RASSEGNA STAMPA 16.09.2004

 

MESSAGGERO
Comitati e No global: «Tornate indietro»

ANCONA - La relazione di D' Ambrosio sull' incendio all' Api non è piaciuta ai comitati civici di Falconara, che hanno seguito i lavori, interrompendo più volte, nè ai giovani dei centri sociali e ai Disobbedienti delle Marche, che hanno presidiato il piazzale davanti alla Regione. Loris Calcina, dei comitati civici si è detto «stupito» della «vaghezza» delle iniziative. Ancora più deciso Paolo Cognini, Disobbedienti, che si è detto «allibito»: «Bisogna rimettere in discussione tutto, altrimenti questa sarà la dimostrazione che la Regione ha scelto di non stare dalla parte dei cittadini, ma a fianco dei potentati economici».

D’Ambrosio: «Area Api, ripensare nuovi assetti»

La concessione è sub judice, svolta della Regione: il governatore allerta urbanisti e studiosi

di GIULIA VISCI

ANCONA - Concessione sub judice e riconversione dell’impianto di raffineria. Alla fine di una lunga, estenuante riunione, il consiglio regionale - ieri dedicato alla questione Api dopo l’incidente dell’8 settembre costato la vita a Sebastiano Parisse - ha emesso il suo verdetto, un aut aut che obbliga l’azienda a «una diligente applicazione delle prescrizioni» previste dal protocollo d’intesa tra Regione, Provincia di Ancona e Api Raffineria. «La concessione fino al 2020 è sub judice», ha detto l’assessore all’ambiente Marco Amagliani. Se le prescrizioni non saranno rispettate, allora saranno rimessi in discussione anche i termini di permanenza della raffineria sul territorio di Falconara. «E’ nostro dovere in questo momento capire cosa è accaduto l’8 settembre all’Api - dichiara l’assessore - verificare le responsabilità e sanzionarle nel modo più pesante. Renderemo le prescrizioni ancora più vincolanti e se non saranno rispettate non escludiamo interventi radicali anche prima della scadenza della concessione, cioè del 2020». Concessione sub judice ma anche prospettive per una riconversione dell’impianto di Falconara. Accelerare «il passaggio dagli attuali assetti economico-territoriali dell’area in questione ad altri, diversi e più compatibili con le esigenze locali e gli interessi strategici dello sviluppo delle Marche - ha detto il Governatore D’Ambrosio - E’ opportuno costruire e valutare attentamente ipotesi fattibili e alternative di nuovi assetti economico-territoriali, che comprendano obiettivi di risanamento e di tutela ambientale, di mantenimento e sviluppo di occupazione specializzata, di qualificazione della produzione di energia. E per condurre tali analisi la Regione intende avvalersi di esperti qualificati in ambito nazionale e internazionale». Nella risoluzione della maggioranza approvata ieri in Consiglio - 21 sì, 13 no e l’astensione del consigliere Francesco Massi (Udc) - la Regione si impegna a «garantire il potenziamento di ogni attività di controllo per accrescere le generali condizioni di sicurezza dell’impianto; a procedere alle azioni di diffida e alle eventuali altri azioni necessarie qualora l’azienda non garantisca lo scrupoloso rispetto e l’osservanza delle migliori condizioni operative, di sicurezza e di tutela ambientale; a richiedere all’azienda il rispetto di quanto previsto dall’art.2 del protocollo d’intesa e cioè la presentazione entro il 2004 di una proposta di piano industriale che configuri il sito sempre più come polo energetico ambientalmente avanzato anziché come raffineria petrolifera tradizionale; ad avviare un percorso condiviso con Provincia e Comune di Falconara per dotare le istituzioni di un proprio schema di sviluppo strategico alternativo agli attuali assetti economico-territoriali dell’area della raffineria e delle aree circostanti». Ai parlamentari marchigiani inoltre si chiede il sostegno per l’approvazione di una legge speciale. Spostato a lunedì prossimo l’incontro fra D’Ambrosio e Amagliani con il sindaco di Falconara, Carletti, e il presidente della Provincia, Giancarli. (Ha collaborato Claudia Pasquini).

