MESSAGGERO |
Bitume, D’Ambrosio convoca
gli esperti
L’Arpam ammette: ingenti le
quantità di catrame spiaggiato. Coinvolta anche Ancona
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA C'è un mare di
bitume sulla scrivania del pm Bilotta. Almeno secondo quanto
si sostiene nella mega-relazione, l'ultima, inviata in
Procura dall'Arpam giovedì scorso - ingenti le quantità
disperse nell'Adriatico dal fosso Rigatta - proprio mentre i
sub e le squadre della ditta privata Carmar, ingaggiate
dall'Api, lo ripescavano nello specchio acqua di fronte alla
raffineria. E così l'8 settembre segnato dall'esplosivo e
incendiario decollo della cisterna T145 nello stabilimento -
quello che ha ucciso il camionista Parisse, bruciato un suo
collega e ferito altri due autisti - consegna alla storia di
Falconara anche una nuova emergenza ambientale se è vero che
sarebbe considerevole il materiale semifluido a base di
idrocarburi contaminanti figlio del tank squarciato dal
botto, quello sputato con tanta violenza da “ammarare”. Dato
che coinvolge anche il territorio di Ancona - con buona pace
delle immediate e ottimistiche assicurazioni dell'Api,
ribadite giovedì, in cui si giurava che il bitume del 145 si
era riversato in un'area «circoscritta e limitrofa al luogo
dell'incidente» - e ha spinto il presidente della Regione
D'Ambrosio a chiedere aiuti a Roma e fissare per oggi un
summit: alle 16.30, in via Gentile da Fabriano, si
incontrerà col suo assessore all'ambiente Amagliani, il
sindaco di Falconara Carletti e quello dorico Sturani, i
sindaci di Senigallia, Montemarciano, Sirolo e Numana, il
presidente della Provincia Giancarli e l’Asur; dall'altra
parte del tavolo, un alto funzionario del ministero
dell'ambiente e un esperto dell'Icram (Istituto centrale
ricerca acque marine), l'organismo ministeriale
specializzato in risanamento fondali (oltre agli staff
tecnici Arpam e dei vari enti). Perché di contaminazione di
fondali, e non solo di acque superficiali, si tratta. In
un'area marina che, come minimo, si allunga dalla zona ex
Montedison ai confini con Marina di Montemarciano, fino a
Torrette di Ancona (passando per Rocca Mare, Villanova, ex
piattaforma Bedetti, Palombina Nuova e Vecchia); le stesse
località da giorni oggetto dei prelievi e documentazioni
video e fotografiche da parte di Cam-Comune di Falconara,
Capitaneria, Comitati Fiumesino-Villanova, semplici
cittadini, Arpam e Verdi. Gli stessi specchi d'acqua dove
anche negli ultimi giorni - lo conferma l'Arpam - le
correnti e le onde, con un effetto di risucchia dal fondo
sabbioso, aggregavano e spingevano a galla e ovunque, a
raggio, «matasse e rotoli di materiale bituminoso». Per quel
che si vede si tratta di migliaia di macchie nere, con
incessante effetto blob su battigie e scogliere. Ma quali
gli effetti? Quanto sarà complessa e costosa e di che tipo
la bonifica necessaria? Lo diranno gli studi e il piano
messo a punto oggi tra enti e ministero. Intanto, mentre i
sub dell'Arpam scavano nei fondali, si attendono i risultati
delle analisi delle acque.
