Api, D’Ambrosio: «La verifica
sarà rigorosa»
La Regione contro le
“critiche degli sciocchi”. A Falconara il film sullo scoppio
e il bitume
di MARCO CATALANI e CLAUDIA
PASQUINI
FALCONARA L’argomento non era
all’ordine del giorno, ma nonostante questo in consiglio
regionale non sono mancati i battibecchi sulla raffineria
Api. A due settimane di distanza dalla tragica esplosione
che ha ucciso un autotrasportatore e ferito gravemente tre
lavoratori, le polemiche continuano. E ieri sul campo di
battaglia oltre ai consiglieri, è sceso persino il
presidente Vito D’Ambrosio che in una nota ha denunciato le
«illazioni gratuite» di questi giorni. «Martedì – ha
commentato – Regione, Provincia di Ancona e Comune di
Falconara hanno firmato un documento relativo alla presenza
dell’Api che in una ritrovata sintonia tra le istituzioni
ribadisce l’urgenza della più rigorosa verifica attraverso
il riesame di tutto l’attuale sistema prescrittivi, della
compatibilità di quell’impianto con il territorio
circostante. Purtroppo – ha però rilevato D’Ambrosio – ci
sono le note stonate: quelle di coloro che, arbitrariamente,
appropriandosi di rappresentanze di valori di cui poco
conoscono, ringhiano accuse infondate, giudizi infantili e
gratuite illazioni (il riferimento è all’ex assessore
provinciale dei Verdi Massimo Binci che ieri in una nota
criticava duramente l’operato della Regione, ndr). Tutto
ciò, al di là dello stile, non è di nessun aiuto alla
risoluzione dei problemi, non fa fare un passo avanti ad
alcun programma di risanamento, insomma non serve a nulla.
Ma per nostra fortuna, in questa regione la buona politica
sa tenere alla larga gli sciocchi». Un richiamo alla calma
caduto nel vuoto. Sempre ieri infatti nel corso
dell’approvazione della legge sul rischio industriale, il
dibattito ha naturalmente coinvolto l’Api. Marco Moruzzi
(Verdi) ha puntato il dito sui controlli da parte delle
strutture regionali per il bitume sversato in mare in
occasione dell’incidente sollecitando “un’inchiesta
amministrativa forte”. Cristina Cecchini (Sin. Dem.) ha
criticato l’assessore Marco Amagliani e ha definito la legge
“un pannicello caldo per la giunta regionale nuda di fronte
alle sue responsabilità nella tragedia dell’Api”. In ogni
caso la nuova legge non porterà novità di rilievo per la
raffineria. Le prescrizioni del provvedimento infatti sono
già ampiamente previste dal protocollo d’intesa siglato
dall’azienda con la Regione Intanto ieri pomeriggio al
centro “Qui” di Falconara sono state mandati in onda i
filmati dell’esplosione e l'impressione della gente è stata
di sconcerto. Di nuovo le le fiamme e l'intenso fumo dell'8
settembre, poi una carrellata dei ritrovamenti di bitume
spiaggiato che ha interessato tutta la costa falconarese.
«Senza la massima trasparenza d'informazione - ha
sottolineato Marco Moruzzi - ci rimettono tutti, dagli
operai ai cittadini. Il Comune di Falconara è intervenuto
nei giusti tempi con pronti rilevamenti da parte dei vigili
ambientali ma lo stesso non si può dire per l'Arpam e per la
Capitaneria di Porto con rapporti fatti in ritardo rispetto
alle segnalazioni». Il bitume, apparso già nel pomeriggio
dopo l'incidente, secondo Moruzzi sarebbe stato
«sottostimato dai rapporti del 9 settembre, quando l'Arpam
ha dichiarato di non aver rilevato nulla allo sbocco della
Rigatta. Va detto inoltre che fino a che i nostri filmati
non sono arrivati in Procura, nessuno si è preso la
responsabilità di dire da dove provenisse quel materiale che
quotidianamente veniva ritrovato sulla spiaggia».
