RASSEGNA STAMPA 29.09.2004

 

MESSAGGERO
Bitume, prime stime Api. Icram e Arpam avvertono: «Cifre tutte da verificare»

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - «Il mare funziona così, è come cercare un ago nel pagliaio». E gli aghi neri di bitume vomitati nel pagliaio-acqua dalla raffineria funestata dal rogo esplosivo dell’8 settembre, sono ancora oggetti sconosciuti, sia per quantità disperse, sia per gli effetti contaminanti. Comprensibile dunque l’uso della metafora e della massima cautela da parte della tecnica ministeriale Marina Penna nel valutare gli ottimistici calcoli dell’Api, oggetto della prima attesa informativa inviata dalla direzione aziendale al dipartimento Ambiente della Regione e all’Arpam. Delle 590 tonnellate di bitume sputate fuori dal tank 145 killer saltato per aria, solo tra le 20 e le 40 sarebbero filtrate nell’apertura del fosso Rigatta; e di quest’ultima già ridottissima quantità solo una parte marginale avrebbe raggiunto lo specchio d’acqua antistante lo stabilimento sedimentandosi sulla scogliera lì localizzata . L’indicazione, contenuta nella relazione sotto esame in Regione, è frutto di un monitoraggio da parte dei tecnici Api delle dimensioni e dell’apertura del fosso Rigatta e delle modalità attraverso le quali la struttura è stata protagonista dello sversamento. Ergo, il quantitativo più rilevante del composto di idrocarburi si è accumulato nel canale, tanto che Api dice di averne individuato e cominciato ad asportare una striscia alta 30 centimetri (ma non si sa quanto lunga) incrostatasi sul bordo a 20 centimetri dal pelo dell’acqua di scolo. Il resto, dunque, almeno 550 tonnellate, costituirebbe l’enorme palude nera che ha come epicentro il parco bitumi dov’è scoppiato il serbatoio. Cifre e valutazioni che sia l’Istituto ministeriale centrale ricerche ambienti marini - che giovedì scorso ha inviato la dottoressa Penna a scandagliare coi sub le acque di fronte all’Api - sia l’Arpam prendono con le molle. «In attesa di una relazione dei vigili del fuoco, e attenti alle valutazioni della Magistratura occorrono molte verifiche. Non c’è quindi nulla di certo su quanto è restato dentro e quanto è uscito, anche perché non mi è stato ancora possibile esaminare il piazzale sequestrato - ha detto ieri la funzionaria Icram - E poi le recenti, fortissime mareggiate potrebbero aver rimosso e allontanato il bitume dai fondali e dalla scogliera, dove l’avevamo rinvenuto. Dovremo cercarlo attraverso altre numerose prospezioni in mare». Oltre a un invito all’Api di procedere al risanamento secondo la legge 979/82, proprio i nuovi “random” subacquei e l’avvio dell’opera di recupero sono infatti auspicati nella prima relazione inviata dalla dottoressa Penna al ministero, la quale attende poi di conoscere i risultati della analisi chimiche Arpam sui campioni di materiale recuperati per valutarne l’effettivo pericolo contaminante. Quanto all’Api, che sta collaborando al massimo, conferma di aver applicato alla lettera il piano di emergenza previsto per l’incidente (categoria II) dell’8 settembre, di aver raccolto e stoccato 23 fusti con 200 chili di bitume tra fosso e scogliera (in attesa di regolare smaltimento) e di assumersi i costi della bonifica.

 
RESTO DEL CARLINO
«Il bitume finite nel fosso? Tra i 20 e i 40 metri cubi»

La raffineria ha gia recuperato 23 fusti

FALCONARA - Quanto bitume è finito nel fosso della Rigatta? Tra i 20 ed i 40 metri cubi, secondo l'Api, dei quali solo la minima parte sarebbe finita in mare. Del materiale fuoriuscito l'azienda avrebbe gia recuperato 23 fusti da 200 litri ciascuno, stoccati come stabilito dall'Arpam; si attendono le analisi per attestarne le caratteristiche e decidere, di conseguenza, le modalità di smaltimento. E' quanto si legge in una informativa della raffineria consegnata ieri al Dipartimento regionale di tutela ambientale. La relazione risponde alla richiesta avanzata dall'assessore Amagliani dopo il vertice in Regione del 20 settembre, che aveva visto riuniti attorno ad un tavolo i responsabili Arpam, gli studiosi dell'Icram ed i rappresentanti dei Comuni di Falconara, Ancona, Montemarciano e Senigallia. I dati indicativi forniti ieri dall'Api si basano su stime che tengono conto della dinamica dell'incidente, ma partendo da informazioni certe: al momento dello scoppio, il serbatoio Tk45 conteneva 590 metri cubi di bitume, oltre ai 150 metri cubi di gasolio leggero contenuti nel circuito hot oil, che si presume siano andati completamente bruciati. Per calcolare la quantità di materiale finito nel fosso della Rigatta, i tecnici dell'azienda hanno considerato principalmente le dimensioni di un'apertura che si spalanca nella copertura del fosso, utilizzata per monitorare lo stato delle acque. Secondo l'Api, gran parte del bitume si troverebbe ancora la, questo grazie all'applicazione del Piano di emergenza interno, in base al quale gli operatori, già l'otto settembre, hanno avviato le necessarie operazioni di contenimento, applicando paratie e maglie di contenimento all'altezza dello sbocco a mare. L'azienda aveva poi fatto presidiare lo specchio acqueo antistante la "foce" del fosso da imbarcazioni e personale specializzato, che nei giorni successivi ha avviato la procedura di recupero, aggiornando costantemente tanto la Capitaneria che l'Arpam. Le ricognizioni degli operatori marittimi incaricati dall'Api avevano infatti stabilito la presenza di idrocarburi solidi ai piedi della scogliera. Quanto allo stato del fosso della Rigatta, una prima ispezione avrebbe permesso di accertare la presenza di una striscia di bitume (dello spessore di circa 30 centimetri) nel tratto che non è stato immediatamente posto sotto sequestro. Nei prossimi giorni è programmata una video-ispezione alla presenza dell'Arpam.

