ha inviato un'interrogazione alla giunta regionale. Novelli chiede di sapere cosa intende fare la Giunta per coprire almeno il 10% del fabbisogno energetico marchigiano con energia eolica o con altre fonti pulite e rinnovabili. Novelli inoltre chiede di sapere se la Regione sarà presente a Eolica Expo 2004 a Roma per avere notizie sul miglior stato dell'arte per la realizzazione di aerogeneratori e per l'accesso ai fondi comunitari.

 
CORRIERE ADRIATICO
Una barriera tra Api e ferrovia

Tramonta l’ipotesi del “by-pass”, i binari saranno isolati dagli impianti della raffineria

di MARINA MINELLI

E’ sempre più lontana l’ipotesi del “by-pass” per risolvere il problema del passaggio dei treni all’interno della raffineria, mentre si sta facendo strada l’idea di una “barriera passiva” tra la linea ferroviaria Adriatica e gli impianti dell’Api. Anche di questo si è parlato ieri pomeriggio durante la riunione per l’aggiornamento del piano di emergenza esterno convocata dalla Prefettura. Per il “by-pass” a quanto pare non ci sarebbero fondi a disposizione, mentre le barriere avrebbero un costo sicuramente ridotto anche se il progetto è solo alla fase embrionale e tutto ingegneristicamente da studiare. L’incontro, cui hanno preso parte Regione, Provincia e Comune, il 118, i Vigili del Fuoco e due rappresentanti dell’azienda petrolchimica oltre al vice prefetto vicario Orrei, è servito per fare il punto dopo quanto verificatosi in concomitanza con l’incidente dell’8 settembre scorso visto che, fra l’altro, martedì in consiglio comunale lo stesso sindaco Carletti aveva ammesso delle carenze di ordine pratico e logistico del piano di emergenza, tali da rendere difficile la comunicazione ai cittadini. Carletti in quella occasione aveva riparlato della necessità di una vera e propria linea “rossa” tra Comune e raffineria per informazioni telefoniche immediate e soprattutto dirette. Durante la riunione è stata anche sottolineata la necessità di realizzare alcuni “varchi ferroviari”, cioè dei passaggi recintati e dotati di cancello che consentano di intervenire sui binari in caso di necessità con mezzi e per l’evacuazione di persone.

Fermo all’Api, è emergenza bitume

I costruttori lanciano l’allarme: “Prezzi aumentati del 30%”

ANCONA - Opere pubbliche e lavori stradali “a rischio” a causa dello stop alla produzione di bitume da parte della Raffineria Api. L’allarme è dell’Ance Marche, l’ associazione dei costruttori di Confindustria che parlano di vera e propria “emergenza per tutte le imprese” che fanno uso di tale prodotto. L’Api di Falconara produce infatti il 20% del bitume nazionale, e il fermo della produzione seguito al grave incidente dell’8 settembre scorso, con un morto e tre feriti, nell’impianto di stoccaggio della raffineria sta creando enormi difficoltà. Il prezzo del prodotto, inoltre, ha visto un incremento del 30%, un aumento di costo che l’associazione dei costruttori giudica senza mezzi termini “rilevantissimo”. Il primo effetto del blocco, spiega l’Ance in una nota, è stata l' immediata interruzione della filiera produttiva di base, che impiega il bitume nella realizzazione di lavori, pubblici e privati, essenziali per l’industria delle costruzioni. Soprattutto lavori stradali e guaine impermeabilizzanti per l’edilizia, ma con il fermo, in prospettiva, anche del trattamento dei conglomerati bituminosi e delle attività estrattive. Quanto ai costi, l’Ance prevede un’ulteriore aumento connesso agli oneri di trasporto (il bitume dovrà infatti essere trasportato dalla Puglia e dalla Liguria). E questo, lamentano i costruttori, proprio mentre si prospetta “un fortissimo aumento della domanda di bitume a livello interregionale, che richiederebbe una maggiore produzione”. E’ essenziale dunque, dice l’Ance, che l’Api riprenda a produrre bitume. “La situazione di ’fermo’ produttivo - spiegano i costruttori dell’Ance - costituisce una vera e propria turbativa di mercato: basti pensare che il bitume prodotto dall’Api rappresenta oltre il 20% dell’intera produzione nazionale che, da sola, è in grado di determinare una sostanziale rareffazione del prodotto sul mercato non solo regionale, con ricadute insostenibili”. Un danno di cui a farne le spese sono le imprese e l’economia ma le conseguenze, avverte l’Ance, potrebbero ripercuotersi anche sull’occupazione.

 
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