Api, vigilia di sciopero fra
il bitume
Domani l’agitazione dei
lavoratori, mentre sale l’ansia per il catrame in mare
di MARCO CATALANI e GIULIA
VISCI
FALCONARA - Sicurezza e
inquinamento, sono due i fronti tragicamente riaperti
dall’incidente dello scorso 8 settembre alla raffineria Api.
Domani i lavoratori dell’impianto di Falconara scioperano
proprio per ribadire il diritto alla sicurezza. Alle 9 e un
quarto, davanti allo stabilimento, inizia la manifestazione
di Cgil, Cisl e Uil alla quale aderisce anche
Confartigianato Trasporti Marche. Gli autotrasportatori
chiedono «prevenzione e sicurezza degli impianti in azienda»
e sollecitano «tempi rapidi dell’inchiesta della
magistratura per accertare sia le cause dell’incidente che
per permettere la ripresa della produzione di bitume». E il
bitume è al centro delle preoccupazioni di cittadini e
ambientalisti. I Verdi hanno presentato un esposto alla
Magistratura per fare chiarezza proprio sulle masse solide
di idrocarburi presenti sulla spiaggia e in mare e sulle
eventuali omissioni da parte dell’Arpam. «Vogliamo sapere
perché nel rapporto dell’Arpam - dice il capogruppo dei
Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi - si parla solo
di modeste quantità di bitume rinvenuto in mare davanti al
fosso Rigatta, mentre è davanti agli occhi di tutti che le
cose non stanno così». Nel mirino dei Verdi una serie di
«operazioni di recupero del materiale inquinante che l’Api
sta conducendo da giorni con il rischio che così si occulti
la vera entità del problema». Al pm Bilotta i Verdi hanno
consegnato giovedì scorso un dossier completo di riprese
video in cui si vedono i sub della Carmar che prelevano
bitume nel mare, lo stesso video che ieri è stato mostrato
alla stampa. «Perché questo tentativo di occultare il vero
quantitativo di bitume finito in mare? - chiedono i Verdi -
La verità è che l’Api non può garantire un sistema di
contenimento degli idrocarburi. Non può garantire un sistema
di sicurezza che eviti, in caso di incendio, che il prodotto
infiammabile possa espandersi. Se al posto di masse solide
ci fossero stati idrocarburi liquidi e se avessero preso
fuoco attraversando anche la cisterna per lo stoccaggio del
gpl? Lo scenario è facilmente immaginabile». Ora la faccenda
passa nelle mani della Magistratura. E mentre la discussione
divampa, i cittadini di Falconara osservano preoccupati
l’evolversi della situazione. Rocca Mare, Villanova,
Falconara centro e Palombina Vecchia: nessun tratto di costa
è stato risparmiato dalla presenza inquietante del catrame.
La giornata è cominciata male fin dalle prime ore quando
alcuni cittadini hanno segnalato la presenza in zona centro,
causata probabilmente dalla mareggiata notturna, di migliaia
di piccole chiazze. Fenomeno più consistente dalla spiaggia
di Villanova fino al cavalcavia all'altezza di via Roma. I
vigili ambientali hanno ispezionato la costa, lo spettacolo
lascia l'amaro in bocca. Ieri, complice il ritrovato bel
tempo, la spiaggia era frequentata da gente che correva, chi
da solo chi con il cane. «Già questo tratto di mare -
commenta Mirko D'Angelantonio - non era tra i migliori.
Adesso, con questo catrame, la situazione è notevolmente
peggiorata». Il Cam ha continuato a raccogliere le chiazze
spiaggiate a più riprese con le onde che portavano nuovo
materiale, ben visibile a pelo d'acqua sia da riva sia dal
pontile in zona ex-Piattaforma Bedetti. «Ho notato - dice
Paolo Cardinali - una quantità incredibile di bitume e ho
subito ripensato al volto dei nostri politici in Regione,
incapaci di chiedere scusa, che in questi giorni
imbastiscono sequenze di vedremo, controlleremo, vi siamo
vicini». Nel pomeriggio nuove segnalazioni in zona centro e
ancora addetti del Cam impegnati nelle operazioni di
recupero. «Ci verrebbe da definire - commentano i Comitati
cittadini - l'arenile di Falconara “contaminato”, ma noi non
ne abbiamo l'autorità, e attendiamo che l'Arpam intervenga.
