RASSEGNA STAMPA 18.09.2004

 

MESSAGGERO
Api, la Magistratura indaga anche sul bitume

Il fronte inquinamento. E’ allarme per le masse di idrocarburi solidi che continuano a emergere dopo l’incidente dell’8 settembre Il Pm Bilotta ha chiesto all’Arpam nuovi sopralluoghi e prelievi. E intanto arriva l’esposto dei Verdi

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - Dopo il camionista morto, i tre colleghi feriti, l'incarico del pm Bilotta al perito sul giallo delle cause del botto nel tank 145 della raffineria, ieri è stato il riemergere in proporzioni più problematiche dell'effetto blob da bitume in mare a far da protagonista, con le scogliere di fronte all'Api “incatramate”. Una giornata segnata dalla presentazione in Procura di un esposto del capogruppo regionale dei Verdi Marco Moruzzi, dal focalizzarsi di Magistratura e istituzioni sul rinvigorito riemergere di masse di idrocarburi solidi nelle aque antistanti lo stabilimento, da nuove prove dell'inquinamento (foto e video con sub dell'Api che pescano catrame) promesse dai comitati falconaresi di quartiere al Pm. In un bailamme di ipotesi - con polemiche, sos e sospetti da parte di comitati e ambientalisti da una parte, e dall'altra l'Api che minimizza gli effetti della contaminazione da sversamento serbatoio e giura di avere, pur nell'emergenza, rispettato leggi e procedure ambientali di sicurezza - nessuno ufficialmente quantifica il bitume finito in mare e il suo raggio d'azione. Una certezza: già l'altro ieri il sostituto Bilotta si era concentrata sull'interrogativo, tanto da aver spedito in fretta un pool dell'Arpam nella spiaggiola Api per nuovi sopralluoghi e campionamenti che avessero da un lato tutti i crismi della prova giudiziaria, dall'altro formalizzassero un legame tra l'attività di contenimento dell'inquinamento che vedeva la stessa Api da giorni impegnata in coordinamento con la Capitaneria di porto. E proprio gli uomini delle ditte private di natanti “Carmar” e “Grecale”, la direzione Api che l'ha ingaggiate e i pompieri che l'8 settembre avevano scavato per ore nella massa nera sputata dal TK 145 esploso, saranno chiamati dal Pm a quantificare il bitume “ammarrato”. Tantissimo, dice il Comune di Falconara, il primo a presentare un esposto giudiziario, alla luce di foto e ingenti campioni prelevati dai vigili urbani lungo il litorale che va dall'ex Montedison di Marina alla piattaforma Bedetti (un lungo tratto nord-sud in cui il sindaco ha vietato la balneazione). Di ufficiale, dall'Arpam, si sa per ora solo di campionamenti di acque (il Pm aspetta gli esiti della analisi dai laboratori di Macerata e tante risposte) su: pozzetto fiscale del depuratore biologico Api; fosso Rigatta Api (segnalato “percolamento di bitume nel tombino”); altri fossi. Targati Arpam anche sopralluoghi con foto nella “zona mare antistante lo sbocco del Rigatta”, nelle battige a nord (Rocca Priora) e a sud (spiaggia piattaforma Bedetti, con “formazioni bituminose spiaggiate”). Ma nulla dice l'Arpam sulle quantità di bitume. Su cui, invece, si soffermano molto i timori di Moruzzi che, reduce anche lui da un sopralluogo, si dice «molto critico nei confronti dell'operato di Arpam e Api». Col suo esposto ha consegnato al Pm un video di 20 minuti girato davanti all'Api, in cui di bitume se ne vedrebbe parecchio, con la Carmar e i suoi sub che lo prendono in consegna.

