MESSAGGERO |
Bitume, prime stime Api.
Icram e Arpam avvertono: «Cifre tutte da verificare»
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA - «Il mare funziona
così, è come cercare un ago nel pagliaio». E gli aghi neri
di bitume vomitati nel pagliaio-acqua dalla raffineria
funestata dal rogo esplosivo dell’8 settembre, sono ancora
oggetti sconosciuti, sia per quantità disperse, sia per gli
effetti contaminanti. Comprensibile dunque l’uso della
metafora e della massima cautela da parte della tecnica
ministeriale Marina Penna nel valutare gli ottimistici
calcoli dell’Api, oggetto della prima attesa informativa
inviata dalla direzione aziendale al dipartimento Ambiente
della Regione e all’Arpam. Delle 590 tonnellate di bitume
sputate fuori dal tank 145 killer saltato per aria, solo tra
le 20 e le 40 sarebbero filtrate nell’apertura del fosso
Rigatta; e di quest’ultima già ridottissima quantità solo
una parte marginale avrebbe raggiunto lo specchio d’acqua
antistante lo stabilimento sedimentandosi sulla scogliera lì
localizzata . L’indicazione, contenuta nella relazione sotto
esame in Regione, è frutto di un monitoraggio da parte dei
tecnici Api delle dimensioni e dell’apertura del fosso
Rigatta e delle modalità attraverso le quali la struttura è
stata protagonista dello sversamento. Ergo, il quantitativo
più rilevante del composto di idrocarburi si è accumulato
nel canale, tanto che Api dice di averne individuato e
cominciato ad asportare una striscia alta 30 centimetri (ma
non si sa quanto lunga) incrostatasi sul bordo a 20
centimetri dal pelo dell’acqua di scolo. Il resto, dunque,
almeno 550 tonnellate, costituirebbe l’enorme palude nera
che ha come epicentro il parco bitumi dov’è scoppiato il
serbatoio. Cifre e valutazioni che sia l’Istituto
ministeriale centrale ricerche ambienti marini - che giovedì
scorso ha inviato la dottoressa Penna a scandagliare coi sub
le acque di fronte all’Api - sia l’Arpam prendono con le
molle. «In attesa di una relazione dei vigili del fuoco, e
attenti alle valutazioni della Magistratura occorrono molte
verifiche. Non c’è quindi nulla di certo su quanto è restato
dentro e quanto è uscito, anche perché non mi è stato ancora
possibile esaminare il piazzale sequestrato - ha detto ieri
la funzionaria Icram - E poi le recenti, fortissime
mareggiate potrebbero aver rimosso e allontanato il bitume
dai fondali e dalla scogliera, dove l’avevamo rinvenuto.
Dovremo cercarlo attraverso altre numerose prospezioni in
mare». Oltre a un invito all’Api di procedere al risanamento
secondo la legge 979/82, proprio i nuovi “random” subacquei
e l’avvio dell’opera di recupero sono infatti auspicati
nella prima relazione inviata dalla dottoressa Penna al
ministero, la quale attende poi di conoscere i risultati
della analisi chimiche Arpam sui campioni di materiale
recuperati per valutarne l’effettivo pericolo contaminante.
Quanto all’Api, che sta collaborando al massimo, conferma di
aver applicato alla lettera il piano di emergenza previsto
per l’incidente (categoria II) dell’8 settembre, di aver
raccolto e stoccato 23 fusti con 200 chili di bitume tra
fosso e scogliera (in attesa di regolare smaltimento) e di
assumersi i costi della bonifica. |
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RESTO DEL CARLINO |
«Il bitume finite nel fosso?
Tra i 20 e i 40 metri cubi»
La raffineria ha gia recuperato
23 fusti
FALCONARA - Quanto bitume è
finito nel fosso della Rigatta? Tra i 20 ed i 40 metri cubi,
secondo l'Api, dei quali solo la minima parte sarebbe
finita in mare. Del materiale fuoriuscito l'azienda avrebbe
gia recuperato 23 fusti da 200 litri ciascuno, stoccati
come stabilito dall'Arpam; si attendono le analisi per
attestarne le caratteristiche e decidere, di conseguenza,
le modalità di smaltimento. E' quanto si legge in una
informativa della raffineria consegnata ieri al
Dipartimento regionale di tutela ambientale. La relazione
risponde alla richiesta avanzata dall'assessore Amagliani
dopo il vertice in Regione del 20 settembre, che aveva
visto riuniti attorno ad un tavolo i responsabili Arpam,
gli studiosi dell'Icram ed i rappresentanti dei Comuni di
Falconara, Ancona, Montemarciano e Senigallia. I dati
indicativi forniti ieri dall'Api si basano su stime che
tengono conto della dinamica dell'incidente, ma partendo
da informazioni certe: al momento dello scoppio, il
serbatoio Tk45 conteneva 590 metri cubi di bitume, oltre
ai 150 metri cubi di gasolio leggero contenuti nel
circuito hot oil, che si presume siano andati completamente bruciati. Per calcolare la
quantità di
materiale finito nel fosso della Rigatta, i tecnici
dell'azienda hanno considerato principalmente le
dimensioni di un'apertura che si spalanca nella copertura
del fosso, utilizzata per monitorare lo stato delle acque. Secondo
l'Api, gran parte del bitume si troverebbe ancora la,
questo grazie all'applicazione del Piano di emergenza
interno, in base al quale gli operatori, già l'otto
settembre, hanno avviato le necessarie operazioni di
contenimento, applicando paratie e maglie di contenimento
all'altezza dello sbocco a mare. L'azienda aveva poi fatto
presidiare lo specchio acqueo antistante la "foce" del
fosso da imbarcazioni e personale specializzato, che nei
giorni successivi ha avviato la procedura di recupero, aggiornando
costantemente tanto la Capitaneria che l'Arpam. Le
ricognizioni degli operatori marittimi incaricati dall'Api
avevano infatti stabilito la presenza di idrocarburi solidi
ai piedi della scogliera. Quanto allo stato del fosso della Rigatta, una prima ispezione avrebbe permesso di accertare
la presenza di una striscia di bitume (dello spessore di
circa 30 centimetri) nel tratto che non è stato
immediatamente posto sotto sequestro. Nei prossimi giorni è
programmata una video-ispezione alla presenza dell'Arpam.
