RASSEGNA STAMPA 25.09.2004

 

MESSAGGERO
Bitume, la Procura apre l’inchiesta

Secondo fascicolo dopo quello sulle cause dell’incidente in Raffineria. Mentre la capitaneria accerta la quantità di idrocarburi, i Verdi interrogano il Parlamento sui militari in spiaggia

di MARCO CATALANI e MASSIMILIANO PETRILLI

FALCONARA - Inchiesta bis sul rogo all’Api. Mentre i timori di una militarizzazione della spiaggia di Villanova potrebbero approdare in Parlamento. Un secondo fascicolo d'inchiesta contro ignoti, sullo sversamento di bitume in mare dopo l'esplosione dell'8 settembre alla raffineria, è stato aperto dalla Procura nell'inchiesta sull'incidente che ha causato la morte del 49enne autista Sebastiano Parisse. Il nuovo filone d'indagine - in quello principale il pm ha già fatto recapitare 27 avvisi di garanzia - è collegato anche all'esposto presentato dal capogruppo dei Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi. Esposto che seguiva le decine di segnalazioni giunte da cittadini riguardo a chiazze di catrame grandi e piccole spiaggiate, tanto che il sindaco di Ancona ha vietato la balneazione a Palombina. Oltre a un dossier, i Verdi avevano presentato anche un video per documentare il recupero di blocchi di bitume nel mare davanti all’Api. Su questo versante, l'indagine della procura di Ancona si avvarrà degli accertamenti che verranno coordinati dalla capitaneria di porto. Un'iniziativa autonoma, per compiere verifiche sul materiale sversato in mare e finito sui fondali mediante l'impiego anche di proprie squadre di sommozzatori. Spiaggia dei veleni - Il lido di Villanova presidio militare? Secondo l'interrogazione del consigliere regionale verde Marco Moruzzi, la spiaggia dell'ex-tiro a volo avrebbe subito un innalzamento dei livelli di guardia, proprio nei giorni dei ritrovamenti del bitume spiaggiato. «La sorveglianza armata - dice Moruzzi - che presidia il perimetro interno dell'Api con funzioni di prevenzione antiterroristica, stazionano fuori dal perimetro e si avvicinano a chi si reca in spiaggia, invitandoli ad allontanarsi a causa di un presunto divieto». In effetti, affacciandosi nell'area dall'accesso di via Monti e Tognetti, non si può far a meno di notare mezzi militari e sorveglianza armata, ma per quanto riguarda il passaggio per arrivare in spiaggia sembrerebbe che non tutte le pattuglie si comportino nella stessa maniera. Una eventuale segnaletica che vieta il passaggio non è presente ma, nei giorni subito successivi al 16 settembre, giorno della consegna dei filmati in Procura, i militari sarebbero arrivati a vietare persino la sosta delle auto nel parcheggio adiacente. «Molti cittadini sono stati allontanati e dalle loro segnalazioni è nata l'interrogazione ma già dalla sua presentazione la situazione si è ridimensionata». Interrogazioni analoghe a quelle di Moruzzi sono state preannunciate da Marco Lion alla Camera e da Loredana De Petris al Senato.

Falconara, ecco il porto turistico del rilancio

Presentato il progetto all'ombra della raffineria. Tre darsene, 600 posti barca, centro commerciale e club nautico: e la città respira aria turistica

di LETIZIA LARICI

LA riqualificazione dell'area a nord di Falconara parte dal porto turistico. Un sogno che sta prendendo forma. Il progetto preliminare realizzato dalla "Marina di Falconara spa", guidata dall'avvocato Michele Boncristiano, è stato illustrato ieri nella sede della società a partecipazione privata, che intende realizzare l'obiettivo. E’ costituita da cinque azionisti: oltre all'avvocato Boncristiano, presidente, ne fanno parte Aquilino Domesi, Flavio Polonara, l'Adria Marine spa di Fano e l'Inave, lo studio d'architettura di Venezia che ha elaborato il progetto. Lungo 750 metri, il porto verrebbe dislocato tra la stazione e la raffineria (600 metri la distanza dal molo di servizio delle petroliere). Lo spazio acqueo è suddiviso in tre darsene, ciascuna pensata per imbarcazioni di differente stazza. La prima, accanto all'imbocco collocato a circa 1.600 metri dal molo della raffineria, ospiterà le imbarcazioni più lunghe, la seconda quelle di media stazza e la terza le più piccole. Per un totale di 600 posti (300 per barche fino a 10 metri, 150 per quelle fino a 12, 100 per imbarcazioni fino a 18 metri, 40 per quelle fino a 24 metri di lunghezza e 10 per barche oltre misura). Le tre darsene saranno delimitate da una lunga banchina fronte mare(all'interno della quale verranno anche ricavati posti auto) a forma sinusoidale. In questo il progetto preliminare di porto turistico, si discosta dall'ipotesi Bohigas. Per il resto si inserisce perfettamente nel tracciato disegnato dell'architetto catalano, incaricato dal Comune di riqualificare tutta l'area a nord della città. La scelta della forma sinusoidale, frutto di attenti studi delle correnti marine da parte dell'Inave consentirebbe di evitare l'interramento. Lo spazio acqueo sarà collegato con il borgo marinaro, attraverso un ponte levatoio che confluirà all'interno di un centro commerciale aperto sull'acqua con club nautico annesso. Tanti i servizi inseriti nel progetto: quattro capannoni per la manutenzione e il rimessaggio, attività ricettive e commerciali, punti di ristoro e ampi parcheggi, una chiesetta e l'edificio della capitaneria di porto con dogana. Sul fronte porto infine un vialetto immerso nel verde e costeggiato da pista ciclabile e negozi per rendere più completa la fruibilità della zona. Il progetto preliminare è stato pensato tenendo conto dell'attuale linea ferroviaria lungo la costa. Gli accessi via terra verrebbero garantiti attraverso i sottopassi esistenti. Non si esclude la possibilità di attivare collegamenti con la Croazia tramite aliscafo. Progetto consegnato il 16 settembre all'AP di Ancona (primo passo per ottenere il rilascio della concessione demaniale). In assenza di intralci l'iter burocratico potrebbe concludersi entro un anno: lunedì la documentazione sarà pubblicata sull'albo pretorio del Comune di Falconara per consentire a tutti gli interessati di presentare le proprie osservazioni.

