RASSEGNA STAMPA 23.09.2004

 

MESSAGGERO
Api, D’Ambrosio: «La verifica sarà rigorosa»

La Regione contro le “critiche degli sciocchi”. A Falconara il film sullo scoppio e il bitume

di MARCO CATALANI e CLAUDIA PASQUINI

FALCONARA L’argomento non era all’ordine del giorno, ma nonostante questo in consiglio regionale non sono mancati i battibecchi sulla raffineria Api. A due settimane di distanza dalla tragica esplosione che ha ucciso un autotrasportatore e ferito gravemente tre lavoratori, le polemiche continuano. E ieri sul campo di battaglia oltre ai consiglieri, è sceso persino il presidente Vito D’Ambrosio che in una nota ha denunciato le «illazioni gratuite» di questi giorni. «Martedì – ha commentato – Regione, Provincia di Ancona e Comune di Falconara hanno firmato un documento relativo alla presenza dell’Api che in una ritrovata sintonia tra le istituzioni ribadisce l’urgenza della più rigorosa verifica attraverso il riesame di tutto l’attuale sistema prescrittivi, della compatibilità di quell’impianto con il territorio circostante. Purtroppo – ha però rilevato D’Ambrosio – ci sono le note stonate: quelle di coloro che, arbitrariamente, appropriandosi di rappresentanze di valori di cui poco conoscono, ringhiano accuse infondate, giudizi infantili e gratuite illazioni (il riferimento è all’ex assessore provinciale dei Verdi Massimo Binci che ieri in una nota criticava duramente l’operato della Regione, ndr). Tutto ciò, al di là dello stile, non è di nessun aiuto alla risoluzione dei problemi, non fa fare un passo avanti ad alcun programma di risanamento, insomma non serve a nulla. Ma per nostra fortuna, in questa regione la buona politica sa tenere alla larga gli sciocchi». Un richiamo alla calma caduto nel vuoto. Sempre ieri infatti nel corso dell’approvazione della legge sul rischio industriale, il dibattito ha naturalmente coinvolto l’Api. Marco Moruzzi (Verdi) ha puntato il dito sui controlli da parte delle strutture regionali per il bitume sversato in mare in occasione dell’incidente sollecitando “un’inchiesta amministrativa forte”. Cristina Cecchini (Sin. Dem.) ha criticato l’assessore Marco Amagliani e ha definito la legge “un pannicello caldo per la giunta regionale nuda di fronte alle sue responsabilità nella tragedia dell’Api”. In ogni caso la nuova legge non porterà novità di rilievo per la raffineria. Le prescrizioni del provvedimento infatti sono già ampiamente previste dal protocollo d’intesa siglato dall’azienda con la Regione Intanto ieri pomeriggio al centro “Qui” di Falconara sono state mandati in onda i filmati dell’esplosione e l'impressione della gente è stata di sconcerto. Di nuovo le le fiamme e l'intenso fumo dell'8 settembre, poi una carrellata dei ritrovamenti di bitume spiaggiato che ha interessato tutta la costa falconarese. «Senza la massima trasparenza d'informazione - ha sottolineato Marco Moruzzi - ci rimettono tutti, dagli operai ai cittadini. Il Comune di Falconara è intervenuto nei giusti tempi con pronti rilevamenti da parte dei vigili ambientali ma lo stesso non si può dire per l'Arpam e per la Capitaneria di Porto con rapporti fatti in ritardo rispetto alle segnalazioni». Il bitume, apparso già nel pomeriggio dopo l'incidente, secondo Moruzzi sarebbe stato «sottostimato dai rapporti del 9 settembre, quando l'Arpam ha dichiarato di non aver rilevato nulla allo sbocco della Rigatta. Va detto inoltre che fino a che i nostri filmati non sono arrivati in Procura, nessuno si è preso la responsabilità di dire da dove provenisse quel materiale che quotidianamente veniva ritrovato sulla spiaggia».