Ci chiediamo se i costi di tali interventi sono a carico del
Comune di Falconara e cosa cambierebbe se fosse definita con
certezza che la provenienza di questo fenomeno è legata
all'incidente dell'8 settembre». Anche sul fronte politico
la discussione è più che mai aperta. Domani il primo di una
prevedibile lunga serie di vertici e incontri fra il
governatore D’Ambrosio e l’assessore regionale all’ambiente
Marco Amagliani con il sindaco Carletti e il presidente
della Provincia Giancarli.
Porto turistico, sogno da
25 milioni di euro
L’iter per il rilascio della
concessione dovrebbe concludersi entro un anno
di LETIZIA LARICI
Dodici ettari, tra la
stazione e la raffineria, 660 posti per la nautica da
diporto, anche se non si esclude l'ipotesi nautica
commerciale con catamarani e aliscafi per la Croazia. Sono
solo alcuni dei numeri inseriti nel progetto di porto
turistico realizzato dalla I.Na.Ve., studio d'architettura
di Venezia, per conto della "Marina di Falconara spa", la
società presieduta dall'avvocato Michele Boncristiano, che
si propone di dare realizzazione ad uno dei sogni
dell'amministrazione Carletti. Consegnata giovedì scorso
tutta la documentazione all'Ap, l'iter per il rilascio della
concessione demaniale dovrebbe concludersi entro la fine del
2005. Questi più o meno i tempi tecnici, secondo il
dirigente all'urbanistica Furio Durpetti, considerando che
il progetto dovrà stazionare almeno un mese presso
l'Autorità Portuale(dove verrà pubblicato per consentire
agli interessati la possibilità di presentare eventuali
controdeduzioni), per poi passare al vaglio di due
conferenze dei servizi. La prima sarà chiamata ad esprimersi
sul progetto preliminare, ed in caso di giudizio positivo
gli enti preposti dovranno riunirsi in una seconda
conferenza per il via libera definitivo. Intanto il primo
passo è stato mosso. Ma la realizzazione del porto, inteso
come progetto complessivo e comprensivo delle infrastrutture
non dipende solo dal benestare degli organi competenti:
premessa imprescindibile è l'arretramento della ferroviaria
che vincola l'attuazione dell'intero piano di
riqualificazione dell'area a nord di Falconara, pensato
dall'architetto catalano Oriol Bohigas. Non è lo stesso per
la sola parte a mare. «La realizzazione degli attracchi -
spiega Boncristiano - esula dal discorso by-pass. Le
imbarcazioni potrebbero fare il loro ingresso via terra.
Basterebbe allargare alcuni sottopassi». Comunque fiducioso
sulle sorti della linea ferroviaria, Durpetti che spiega
come «il progetto di by-pass Api, attualmente al vaglio del
Ministero dei Beni Culturali dovrebbe passare all'esame del
Cipe il mese prossimo». Società a partecipazione privata con
quattro azionisti, la "Marina di Falconara spa" si è
costituita ad aprile con un capitale sociale di 230 mila
euro. Da una stima fatta all'epoca della presentazione del
progetto Bohigas, l'area dovrebbe costare intorno ai 25
milioni di euro. Ovvio che Boncristiano e soci aprano la
porta a chiunque intenda investire, enti pubblici e soggetti
privati. |
L’onda “lunga” del bitume
Moruzzi denuncia. E nel
pomeriggio spiagge di nuovo sporche
di MARINA MINELLI
FALCONARA - “Guardate che
disastro, c’è bitume per decine di metri, pezzi, pezzetti,
‘stracci’ ormai semi solidi che vanno a fondo e le
mareggiate portano piano piano fino a riva. E continuiamo a
non sapere nulla di preciso sui motivi di questa marea
decisamente insolita”. Marco Moruzzi, capo gruppo dei Verdi
in Regione ieri nel primo pomeriggio era sulla spiaggia di
Villanova (ma segnalazioni di residui sono giunte anche dal
Falconara centro e Palombina Nuova) per vedere di persona e
documentare una situazione per certi versi misteriosa e che
lui stesso aveva denunciato in mattinata durante una