Forza Italia: «D’Ambrosio ambiguo». An: «Amagliani si dimetta»

ANCONA - Per il capogruppo di Forza Italia Giannotti, la questione preliminare è «garantire la sicurezza dell' impianto», perché è «indiscutibile» il ruolo dell' Api nel tessuto economico e produttivo delle Marche. Quanto alla giunta, anche l' esponente forzista l' ha accusata di «ambiguità», che «non ha finora permesso la presentazione di un progetto organico sull'area, che oltre a garantire l'ambiente, possa assicurare il mantenimento delle attuali risposre occupazionalì». Un progetto sul quale Forza Italia sarebbe disposta ad «aprire un confronto». Ciccioli (An) ha definito «di basso profilo» la relazione di D' Ambrosio. Sul fronte delle responsabilità penali, c' è un provvedimento in corso - ha aggiunto - «a noi tocca occuparci delle responsabilità politiche». Responsabilità che l'esponente di An ha attribuito alla giunta e in particolare all' assessore all' ambiente Amagliani, di cui ha chiesto le dimissioni». Viventi (Udc) ha chiamato in causa le responsabilità dell' intera giunta regionale per un problema «che si è ingigantito negli anni». «È necessario - ha detto - obbligare l' azienda al rispetto massimo e totale delle prescrizioni, me nell' immediato non ci sono soluzioni». «Credo che ci sia un' oggettiva incompatibilità tra la raffineria e il territorio» ha rilevato Favia (Udeur), auspicando il coinvolgimento «di tutti i parlamentrai marchigiani per riuscire ad arrivare ad una legge speciale dello Stato sul modello di quella per Bagnoli». Luchetti (Margherita) ha accusato l'Api di «insipienza, di mancanza di volontà di tenere sotto controlllo il problema della sicurezza». «Inaccettabile» poi il ritardo della denuncia del disperso. Lo stesso Luchetti, residente a Falconara, ha descritto il clima emotivo della città, con il rischio di «una rottura tra istituzioni». Il capogruppo Ds Franceschetti ha fatto notare il rinnovo della convenzione, contestato da più parti, «era un fatto obbligato» e che il protocollo di intesa con le sue prescrizioni a carico dell' azienda è stato «un passo importante». «Oggi sono chiamati in causa il ruolo e la responsabilità dell'azienda - ha sottolineato - che si è dimostrata inadeguata e non responsabile. Bisogna costringere l' Api ad aumentare i livelli di sicurezza». Cecchini (Sd) ha ribadito la su richiesta di revoca immediata della concessione, «che non era un atto dovuto», invitando la maggioranza ad assumersi le sue responsabilità. Anche Procaccini (Pdci) ha parlato di «inaffidabilità dell' Api», censurando «il tentativo fatto nella prima fase di scaricare la colpa sui camionisti» ed esprimendo fiducia in Amagliani. Procaccini ha anche sollecitato una modifica del protocollo per dare alla Regione e agli organismi pubblici la titolarità del programma di monitoraggio su ambiente e sicurezza, e non all' azienda. Moruzzi (Verdi) ha ricordato che proprio il rinnovo della concessione determinò l' uscita dei Verdi dalla maggioranza. E ricordando i tanti piccoli incidenti di questi mesi ha rilevato che «invece di leale collaborazione, l'Api fa ciò che vuole», per questo bisogna avrer una prospettiva di riconversione del sito della raffineria.