Il Consiglio comunale: "Stop
alla concessione"
L'incidente dell'8 settembre
all'Api ha tenuto banco anche al Consiglio comunale di
ieri, aperto da una dichiarazione del sindaco che ha
ribadito la linea espressa dalla Giunta con una delibera
dell'otto settembre. Il documento chiedeva alla Regione di
prendere atto dell'incompatibilità del''impianto rispetto
al territorio, e programmare scenari alternativi. Sono
seguiti gli interventi di gran parte dei capigruppo e degli
esponenti di ogni forza politica; Astolfi, di An, ha anche
presentato un ordine del giorno urgente con il quale si
invita la Regione a sospendere il rinnovo della concessione
per redigere un nuovo protocollo d'intesa; all'azienda è
invece richiesto I'innalzamento dei livelli di sicurezza
interni, I'impegno per una ricerca su fonti energetiche non
convenzionali e per la riduzione graduale della produzione
di benzine, per lasciare spazio ad un polo energetico
eco-compatibile. Da non trascurare, secondo Astolfi, I'inqunamento
del sottosuolo, che è stato oggetto di un altro odg proposto
dal diessino Benedettelli che si rivolge alla Regione per
revocare o sospendere la concessione finchè non verrà
accertato il livello di inquinamento del sottosuolo, alla
cui bonifica dovrà prendere parte il Cam. |
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CORRIERE ADRIATICO |
La “linea rossa” tra Comune e raffineria
In consiglio comunale anche il caso dei finanziamenti
alle società sportive Paolini: “Entro due anni in serie A1”
Riunione in prefettura per coordinare meglio gli interventi
in situazioni di emergenza
di MARINA MINELLI
Iniziato con un minuto di silenzio per ricordare la
tragica fine dell’autotrasportatore Sebastiano Parisse il
consiglio comunale di ieri è stato in gran parte dedicato
alla questione Api con un intervento dell’assessore
all’ambiente Scortichini che ha relazionato sull’accaduto e
sui successivi accordi intercorsi fra Comune, Provincia e
Regione. “La giunta – ha detto Scortichini – ha ritenuto di
dover fare uno sforzo per riattivare i canali di
comunicazione istituzionale che l’anno scorso, al momento
del rinnovo della concessione si erano interrotti. Adesso ci
sono prospettive diverse di collaborazione fra gli enti con
al primo posto la questione sicurezza”. Un argomento su cui
è intervenuto, dopo una esplicita richiesta del consigliere
Maiolini (Sdi), anche il sindaco Carletti che dopo avere
fatto la cronistoria di quella concitata mattina dell’8
settembre riconosciuto le mancanze del piano di allarme e di
pre allarme. “Ci sarà una riunione in Prefettura – ha
spiegato il Sindaco – per aggiornare le procedure perché
così come sono non funzionano e alla fine noi non siamo
riusciti ad informare bene i cittadini, in passato quando
avevamo proposto una linea ‘rossa’ fra Comune e raffineria e
ci accusato di esagerare, invece mi sembra proprio di no”.
Intanto l’amministrazione comunale, proprio in questi
giorni, ha affidato a tre tecnici Busca, Urbani e Di Vico lo
studio di fattibilità per un progetto di riconversione
dell’intera area oggi occupata dalla raffineria Api.
Sull’argomento è intervenuto con pesanti accuse rivolte ai
dirigenti del petrolchimico, ma anche ai sindacati, il capo
gruppo di Alleanza Nazionale Matteo Astolfi secondo il quale
“le spese di questa situazione le fanno i cittadini e gli
operai, messi su contro da chi non ha interesse alla
formazione di un fronte unico ed unito sul problema della
sicurezza”. Fra i punti in ordine del giorno anche una
interrogazione del diessino Benedettelli sul progetto di
rilancio della pallavolo maschile. “L’idea – ha spiegato
Marco Paolini, presidente della ‘Jessie Owens’ – è quella di
arrivare in un paio d’anni alla serie A1 coinvolgendo la
società che non solo oggi detiene il titolo più alto, ma in
passato è stata quella ad avere prodotto più giocatori e che
ci ha dato subito la totale disponibilità”. In sostanza il
Comune, attraverso la “Jessie Owens” sceglierà e stipendierà
i tecnici, Masciarelli quest’anno e Fracascia il prossimo,
con l’obiettivo di creare e formare una squadra di ottimo
livello.
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