 
CORRIERE ADRIATICO
L’accusa in una foto

Nuovo esposto dei Verdi sulla sicurezza

di MARINA MINELLI

Secondo esposto - denuncia alla Magistratura sulla vicenda Api, di nuovo a firma dei Verdi. Ieri il Presidente regionale Luciano Montesi, con una documentazione ufficiale, ha chiesto di avviare un’indagine sulle vie di fuga e sulla sicurezza dei lavoratori. “In una foto presa pochi minuti dopo l’esplosione - spiega Montesi - si vedono chiaramente un grande cancello sbarrato e accanto un cancelletto più piccolo con tre o quattro persone che, abbandonando la zona del pericolo, sono costrette a saltare la recinzione”. Una situazione intollerabile secondo il Verde, a cui è necessario porre immediatamente rimedio: “Non sappiamo chi siano queste persone, forse dipendenti delle ferrovie, visto che poco lontano c’è l’area di movimentazione delle merci. Però, come si vede benissimo nella foto, il fumo denso e ancora basso è a poche decine di metri”. Montesi a questo punto chiede vengano rivisti oltre al piano di emergenza esterno anche quello interno, perché “sulla sicurezza dei lavoratori non ci possono essere dubbi o incertezze”. “Non è possibile che accadano cose del genere - osserva Montesi - adesso vogliamo spiegazioni”.

Api, inchiesta-bis sul bitume

Dopo l’esplosione del serbatoio il prodotto è finito nel fosso della Rigatta e poi in mare raggiungendo anche Palombina Nuova. La procura ipotizza reati ambientali per lo sversamento

di LORENZO SCONOCCHINI

Non solo incendio, lesioni e omicidio colposo, per il rogo che ha ucciso un camionista e ne ha ustionati altri tre, ma anche reati ambientali per le migliaia di metri cubi di bitume tracimati dalla raffineria. La procura ha aperto un secondo fascicolo d’inchiesta, per adesso contro ignoti, sull’incidente dell’8 settembre scorso. Accanto all’inchiesta principale, per la quale i pm Tedeschini e Bilotta hanno inviato 27 avvisi di garanzia incaricando un perito di scoprire le cause dell’esplosione, adesso c’è un nuovo filone d’indagine, collegato anche all’esposto presentato la settimana scorsa dal capogruppo dei Verdi in consiglio regionale, Marco Moruzzi. Prima ancora erano arrivate decine di segnalazioni da cittadini allarmati per le chiazze di catrame grandi e piccole spiaggiate sul litorale falconarese e arrivate fino alle scogliere vicine alla raffineria. Oltre ad un dossier, i Verdi avevano presentato anche un video per documentare il recupero di blocchi di bitume nel mare davanti alla raffineria per chiedere se erano stati autorizzati. L’indagine della procura di Ancona sulle ripercussioni ambientali dell’esplosione avvenuta nell’area bitumi si avvarrà degli accertamenti coordinati dalla capitaneria di porto di Ancona, come deciso lunedì durante una riunione tecnica tenutasi in Regione. Un’iniziativa autonoma, per compiere verifiche sul materiale sversato in mare e finito sui fondali mediante l’impiego anche di proprie squadre di sommozzatori. I risultati degli degli accertamenti saranno illustrati nell’informativa che verrà inviata alla procura, che poi trarrà le sue conclusioni. Il bitume dalla raffineria finendo ne fosso della Rigatta, che scorre accanto al petrolchimico e poi scarica direttamente in mare, senza nessun filtro. Per questo l’inchiesta dovrà chiarire anche come mai non hanno funzionato i bacini di contenimento che dovrebbero fare da argine intorno ai serbatoi dove sono stoccati i derivati del petrolio. Gli effetti si sono visti nei giorni a seguire l'incidente, quando l’onda lunga del bitume sversato in mare ha costretto prima il sindaco Carletti a vietare la balneazione su tutto il litorale falconarese e poi s’è estesa verso sud, fino alla spiaggia di Palombina Nuova, tanto che giovedì l’amministrazione comunale di Ancona ha deciso di chiudere temporaneamente la balneazione. L’altro ieri tecnici dell’Arpam hanno effettuato insieme alla Capitaneria di Porto, una serie di rilevamenti per cominciare a capire le dimensioni del fenomeno. “Abbiamo incaricato la dottoressa Mengarelli – spiegava il direttore dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, Gisberto Paoloni – che insieme a tecnici dell’Icram ha perlustrato la zona di mare ed il fondale di fronte alla raffineria. L’ordinanza sulla balneazione nel Comune di Ancona invece è temporanea ed è stata emessa solo a scopo cautelativo”.

 
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