 «Più uomini per Falconara» Grido d’allarme dei pompieri

di PIERFRANCESCO CURZI

FALCONARA - Incidente all'Api, aumentare l'organico al distaccamento dell'aeroporto di Falconara. E' questa la richiesta avanzata dalla Rappresentanza Sindacale Unitaria dei vigili del fuoco di Ancona. Una richiesta che suona come un grido d'allarme ed è diretta a tutti i livelli istituzionali, nazionali e locali, ai partiti politici e alle forze sociali ed economiche. La mattina dell'8 settembre scorso l'immediato intervento dei vigili dalla centrale di Ancona, oltre al primo soccorso dei pompieri dell'Api, ha permesso di evitare conseguenze molto più serie limitando il raggio d'azione delle fiamme. Una manciata di minuti, poco più di una decina ma che, secondo i vertici dell'Rsu, potrebbero addirittura essere dimezzati: «L'intervento di uomini e mezzi dall'aeroporto di Falconara - si legge in una nota sindacale - permetterebbe di abbattere i tempi d'intervento in caso di soccorso alla Raffineria. Un nostro automezzo impiega tra i 10 e i 15 minuti per arrivare dalla centrale di Ancona all'Api, dal distaccamento aeroportuale i tempi calano a 3-5 minuti. L'aumento del personale al “Sanzio” è indispensabile per garantire, oltre alla copertura del servizio aeroportuale, un rapido intervento nella zona del Comune di Falconara, città ad alta densità abitatitva che include nel suo territorio la Raffineria Api e altre attività a rischio di incidente rilevante, come la Elfgas. Falconara, inoltre, è sede di un importante nodo ferroviario, autostradale e aeroportuale». Oltre alla centrale di Ancona gli altri distaccamenti operativi nelle più immediate vicinanze di Falconara e della Raffineria sono a Jesi e Senigallia. Una partenza operativa (e potenziata con uomini e mezzi) dall'aeroporto potrebbe invece ricoprire le eventuali emergenze all'Api, ma avere comunque come zona d'intervento anche i comuni di Chiaravalle, Camerata Picena e Montemarciano.

API RITIRA CONTENZIOSO

L’assessore Amagliani comunica che Api e Associazione Industriali di Ancona hanno ritirato il contenzioso contro la dichiarazione regionale del 2000 di area a elevato rischio di crisi ambientale del territorio compreso fra Marina di Montemarciano, le prime aree industriali di Jesi e il porto di Ancona con particolare riferimento a Falconara.

Porto turistico, il progetto è pronto

La parola ora all’Autorità Portuale

di PIERFRANCESCO CURZI

FALCONARA - Porto turistico di Falconara, depositato il progetto realizzato da una società di Venezia. Un passo importante quello mosso dalla società “Marina di Falconara spa” guidata dall'avvocato Michele Boncristiano. Di sicuro quello più consistente dall'inizio dell'iter legato alla realizzazione del porto nella zona di Villanova. La documentazione è stata consegnata giovedì all'Autorità Portuale di Ancona, l'organo che dovrà dare il via libera. Ora il progetto, chiave decisiva per la concessione demaniale, passerà sotto la lente d'ingrandimento della conferenza dei servizi per l'esame approfondito della documentazione. L'obiettivo è comunque vincolato all'eventuale by pass ferroviario, con l'arretramento della linea adriatica. Al progetto, che si inserisce nel discorso tracciato sull'ipotesi Bohigas - l’architetto catalano consulente del Comune di Falconara oper la riqualificazione della città - ha lavorato un'équipe di architetti di fama internazionale all'interno della società veneziana I.Na.Ve. Il passaggio rappresenta un vero e proprio sospiro di sollievo per i vertici della “Marina di Falconara spa”, un risultato inseguito a lungo e ora finalmente raggiunto. La società che realizzerà il nuovo porto turistico, la “Marina Falconara spa” appunto, è stata costituita all'inizio dello scorso aprile. E' guidata dall'avvocato Boncristiano - esponente dell'Udeur nel consiglio comunale falconarese - ma a partecipazione privata, con la presenza quindi di quattro azionisti. Già insediato, praticamente dal maggio scorso, il consiglio d'amministrazione di cui fanno parte il presidente, l'avvocato Boncristiano come già ricordato, l'amministratore delegato e due consiglieri. Il ruolo di amministratore delegato sarà ricoperto dall'imprenditore falconarese Aquilino Domesi. Di spicco anche le figure dei consiglieri. Uno dei due posti è a carico di Alberto Cazziol, il responsabile della società che gestisce il porto turistico di Fano, la “Marina De Cesari”. L'altro è occupato dall'ingegner Mazzino Boggi, rappresentante della società I.Na.Ve che ha curato sotto ogni dettaglio la stesura del progetto portuale di Falconara. Il porto turistico dovrebbe sorgere nella zona della spiaggetta di Villanova, tra la stazione ferroviaria e la Raffineria. Per ora siamo ancora alla fase preliminare, ma secondo le previsioni inserite nel disegno progettuale i posti previsti per la nautica da diporto sarebbero 660. Fuori dal progetto, per ora, la nautica commerciale come catamarani e aliscafi. Già in passato la possibilità di costruire un secondo porto turistico nel tratto di mare compreso tra Ancona e Falconara era stato salutato positivamente per alcune caratteristiche ben precise. Considerato che il porto turistico di Ancona di “Marina Dorica” dovrà raddoppiare ma non arriverà che a 1200-1300 posti, e a sud tutto è reso vano dalla presenza del Cònero, con annessa area Parco, che non permette a Numana di allargarsi.

