RASSEGNA STAMPA 19.09.2004

 

MESSAGGERO
Api, vigilia di sciopero fra il bitume

Domani l’agitazione dei lavoratori, mentre sale l’ansia per il catrame in mare

di MARCO CATALANI e GIULIA VISCI

FALCONARA - Sicurezza e inquinamento, sono due i fronti tragicamente riaperti dall’incidente dello scorso 8 settembre alla raffineria Api. Domani i lavoratori dell’impianto di Falconara scioperano proprio per ribadire il diritto alla sicurezza. Alle 9 e un quarto, davanti allo stabilimento, inizia la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil alla quale aderisce anche Confartigianato Trasporti Marche. Gli autotrasportatori chiedono «prevenzione e sicurezza degli impianti in azienda» e sollecitano «tempi rapidi dell’inchiesta della magistratura per accertare sia le cause dell’incidente che per permettere la ripresa della produzione di bitume». E il bitume è al centro delle preoccupazioni di cittadini e ambientalisti. I Verdi hanno presentato un esposto alla Magistratura per fare chiarezza proprio sulle masse solide di idrocarburi presenti sulla spiaggia e in mare e sulle eventuali omissioni da parte dell’Arpam. «Vogliamo sapere perché nel rapporto dell’Arpam - dice il capogruppo dei Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi - si parla solo di modeste quantità di bitume rinvenuto in mare davanti al fosso Rigatta, mentre è davanti agli occhi di tutti che le cose non stanno così». Nel mirino dei Verdi una serie di «operazioni di recupero del materiale inquinante che l’Api sta conducendo da giorni con il rischio che così si occulti la vera entità del problema». Al pm Bilotta i Verdi hanno consegnato giovedì scorso un dossier completo di riprese video in cui si vedono i sub della Carmar che prelevano bitume nel mare, lo stesso video che ieri è stato mostrato alla stampa. «Perché questo tentativo di occultare il vero quantitativo di bitume finito in mare? - chiedono i Verdi - La verità è che l’Api non può garantire un sistema di contenimento degli idrocarburi. Non può garantire un sistema di sicurezza che eviti, in caso di incendio, che il prodotto infiammabile possa espandersi. Se al posto di masse solide ci fossero stati idrocarburi liquidi e se avessero preso fuoco attraversando anche la cisterna per lo stoccaggio del gpl? Lo scenario è facilmente immaginabile». Ora la faccenda passa nelle mani della Magistratura. E mentre la discussione divampa, i cittadini di Falconara osservano preoccupati l’evolversi della situazione. Rocca Mare, Villanova, Falconara centro e Palombina Vecchia: nessun tratto di costa è stato risparmiato dalla presenza inquietante del catrame. La giornata è cominciata male fin dalle prime ore quando alcuni cittadini hanno segnalato la presenza in zona centro, causata probabilmente dalla mareggiata notturna, di migliaia di piccole chiazze. Fenomeno più consistente dalla spiaggia di Villanova fino al cavalcavia all'altezza di via Roma. I vigili ambientali hanno ispezionato la costa, lo spettacolo lascia l'amaro in bocca. Ieri, complice il ritrovato bel tempo, la spiaggia era frequentata da gente che correva, chi da solo chi con il cane. «Già questo tratto di mare - commenta Mirko D'Angelantonio - non era tra i migliori. Adesso, con questo catrame, la situazione è notevolmente peggiorata». Il Cam ha continuato a raccogliere le chiazze spiaggiate a più riprese con le onde che portavano nuovo materiale, ben visibile a pelo d'acqua sia da riva sia dal pontile in zona ex-Piattaforma Bedetti. «Ho notato - dice Paolo Cardinali - una quantità incredibile di bitume e ho subito ripensato al volto dei nostri politici in Regione, incapaci di chiedere scusa, che in questi giorni imbastiscono sequenze di vedremo, controlleremo, vi siamo vicini». Nel pomeriggio nuove segnalazioni in zona centro e ancora addetti del Cam impegnati nelle operazioni di recupero. «Ci verrebbe da definire - commentano i Comitati cittadini - l'arenile di Falconara “contaminato”, ma noi non ne abbiamo l'autorità, e attendiamo che l'Arpam intervenga. Ci chiediamo se i costi di tali interventi sono a carico del Comune di Falconara e cosa cambierebbe se fosse definita con certezza che la provenienza di questo fenomeno è legata all'incidente dell'8 settembre». Anche sul fronte politico la discussione è più che mai aperta. Domani il primo di una prevedibile lunga serie di vertici e incontri fra il governatore D’Ambrosio e l’assessore regionale all’ambiente Marco Amagliani con il sindaco Carletti e il presidente della Provincia Giancarli.

