MESSAGGERO |
Api, la Magistratura indaga
anche sul bitume
Il fronte inquinamento. E’
allarme per le masse di idrocarburi solidi che continuano a
emergere dopo l’incidente dell’8 settembre Il Pm Bilotta ha
chiesto all’Arpam nuovi sopralluoghi e prelievi. E intanto
arriva l’esposto dei Verdi
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA - Dopo il
camionista morto, i tre colleghi feriti, l'incarico del pm
Bilotta al perito sul giallo delle cause del botto nel tank
145 della raffineria, ieri è stato il riemergere in
proporzioni più problematiche dell'effetto blob da bitume in
mare a far da protagonista, con le scogliere di fronte
all'Api “incatramate”. Una giornata segnata dalla
presentazione in Procura di un esposto del capogruppo
regionale dei Verdi Marco Moruzzi, dal focalizzarsi di
Magistratura e istituzioni sul rinvigorito riemergere di
masse di idrocarburi solidi nelle aque antistanti lo
stabilimento, da nuove prove dell'inquinamento (foto e video
con sub dell'Api che pescano catrame) promesse dai comitati
falconaresi di quartiere al Pm. In un bailamme di ipotesi -
con polemiche, sos e sospetti da parte di comitati e
ambientalisti da una parte, e dall'altra l'Api che minimizza
gli effetti della contaminazione da sversamento serbatoio e
giura di avere, pur nell'emergenza, rispettato leggi e
procedure ambientali di sicurezza - nessuno ufficialmente
quantifica il bitume finito in mare e il suo raggio
d'azione. Una certezza: già l'altro ieri il sostituto
Bilotta si era concentrata sull'interrogativo, tanto da aver
spedito in fretta un pool dell'Arpam nella spiaggiola Api
per nuovi sopralluoghi e campionamenti che avessero da un
lato tutti i crismi della prova giudiziaria, dall'altro
formalizzassero un legame tra l'attività di contenimento
dell'inquinamento che vedeva la stessa Api da giorni
impegnata in coordinamento con la Capitaneria di porto. E
proprio gli uomini delle ditte private di natanti “Carmar” e
“Grecale”, la direzione Api che l'ha ingaggiate e i pompieri
che l'8 settembre avevano scavato per ore nella massa nera
sputata dal TK 145 esploso, saranno chiamati dal Pm a
quantificare il bitume “ammarrato”. Tantissimo, dice il
Comune di Falconara, il primo a presentare un esposto
giudiziario, alla luce di foto e ingenti campioni prelevati
dai vigili urbani lungo il litorale che va dall'ex
Montedison di Marina alla piattaforma Bedetti (un lungo
tratto nord-sud in cui il sindaco ha vietato la
balneazione). Di ufficiale, dall'Arpam, si sa per ora solo
di campionamenti di acque (il Pm aspetta gli esiti della
analisi dai laboratori di Macerata e tante risposte) su:
pozzetto fiscale del depuratore biologico Api; fosso Rigatta
Api (segnalato “percolamento di bitume nel tombino”); altri
fossi. Targati Arpam anche sopralluoghi con foto nella “zona
mare antistante lo sbocco del Rigatta”, nelle battige a nord
(Rocca Priora) e a sud (spiaggia piattaforma Bedetti, con
“formazioni bituminose spiaggiate”). Ma nulla dice l'Arpam
sulle quantità di bitume. Su cui, invece, si soffermano
molto i timori di Moruzzi che, reduce anche lui da un
sopralluogo, si dice «molto critico nei confronti
dell'operato di Arpam e Api». Col suo esposto ha consegnato
al Pm un video di 20 minuti girato davanti all'Api, in cui
di bitume se ne vedrebbe parecchio, con la Carmar e i suoi
sub che lo prendono in consegna.