«Rendere sicuro ciò che è sequestrato»

Richiesta della raffineria alla procura

ANCONA - «Al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza che appaiono allo stato compromesse» la raffineria Api ha chiesto alla procura l' autorizzazione a compiere «interventi di sicurezza in area sottoposta a sequestro penale» o comunque di «demandarle alla cura di altri organi tecnici come i vigili del fuoco». In particolare, gli interventi riguardano «la verifica dello stato di intercettazione dei serbatoi oggetto del provvedimento cautelare, contenenti prodotti petroliferi, e movimentazione in chiusura di tutte le valvole di radice eventualmente riscontrate in posizione aperta». In questo caso, precisa l'Api, «lo scopo è di assicurare la segregazione e il contenimento del prodotto entro i serbatoi medesimi impedendo un' eventuale contaminazione con le linee di adduzione già coinvolte nell' incidente». Altra operazione da effettuare, secondo l' azienda, è lo «svuotamento del serbatoio Tk 174 attraverso il travaso del suo contenuto nell' attiguo Tk 173».

Due mesi per la verità del superperito Pompieri più cauti sulla serpentina

di GIAMPAOLO MILZI

ANCONA Un po’ di silenzio sulla tragedia all'Api dell'8 settembre, parla il super-sagggio. Sarà da un sofisticato laboratorio dell'Università di Napoli, e soprattutto dalla mente del professor Amedeo Lancia, che di chimica e dintorni ne mastica, visto che li insegna in quell'ateneo, che usciranno le prime risposte da scrivere accanto ai punti interrogativi aperti dal botto incendiario al carico bitumi della raffineria. Più lunghe del previsto, ieri ad Ancona, le procedure di conferimento dell'incarico al consulente tecnico d'ufficio in Procura. L'appuntamento con legali e consulenti delle parti - 27 gli indagati per omicidio, lesioni e incendio colposo, dai vertici manageriali dell'Api, ai lavoratori addetti ai controlli della movimentazione bitume al momento dell'esplosione della cisterna TK145 - inizialmente previsto per le 10.30, è stato aggiornato alle 13. Lunghe, e contestate con promessa di una memoria dall'avvocato Vettori, difensore del l’amministratore delegato Api Franco Brunetti, che chiede un più garantista incidente probatorio. L'avvocato Sandroni, che ha scelto come suo consulente Fausto Pattacini e difende quasi tutti gli altri indagati Api, ha criticato a verbale la breve sosta del prof. Lancia nello stabilimento (coi pm Tedeschini e Bilotta) prima del suo approdo in Tribunale. Protesta così liquidata dai pm d'inchiesta: lo scalo in raffineria non era stato caratterizzato da operazioni di consulenza, vergine quindi la "par condicio". Del resto, i rapprentanti delle parti, espletate le formalità alle 15.30, hanno proseguito coi magistrati e il prof. Lancia proprio nella zona sequestrata dello stabilimento (l'Api ha chiesto di potervi accedere per metterla in sicurezza) la loro attività. Pomeriggio di sopralluogo, quindi, nel cuore del "giallo-nero" su cause e modalità del disastro (un morto, tre feriti, oltre ai danni; il consorzio autotrasporti Caf lamenta la perdita di cinque camion). Col consulente che ha iniziato immediatamente le operazioni "irripetibili" (da fare subito per evitare che siano compromesse da intemperie e altri fattori) cui era stato autorizzato. Il contenuto dei suoi pieni poteri d'indagine per sciogliere il nodo dinamico-causale (innesco-combustibile- cedimento e "decollo" del serbatoio di bitume) della deflagrazione e della colonna di fiamme che hanno bruciato la vita del camionista Parisse, ustionato gravemente Cilli e ferito lievemente gli altri colleghi Cameruccio e Pelaez? Il braccio destro tecnico dei pm, che si avvarrà di consulenti ausiliari, potrà: esaminare la documentazione Api e acquisirne nuova ovunque; agire in sinergia con le forze dell'ordine per campionamenti e analisi di sostanze e rilievi in luoghi e impianti disastrati; effettuare prove sperimentali; indicare eventuali violazioni delle norme di sicurezza, manutenzione e prevenzione legate alle cause dell'incendio e addebitarne le colpe. Un lavoro da ultimare con memoria scritta entro 60 giorni. Un quesito strategico? Il ruolo giocato dal sistema serpentine "hot-oil" di riscaldamento bitume (annesso al Tank 145). Un coinvolgimento ritenuto credibile da vigili del fuoco e Api. Ma ieri il vicecomandante dei pompieri, Moscati, ha frenato: «Elemento certo solo la fortissima esplosione di una miscela di gas infiammabili e aria, che ha provocato il sollevamento dal fondo del TK145 (una salto di 20 metri, ndr.). L'incendio è stato successivo, naturale conseguenza dell'esplosione: il bitume si è miscelato all'aperto all'hot-oil, fuoriuscito dalle tubazioni tranciate, a temperatura di infiammabilità». Quindi: incendio alimentato dai vapori del mix bitume-gasolio. E i motivi dello scoppio subito prima? L'ingresso di acqua nel serbatoio TK145 non del tutto stagno? Irregolarità in manovre di carico bitume? Manutenzione impiantistica non all'altezza come concausa? Domande buone anche per legali ed esperti delle parti presenti ieri: gli avvocati Brengola e Montoneri per la famiglia della vittima; l'avvocato Scaloni e i consulenti Antonino e Giovanni Gambino per il Caf (c'era il suo presidente Bilò) e varie ditte di camion; l'avvocato Moccheggiani, per l'azienda Bravi per cui lavorava il camionista Parisse (tutte parti offese); l'avvocato Fanciulli, difensore del responsabile esecutivo manutenzione impianti dell'Api Fabio Magrini; l'avvocato Lucchetti e il consulente Angelo Anniballo, per l'indagato Marco Capotondi, addetto Api ai controlli al carico bitumi