 
CORRIERE ADRIATICO
“Api, costruire proposte”

Il presidente della Provincia “Quando discutiamo di Falconara parliamo di nodi fondamentali dell’intera regione” Amagliani: “L’azienda ha ritirato i ricorsi legali contro la Regione” Giancarli: “Sulla raffineria si misura la classe dirigente”

di EDOARDO DANIELI

Dal dolore e dalla rabbia per la morte in raffineria alla assunzione di responsabilità istituzionale e al dialogo. La politica tenta di colmare il baratro che s’è aperto all’indomani del rogo all’Api e della morte di Sebastiano Parisse. Lo fa ripetendo che morti del genere non debbono più accadere ma soprattutto avviando i passi per poter far convivere lavoro e sicurezza, sviluppo e ambiente, crescita del territorio regionale e vivibilità della comunità falconarese. Passi che - è l’auspicio comune - inizieranno lunedì con l’incontro tra Vito D’Ambrosio, presidente della Regione; Enzo Giancarli, presidente della Provincia e Giancarlo Carletti, sindaco di Falconara. “L’incontro di lunedì - dice Giancarli - è la cornice istituzionale fondamentale per costruire scelte importanti”. Non è solo una questione di forma. Ma di contenuti. “Si ritorni - auspica il presidente della Provincia - allo spirito che ha portato Regione, Provincia e Comune al protocollo del 2002”. Nodi, più che mai attuali, e da risolvere: Falconara nodo strategico delle infrastrutture regionali costretta perciò a subire un pesante attacco ambientale; la necessità del piano di risanamento delle aree ad elevato rischio ambientale e di quello sulle industrie a rischio di incidente rilevante. Passi normativi da compiere e che quanto accaduto rende ancora più urgenti. Il piano di risanamento è atteso per novembre; quello sulle aree a rischio di gravi incidenti andrà presto in consiglio regionale. “Quando parliamo di Falconara - afferma Giancarli - parliamo perciò di nodi fondamentali della intera regione. Una situazione complessa, che nel 1999 e pochi giorni fa ha avuto il suo epicentro di drammaticità, dalla risposta alla quale si misura la capacità di una classe dirigente”. Strumenti che Giancarli mette alla base di questa risposta “la responsabilità istituzionale capace di sviluppare relazioni forti con i soggetti sociali coinvolti che sia in grado di costruire proposte per il futuro”. E per il quale possono - e debbono - giocare un ruolo fondamentale i parlamentari marchigiani. La questione è al centro della riflessione dell’assessore Marco Amagliani secondo il quale l’incidente alla raffineria “accelera azioni e procedure, che erano già da tempo in corso, ma che ora, sotto la spinta delle nuove evidenze, non possono ulteriormente tollerare rinvii e resistenze”. Amagliani cita a questo proposito “il caso dell’atteso e più volte rinviato ritiro unilaterale da parte dell’Api e dell’Associazione Industriali di Ancona del contenzioso legale contro la dichiarazione regionale del marzo 2000 di area ad elevato rischio di crisi ambientale”. “Il ritiro unilaterale è finalmente arrivato. Questa attesa buona notizia - secondo l’assessore Amagliani - libera quindi energie da mettere a disposizione degli sforzi ulteriori della Regione e degli organismi competenti in materia di sicurezza, controlli, tutela dell’ambiente e nuove prospettive di sviluppo durevole”.

