«D’Ambrosio non c’è?».
E Carletti manda all’aria il vertice
Summit sul futuro dell’Api.
Il sindaco di Falconara liquida Amagliani. I Verdi girano
video: «Ecco le prove dell’inquinamento del mare»
di CLAUDIA GRANDI e GIAMPAOLO
MILZI
I VELENI all’Api non
finiscono mai. Dopo la svolta del Governatore delle Marche
Vito D’Ambrosio, che ha annunciato in aula la volontà di
ridefinire gli assetti economico urbanistici dell’area e,
dunque, di concentrarsi sulla riconversione, ecco che viene
rinviato a lunedì l'incontro tra Regione, Provincia e Comune
di Falconara, per dare seguito a quelle determinazioni.
Perché rinvio a lunedì? Perché il sindaco falconarese
Giancarlo Carletti si è rifiutato di partecipare ad un
summit in cui non c’era il presidente della Regione ma
“solo” il suo assessore, Marco Amagliani. «E’ con il
presidente della Regione e con lui solo che i rapporti vanno
intrattenuti a questo livello» ha spiegato Carletti in un
telegramma. «In una situazione così delicata - spiega
Carletti - ho ritenuto necessario rifarmi al protocollo
d'intesa sottoscritto nel 2002 dai presidenti D'Ambrosio,
Giancarli e da me in tema di coordinamento delle iniziative
da attuare in questi casi. Ebbene, nel protocollo si
stabilisce che le figure deputate a contatti di questo tipo
sono il presidente della Regione, quello della Provincia e
il sindaco di Falconara». Non poteva essere accettata,
dunque, da Carletti la convocazione fatta pervenire
dall'assessore Amagliani: non a caso la seconda
convocazione, per lunedì, è arrivata direttamente da
D'Ambrosio. Per lo stesso motivo, le dichiarazioni rese
dall'assessore all'Ambiente mercoledì in Consiglio regionale
(«Renderemo le prescrizioni per l'Api ancora più vincolanti
e se non saranno rispettate non escludiamo interventi
radicali anche prima della scadenza della concessione») non
rappresentano per Carletti un'apertura sufficiente. «Senza
nulla togliere ad Amagliani - prosegue -, è mia intenzione
ascoltare affermazioni di questo tipo dall'unica persona che
ne ha la legittimità, ovvero il presidente D'Ambrosio». E di
veleni sempre si tratta: il bitume figlio del tragico
scoppio di mercoledì scorso. I primi a sporcarsi le mani di
nero, perlustrando il litorale di Falconara, erano stati i
componenti dei comitati di quartiere, poi nella giornata del
9 erano scattati i campionamenti di vigili urbani, Arpam e
Capitaneria di porto. L’Api minimizza ma ieri alcuni
esponenti dei Verdi, assieme al loro capogruppo in Consiglio
regionale Marco Moruzzi, avrebbero girato video
compromettenti: alcuni addetti Api a bagno, a caccia di
masse bituminose. I video saranno consegnati alla procura
della Repubblica, sempre per provare il procurato
inquinamento dello scoppio dell’8 settembre. La stessa
procura che aveva già ricevuto una relazione dall'Arpam, con
la conferma indiretta del nesso causa-effetto tra
l'esplosione nel parco bitume e il combustibile a base
d'idrocarburi riversatosi in mare. Arpam che, a sua volta,
aveva ricevuto i campioni di sostanza bituminosa dal Comune
di Falconara, già valutati da Ufficio municipale e Cam
bonifiche come esempio delle "quantità massive di
idrocarburi solidi e in sospensione" presenti sulle
scogliere e sugli arenili. Per quanto riguarda l'entità
dell'inquinamento, bisognerà attendere il responso delle
analisi di laboratorio in corso all'Arpam di Macerata.
Veleni. Veleni a non finire.
Cozze agli idrocarburi, la
Finanza ne trova un chilo
Pescate vicino all’Api e
pronte per essere vendute
di LETIZIA LARICI
FALCONARA - Un grosso
quantitativo di cozze, 1.074 kg, pescato vicino alla
piattaforma Api, zona proibita, è stato sequestrato l'altro
ieri mattina da una motovedetta della sezione operativa
navale della Guardia di Finanza. I molluschi erano contenuti
in 43 sacchi abilmente occultati sul fondale marino, in
attesa di essere venduti senza passare per i centri di
raccolta e controllo sanitario. A insospettire le Fiamme
Gialle una bottiglia di plastica, affiorante, ma immobile
sull'acqua, all'evidenza un segnale come immediatamente
appurato una volta che l'equipaggio ha tentato di
afferrarla. I finanzieri infatti non riuscivano a spostare
la bottiglia, perché legata attraverso una robusta fune ai
sacchi appoggiati sul fondale. Per il recupero dell'ingente
quantitativo di cozze ci sono volute diverse ore e si è
persino reso necessario l'intervento della squadra
sommozzatori. Al termine delle operazioni i molluschi sono
stati rigettati in mare. «Questo sistema di pesca di frodo,
più volte scoperto dagli uomini delle Fiamme Gialle di
Ancona - dicono dal comando del Roan - oltre a creare un
danno all'erario rappresenta un potenziale pericolo per la
salute pubblica». Nella zona della raffineria vige infatti
il divieto di pesca per inquinamento marino, oltre che per
motivi di sicurezza. Dall'inizio dell'anno sono oltre 17
mila i Kg di prodotti ittici sequestrati dalla Guardia di
Finanza perché sotto misura o pescati in aree interdette.