«Più uomini per
Falconara» Grido d’allarme dei pompieri
di PIERFRANCESCO CURZI
FALCONARA - Incidente
all'Api, aumentare l'organico al distaccamento
dell'aeroporto di Falconara. E' questa la richiesta avanzata
dalla Rappresentanza Sindacale Unitaria dei vigili del fuoco
di Ancona. Una richiesta che suona come un grido d'allarme
ed è diretta a tutti i livelli istituzionali, nazionali e
locali, ai partiti politici e alle forze sociali ed
economiche. La mattina dell'8 settembre scorso l'immediato
intervento dei vigili dalla centrale di Ancona, oltre al
primo soccorso dei pompieri dell'Api, ha permesso di evitare
conseguenze molto più serie limitando il raggio d'azione
delle fiamme. Una manciata di minuti, poco più di una decina
ma che, secondo i vertici dell'Rsu, potrebbero addirittura
essere dimezzati: «L'intervento di uomini e mezzi
dall'aeroporto di Falconara - si legge in una nota sindacale
- permetterebbe di abbattere i tempi d'intervento in caso di
soccorso alla Raffineria. Un nostro automezzo impiega tra i
10 e i 15 minuti per arrivare dalla centrale di Ancona
all'Api, dal distaccamento aeroportuale i tempi calano a 3-5
minuti. L'aumento del personale al “Sanzio” è indispensabile
per garantire, oltre alla copertura del servizio
aeroportuale, un rapido intervento nella zona del Comune di
Falconara, città ad alta densità abitatitva che include nel
suo territorio la Raffineria Api e altre attività a rischio
di incidente rilevante, come la Elfgas. Falconara, inoltre,
è sede di un importante nodo ferroviario, autostradale e
aeroportuale». Oltre alla centrale di Ancona gli altri
distaccamenti operativi nelle più immediate vicinanze di
Falconara e della Raffineria sono a Jesi e Senigallia. Una
partenza operativa (e potenziata con uomini e mezzi)
dall'aeroporto potrebbe invece ricoprire le eventuali
emergenze all'Api, ma avere comunque come zona d'intervento
anche i comuni di Chiaravalle, Camerata Picena e
Montemarciano.
API RITIRA CONTENZIOSO
L’assessore Amagliani
comunica che Api e Associazione Industriali di Ancona hanno
ritirato il contenzioso contro la dichiarazione regionale
del 2000 di area a elevato rischio di crisi ambientale del
territorio compreso fra Marina di Montemarciano, le prime
aree industriali di Jesi e il porto di Ancona con
particolare riferimento a Falconara.
Porto turistico, il
progetto è pronto
La parola ora all’Autorità
Portuale
di PIERFRANCESCO CURZI
FALCONARA - Porto turistico
di Falconara, depositato il progetto realizzato da una
società di Venezia. Un passo importante quello mosso dalla
società “Marina di Falconara spa” guidata dall'avvocato
Michele Boncristiano. Di sicuro quello più consistente
dall'inizio dell'iter legato alla realizzazione del porto
nella zona di Villanova. La documentazione è stata
consegnata giovedì all'Autorità Portuale di Ancona, l'organo
che dovrà dare il via libera. Ora il progetto, chiave
decisiva per la concessione demaniale, passerà sotto la
lente d'ingrandimento della conferenza dei servizi per
l'esame approfondito della documentazione. L'obiettivo è
comunque vincolato all'eventuale by pass ferroviario, con
l'arretramento della linea adriatica. Al progetto, che si
inserisce nel discorso tracciato sull'ipotesi Bohigas -
l’architetto catalano consulente del Comune di Falconara
oper la riqualificazione della città - ha lavorato un'équipe
di architetti di fama internazionale all'interno della
società veneziana I.Na.Ve. Il passaggio rappresenta un vero
e proprio sospiro di sollievo per i vertici della “Marina di
Falconara spa”, un risultato inseguito a lungo e ora
finalmente raggiunto. La società che realizzerà il nuovo
porto turistico, la “Marina Falconara spa” appunto, è stata
costituita all'inizio dello scorso aprile. E' guidata
dall'avvocato Boncristiano - esponente dell'Udeur nel
consiglio comunale falconarese - ma a partecipazione
privata, con la presenza quindi di quattro azionisti. Già
insediato, praticamente dal maggio scorso, il consiglio
d'amministrazione di cui fanno parte il presidente,
l'avvocato Boncristiano come già ricordato, l'amministratore
delegato e due consiglieri. Il ruolo di amministratore
delegato sarà ricoperto dall'imprenditore falconarese
Aquilino Domesi. Di spicco anche le figure dei consiglieri.