Porto turistico, sogno da 25 milioni di euro

L’iter per il rilascio della concessione dovrebbe concludersi entro un anno

di LETIZIA LARICI

Dodici ettari, tra la stazione e la raffineria, 660 posti per la nautica da diporto, anche se non si esclude l'ipotesi nautica commerciale con catamarani e aliscafi per la Croazia. Sono solo alcuni dei numeri inseriti nel progetto di porto turistico realizzato dalla I.Na.Ve., studio d'architettura di Venezia, per conto della "Marina di Falconara spa", la società presieduta dall'avvocato Michele Boncristiano, che si propone di dare realizzazione ad uno dei sogni dell'amministrazione Carletti. Consegnata giovedì scorso tutta la documentazione all'Ap, l'iter per il rilascio della concessione demaniale dovrebbe concludersi entro la fine del 2005. Questi più o meno i tempi tecnici, secondo il dirigente all'urbanistica Furio Durpetti, considerando che il progetto dovrà stazionare almeno un mese presso l'Autorità Portuale(dove verrà pubblicato per consentire agli interessati la possibilità di presentare eventuali controdeduzioni), per poi passare al vaglio di due conferenze dei servizi. La prima sarà chiamata ad esprimersi sul progetto preliminare, ed in caso di giudizio positivo gli enti preposti dovranno riunirsi in una seconda conferenza per il via libera definitivo. Intanto il primo passo è stato mosso. Ma la realizzazione del porto, inteso come progetto complessivo e comprensivo delle infrastrutture non dipende solo dal benestare degli organi competenti: premessa imprescindibile è l'arretramento della ferroviaria che vincola l'attuazione dell'intero piano di riqualificazione dell'area a nord di Falconara, pensato dall'architetto catalano Oriol Bohigas. Non è lo stesso per la sola parte a mare. «La realizzazione degli attracchi - spiega Boncristiano - esula dal discorso by-pass. Le imbarcazioni potrebbero fare il loro ingresso via terra. Basterebbe allargare alcuni sottopassi». Comunque fiducioso sulle sorti della linea ferroviaria, Durpetti che spiega come «il progetto di by-pass Api, attualmente al vaglio del Ministero dei Beni Culturali dovrebbe passare all'esame del Cipe il mese prossimo». Società a partecipazione privata con quattro azionisti, la "Marina di Falconara spa" si è costituita ad aprile con un capitale sociale di 230 mila euro. Da una stima fatta all'epoca della presentazione del progetto Bohigas, l'area dovrebbe costare intorno ai 25 milioni di euro. Ovvio che Boncristiano e soci aprano la porta a chiunque intenda investire, enti pubblici e soggetti privati.

