RASSEGNA STAMPA 20.09.2004

 

MESSAGGERO
Bitume, D’Ambrosio convoca gli esperti

L’Arpam ammette: ingenti le quantità di catrame spiaggiato. Coinvolta anche Ancona

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA C'è un mare di bitume sulla scrivania del pm Bilotta. Almeno secondo quanto si sostiene nella mega-relazione, l'ultima, inviata in Procura dall'Arpam giovedì scorso - ingenti le quantità disperse nell'Adriatico dal fosso Rigatta - proprio mentre i sub e le squadre della ditta privata Carmar, ingaggiate dall'Api, lo ripescavano nello specchio acqua di fronte alla raffineria. E così l'8 settembre segnato dall'esplosivo e incendiario decollo della cisterna T145 nello stabilimento - quello che ha ucciso il camionista Parisse, bruciato un suo collega e ferito altri due autisti - consegna alla storia di Falconara anche una nuova emergenza ambientale se è vero che sarebbe considerevole il materiale semifluido a base di idrocarburi contaminanti figlio del tank squarciato dal botto, quello sputato con tanta violenza da “ammarare”. Dato che coinvolge anche il territorio di Ancona - con buona pace delle immediate e ottimistiche assicurazioni dell'Api, ribadite giovedì, in cui si giurava che il bitume del 145 si era riversato in un'area «circoscritta e limitrofa al luogo dell'incidente» - e ha spinto il presidente della Regione D'Ambrosio a chiedere aiuti a Roma e fissare per oggi un summit: alle 16.30, in via Gentile da Fabriano, si incontrerà col suo assessore all'ambiente Amagliani, il sindaco di Falconara Carletti e quello dorico Sturani, i sindaci di Senigallia, Montemarciano, Sirolo e Numana, il presidente della Provincia Giancarli e l’Asur; dall'altra parte del tavolo, un alto funzionario del ministero dell'ambiente e un esperto dell'Icram (Istituto centrale ricerca acque marine), l'organismo ministeriale specializzato in risanamento fondali (oltre agli staff tecnici Arpam e dei vari enti). Perché di contaminazione di fondali, e non solo di acque superficiali, si tratta. In un'area marina che, come minimo, si allunga dalla zona ex Montedison ai confini con Marina di Montemarciano, fino a Torrette di Ancona (passando per Rocca Mare, Villanova, ex piattaforma Bedetti, Palombina Nuova e Vecchia); le stesse località da giorni oggetto dei prelievi e documentazioni video e fotografiche da parte di Cam-Comune di Falconara, Capitaneria, Comitati Fiumesino-Villanova, semplici cittadini, Arpam e Verdi. Gli stessi specchi d'acqua dove anche negli ultimi giorni - lo conferma l'Arpam - le correnti e le onde, con un effetto di risucchia dal fondo sabbioso, aggregavano e spingevano a galla e ovunque, a raggio, «matasse e rotoli di materiale bituminoso». Per quel che si vede si tratta di migliaia di macchie nere, con incessante effetto blob su battigie e scogliere. Ma quali gli effetti? Quanto sarà complessa e costosa e di che tipo la bonifica necessaria? Lo diranno gli studi e il piano messo a punto oggi tra enti e ministero. Intanto, mentre i sub dell'Arpam scavano nei fondali, si attendono i risultati delle analisi delle acque.