Non solo Api, altre
diciassette aree a rischio
di CLAUDIA PASQUINI
ANCONA - La Raffineria Api,
ma non solo. Viviamo in un campo minato. Sono in tutto
diciotto infatti le industrie a rischio d’incidente
rilevante presenti sul territorio marchigiano. Per queste
attività e per quelle che potranno nascere negli anni futuri
è stata approvata ieri dal consiglio regionale la proposta
di legge 231 che detta le norme sul controllo dei pericoli
di incidenti rilevanti legati all’uso di sostanze pericolose
in impianti industriali. Le aree a rischio - Otto
stabilimenti si trovano nella provincia di Ancona. Sono la
Cereol nel porto del capoluogo dorico (lavorazione semi
oleosi), della Sol (acetilene e ossigeno) sempre ad Ancona,
la Silga di Castelfidardo (lavorazioni galvaniche e circuiti
stampati), la raffineria Api di Falconara, gli impianti gpl
Goldengas di Jesi e Senigallia e l’Elfgas di Montemarciano,
il deposito gpl Vulcangas di Monterado. Sei attività a
rischio si svolgono nell’ascolano. Ad Ascoli Piceno c’è la
Deatech Siva che produce smalti isolanti per cavi, a Fermo
il deposito di prodotti chimici e cianuri della Mac Dermid
Ital, a Monteprandone la Son (lavorazione ossigeno) e la Sei
che costruisce elicotteri, ad Offida il deposito di prodotti
fitofarmaci della Bonfigli Snc, a Porto San Giorgio
l’impianto gpl della Pegas. Fortunato il maceratese che
conta solo il deposito ossigeno e gpl dell’Air Liquide
Italia a Porto Recanati. Pesaro infine ha due depositi di
cui uno nazionale la Fox Petroli (oli minerali) e
Novafeltria ha il deposito di esplosivi della Marig. La
legge - Il provvedimento dopo aver sostato per un anno e
mezzo in conferenza delle autonomie locali è stato approvato
dalla giunta regionale il 3 febbraio 2004 e ieri è arrivato
in aula dove è stato licenziato con l’astensione di Fi, An e
Udc. La legge recepisce la direttiva europea Seveso del 1982
e la normativa italiana del 1999. D’ora in poi la Regione
Marche avrà il compito di individuare le aree ad elevato
rischio di incidente rilevante, di controllare le autorità
preposte all’attuazione della legge e di predisporre il
programma regionale di controllo sentite le Province, alle
quali competono l’approvazione dei piani di emergenza
esterni delle industrie e delle possibili varianti
urbanistiche comunali. I Comuni, oltre ad adottare le
varianti, dovranno informare la popolazione per la quale è
prevista una forma di consultazione diretta. Il
provvedimento inoltre individua due procedure diverse , per
gli stabilimenti nuovi e quelli esistenti, soggetti alla
presentazione del rapporto di sicurezza. L’assessore Marco
Amagliani tra le novità ha sottolineato il potenziamento
dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale e il
fatto che i controlli, economicamente a carico delle
aziende, sono eseguiti dai vigili del fuoco e dell’Arpam. Il
relatore di minoranza Ottavio Brini Fi ha evidenziato le
debolezze della legge: il parere della popolazione non
vincolante e la «sottrazione ai Comuni della titolarità del
territorio». |
Bitume in spiaggia Cineforum
dei Verdi
Le immagini mostrate in
pubblico
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Prima la
denuncia-esposto alla magistratura e adesso un video con le
immagini raccolte in questi ultimi quindici giorni di
sopralluoghi lungo la spiaggia di Falconara. Continua
l’affaire del bitume, la cui presenza poco dopo l'incidente
costato la vita a Sebastiano Parisse, era stata rilevata e
denunciata dai vigili ambientali falconaresi, dai tecnici
della Provincia, dai residenti ma non dall’Arpam. Ora però
il consigliere regionale dei Verdi, Marco Moruzzi, il video
arricchito di foto e documenti ha deciso di mostrarlo in
pubblico in una sorta di cineforum. Ieri nel corso dei due
incontri (al centro “Qui” e poi la sera a Fiumesino) Moruzzi,
insieme al consigliere comunale Sergio Badialetti, al
presidente dei Verdi falconaresi Massimo Binci e
all’assessore provinciale Luciano Montesi, ha ribadito la
sua posizione critica nei confronti dell’Arpam che non
avrebbe effettuato indagini approfondite subito dopo
l’incidente dell’8 settembre. “La raffineria – ha commentato
l’esponente dei Verdi – ha dichiarato sversamenti irrisori
di bitume, ma la stessa sera dell’8 il bitume arriva sulla
spiaggia di Falconara centro all’altezza di via Trieste e
intervengono i vigili ambientali, poi noi riusciamo a
filmare ‘strane’ operazioni di recupero a mare effettuate
nei giorni scorsi con una imbarcazione e due sub. L’azienda
agisce autonomamente? Sta tentando di rimuovere le prove? Da
dove viene tutto questo bitume?”. Moruzzi ha chiesto la
messa sotto sequestro non solo dei 400 metri quadrati dove
si è svolto l’incidente, ma il tratto del fosso della
Rigatta che attraversa lo stabilimento e le scogliere
esterne. “Sono stati carenti la messa in sicurezza e i
controlli” ha dichiarato il Verde. |