RASSEGNA STAMPA 22.09.2004

 

MESSAGGERO
Api, protocollo d’intesa tutto da rivedere

Regione, Provincia e Comune di Falconara sottoscrivono l’intesa. Sotto esame anche le prescrizioni. Il nodo Raffineria. L’assessore Amagliani auspica «massima disponibilità» dall’azienda. E al verde Binci che lo accusa risponde: «Sciacallo»

di CLAUDIA PASQUINI

FALCONARA - Il sistema prescrittivo e il protocollo d'intesa stipulato con l'Api verranno rivisti. Poi si procederà alla verifica della compatibilità dell'impianto con il territorio circostante e le scelte urbanistiche locali nell'ottica di uno scenario che preveda «un possibile sviluppo strategico alternativo» agli attuali assetti economici territoriali. E' questo il percorso politico concordato e sottoscritto ieri dal presidente della Regione Vito D'Ambrosio, dal presidente della Provincia Enzo Giancarli, dal sindaco del Comune di Falconara Giancarlo Carletti in seguito all'incidente che l'8 settembre ha causato un morto e tre feriti. Presente al vertice anche l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani che ha chiesto e ottenuto personale per potenziare il servizio territorio e ambiente che sta gestendo il tavolo tecnico permanente relativo alla vicenda. «Verificheremo punto per punto il protocollo - spiega Amagliani - e decideremo se è il caso di rivedere le prescrizioni. Se sarà necessario chiederemo all'Api di riaprire i termini dell'accordo auspicando la massima collaborazione». Soddisfatto Giancarli che ha sottolineato «il valore di un'intesa che ha ripristinato la collaborazione fra le tre istituzioni, manifestata con il protocollo 2002 e spezzata nel 2003 al momento del rinnovo della concessione all'azienda». Azienda che per ora si trova nell'occhio del ciclone. Ieri mattina la Capitaneria di porto con uno specifico decreto ha imposto alle motonavi Grecale e Karmar incaricate dall'Api di recuperare il bitume sversato in mare di interrompere l'operazione per consentire alle sue squadre di sommozzatori di accertare la reale entità del danno ambientale causato. Il professor Amedeo Lancia, docente associato di ingegneria chimica ambientale all'Università di Napoli in qualità di esperto della Procura, da parte sua ha effettuato un nuovo sopralluogo all'interno dello stabilimento per compiere i prelievi necessari per gli accertamenti irripetibili. La sua relazione dovrà essere depositata entro 60 giorni. Le risultanze degli accertamenti, che si svolgono in presenza dei consulenti delle parti interessate, avranno valore di prova nell'eventuale processo. E ancora ieri l'Api ha completato il proprio collegio di difesa. Sono infatti 27 gli indagati per omicidio colposo, incendio colposo e lesioni gravi. L'amministratore delegato Brunetti sarà assistito dagli avvocati Giacomo Vettori di Ancona e Federico Stella di Milano. Altri 23 saranno seguiti oltre che da Vettori da Fulvio Simoni, Salvatore Mannino, Federica Giardino, Domenico Pulitane dello Studio Stella di Milano e da Luigi Matteo di Roma. Tre hanno provveduto in modo autonomo. Intanto le polemiche proseguono a raffica e si consuma il violento duello falconarese tra il verde Massimo Binci, ex assessore provinciale espulso dalla Giunta proprio per non aver votato la concessione Binci e Amagliani. «Amagliani nel 1991 a Falconara diede parere urbanistico favorevole all'Api - si legge nella lunga nota di Binci - Poi si spostò sul fronte anti Api fino a quando lo scorso anno non è stato costretto a subire il rinnovo della concessione che D'Ambrosio gli ha proposto insieme all'assessorato. Il Governatore infatti è il responsabile politico del rinnovo fino al 2020 ma Amagliani lo segue ciecamente. Da una settimana - prosegue Binci - li sento parlare di riconversione. In realtà sta offrendo all'azienda il business dell'energia sullo stesso sito invece di pensare alla dismissione, alla riconversione energetica e alla delocalizzazione in un sito più idoneo». Furiosa la reazione di Amagliani che in un'altra nota ancor più lunga ribatte punto per punto alle dichiarazioni di Binci definendo il suo atteggiamento «scomposto. Le sue dichiarazioni sono false e offensive - commenta - Mi sembra che l'ambientalista si sia aggiunto a una schiera di sciacalli che approfittano di un incidente in cui è morto un operaio».