Rigatta, inquisito numero uno S’indaga sui sistemi di deflusso

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - Inquisito strutturale numero uno del capitolo giudiziario parallelo bitume - aperto dal sostituto Bilotta accanto a quello sulle cause del disastro mortale - il fosso Rigatta che attaversa la raffineria; e con esso gli inadeguati sistemi di deflusso scarichi Api in caso d'incidente in una superficie di stabilimento evidentemente affatto impermeabile. L'Arpam dice di aver potuto mettere piede (in modo fruttuoso) solo il 16 settembre nel “parco bitumi” incidentato, e accorgersi che una sponda del Rigatta era incrostata di nero-pece. Ciò spiegherebbe i “ritardi” nel suo operato (nella sua prima relazione sugli esami degli scarichi a mare dei fossi di raffineria non si osservavano «evidenze correlate all'evento») stigmatizzati sabato dal capogruppo Verde in Regione Moruzzi, autore di uno dei video-sopralluoghi nel “lido Api” spediti con l'esposto alla Magistratura. Un altro punto possibile oggetto di ipotesi di reato: se e perché qualcosa non ha funzionato, come sostengono Verdi e Comitati, nella collaborazione tra Api e forze d'intervento per l'ecoemergenza; se ci sono state omissioni da parte degli enti e occultamenti di bitume da parte Api. Come paventano i Verdi. E i comitati: «Mancato rispetto degli art. 11 e 20 della legge Seveso sui Pei e Pee (Piani d'emergenza per aziende a rischio come Api)» e di altre procedure di legge. G.M.

E' il giorno dello sciopero

FALCONARA - E’ sciopero oggi in raffineria. Annunciata all’indomani dell’incidente dell’8 settembre, l’agitazione ha inizio alle 9 e un quarto davanti ai cancelli dell’impianto di Falconara. Accanto a Cgil, Cisl e Uil, che hanno proclamato lo sciopero, anche la Confartigianato trasporti Marche che aderisce per «esprimere il profondo cordoglio per la morte del camoinista Sebastiano Parisse e la solidarietà ai familiari feriti, sollecitando tempi rapidi dell’inchiesta della magistratura per accertare sia le cause dell’incidente che per permettere la ripresa della produzione di bitume». Cgil, Cisl e Uil da parte loro, nel proclamare l’agitazione, denunciavano «le carenze aziendali in tema di prevenzione e sicurezza» ribadendo «agli inquirenti la piena disponibilità e collaborazione di tutti i lavoratori, delle loro rappresentanze aziendali e delle strutture sindacali. Le segreterie, inoltre, hanno rinnovato il totale impegno sul versante della sicurezza degli impianti per tutelare al massimo lavoratori e cittadini».

 
CORRIERE ADRIATICO
Bitume, l’Arpam si difende

“Intervento immediato dopo lo sversamento all’Api”