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Api, esposti a catena e
“veleni”
Tre denunce del Comune,
strane voci sul bitume disperso. Intanto la Cassazione ha
respinto l’istanza di incompatibilità ambientale del
processo in corso sull’incendio del 25 agosto ’99
di LORENZO SCONOCCHINI
Un scia di esposti presentati
in procura s’accoda all’inchiesta aperta d’ufficio
sull’incendio all’Api e potrebbe allungare presto l’elenco
dei danneggiati dall’incidente accaduto nell’area bitumi. Si
considera tale a pieno titolo, al punto da presentare tre
denunce diverse, il Comune di Falconara: due esposti sono
dedicati dal legale dell’amministrazione Carletti,
l’avvocato Rino Pirani, alla questione dello sversamento di
bitume che ha interessato sia il fosso della Rigatta, che
scorre accanto alla raffineria, sia il mare e le scogliere
più vicine all’impianto petrolchimico, dove dopo l’incidente
si notavano grumi di bitume rappreso tanto che il sindaco
aveva dovuto firmare un divieto di balneazione sull’intero
litorale falconarese. Il terzo esposto riguarda il danno
immediato subito dal Comune di Falconara per effetto
dell’emergenza scattata alle 7 e 20 dell’8 settembre. Si va
dalle ore di lavoro perdute per il colossale ingorgo (molti
dipendenti comunali sono arrivati in ufficio con tre ore di
ritardo) al danno d’immagine prodotto dallo spaventoso
incendio, le cui foto e riprese televisive hanno fatto il
giro dei Tg e dei giornali nazionali, vanificando lo sforzo
fatto dall’amministrazione per accreditare Falconara
Marittima come luogo di villeggiatura. Il Comune è già parte
civile nel processo in corso per il rogo in raffineria del
25 agosto ’99, dove chiede venti milioni di euro di
risarcimento. Stanno ancora alla finestra, pronti però a
entrare da protagonisti nella disputa giudiziaria, i
comitati cittadini che da anni si battono contro
l’ingombrante presenza della raffineria Hanno raccolto
materiale e sono pronti a presentarlo in procura, specie per
quanto riguarda lo sversamento di bitume in mare. “Non si sa
bene che fine abbia fatto - diceva ieri un esponente dei
comitati - aspettiamo di vedere il rapporto dell’Arpam”.
Sull’argomento sono arrivati già i primi spifferi in
procura, strane voci sull’improvvisa scomparsa del bitume.
Ma i pm Tedeschini e Bilotta, impegnati a capire le cause
dell’esplosione del serbatoio, indagano solo su denunce
circostanziate e non bastano le illazioni per aprire altri
fronti dell’inchiesta. Anche per non alimentare quel clima
da “assalto alla diligenza” nei confronti dell’Api che nel
processo sul rogo del ’99 era stato lamentato da alcuni
difensori al punto da presentare al giudice Capezza
un’istanza di rimessione in base alla legge Cirami, da cui
però il legale dell’Api aveva preso le distanze. “Si è
creato un clima del quale potrebbe essere vittima lo stesso
giudicante”, aveva spiegato il 23 febbraio l’avvocato
Alberto Simeone, difensore di un operaio sott’accusa.