 
CORRIERE ADRIATICO
L’onda “lunga” del bitume

Moruzzi denuncia. E nel pomeriggio spiagge di nuovo sporche

di MARINA MINELLI

FALCONARA - “Guardate che disastro, c’è bitume per decine di metri, pezzi, pezzetti, ‘stracci’ ormai semi solidi che vanno a fondo e le mareggiate portano piano piano fino a riva. E continuiamo a non sapere nulla di preciso sui motivi di questa marea decisamente insolita”. Marco Moruzzi, capo gruppo dei Verdi in Regione ieri nel primo pomeriggio era sulla spiaggia di Villanova (ma segnalazioni di residui sono giunte anche dal Falconara centro e Palombina Nuova) per vedere di persona e documentare una situazione per certi versi misteriosa e che lui stesso aveva denunciato in mattinata durante una conferenza stampa. “La raffineria – commenta l’esponente dei Verdi – ha dichiarato sversamenti modesti di bitume, mezzo fusto l’8 settembre e un altro mezzo fusto il giorno dopo, ma la stessa sera dell’8 il bitume arriva sulla spiaggia di Falconara centro all’altezza di via Trieste e intervengono i vigili ambientali, poi noi riusciamo a filmare ‘strane’ operazioni di recupero a mare effettuate nei giorni scorsi con una imbarcazione e due sub. L’azienda agisce autonomamente? Sta tentando di rimuovere le prove? Da dove viene tutto questo bitume?”. L’esposto-denuncia alla Procura della Repubblica è partito già venerdì mattina, ma Moruzzi insieme ai comitati cittadini di Villanova e Fiumesino, continua a raccogliere prove e testimonianze per far si che sia aperta un’indagine vasta ed approfondita. “Le analisi del mare ovviamente non hanno evidenziato nulla – spiega Moruzzi – questo non è un prodotto che si emulsiona o si scioglie in acqua. Il bitume va a fondo, ma non è meno pericoloso e devastante”. Due le questioni “gravissime” evidenziate dal consigliere Verde, da una parte il reato di inquinamento e dall’altro la constatazione che all’interno della raffineria “quando si rompe una cisterna non ci sono sistemi di contenimento adeguati. Le panne non sono servite a nulla perché il bitume è andato a fondo e adesso con il mare mosso e le mareggiate viene riportato sulla costa verso Ancona, ma se il vento dovesse cambiare potrebbero anche andare verso nord, verso Senigallia”. Per capire quello che è successo nelle ore immediatamente successive all’incendio dell’8 settembre Moruzzi chiede la messa sotto sequestro non solo dei 400 metri quadrati dove si è svolto l’incidente, ma il tratto del fosso della Rigatta (da dove il bitume liquido potrebbe essere passato in mare) che attraversa lo stabilimento e le scogliere esterne. Pesanti le accuse di Moruzzi all’Arpam che non avrebbe effettuato verifiche sufficientemente approfondite. “Vogliamo controlli subito – dice Moruzzi – per sapere quanto bitume è finito in mare e chi ha autorizzato il prelevamento. Attenzione, qui potrebbero addirittura scomparire le prove di un possibile reato ambientale”. Il consigliere regionale Verde, che sulla spiaggia di Falconara ha incontrato l’assessore comunale all’ambiente Giancarlo Scortichini, ha anche ribadito “l’inutilità delle prescrizioni”. “Non ha senso renderle più rigide – ha affermato – se nessuno riesce a farle rispettare sul serio”.

Sciopero, adesione della Cgia

I sindacati manifestano domani davanti alla raffineria

FALCONARA - Pioggia di adesioni allo sciopero di domani proclamato dai sindacati dopo l’incidente all’Api. Cgil, Cisl e Uil organizzano una manifestazione davanti allo stabilimento a partire dalle 9 e 15. Anche la Confartigianato aderisce. Il gruppo dirigente della Cgia e della Cgia Trasporti esprime “profondo cordoglio per la morte del camionista Sebastiano Parisse e la solidarietà ai familiari dei feriti, sollecitando tempi rapidi dell’inchiesta della magistratura per accertare sia le cause dell’incidente che per permettere la ripresa della produzione di bitume”. “Chiediamo inoltre con forza maggiore prevenzione e sicurezza degli impianti in azienda - afferma il presidente della Cgia Trasporti Carmine Beccaceci - per tutelare al massimo tutti i lavoratori dipendenti ed autonomi, il lavoro e i cittadini, tenendo presente che un polo energetico come l’Api è di rilevante interesse non solo per i lavoratori, che debbono avere prospettive occupazionali, ma per tutta la comunità”. Gli autotrasportatori che operano nella raffineria sono 350, con oltre 400 addetti e altrettante famiglie che hanno investito per i soli automezzi oltre 600 milioni di euro.