Il Comune compra il trenino-navetta

di MARCO CATALANI

FALCONARA Un trenino per tutto l'anno. Visti i positivi risultati registrati durante la stagione estiva con il trasporto pubblico per mezzo dell'ormai famoso trenino, l'Amministrazione comunale ha infatti deciso di prolungare il servizio, prolungandolo per tutto l'arco dell'anno già a partire da ottobre. Secondo le prime valutazioni statistiche, il trenino-navetta, messo in circolazione a partire dalla metà di giugno e destinato ad un tragitto di collegamento tra il parcheggio di via Castellaraccia, scelto come capolinea, il centro cittadino e i sottopassaggi per la spiaggia fino alla zona Disco, ha percorso fino ad oggi qualcosa più di 7300 chilometri, trasportando gratuitamente nei suoi vagoni una media di circa 120 passeggeri con punte fino ai 400 passeggeri giornalieri. La giunta ha disposto l'affidamento del servizio al Cam, finanziando il programma con i fondi destinati alla promozione turistica. Sempre allo stesso Cam, con il quale è stato sottoscritto un contratto di servizio per un arco di tempo di dieci anni, il compito di provvedere all'acquisto del trenino-navetta da una ditta veneta specializzata. La dura reazione del consigliere comunale di Forza Italia, Goffredo Brandoni, che già all'epoca della delibera di noleggio datata 25 giugno, aveva subito presentato un'interrogazione scritta sollevando nuovi dubbi sulla condotta finanziaria della Giunta municipale, non si è attardata ad arrivare. Secondo l'azzurro, infatti, già il precedente provvedimento sarebbe stato «un'irregolarità amministrativa, in quanto per poter attingere ai fondi del programma culturale estivo 2004 avrebbero dovuto fare una variazione di bilancio, cosa che non avvenuta». Fu proprio durante la discussione avvenuta nel Consiglio comunale del 2 agosto che l'assessore all'Urbanistica, Fausto Api, ribadì l'utilità del trenino-navetta per la diminuzione del traffico e del problema parcheggi nel centro cittadino, annunciò l'intenzione della giunta di procedere all'acquisto, visti i buoni risultati riscontrati. Il consigliere azzurro anche stavolta promette battaglia sul provvedimento e presto sarà presentata una nuova interrogazione