conferenza stampa. “La raffineria – commenta l’esponente dei
Verdi – ha dichiarato sversamenti modesti di bitume, mezzo
fusto l’8 settembre e un altro mezzo fusto il giorno dopo,
ma la stessa sera dell’8 il bitume arriva sulla spiaggia di
Falconara centro all’altezza di via Trieste e intervengono i
vigili ambientali, poi noi riusciamo a filmare ‘strane’
operazioni di recupero a mare effettuate nei giorni scorsi
con una imbarcazione e due sub. L’azienda agisce
autonomamente? Sta tentando di rimuovere le prove? Da dove
viene tutto questo bitume?”. L’esposto-denuncia alla Procura
della Repubblica è partito già venerdì mattina, ma Moruzzi
insieme ai comitati cittadini di Villanova e Fiumesino,
continua a raccogliere prove e testimonianze per far si che
sia aperta un’indagine vasta ed approfondita. “Le analisi
del mare ovviamente non hanno evidenziato nulla – spiega
Moruzzi – questo non è un prodotto che si emulsiona o si
scioglie in acqua. Il bitume va a fondo, ma non è meno
pericoloso e devastante”. Due le questioni “gravissime”
evidenziate dal consigliere Verde, da una parte il reato di
inquinamento e dall’altro la constatazione che all’interno
della raffineria “quando si rompe una cisterna non ci sono
sistemi di contenimento adeguati. Le panne non sono servite
a nulla perché il bitume è andato a fondo e adesso con il
mare mosso e le mareggiate viene riportato sulla costa verso
Ancona, ma se il vento dovesse cambiare potrebbero anche
andare verso nord, verso Senigallia”. Per capire quello che
è successo nelle ore immediatamente successive all’incendio
dell’8 settembre Moruzzi chiede la messa sotto sequestro non
solo dei 400 metri quadrati dove si è svolto l’incidente, ma
il tratto del fosso della Rigatta (da dove il bitume liquido
potrebbe essere passato in mare) che attraversa lo
stabilimento e le scogliere esterne. Pesanti le accuse di
Moruzzi all’Arpam che non avrebbe effettuato verifiche
sufficientemente approfondite. “Vogliamo controlli subito –
dice Moruzzi – per sapere quanto bitume è finito in mare e
chi ha autorizzato il prelevamento. Attenzione, qui
potrebbero addirittura scomparire le prove di un possibile
reato ambientale”. Il consigliere regionale Verde, che sulla
spiaggia di Falconara ha incontrato l’assessore comunale
all’ambiente Giancarlo Scortichini, ha anche ribadito
“l’inutilità delle prescrizioni”. “Non ha senso renderle più
rigide – ha affermato – se nessuno riesce a farle rispettare
sul serio”.
Sciopero, adesione della
Cgia
I sindacati manifestano
domani davanti alla raffineria
FALCONARA - Pioggia di
adesioni allo sciopero di domani proclamato dai sindacati
dopo l’incidente all’Api. Cgil, Cisl e Uil organizzano una
manifestazione davanti allo stabilimento a partire dalle 9 e
15. Anche la Confartigianato aderisce. Il gruppo dirigente
della Cgia e della Cgia Trasporti esprime “profondo
cordoglio per la morte del camionista Sebastiano Parisse e
la solidarietà ai familiari dei feriti, sollecitando tempi
rapidi dell’inchiesta della magistratura per accertare sia
le cause dell’incidente che per permettere la ripresa della
produzione di bitume”. “Chiediamo inoltre con forza maggiore
prevenzione e sicurezza degli impianti in azienda - afferma
il presidente della Cgia Trasporti Carmine Beccaceci - per
tutelare al massimo tutti i lavoratori dipendenti ed
autonomi, il lavoro e i cittadini, tenendo presente che un
polo energetico come l’Api è di rilevante interesse non solo
per i lavoratori, che debbono avere prospettive
occupazionali, ma per tutta la comunità”. Gli
autotrasportatori che operano nella raffineria sono 350, con
oltre 400 addetti e altrettante famiglie che hanno investito
per i soli automezzi oltre 600 milioni di euro.