Il Consiglio comunale: "Stop alla concessione"

L'incidente dell'8 settembre all'Api ha tenuto banco anche al Consiglio comunale di ieri, aperto da una dichiarazione del sindaco che ha ribadito la linea espressa dalla Giunta con una delibera dell'otto settembre. Il documento chiedeva alla Regione di prendere atto dell'incompatibilità del''impianto rispetto al territorio, e programmare scenari alternativi. Sono seguiti gli interventi di gran parte dei capigruppo e degli esponenti di ogni forza politica; Astolfi, di An, ha anche presentato un ordine del giorno urgente con il quale si invita la Regione a sospendere il rinnovo della concessione per redigere un nuovo protocollo d'intesa; all'azienda è invece richiesto I'innalzamento dei livelli di sicurezza interni, I'impegno per una ricerca su fonti energetiche non convenzionali e per la riduzione graduale della produzione di benzine, per lasciare spazio ad un polo energetico eco-compatibile. Da non trascurare, secondo Astolfi, I'inqunamento del sottosuolo, che è stato oggetto di un altro odg proposto dal diessino Benedettelli che si rivolge alla Regione per revocare o sospendere la concessione finchè non verrà accertato il livello di inquinamento del sottosuolo, alla cui bonifica dovrà prendere parte il Cam.

 
CORRIERE ADRIATICO
La “linea rossa” tra Comune e raffineria

In consiglio comunale anche il caso dei finanziamenti alle società sportive Paolini: “Entro due anni in serie A1” Riunione in prefettura per coordinare meglio gli interventi in situazioni di emergenza

di MARINA MINELLI

Iniziato con un minuto di silenzio per ricordare la tragica fine dell’autotrasportatore Sebastiano Parisse il consiglio comunale di ieri è stato in gran parte dedicato alla questione Api con un intervento dell’assessore all’ambiente Scortichini che ha relazionato sull’accaduto e sui successivi accordi intercorsi fra Comune, Provincia e Regione. “La giunta – ha detto Scortichini – ha ritenuto di dover fare uno sforzo per riattivare i canali di comunicazione istituzionale che l’anno scorso, al momento del rinnovo della concessione si erano interrotti. Adesso ci sono prospettive diverse di collaborazione fra gli enti con al primo posto la questione sicurezza”. Un argomento su cui è intervenuto, dopo una esplicita richiesta del consigliere Maiolini (Sdi), anche il sindaco Carletti che dopo avere fatto la cronistoria di quella concitata mattina dell’8 settembre riconosciuto le mancanze del piano di allarme e di pre allarme. “Ci sarà una riunione in Prefettura – ha spiegato il Sindaco – per aggiornare le procedure perché così come sono non funzionano e alla fine noi non siamo riusciti ad informare bene i cittadini, in passato quando avevamo proposto una linea ‘rossa’ fra Comune e raffineria e ci accusato di esagerare, invece mi sembra proprio di no”. Intanto l’amministrazione comunale, proprio in questi giorni, ha affidato a tre tecnici Busca, Urbani e Di Vico lo studio di fattibilità per un progetto di riconversione dell’intera area oggi occupata dalla raffineria Api. Sull’argomento è intervenuto con pesanti accuse rivolte ai dirigenti del petrolchimico, ma anche ai sindacati, il capo gruppo di Alleanza Nazionale Matteo Astolfi secondo il quale “le spese di questa situazione le fanno i cittadini e gli operai, messi su contro da chi non ha interesse alla formazione di un fronte unico ed unito sul problema della sicurezza”. Fra i punti in ordine del giorno anche una interrogazione del diessino Benedettelli sul progetto di rilancio della pallavolo maschile. “L’idea – ha spiegato Marco Paolini, presidente della ‘Jessie Owens’ – è quella di arrivare in un paio d’anni alla serie A1 coinvolgendo la società che non solo oggi detiene il titolo più alto, ma in passato è stata quella ad avere prodotto più giocatori e che ci ha dato subito la totale disponibilità”. In sostanza il Comune, attraverso la “Jessie Owens” sceglierà e stipendierà i tecnici, Masciarelli quest’anno e Fracascia il prossimo, con l’obiettivo di creare e formare una squadra di ottimo livello.

 
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