 
CORRIERE ADRIATICO
Consulenza-sprint, è scontro tra Api e procura

I due pm e il consulente nel luogo dell’incendio prima dell’incarico. E il sopralluogo parte senza i tecnici dell’azienda

di LORENZO SCONOCCHINI

Due mesi di tempo per recuperare tra i serbatoi deformati e anneriti le tracce dell’esplosione, studiarle in laboratorio, procedere con prove tecniche e test sugli impianti, tirare le fila e spiegare come può saltare in aria un serbatoio con 592 metri cubi di bitume, chi ha commesso errori, se ci sono state condotte contrarie alle normative sulla sicurezza. Sessanta giorni è il tempo assegnato dai pm Cristina Tedeschini e Irene Bilotta al professor Amedeo Lancia, docente alla facoltà di Ingegneria di Napoli, scelto come perito per scoprire le cause e le eventuali responsabilità dello scoppio che otto giorni fa ha ucciso un autotrasportatore nell’area bitumi e ne ha ustionato altri tre. La fretta di iniziare subito gli accertamenti - dettata anche dal rischio che il passare del tempo, il vento e la pioggia potessero “inquinare” la scena del disastro, ma anche dalla necessità di mettere in sicurezza gli impianti sequestrati, segnalata dal direttore della raffineria Bellucci - ha guastato i rapporti già tesi tra la procura della Repubblica e l’azienda petrolchimica. Gli avvocati che assistono i 27 indagati - manager, tecnici e anche semplici operai della raffineria - ieri durante il conferimento dell’incarico al perito hanno fatto mettere a verbale tutto il loro dissenso per la procedura-sprint usata dalla procura, che avrebbe anche tentato un gioco d’anticipo. Mentre avvocati e consulenti tecnici di parte facevano una lunga anticamera al terzo piano del palazzo di giustizia, convocati per le ore 10 e 30 e ricevuti solo verso l’una dopo una serie di rinvii e annunci di aerei in ritardo, i due pm e l’ingegner Lancia si vedevano per un primo sopralluogo nell’area della raffineria messa sotto sequestro, prima ancora che il consulente fosse nominato. E l’avvocato Giacomo Vettori, che assiste l’amministratore delegato Api Franco Brunetti, ha protestato formalmente anche per la fretta di partire per il primo sopralluogo in raffineria, fissato per le tre di pomeriggio, venti minuti dopo la fine dell’udienza per il conferimento dell’incarico, senza aspettare che da Milano arrivasse il professor Carlo Ortolani, uno dei due consulenti tecnici nominati dall’Api. Ma i due pm non hanno concesso proroghe, ricordando che i preavvisi dell’accertamento tecnico erano stati notificati già lunedì sera. Così ieri pomeriggio il nutrito gruppo di investigatori, avvocati e consulenti s’è spostato nell’area bitumi messa per i primi accertamenti. Il quesito posto al professor Lancia riguarda ovviamente “quali siano state le cause dell’incendio”, ma al consulente i due pm chiedono anche di evidenziare “eventuali violazioni della normativa vigente e/o comunque eventuali comportamenti colposi che dovessero risultare in relazione causale con l’incendio medesimo”. Passaggio che ha suscitato le proteste dell’avvocato Vettori. Oltre a segnalare la immediata disponibilità e la trasparenza dell'azienda per la più corretta ricerca delle cause dell'incendio, il difensore lamenta “l'impronta unidirezionale dell'inchiesta” e la “compromissione delle garanzie della difesa", per l'impossibilità di far partecipare i consulenti Api ai primi accertamenti. Il legale di Brunetti segnala inoltre “l’irritualità dell’incarico al tecnico, nella parte in cui gli viene affidato il compito di individuare violazioni delle norme penali, un compito riservato al vaglio dei magistrati”.