Bitume in mare, dossier in procura

Moruzzi (Verdi) e comitati chiedono notizie precise alla magistratura

di MARINA MINELLI

Il capogruppo dei Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi ha fatto una segnalazione alla magistratura e presentato ieri un dossier “contenente - afferma - elementi probatori circa i fenomeni dell’inquinamento di bitume in mare non rilevati dall’Arpam”. Anche i comitati cittadini di Villanova, Fiumesino e “25 agosto” hanno deciso di consegnare alla magistratura tutta la documentazione in loro possesso affinché sia avviata una indagine. “Vogliamo sapere qualcosa di preciso sui residui del bitume che sono piovuti sulle nostre teste il giorno dell'incidente e che, nelle ore successive, abbiamo recuperato in mare e sulla spiaggia di Rocca Priora e di Falconara”. Fra l'altro da diversi giorni (dopo l'incidente dell'8 settembre) i comitati hanno osservato la presenza di una battello stazionare di fronte allo sbocco a mare del fosso della Rigatta interessato dalla fuoriuscita di bitume dal serbatoio Tk 145. “Dal battello - dice Loris Calcina, portavoce delle tre associazioni - alcuni sommozzatori si immergono nelle acque antistanti. L'altro ieri nel corso di un nostro sopralluogo alla scogliera demaniale è stato visto che i sommozzatori si immergevano riportando a galla del materiale solido di colore nero e a tratti “sfilaccioso” e che questo veniva consegnato ad altri addetti presenti sulla scogliera, i quali maneggiavano il materiale indossando guanti”. Il tutto è stato documentato con un filmato, che verrà presto consegnato alla magistratura insieme ai reperti solidi piovuti dopo l'esplosione sui quartieri ed alla documentazione fotografica e video dello spiaggiamento di bitume a Rocca Priora. “Invitiamo l'Arpam a fare chiarezza immediatamente sull'inquinamento da bitume”, prosegue Calcina. Il documento filmato ieri è stato visionato dal sindaco Carletti.

E i vigili del fuoco chiedono rinforzi

“Il fattore tempo è fondamentale nel ridurre i rischi legati allo scoppio di un incendio o ad un’altra situazione di pericolo” “Aumentare l’organico all’aeroporto”

La Rsu dei vigili del fuoco di Ancona chiede l’aumento dell’organico del distaccamento aeroportuale di Falconara, perché l’intervento effettuato alla raffineria Api, in cui ha perso la vita il camionista Sebastiano Parisse, ha dimostrato che “il fattore tempo è fondamentale per ridurre al minimo i rischi connessi allo svilupparsi di un incendio o di una situazione di potenziale pericolo”. Un potenziamento, già richiesto al Ministero dell’Interno, che consentirebbe di abbattere i tempi di intervento: un automezzo da Ancona all’Api, “impiega dai 10 ai 15 minuti, mentre dal distaccamento aeroporto il tempo medio è di 3-5 minuti”. In un lungo documento, la Rsu segnala, tra l’altro, che in questa esigenza di riduzione dei tempi “bene fece il prefetto di Ancona a modificare il sistema di allertamento previsto dal Piano di emergenza esterno, imponendo all'Api di informare tempestivamente, tramite telefono diretto, i vigili del fuoco per qualsiasi tipo di problema inerente la sicurezza”. E ancora, nel Piano di emergenza “gli automezzi antincendio dei vigigli del fuoco aeroportuali dovrebbero essere considerati di primo impiego. Infatti - segnala la Rsu - il loro tempestivo utilizzo ha permesso di scongiurare il collasso dei serbatoi attigui alla zona d’innesco e la propagazione incontrollata dell’incendio. Essi inoltre sono stati decisivi per l’ estinzione in tempi rapidi”. L' aumento dell’organico del personale del distaccamento aeroportuale dei pompieri è “indispensabile per garantire oltre il servizio aeroportuale, anche un rapido intervento nella zona del comune di Falconara, città ad alta densità abitativa che include la raffineria Api ed altre attività a rischio di incidente rilevante, oltre ad essere sede di un importante nodo ferroviario, stradale autostradale ed aeroportuale”. La partenza operativa, dovrebbe avere come zona d’intervento il Comune di Falconara e quelli Chiaravalle, Camerata Picena e Montemarciano, i cui soccorsi attualmente provengono dai vigili del fuoco delle sedi di Ancona, Jesi e Senigallia. Ciò che ha ostacolato sino ad oggi la realizzazione di un distaccamento a Falconara “è stato il mancato aumento dell’organico necessario” per il quale la Rsu sollecita “un progetto che coinvolga le istituzioni, i partiti politici, le forze sociali ed economiche”. Il lungo documento si occupa anche dello scenario generale in cui è avvenuto l’ultimo incidente all’Api. “Lo sviluppo industriale ed urbano delle nostre città, troppo spesso non ha tenuto conto - si legge in premessa - della compatibilità tra gli interessi economici e la qualità della vita del cittadino”. E ancora, se “il pericolo è intrinseco nei processi produttivi, occorre, per raggiungere un buon livello di sicurezza, mettere in atto ciò che l'esperienza, la conoscenza e la tecnologia dispongono. In fase di progettazione non si può prescindere dallo studio del territorio, degli insediamenti abitativi e produttivi verificandone la sostenibilità”.

 
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