Il trenino un’idea di successo

L’alternativa all’auto

FALCONARA - Il trenino di Falconara: un’operazione vincente condotta dall’amministrazione comunale con ottimi risultati. Il trenino, in funzione dal 15 giugno, compie 17 corse giornaliere dalle 8 alle 20, su un percorso di km 4.800, effettua 15 fermate e collega il parcheggio di via Castellaraccia, con la direttrice costituita dalle vie Elia, Rosselli, Matteotti e Galilei, quindi scende da via Trieste, si immette su via Leopardi, attraversa via dei Mille e si porta di nuovo sulla Flaminia che percorre fino alla stazione prima di far rientro al capolinea. Dai rilievi statistici effettuati dal 15 giugno, data di inizio del servizio, ad oggi, si è avuto un afflusso medio giornaliero di circa 120 passeggeri con punte di circa 400 passeggeri al giorno. Sono i questi i primi positivi giudizi all’iniziativa del trenino gommato che, secondo le prime stime del successo, pare abbia rappresentato “un tassello importante del progetto di riqualificazione urbana della città”. “La riqualificazione urbana è infatti una delle variabili indicate dal Prg 99 per disegnare la nuova Falconara - fanno sapere dal Comune - una città destinata a cambiare pelle anche in pieno centro cittadino”. “Il trenino che percorre il centro - dicono dal Comune - presuppone infatti il farsi strada di un nuovo rapporto tra cittadini, auto private e spazi- sosta, un nuovo rapporto all’interno del quale il trenino viene a svolgere un ruolo di raccordo consentendo altresi’ una nuova fruizione del centro cittadino che torna ad essere il luogo per scambiare 4 chiacchiere, per fare acquisti in tutta tranquillità, per vivere i contenitori culturali senza l’assillo dei posteggi da cercare e dei parcheggi da riempire. Tutto questo i falconaresi e turisti lo hanno compreso”.

“Troppi rischi” “Adriatico, un’area particolarmente sensibile”

Legambiente rilancia il progetto al Forum di Chioggia. Quarchioni:

Anche Legambiente ha preso parte al Forum delle Città dell'Adriatico e dello Ionio svoltosi a Chioggia, da dove l'associazione ambientalista ha colto l'occasione per rilanciare alle Istituzioni l'iniziativa internazionale "Amare l'Adriatico", una vera e propria vertenza ambientale, già presentata durante le tappe marchigiane di Goletta Verde, che ha l'obiettivo di rilanciare l'istituzione di un’area marina particolarmente sensibile (Amps) nel Medio e Alto Adriatico, sensibilizzando cittadini, turisti e governi ad impegnarsi per un futuro migliore della risorsa mare e delle popolazioni rivierasche di Italia, Slovenia e Croazia. Una Amps nel Medio e Alto Adriatico riconosciuta dall'Organizzazione Marina Internazionale garantirebbe protezione speciale a un'area che è ancora troppo vulnerabile all'impatto ambientale di attività industriali sulla costa e del traffico marittimo, soprattutto di petroliere. “Da troppo tempo - commenta Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche - la nostra costa è sottoposta al rischio continuo ed esagerato derivante da un intenso traffico marittimo, in particolare di petroliere da e verso la Raffineria Api di Falconara e che non è più pensabile accrescere ulteriormente. Il rogo avvenuto all'Api non fa che riportare alla ribalta la necessità di regole certe e vincoli che riconducano al minimo questi rischi, perciò rilanciamo con forza l'appello a considerare l'istituzione di una Amps per questo tratto di mare". L'Adriatico infatti, è uno straordinario ecosistema ambientale e sociale, che negli ultimi anni ha già subito profonde trasformazioni negli equilibri. E' di questi giorni la notizia che a causa del progressivo surriscaldamento globale, sta drasticamente diminuendo la presenza di specie come la saraghina, in passato abbondante tra Fano e San Benedetto, e stanno invece arrivando specie di ambiente temperato caldo come la Sardella d'Africa. L'Adriatico è un "mare chiuso" in cui servono 80 anni perché le acque si ricambino completamente e in cui piccoli, ma ripetuti sversamenti di inquinanti hanno già prodotto danni irreversibili. “Per garantire uno sviluppo turistico sostenibile dal punto di visto economico, sociale e ambientale - conclude Germana Perella, responsabile "Amare l'Adriatico" per Legambiente Marche - occorre al più presto ridurre la pressione antropica e ripensare a una gestione diversa e più sostenibile delle infrastrutture che insistono sulla costa".

 
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