Rigatta, inquisito numero
uno S’indaga sui sistemi di deflusso
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA - Inquisito
strutturale numero uno del capitolo giudiziario parallelo
bitume - aperto dal sostituto Bilotta accanto a quello sulle
cause del disastro mortale - il fosso Rigatta che attaversa
la raffineria; e con esso gli inadeguati sistemi di deflusso
scarichi Api in caso d'incidente in una superficie di
stabilimento evidentemente affatto impermeabile. L'Arpam
dice di aver potuto mettere piede (in modo fruttuoso) solo
il 16 settembre nel “parco bitumi” incidentato, e accorgersi
che una sponda del Rigatta era incrostata di nero-pece. Ciò
spiegherebbe i “ritardi” nel suo operato (nella sua prima
relazione sugli esami degli scarichi a mare dei fossi di
raffineria non si osservavano «evidenze correlate
all'evento») stigmatizzati sabato dal capogruppo Verde in
Regione Moruzzi, autore di uno dei video-sopralluoghi nel
“lido Api” spediti con l'esposto alla Magistratura. Un altro
punto possibile oggetto di ipotesi di reato: se e perché
qualcosa non ha funzionato, come sostengono Verdi e
Comitati, nella collaborazione tra Api e forze d'intervento
per l'ecoemergenza; se ci sono state omissioni da parte
degli enti e occultamenti di bitume da parte Api. Come
paventano i Verdi. E i comitati: «Mancato rispetto degli
art. 11 e 20 della legge Seveso sui Pei e Pee (Piani
d'emergenza per aziende a rischio come Api)» e di altre
procedure di legge. G.M.
E' il giorno dello
sciopero
FALCONARA - E’ sciopero oggi in raffineria. Annunciata
all’indomani dell’incidente dell’8 settembre, l’agitazione
ha inizio alle 9 e un quarto davanti ai cancelli
dell’impianto di Falconara. Accanto a Cgil, Cisl e Uil, che
hanno proclamato lo sciopero, anche la Confartigianato
trasporti Marche che aderisce per «esprimere il profondo
cordoglio per la morte del camoinista Sebastiano Parisse e
la solidarietà ai familiari feriti, sollecitando tempi
rapidi dell’inchiesta della magistratura per accertare sia
le cause dell’incidente che per permettere la ripresa della
produzione di bitume». Cgil, Cisl e Uil da parte loro, nel
proclamare l’agitazione, denunciavano «le carenze aziendali
in tema di prevenzione e sicurezza» ribadendo «agli
inquirenti la piena disponibilità e collaborazione di tutti
i lavoratori, delle loro rappresentanze aziendali e delle
strutture sindacali. Le segreterie, inoltre, hanno rinnovato
il totale impegno sul versante della sicurezza degli
impianti per tutelare al massimo lavoratori e cittadini».
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CORRIERE ADRIATICO |
Bitume, l’Arpam si difende
“Intervento immediato dopo lo
sversamento all’Api”
L’accusa, più o meno velata,
era la seguente: ma dov’era l’Arpam mentre il bitume uscito
dall’Arpam dilagava fino al mare e al fosso vicino alla
raffineria? Per rispondere ai comitati cittadini e ai Verdi,
che sul caso bitumi hanno presentato anche un esposto alla
magistratura, ieri la direzione generale dell’Agenzia
regionale per la protezione dell’Ambiente è uscita allo
scoperto diffondendo un comunicato sulla gestione
dell’emergenza dell’8 ottobre. Nella nota, firmata del
direttore del dipartimento provinciale, l’Arpam sottolinea
di avere dato comunicazione sin dal 9 settembre sul bitume -
sia quello trovato in mare all’altezza del fosso Rigatta,
sia quello arrivato sulle spiagge - tramite il Servizio
Acque “mediante relazioni scritte e fotografiche alla
Procura della Repubblica, ai sindaci, alla capitaneria di
porto, alla Regione, alla Provincia, ai Comuni, all’Asur
Zona Territoriale 7”. Il personale Arpam, assicura il dottor
Duilio Bucci, direttore del Dipartimento provinciale
dell’Agenzia, “è intervenuto immediatamente in loco seguendo
l'evento incidentale in corso per gli aspetti acuti, che al
momento avevano un evolversi allarmante specialmente per
quanto riguardava l’inquinamento atmosferico”. Le
comunicazioni sul bitume sono partite il giorno dopo
l’incidente. “A seguito di continui sopralluoghi ed
ispezioni - si legge ancora - il dipartimento provinciale ha