Prelevato il bitume da un’autocisterna

Esperti al lavoro nell’area del disastro

Del serbatoio saltato come un razzo è rimasta a terra solo la base, una gigantesca “girella”, che è la serpentina hot-oil, dove passa l’olio condensato per riscaldare il bitume, quella che forse ha acceso la miccia. Uno scenario da brividi ha accolto ieri gli avvocati e i consulenti tecnici che hanno partecipato al primo sopralluogo insieme al professor Lancia. Il serbatoio esploso, largo 8 metri e alto 12, è atterrato a circa trenta metri di distanza, ammaccando il serbatoio 166, molto più grande, dopo aver aperto uno squarcio nel Tk-144, facendo uscire il bitume che ha sepolto Sebastiano Parisse. Poco distante c’è l’area Gpl, con giganteschi serbatoi di carburante altamente infiammabile. L’incendio ha lasciato sul campo i segni di una devastazione: un’autocisterna giace semi-squagliata, le strutture in acciaio che reggono il sistema di tubazioni sono piegate come burro, un muretto di contenimento s’è sbriciolato. Il primo accesso di ieri è servito a un sopralluogo visivo dell’area e al prelievo di campioni di bitume da una delle autobotti che caricava dal serbatoio Tk 145, quello esploso. Sarà esaminato per capire se era contaminato da sostanze estranee, magari dall’olio che uscendo dalla serpentina rotta potrebbe aver causato l’esplosione. Al sopralluogo non hanno partecipato i pm e c’era solo una parte della squadra di esperti che affiancherà il perito nominato dalla procura. L’Api ha scelto il professor Carlo Ortolani del Politecnico di Milano, consulente della difesa anche nel processo sul rogo del 25 agosto ’99, e l’ingegner Francesco Lion di Ancona. Anche lo studio legale Scaloni, che assiste come parti offese la cooperativa Caf e le ditte di autotrasporti danneggiate dall’incendio, s’è affidato agli stessi esperti che affiancarono la parte civile nell’inchiesta di cinque anni fa, il chimico Antonino Gambino e l’ingegner Giovanni Gambino. L’avvocato Alberto Lucchetti, che per conto della Cisl assiste il capo-piazzola Marco Capotondi, sarà affiancato dall’ingegnere Angelo Aniballo, mentre un altro ingegnere, Fausto Pataccini, è stato nominato dall’avvocato Daniele Sandroni, difensore della maggior parte degli indagati. Non hanno ancora scelto un consulente tecnico, ma si sono riservati di farlo, gli avvocati Marco Fanciulli (difensore dell’ingegner Enzo Maurizi), Jacopo Morico (legale della parte offesa Bravi, datore di lavoro della vittima) e Giacinto Brengola, che insieme alla collega Vincenza Montoneri assiste i familiari di Sebastiano Parisse.

“Non potevo dire no”

L’assessore all’Ambiente e la concessione

“Non è stato un rinnovo frettoloso, anzi abbiamo fatto un lavoro di ‘cesello’ sulle prescrizioni” e poi nel 2003 non “c’erano le condizioni minime per dire no al rinnovo della concessione all’Api”. L’assessore all’ambiente Marco Amagliani ha ricordato di essere stato “da sempre contrario alla centrale”. “Però quando sono arrivato all’assessorato a fine 2002 – ha detto – mi sono trovato di fronte a una pratica segnata, con i pareri favorevoli degli enti competenti e il decreto del ministero dell' Interno già firmato”. “Sarebbe stata una concessione senza se e senza ma - ha proseguito Amagliani - invece, rivendico il merito di avere voluto il protocollo di intesa, che intanto oggi ha prodotto una sentenza del Tar che costringe l'Api a pagare il Ctu”. Quanto alle dimissioni chieste da An, l’assessore ha assicurato che se ne sarebbe andato da solo se si fosse sentito responsabile. “Basta con lo sciacallaggio, quali sono le proposte alternative di chi mi accusa? Non ce ne sono. Pensiamo a studiare scenari alternativi e ad una legge speciale per Falconara”. Amagliani, a cui il presidente D’Ambrosio ha riconfermato stima e fiducia, ha assicurato che la Regione non è stata a guardare, “tanto che l' Arpam, per il cui potenziamento abbiamo stanziato altri 100.000 euro, quest’anno ha trascorso 120 giorni in raffineria”.