Uno dei due posti è a carico di Alberto Cazziol, il
responsabile della società che gestisce il porto turistico
di Fano, la “Marina De Cesari”. L'altro è occupato
dall'ingegner Mazzino Boggi, rappresentante della società
I.Na.Ve che ha curato sotto ogni dettaglio la stesura del
progetto portuale di Falconara. Il porto turistico dovrebbe
sorgere nella zona della spiaggetta di Villanova, tra la
stazione ferroviaria e la Raffineria. Per ora siamo ancora
alla fase preliminare, ma secondo le previsioni inserite nel
disegno progettuale i posti previsti per la nautica da
diporto sarebbero 660. Fuori dal progetto, per ora, la
nautica commerciale come catamarani e aliscafi. Già in
passato la possibilità di costruire un secondo porto
turistico nel tratto di mare compreso tra Ancona e Falconara
era stato salutato positivamente per alcune caratteristiche
ben precise. Considerato che il porto turistico di Ancona di
“Marina Dorica” dovrà raddoppiare ma non arriverà che a
1200-1300 posti, e a sud tutto è reso vano dalla presenza
del Cònero, con annessa area Parco, che non permette a
Numana di allargarsi. |
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CORRIERE ADRIATICO |
“Api, costruire proposte”
Il presidente della Provincia
“Quando discutiamo di Falconara parliamo di nodi
fondamentali dell’intera regione” Amagliani: “L’azienda ha
ritirato i ricorsi legali contro la Regione” Giancarli:
“Sulla raffineria si misura la classe dirigente”
di EDOARDO DANIELI
Dal dolore e dalla rabbia per
la morte in raffineria alla assunzione di responsabilità
istituzionale e al dialogo. La politica tenta di colmare il
baratro che s’è aperto all’indomani del rogo all’Api e della
morte di Sebastiano Parisse. Lo fa ripetendo che morti del
genere non debbono più accadere ma soprattutto avviando i
passi per poter far convivere lavoro e sicurezza, sviluppo e
ambiente, crescita del territorio regionale e vivibilità
della comunità falconarese. Passi che - è l’auspicio comune
- inizieranno lunedì con l’incontro tra Vito D’Ambrosio,
presidente della Regione; Enzo Giancarli, presidente della
Provincia e Giancarlo Carletti, sindaco di Falconara.
“L’incontro di lunedì - dice Giancarli - è la cornice
istituzionale fondamentale per costruire scelte importanti”.
Non è solo una questione di forma. Ma di contenuti. “Si
ritorni - auspica il presidente della Provincia - allo
spirito che ha portato Regione, Provincia e Comune al
protocollo del 2002”. Nodi, più che mai attuali, e da
risolvere: Falconara nodo strategico delle infrastrutture
regionali costretta perciò a subire un pesante attacco
ambientale; la necessità del piano di risanamento delle aree
ad elevato rischio ambientale e di quello sulle industrie a
rischio di incidente rilevante. Passi normativi da compiere
e che quanto accaduto rende ancora più urgenti. Il piano di
risanamento è atteso per novembre; quello sulle aree a
rischio di gravi incidenti andrà presto in consiglio
regionale. “Quando parliamo di Falconara - afferma Giancarli
- parliamo perciò di nodi fondamentali della intera regione.
Una situazione complessa, che nel 1999 e pochi giorni fa ha
avuto il suo epicentro di drammaticità, dalla risposta alla
quale si misura la capacità di una classe dirigente”.
Strumenti che Giancarli mette alla base di questa risposta
“la responsabilità istituzionale capace di sviluppare
relazioni forti con i soggetti sociali coinvolti che sia in
grado di costruire proposte per il futuro”. E per il quale
possono - e debbono - giocare un ruolo fondamentale i
parlamentari marchigiani. La questione è al centro della
riflessione dell’assessore Marco Amagliani secondo il quale
l’incidente alla raffineria “accelera azioni e procedure,
che erano già da tempo in corso, ma che ora, sotto la spinta
delle nuove evidenze, non possono ulteriormente tollerare
rinvii e resistenze”. Amagliani cita a questo proposito “il
caso dell’atteso e più volte rinviato ritiro unilaterale da
parte dell’Api e dell’Associazione Industriali di Ancona del
contenzioso legale contro la dichiarazione regionale del
marzo 2000 di area ad elevato rischio di crisi ambientale”.
“Il ritiro unilaterale è finalmente arrivato. Questa attesa
buona notizia - secondo l’assessore Amagliani - libera
quindi energie da mettere a disposizione degli sforzi
ulteriori della Regione e degli organismi competenti in
materia di sicurezza, controlli, tutela dell’ambiente e
nuove prospettive di sviluppo durevole”.
Bitume in mare, dossier in
procura
Moruzzi (Verdi) e comitati
chiedono notizie precise alla magistratura
di MARINA MINELLI
Il capogruppo dei Verdi in
consiglio regionale Marco Moruzzi ha fatto una segnalazione
alla magistratura e presentato ieri un dossier “contenente -
afferma - elementi probatori circa i fenomeni
dell’inquinamento di bitume in mare non rilevati dall’Arpam”.