incrementato la conoscenza del fenomeno ed ha continuato a
darne comunicazione agli organi competenti. L’attività dell'Arpam
si è espletata pertanto mediante sopralluoghi,
verbalizzazioni, campionamenti ed analisi, rilievi
fotografici, presa in consegna di campioni di acque e bitumi
del Comune di Falconara e della Capitaneria di Porto da
sottoporre ad analisi”. E per il futuro? L’Arpam, anche a
seguito degli esiti di ulteriori ispezioni congiunte con il
Noe dei carabinieri, ha convocato con il Dipartimento
Territorio Ambiente della Regione Marche un urgente riunione
tecnico-operativa che si terrà oggi sul problema del bitume
finito in mare dopo l’incendio alla raffineria Api dell’8
settembre scorso. L' incontro - riferisce il comunicato -
dovrà definire e programmare interventi “indifferibili e
urgenti per l’ individuazione e il recupero di tutto il
bitume sversato in mare”. Vi dovranno partecipare - si legge
- “tutti gli enti che hanno competenza in materia”:
capitaneria di porto, Ministero del' ambiente, Icram, i
sindaci di Senigallia, Montemarciano, Falconara, Ancona,
Sirolo e Numana, l’Asur, vari servizi regionali, mentre sono
state informate dell’incontro la Procura della Repubblica di
Ancona, la Provincia e l’Autorità Portuale. Intanto i
comitati che da anni si battono contro la raffineria
falconarese - Fiumesino, Villanova e 25 agosto - anche ieri,
in un comunicato stampa, continuavano a porre le stesse
domande. C’era una struttura tecnica regionale (Arpam o
altre) a sovrintendere alle operazioni dei subacquei
avvistati dai Comitati già dal giorno 9 di fronte allo
sbocco del fosso Rigatta? Chi ha dato disposizione agli
operatori ecologici del Cam di ripulire i tratti di spiaggia
contaminata prima dell’intervento fatto il giorno 18 dall’Arpam
e dai Vigili ambientali del Comune? Perché sabato i militari
che controllano il perimetro Sud della raffineria hanno
tentato più volte di bloccare i residenti che si volevano
rendere conto dello stato della spiaggia e delle scogliere?
Oggi sciopero in
raffineria
Manifestazione davanti gli
ingressi. Aderiscono i trasportatori
FALCONARA - Oggi la
raffineria dovrebbe fermarsi in blocco, per riflettere
sull’incidente di dodici giornni fa. S’annuncia un’adesione
massiccia allo sciopero per oggi proclamato dai sindacati lo
stesso giorno della tragedia. Cgil, Cisl e Uil organizzano
una manifestazione davanti allo stabilimento a partire dalle
9 e 15. Le segreterie territoriali Filt-Cgil, Fit-Cisl e
Uilt-Uil, in una nota diffusa nell’immediatezza del
terribile incendio, si dicevano “colpite dal grave incidente
accaduto presso l'Api”, auspicando “un sollecito
accertamento delle cause e delle responsabilità” e
considerando “estremamente grave l'episodio, che mette
ancora una volta in drammatica evidenza come i lavoratori
siano particolarmente esposti ai problemi della sicurezza
sul lavoro, come più volte la categoria ha rilevato”. Di qui
a proclamazione di uno sciopero di “di tutti i lavoratori
diretti e indiretti operanti presso l'Api di Falconara”.
Anche la Confartigianato ha aderito alla mobilitazione,
visto che gli autotrasportatori che operano nella raffineria
sono 350, con oltre 400 addetti e altrettante famiglie che
hanno investito per i soli automezzi oltre 600 milioni di
euro. Il gruppo dirigente della Cgia e della Cgia Trasporti
aveva espresso subito “profondo cordoglio per la morte del
camionista Sebastiano Parisse e la solidarietà ai familiari
dei feriti, sollecitando tempi rapidi dell’inchiesta della
magistratura per accertare sia le cause dell’incidente che
per permettere la ripresa della produzione di bitume”.
“Chiediamo inoltre con forza maggiore prevenzione e
sicurezza degli impianti in azienda - affermava nei giorni
scorsi il presidente della Cgia Trasporti Carmine Beccaceci
- per tutelare al massimo tutti i lavoratori dipendenti ed
autonomi, il lavoro e i cittadini, tenendo presente che un
polo energetico come l’Api è di rilevante interesse non solo
per i lavoratori, che debbono avere prospettive
occupazionali, ma per tutta la comunità”. |
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