Regione, giro di vite sulla raffineria

Gli avvocati dell’azienda protestano: “Indagine a senso unico, compressi i diritti della difesa” Il direttore Bellucci ha chiesto interventi urgenti per la messa in sicurezza degli impianti sequestrati dalla magistratura Entro due mesi i risultati della perizia sull’incidente Saranno potenziate le strutture dell’Arpam Ma ai comitati non basta la dichiarazione d’intenti “Servono impegni precisi e una revisione totale dell’impianto” E An chiede le dimissioni di Amagliani Votata una risoluzione che annuncia maggiori controlli. “Le prescrizioni non bastano”

di MARINA MINELLI

Con 21 favorevoli, 13 contrari e un astenuto (Francesco Massi dell’Udc), il consiglio regionale ha approvato ieri una risoluzione presentata dalla maggioranza del centro-sinistra sull’incidente alla raffineria Api che lo scorso 8 settembre che ha provocato la morte del camionista Sebastiano Parisse ed il ferimento di tre colleghi. Il documento, che esprime “dubbi sull' effettiva osservanza delle prescrizioni contenute nel protocollo d’intesa da parte dell' azienda” ma anche “sulla completezza e sulla sufficienza delle prescrizioni stesse”, conferma l'indirizzo assunto dalla giunta per il potenziamento delle strutture tecnico-amministrative e dell' Arpam per meglio affrontare le funzioni in materia di controllo ambientale. La risoluzione impegna poi il governo regionale a garantire “il potenziamento di ogni utile attività di controllo finalizzata ad accrescere le generali condizioni di sicurezza dell' impianto e di tutela dell' ambiente” con il coinvolgimento di enti locali, azienda e sindacati, a procedere “con la massima tempestività alle azioni di diffida e alle eventuali altre azioni che si rendessero necessarie qualora l' azienda non garantisca lo scrupoloso rispetto e l' osservanza delle migliori condizioni operative, di sicurezza e di tutela ambientale”. La risoluzione è arrivata alla fine di un lungo dibattito introdotto dalla relazione del presidente D’Ambrosio che ha analizzato le fasi dell’incidente, la gestione del piano di emergenza esterno e l’impatto ambientale ed ipotizzato anche nuove prospettive per lo stabilimento. Un intervento di “basso profilo” quello del presidente della giunta secondo il capo gruppo di Alleanza Nazionale, Carlo Ciccioli che ha parlato di “fredda relazione tecnica senza una vera lettura politica di quanto accaduto”. An poi ha chiesto, oltre alle dimissioni dell’assessore all’ambiente Amagliani, un diverso sistema di controlli che “non possono continuare ad essere autoreferenziali”. Polemico anche il consigliere della Margherita Marco Lucchetti per il quale una situazione del genere può essere affrontata soltanto in modo unitario da tutte le forze politiche, senza “divisioni e speculazioni”. Il Verde Marco Moruzzi ha fatto notare che da questo incidente la Regione esce “danneggiata nell’immagine” perché è chiara la sua incapacità a condizionare l’azienda. “Sorpresi e delusi dalla vaghezza delle comunicazioni della giunta regionale” i rappresentanti dei comitati cittadini, che insieme a una delegazione di no-global hanno manifestato davanti alla sede del consiglio, vorrebbero “impegni precisi, un no deciso ad una eventuale seconda centrale e una revisione dell’impianto dal primo all’ultimo bullone”.

I sindacati del Cam “Esino Spa anacronistica”

FALCONARA - La costituzione della Esino Spa è “contraddittoria” rispetto ai “processi d’evoluzione” che interessano il settore dei servizi d’igiene ambientale e che puntano a lavorare secondo una logica sovracomunale. Tanto che Ancona e Osimo hanno già proceduto ad una fusione. Così intervengono Fp Cgil, Fit Cisl e la Rsu del Cam di Falconara che rimarcano la “scarsa disponibilità dell’amministrazione dell’azienda ad un ampio confronto sulle questioni”. Nell’occasione i sindacati si soffermano sulle “stesse relazioni sindacali aziendali, ampiamente insufficienti nella contrattazione sui percorsi di riconoscimento professionale a quei lavoratori che hanno maturato il diritto”.

 
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