Anche i comitati cittadini di Villanova, Fiumesino e “25
agosto” hanno deciso di consegnare alla magistratura tutta
la documentazione in loro possesso affinché sia avviata una
indagine. “Vogliamo sapere qualcosa di preciso sui residui
del bitume che sono piovuti sulle nostre teste il giorno
dell'incidente e che, nelle ore successive, abbiamo
recuperato in mare e sulla spiaggia di Rocca Priora e di
Falconara”. Fra l'altro da diversi giorni (dopo l'incidente
dell'8 settembre) i comitati hanno osservato la presenza di
una battello stazionare di fronte allo sbocco a mare del
fosso della Rigatta interessato dalla fuoriuscita di bitume
dal serbatoio Tk 145. “Dal battello - dice Loris Calcina,
portavoce delle tre associazioni - alcuni sommozzatori si
immergono nelle acque antistanti. L'altro ieri nel corso di
un nostro sopralluogo alla scogliera demaniale è stato visto
che i sommozzatori si immergevano riportando a galla del
materiale solido di colore nero e a tratti “sfilaccioso” e
che questo veniva consegnato ad altri addetti presenti sulla
scogliera, i quali maneggiavano il materiale indossando
guanti”. Il tutto è stato documentato con un filmato, che
verrà presto consegnato alla magistratura insieme ai reperti
solidi piovuti dopo l'esplosione sui quartieri ed alla
documentazione fotografica e video dello spiaggiamento di
bitume a Rocca Priora. “Invitiamo l'Arpam a fare chiarezza
immediatamente sull'inquinamento da bitume”, prosegue
Calcina. Il documento filmato ieri è stato visionato dal
sindaco Carletti.
E i vigili del fuoco
chiedono rinforzi
“Il fattore tempo è
fondamentale nel ridurre i rischi legati allo scoppio di un
incendio o ad un’altra situazione di pericolo” “Aumentare
l’organico all’aeroporto”
La Rsu dei vigili del fuoco
di Ancona chiede l’aumento dell’organico del distaccamento
aeroportuale di Falconara, perché l’intervento effettuato
alla raffineria Api, in cui ha perso la vita il camionista
Sebastiano Parisse, ha dimostrato che “il fattore tempo è
fondamentale per ridurre al minimo i rischi connessi allo
svilupparsi di un incendio o di una situazione di potenziale
pericolo”. Un potenziamento, già richiesto al Ministero
dell’Interno, che consentirebbe di abbattere i tempi di
intervento: un automezzo da Ancona all’Api, “impiega dai 10
ai 15 minuti, mentre dal distaccamento aeroporto il tempo
medio è di 3-5 minuti”. In un lungo documento, la Rsu
segnala, tra l’altro, che in questa esigenza di riduzione
dei tempi “bene fece il prefetto di Ancona a modificare il
sistema di allertamento previsto dal Piano di emergenza
esterno, imponendo all'Api di informare tempestivamente,
tramite telefono diretto, i vigili del fuoco per qualsiasi
tipo di problema inerente la sicurezza”. E ancora, nel Piano
di emergenza “gli automezzi antincendio dei vigigli del
fuoco aeroportuali dovrebbero essere considerati di primo
impiego. Infatti - segnala la Rsu - il loro tempestivo
utilizzo ha permesso di scongiurare il collasso dei serbatoi
attigui alla zona d’innesco e la propagazione incontrollata
dell’incendio. Essi inoltre sono stati decisivi per l’
estinzione in tempi rapidi”. L' aumento dell’organico del
personale del distaccamento aeroportuale dei pompieri è
“indispensabile per garantire oltre il servizio
aeroportuale, anche un rapido intervento nella zona del
comune di Falconara, città ad alta densità abitativa che
include la raffineria Api ed altre attività a rischio di
incidente rilevante, oltre ad essere sede di un importante
nodo ferroviario, stradale autostradale ed aeroportuale”. La
partenza operativa, dovrebbe avere come zona d’intervento il
Comune di Falconara e quelli Chiaravalle, Camerata Picena e
Montemarciano, i cui soccorsi attualmente provengono dai
vigili del fuoco delle sedi di Ancona, Jesi e Senigallia.
Ciò che ha ostacolato sino ad oggi la realizzazione di un
distaccamento a Falconara “è stato il mancato aumento
dell’organico necessario” per il quale la Rsu sollecita “un
progetto che coinvolga le istituzioni, i partiti politici,
le forze sociali ed economiche”. Il lungo documento si
occupa anche dello scenario generale in cui è avvenuto
l’ultimo incidente all’Api. “Lo sviluppo industriale ed
urbano delle nostre città, troppo spesso non ha tenuto conto
- si legge in premessa - della compatibilità tra gli
interessi economici e la qualità della vita del cittadino”.
E ancora, se “il pericolo è intrinseco nei processi
produttivi, occorre, per raggiungere un buon livello di
sicurezza, mettere in atto ciò che l'esperienza, la
conoscenza e la tecnologia dispongono. In fase di
progettazione non si può prescindere dallo studio del
territorio, degli insediamenti abitativi e produttivi
verificandone la sostenibilità”. |
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