Non solo Api, altre diciassette aree a rischio

di CLAUDIA PASQUINI

ANCONA - La Raffineria Api, ma non solo. Viviamo in un campo minato. Sono in tutto diciotto infatti le industrie a rischio d’incidente rilevante presenti sul territorio marchigiano. Per queste attività e per quelle che potranno nascere negli anni futuri è stata approvata ieri dal consiglio regionale la proposta di legge 231 che detta le norme sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti legati all’uso di sostanze pericolose in impianti industriali. Le aree a rischio - Otto stabilimenti si trovano nella provincia di Ancona. Sono la Cereol nel porto del capoluogo dorico (lavorazione semi oleosi), della Sol (acetilene e ossigeno) sempre ad Ancona, la Silga di Castelfidardo (lavorazioni galvaniche e circuiti stampati), la raffineria Api di Falconara, gli impianti gpl Goldengas di Jesi e Senigallia e l’Elfgas di Montemarciano, il deposito gpl Vulcangas di Monterado. Sei attività a rischio si svolgono nell’ascolano. Ad Ascoli Piceno c’è la Deatech Siva che produce smalti isolanti per cavi, a Fermo il deposito di prodotti chimici e cianuri della Mac Dermid Ital, a Monteprandone la Son (lavorazione ossigeno) e la Sei che costruisce elicotteri, ad Offida il deposito di prodotti fitofarmaci della Bonfigli Snc, a Porto San Giorgio l’impianto gpl della Pegas. Fortunato il maceratese che conta solo il deposito ossigeno e gpl dell’Air Liquide Italia a Porto Recanati. Pesaro infine ha due depositi di cui uno nazionale la Fox Petroli (oli minerali) e Novafeltria ha il deposito di esplosivi della Marig. La legge - Il provvedimento dopo aver sostato per un anno e mezzo in conferenza delle autonomie locali è stato approvato dalla giunta regionale il 3 febbraio 2004 e ieri è arrivato in aula dove è stato licenziato con l’astensione di Fi, An e Udc. La legge recepisce la direttiva europea Seveso del 1982 e la normativa italiana del 1999. D’ora in poi la Regione Marche avrà il compito di individuare le aree ad elevato rischio di incidente rilevante, di controllare le autorità preposte all’attuazione della legge e di predisporre il programma regionale di controllo sentite le Province, alle quali competono l’approvazione dei piani di emergenza esterni delle industrie e delle possibili varianti urbanistiche comunali. I Comuni, oltre ad adottare le varianti, dovranno informare la popolazione per la quale è prevista una forma di consultazione diretta. Il provvedimento inoltre individua due procedure diverse , per gli stabilimenti nuovi e quelli esistenti, soggetti alla presentazione del rapporto di sicurezza. L’assessore Marco Amagliani tra le novità ha sottolineato il potenziamento dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale e il fatto che i controlli, economicamente a carico delle aziende, sono eseguiti dai vigili del fuoco e dell’Arpam. Il relatore di minoranza Ottavio Brini Fi ha evidenziato le debolezze della legge: il parere della popolazione non vincolante e la «sottrazione ai Comuni della titolarità del territorio».

 
CORRIERE ADRIATICO
Bitume in spiaggia Cineforum dei Verdi

Le immagini mostrate in pubblico

di MARINA MINELLI

FALCONARA - Prima la denuncia-esposto alla magistratura e adesso un video con le immagini raccolte in questi ultimi quindici giorni di sopralluoghi lungo la spiaggia di Falconara. Continua l’affaire del bitume, la cui presenza poco dopo l'incidente costato la vita a Sebastiano Parisse, era stata rilevata e denunciata dai vigili ambientali falconaresi, dai tecnici della Provincia, dai residenti ma non dall’Arpam. Ora però il consigliere regionale dei Verdi, Marco Moruzzi, il video arricchito di foto e documenti ha deciso di mostrarlo in pubblico in una sorta di cineforum. Ieri nel corso dei due incontri (al centro “Qui” e poi la sera a Fiumesino) Moruzzi, insieme al consigliere comunale Sergio Badialetti, al presidente dei Verdi falconaresi Massimo Binci e all’assessore provinciale Luciano Montesi, ha ribadito la sua posizione critica nei confronti dell’Arpam che non avrebbe effettuato indagini approfondite subito dopo l’incidente dell’8 settembre. “La raffineria – ha commentato l’esponente dei Verdi – ha dichiarato sversamenti irrisori di bitume, ma la stessa sera dell’8 il bitume arriva sulla spiaggia di Falconara centro all’altezza di via Trieste e intervengono i vigili ambientali, poi noi riusciamo a filmare ‘strane’ operazioni di recupero a mare effettuate nei giorni scorsi con una imbarcazione e due sub. L’azienda agisce autonomamente? Sta tentando di rimuovere le prove? Da dove viene tutto questo bitume?”. Moruzzi ha chiesto la messa sotto sequestro non solo dei 400 metri quadrati dove si è svolto l’incidente, ma il tratto del fosso della Rigatta che attraversa lo stabilimento e le scogliere esterne. “Sono stati carenti la messa in sicurezza e i controlli” ha dichiarato il Verde.

 
inizio pagina   rassegna stampa