L’ambiente sfavorevole era “testimoniato anche dalle
continue richieste di costituzione di parte civile di
soggetti che hanno interesse ad amplificare l’eco del
processo”. Ma la Corte di cassazione ha respinto l’istanza e
il processo resta ad Ancona1
E’ slittato il vertice in
Regione
FALCONARA - E’ rinviato a
lunedì l’incontro fra Comune, Provincia e Regione per
discutere della questione Api. La riunione convocata per
ieri mattina dall’assessore regionale all’ambiente Marco
Amagliani è stata spostata alla prossima settimana e questa
volta la lettera di invito è firmata dallo stesso presidente
della giunta regionale Vito D’Ambrosio. La richiesta
ufficiale di un tavolo di verifica e confronto era arrivata
mercoledì (lo stesso giorno del consiglio regionale in parte
dedicato all’incidente all’Api) dal sindaco di Falconara
Giancarlo Carletti che chiedeva di “un incontro urgente a
livello di vertici istituzionali onde costruire un percorso
utile per una generale soluzione dei problemi”. “L’incidente
dell’8 settembre, ma anche tutto quanto legato alla vicenda
dell’area ad alto rischio di crisi ambientale – ha piegato
il sindaco Carletti – può e deve trovare risposte
convincenti e soluzioni concrete anche sulla base del
protocollo d’intesa sottoscritto nel novembre del 2002 da
Regione, Provincia e Comune”. All’invito ha aderito,
assicurando la sua presenza, anche il presidente della
Provincia, Enzo Giancarli il quale ha detto di “apprezzare
questo percorso intrapreso”. “E’ importante che lunedì ci si
trovi tutti per discutere insieme ed insieme costruire un
percorso – ha dichiarato – non si può essere uniti solo nel
momento delle decisioni finali, bisogna lavorare per
arrivare ad un progetto, ad una soluzione che sia veramente
la più partecipata, ampia e condivisa possibile. Fra Comune,
Provincia e Regione ci deve essere un rapporto di pari
dignità, lealtà e collaborazione istituzionale”
Sequestrate cozze
“pericolose”
Oltre una tonnellata, erano
state pescate vicino all’Api
FALCONARA - Un grosso
quantitativo di cozze, oltre una tonnellata, pescate vicino
alla piattaforma Api di Falconara marittima, e dunque in una
zona proibita, è stato sequestrato da una motovedetta della
sezione operativa navale della Guardia di finanza di Ancona,
che ha scongiurato così che i molluschi venissero venduti
senza passare per i centri di raccolta e controllo
sanitario. Le cozze sono state rigettate in mare.
Un’operazione più che tempestiva oltre che provvidenziale
che documenta quale e quanta sia l’attenzione del corpo ad
un fenomeno sempre diffuso. Dall’inizio dell’ anno sono già
oltre 17 mila i chilogrammi di prodotti ittici sequestrati
dalla Guardia di Finanza perchè sotto misura o pescati in
aree vietate.
“No alla lottizzazione”
Il progetto prevede una
palestra con tavola calda. Falconara, residenti contro la
variante dell’area verde Pallucchini
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Niente variante
alla lottizzazione Pallucchini, la palestra con annesso
bar-tavola calda e parcheggio sotterraneo invece di occupare
l’area verde davanti alle case può essere dislocata nella
zona del campo sportivo “Fioretti”. Questa la proposta dei
residenti delle vie Montale, Ungaretti, Quasimodo, Aleramo e
di piazza Saba, che dopo un incontro con l’assessore Fausto
Api ed il dirigente Furio Durpetti, hanno inviato al sindaco
Carletti la loro proposta (sottoscritta da quasi 200
persone) per salvare “uno dei pochi spazi verdi rimasti
nella zona”. “Le perplessità intorno al progetto della ditta
‘Quercetti’ sono tante – spiega il consigliere diessino
Alessandro Giacchetta, portavoce della protesta – e proprio
per questo abbiamo deciso di suggerire una soluzione
alternativa in grado di coniugare le aspettative dei
proprietari del lotto con le esigenze della collettività”.
Secondo i residenti le scelte del consiglio comunale sul
progetto in questione “non possono prescindere dalla
salvaguardia della qualità della vita di coloro che nella
zona vivono attualmente e vivranno in futuro”. “E’ anche
grazie al vincolo di destinazione che chi ha comperato le
abitazioni costruite nella zona è giunto nella
determinazione di acquistare – precisa Giacchetta – ed il
vincolo era noto anche a chi, a distanza di diversi anni, ha
comunque ritenuto opportuno conseguire il possesso dell’area
in oggetto. Inoltre l’esame della relazione che accompagna e
motiva il progetto dei signori Quercetti non consente di
apprezzare i necessari connotati di ‘socialità’ che
potrebbero giustificare la modifica ad un piano regolatore
approvato da poco più di un anno”. Giacchetti prosegue
facendo notare che la relazione di chi ha chiesto la
variante “manca di obiettività e contiene affermazioni
difficilmente verificabili, non consentendo, in sintesi, di
individuare la funzione ‘sociale’ della realizzazione di un
edificio di oltre 4000 metri cubi più grande di quello che
era previsto nel piano regolatore, anche in considerazione
che lo stesso andrebbe a rappresentare la quarta palestra
privata presente nella zona”. Altri dubbi nascono a
proposito delle osservazioni sui parcheggi, sulla viabilità
e sul fatto che “la vendita delle autorimesse servirà a
finanziare la costruzione della palestra”. “Non vediamo come
ciò possa interessare l’amministrazione comunale dato che il
progetto è privato – dice Giacchetta – La palestra sarà
forse ceduta gratuitamente al Comune? Verrà forse consentito
ai residenti di usufruire gratis della struttura?”. “Il
quartiere – assicura il consigliere diessino – ha bisogno di
ben altro: di quiete, di spazi verdi attrezzati, di alberi e
quant’altro necessario a salvaguardare la qualità della
vita”. |