Il trenino un’idea di
successo
L’alternativa all’auto
FALCONARA - Il trenino di
Falconara: un’operazione vincente condotta
dall’amministrazione comunale con ottimi risultati. Il
trenino, in funzione dal 15 giugno, compie 17 corse
giornaliere dalle 8 alle 20, su un percorso di km 4.800,
effettua 15 fermate e collega il parcheggio di via
Castellaraccia, con la direttrice costituita dalle vie Elia,
Rosselli, Matteotti e Galilei, quindi scende da via Trieste,
si immette su via Leopardi, attraversa via dei Mille e si
porta di nuovo sulla Flaminia che percorre fino alla
stazione prima di far rientro al capolinea. Dai rilievi
statistici effettuati dal 15 giugno, data di inizio del
servizio, ad oggi, si è avuto un afflusso medio giornaliero
di circa 120 passeggeri con punte di circa 400 passeggeri al
giorno. Sono i questi i primi positivi giudizi
all’iniziativa del trenino gommato che, secondo le prime
stime del successo, pare abbia rappresentato “un tassello
importante del progetto di riqualificazione urbana della
città”. “La riqualificazione urbana è infatti una delle
variabili indicate dal Prg 99 per disegnare la nuova
Falconara - fanno sapere dal Comune - una città destinata a
cambiare pelle anche in pieno centro cittadino”. “Il trenino
che percorre il centro - dicono dal Comune - presuppone
infatti il farsi strada di un nuovo rapporto tra cittadini,
auto private e spazi- sosta, un nuovo rapporto all’interno
del quale il trenino viene a svolgere un ruolo di raccordo
consentendo altresi’ una nuova fruizione del centro
cittadino che torna ad essere il luogo per scambiare 4
chiacchiere, per fare acquisti in tutta tranquillità, per
vivere i contenitori culturali senza l’assillo dei posteggi
da cercare e dei parcheggi da riempire. Tutto questo i
falconaresi e turisti lo hanno compreso”.
“Troppi rischi”
“Adriatico, un’area particolarmente sensibile”
Legambiente rilancia il
progetto al Forum di Chioggia. Quarchioni:
Anche Legambiente ha preso
parte al Forum delle Città dell'Adriatico e dello Ionio
svoltosi a Chioggia, da dove l'associazione ambientalista ha
colto l'occasione per rilanciare alle Istituzioni
l'iniziativa internazionale "Amare l'Adriatico", una vera e
propria vertenza ambientale, già presentata durante le tappe
marchigiane di Goletta Verde, che ha l'obiettivo di
rilanciare l'istituzione di un’area marina particolarmente
sensibile (Amps) nel Medio e Alto Adriatico, sensibilizzando
cittadini, turisti e governi ad impegnarsi per un futuro
migliore della risorsa mare e delle popolazioni rivierasche
di Italia, Slovenia e Croazia. Una Amps nel Medio e Alto
Adriatico riconosciuta dall'Organizzazione Marina
Internazionale garantirebbe protezione speciale a un'area
che è ancora troppo vulnerabile all'impatto ambientale di
attività industriali sulla costa e del traffico marittimo,
soprattutto di petroliere. “Da troppo tempo - commenta
Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche - la
nostra costa è sottoposta al rischio continuo ed esagerato
derivante da un intenso traffico marittimo, in particolare
di petroliere da e verso la Raffineria Api di Falconara e
che non è più pensabile accrescere ulteriormente. Il rogo
avvenuto all'Api non fa che riportare alla ribalta la
necessità di regole certe e vincoli che riconducano al
minimo questi rischi, perciò rilanciamo con forza l'appello
a considerare l'istituzione di una Amps per questo tratto di
mare". L'Adriatico infatti, è uno straordinario ecosistema
ambientale e sociale, che negli ultimi anni ha già subito
profonde trasformazioni negli equilibri. E' di questi giorni
la notizia che a causa del progressivo surriscaldamento
globale, sta drasticamente diminuendo la presenza di specie
come la saraghina, in passato abbondante tra Fano e San
Benedetto, e stanno invece arrivando specie di ambiente
temperato caldo come la Sardella d'Africa. L'Adriatico è un
"mare chiuso" in cui servono 80 anni perché le acque si
ricambino completamente e in cui piccoli, ma ripetuti
sversamenti di inquinanti hanno già prodotto danni
irreversibili. “Per garantire uno sviluppo turistico
sostenibile dal punto di visto economico, sociale e
ambientale - conclude Germana Perella, responsabile "Amare
l'Adriatico" per Legambiente Marche - occorre al più presto
ridurre la pressione antropica e ripensare a una gestione
diversa e più sostenibile delle infrastrutture che insistono
sulla costa". |