 
CORRIERE ADRIATICO
Raffineria, verifica sulla compatibilità

Regione, Provincia e Comune: “Prescrizioni da rivedere”. Intesa ritrovata tra gli enti locali, che mettono sotto esame la convivenza fra petrolchimico e territorio Giancarli: “Prevale l’interesse generale” Polemica Amagliani-Verdi

di MARINA MINELLI

A neanche due settimane dal tragico rogo dell’8 settembre in cui costa la vita al camionista Sebastiano Parisse, Regione, Provincia e Comune hanno raggiunto un accordo sulla questione Api. Ieri il presidente della giunta D’Ambrosio, l’assessore Amagliani, il presidente della Provincia di Ancona Giancarli e il sindaco di Falconara Carletti hanno siglato un documento in cui concordano di “verificare la compatibilità dell’ impianto con il territorio circostante e le scelte urbanistiche locali nell' ottica di uno scenario che preveda un possibile sviluppo strategico alternativo agli attuali assetti economico territoriali”. In tale contesto “si reputa necessaria la rivisitazione del sistema prescrittivo e del Protocollo d’ Intesa al fine di gestire al meglio il percorso indicato”. Insomma, gli enti locali si ricompattano e mettono sotto esame il rapporto tra l’impianto petrolchimico e il territorio. La firma del documento, avvenuta dopo “un franco e sereno confronto”, fa riferimento al Protocollo d' Intesa del 2 novembre 2002, alla risoluzione adottata dal consiglio regionale delle Marche il 15 settembre scorso, al dibattito in consiglio provinciale del 20 settembre e alla nota del Comune di Falconara del 13 settembre. Una svolta importante dunque anche perché, come fa notare il presidente della Provincia Giancarli, “in questo accordo sottoscritto c’è già un grande valore, infatti è stata ritrovata in pieno la collaborazione fra le tre istituzioni”. “La classe dirigente – prosegue Giancarli – se è tale, deve saper cogliere le nuove esigenze, i bisogni di cambiamento e saper guidare i processi innovativi. Ovviamente questa cornice non solo richiede un grande lavoro fra noi che abbiamo sottoscritto l’intesa, ma deve sostenere una forte partecipazione e relazioni strette con i comitati, le associazioni ambientaliste, sindacali ed imprenditoriali, gli organi tecnici e scientifici e le personalità delle scienza, della cultura e dell’economia per arrivare a costruire insieme una proposta concreta, credibile e ambientalmente sostenibile”. Ma le polemiche non sono finite. Di ieri è anche un lungo “j’accuse” del presidente dei Verdi falconaresi Massimo Binci, nei confronti dell’assessore Amagliani. “Come è pensabile – osserva Binci – che l’Api, vista la concessione già scontata, con le autorizzazioni tecniche già ottenute, potesse accettare un protocollo di intesa realmente prescrittivo e limitativo? Infatti anche di fronte a questo gravissimo incidente, il protocollo non prevede alcun intervento limitativo della concessione a tutela dei cittadini”. Secondo Binci, Amagliani avrebbe più volte cambiato posizione rispetto al petrolchimico, dal 1991, quando come consigliere comunale “diede parere urbanistico favorevole alla nuova centrale”, al successivo passaggio “al fronte anti-Api”, fino a quando “nel 2002-2003, trovando la pratica Api già segnata, già decisa, con un’altra evoluzione a 180 gradi, subisce il rinnovo della concessione che D’Ambrosio gli offre insieme all' assessorato”. Ai Verdi in serata ha risposto l’assessore regionale Marco Amagliani, definendo “scomposto” l’atteggiamento del presidente Binci. L’assessore all’Ambiente parla di sciacallaggio politico e definisce “false e offensive” le dichiarazioni dell’esponente ambientalista e riconferma che “ove io non fossi intervenuto come assessore all’ambiente, quella concessione sarebbe stata rilasciata senza se e senza ma, perché era una pratica affidata al servizio industria, il quale avendola già istruita, con tutti i pareri ministeriali favorevoli, non poteva fare altro che passarla al capo dipartimento, il quale a suo volta non avrebbe potuto fare altro che firmarla per non incorrere nell’omissione di atti di ufficio”.

 
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