L’accusa, più o meno velata, era la seguente: ma dov’era l’Arpam mentre il bitume uscito dall’Arpam dilagava fino al mare e al fosso vicino alla raffineria? Per rispondere ai comitati cittadini e ai Verdi, che sul caso bitumi hanno presentato anche un esposto alla magistratura, ieri la direzione generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente è uscita allo scoperto diffondendo un comunicato sulla gestione dell’emergenza dell’8 ottobre. Nella nota, firmata del direttore del dipartimento provinciale, l’Arpam sottolinea di avere dato comunicazione sin dal 9 settembre sul bitume - sia quello trovato in mare all’altezza del fosso Rigatta, sia quello arrivato sulle spiagge - tramite il Servizio Acque “mediante relazioni scritte e fotografiche alla Procura della Repubblica, ai sindaci, alla capitaneria di porto, alla Regione, alla Provincia, ai Comuni, all’Asur Zona Territoriale 7”. Il personale Arpam, assicura il dottor Duilio Bucci, direttore del Dipartimento provinciale dell’Agenzia, “è intervenuto immediatamente in loco seguendo l'evento incidentale in corso per gli aspetti acuti, che al momento avevano un evolversi allarmante specialmente per quanto riguardava l’inquinamento atmosferico”. Le comunicazioni sul bitume sono partite il giorno dopo l’incidente. “A seguito di continui sopralluoghi ed ispezioni - si legge ancora - il dipartimento provinciale ha incrementato la conoscenza del fenomeno ed ha continuato a darne comunicazione agli organi competenti. L’attività dell'Arpam si è espletata pertanto mediante sopralluoghi, verbalizzazioni, campionamenti ed analisi, rilievi fotografici, presa in consegna di campioni di acque e bitumi del Comune di Falconara e della Capitaneria di Porto da sottoporre ad analisi”. E per il futuro? L’Arpam, anche a seguito degli esiti di ulteriori ispezioni congiunte con il Noe dei carabinieri, ha convocato con il Dipartimento Territorio Ambiente della Regione Marche un urgente riunione tecnico-operativa che si terrà oggi sul problema del bitume finito in mare dopo l’incendio alla raffineria Api dell’8 settembre scorso. L' incontro - riferisce il comunicato - dovrà definire e programmare interventi “indifferibili e urgenti per l’ individuazione e il recupero di tutto il bitume sversato in mare”. Vi dovranno partecipare - si legge - “tutti gli enti che hanno competenza in materia”: capitaneria di porto, Ministero del' ambiente, Icram, i sindaci di Senigallia, Montemarciano, Falconara, Ancona, Sirolo e Numana, l’Asur, vari servizi regionali, mentre sono state informate dell’incontro la Procura della Repubblica di Ancona, la Provincia e l’Autorità Portuale. Intanto i comitati che da anni si battono contro la raffineria falconarese - Fiumesino, Villanova e 25 agosto - anche ieri, in un comunicato stampa, continuavano a porre le stesse domande. C’era una struttura tecnica regionale (Arpam o altre) a sovrintendere alle operazioni dei subacquei avvistati dai Comitati già dal giorno 9 di fronte allo sbocco del fosso Rigatta? Chi ha dato disposizione agli operatori ecologici del Cam di ripulire i tratti di spiaggia contaminata prima dell’intervento fatto il giorno 18 dall’Arpam e dai Vigili ambientali del Comune? Perché sabato i militari che controllano il perimetro Sud della raffineria hanno tentato più volte di bloccare i residenti che si volevano rendere conto dello stato della spiaggia e delle scogliere?

Oggi sciopero in raffineria

Manifestazione davanti gli ingressi. Aderiscono i trasportatori

FALCONARA - Oggi la raffineria dovrebbe fermarsi in blocco, per riflettere sull’incidente di dodici giornni fa. S’annuncia un’adesione massiccia allo sciopero per oggi proclamato dai sindacati lo stesso giorno della tragedia. Cgil, Cisl e Uil organizzano una manifestazione davanti allo stabilimento a partire dalle 9 e 15. Le segreterie territoriali Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uilt-Uil, in una nota diffusa nell’immediatezza del terribile incendio, si dicevano “colpite dal grave incidente accaduto presso l'Api”, auspicando “un sollecito accertamento delle cause e delle responsabilità” e considerando “estremamente grave l'episodio, che mette ancora una volta in drammatica evidenza come i lavoratori siano particolarmente esposti ai problemi della sicurezza sul lavoro, come più volte la categoria ha rilevato”. Di qui a proclamazione di uno sciopero di “di tutti i lavoratori diretti e indiretti operanti presso l'Api di Falconara”. Anche la Confartigianato ha aderito alla mobilitazione, visto che gli autotrasportatori che operano nella raffineria sono 350, con oltre 400 addetti e altrettante famiglie che hanno investito per i soli automezzi oltre 600 milioni di euro. Il gruppo dirigente della Cgia e della Cgia Trasporti aveva espresso subito “profondo cordoglio per la morte del camionista Sebastiano Parisse e la solidarietà ai familiari dei feriti, sollecitando tempi rapidi dell’inchiesta della magistratura per accertare sia le cause dell’incidente che per permettere la ripresa della produzione di bitume”. “Chiediamo inoltre con forza maggiore prevenzione e sicurezza degli impianti in azienda - affermava nei giorni scorsi il presidente della Cgia Trasporti Carmine Beccaceci - per tutelare al massimo tutti i lavoratori dipendenti ed autonomi, il lavoro e i cittadini, tenendo presente che un polo energetico come l’Api è di rilevante interesse non solo per i lavoratori, che debbono avere prospettive occupazionali, ma per tutta la comunità”.

 
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