MESSAGGERO |
Comitati e No global:
«Tornate indietro»
ANCONA - La relazione di D'
Ambrosio sull' incendio all' Api non è piaciuta ai comitati
civici di Falconara, che hanno seguito i lavori,
interrompendo più volte, nè ai giovani dei centri sociali e
ai Disobbedienti delle Marche, che hanno presidiato il
piazzale davanti alla Regione. Loris Calcina, dei comitati
civici si è detto «stupito» della «vaghezza» delle
iniziative. Ancora più deciso Paolo Cognini, Disobbedienti,
che si è detto «allibito»: «Bisogna rimettere in discussione
tutto, altrimenti questa sarà la dimostrazione che la
Regione ha scelto di non stare dalla parte dei cittadini, ma
a fianco dei potentati economici».
D’Ambrosio: «Area Api,
ripensare nuovi assetti»
La concessione è sub judice,
svolta della Regione: il governatore allerta urbanisti e
studiosi
di GIULIA VISCI
ANCONA - Concessione sub
judice e riconversione dell’impianto di raffineria. Alla
fine di una lunga, estenuante riunione, il consiglio
regionale - ieri dedicato alla questione Api dopo
l’incidente dell’8 settembre costato la vita a Sebastiano
Parisse - ha emesso il suo verdetto, un aut aut che obbliga
l’azienda a «una diligente applicazione delle prescrizioni»
previste dal protocollo d’intesa tra Regione, Provincia di
Ancona e Api Raffineria. «La concessione fino al 2020 è sub
judice», ha detto l’assessore all’ambiente Marco Amagliani.
Se le prescrizioni non saranno rispettate, allora saranno
rimessi in discussione anche i termini di permanenza della
raffineria sul territorio di Falconara. «E’ nostro dovere in
questo momento capire cosa è accaduto l’8 settembre all’Api
- dichiara l’assessore - verificare le responsabilità e
sanzionarle nel modo più pesante. Renderemo le prescrizioni
ancora più vincolanti e se non saranno rispettate non
escludiamo interventi radicali anche prima della scadenza
della concessione, cioè del 2020». Concessione sub judice ma
anche prospettive per una riconversione dell’impianto di
Falconara. Accelerare «il passaggio dagli attuali assetti
economico-territoriali dell’area in questione ad altri,
diversi e più compatibili con le esigenze locali e gli
interessi strategici dello sviluppo delle Marche - ha detto
il Governatore D’Ambrosio - E’ opportuno costruire e
valutare attentamente ipotesi fattibili e alternative di
nuovi assetti economico-territoriali, che comprendano
obiettivi di risanamento e di tutela ambientale, di
mantenimento e sviluppo di occupazione specializzata, di
qualificazione della produzione di energia. E per condurre
tali analisi la Regione intende avvalersi di esperti
qualificati in ambito nazionale e internazionale». Nella
risoluzione della maggioranza approvata ieri in Consiglio -
21 sì, 13 no e l’astensione del consigliere Francesco Massi
(Udc) - la Regione si impegna a «garantire il potenziamento
di ogni attività di controllo per accrescere le generali
condizioni di sicurezza dell’impianto; a procedere alle
azioni di diffida e alle eventuali altri azioni necessarie
qualora l’azienda non garantisca lo scrupoloso rispetto e
l’osservanza delle migliori condizioni operative, di
sicurezza e di tutela ambientale; a richiedere all’azienda
il rispetto di quanto previsto dall’art.2 del protocollo
d’intesa e cioè la presentazione entro il 2004 di una
proposta di piano industriale che configuri il sito sempre
più come polo energetico ambientalmente avanzato anziché
come raffineria petrolifera tradizionale; ad avviare un
percorso condiviso con Provincia e Comune di Falconara per
dotare le istituzioni di un proprio schema di sviluppo
strategico alternativo agli attuali assetti
economico-territoriali dell’area della raffineria e delle
aree circostanti». Ai parlamentari marchigiani inoltre si
chiede il sostegno per l’approvazione di una legge speciale.
Spostato a lunedì prossimo l’incontro fra D’Ambrosio e
Amagliani con il sindaco di Falconara, Carletti, e il
presidente della Provincia, Giancarli. (Ha collaborato
Claudia Pasquini).
Forza Italia: «D’Ambrosio
ambiguo». An: «Amagliani si dimetta»
ANCONA - Per il capogruppo di
Forza Italia Giannotti, la questione preliminare è
«garantire la sicurezza dell' impianto», perché è
«indiscutibile» il ruolo dell' Api nel tessuto economico e
produttivo delle Marche. Quanto alla giunta, anche l'
esponente forzista l' ha accusata di «ambiguità», che «non
ha finora permesso la presentazione di un progetto organico
sull'area, che oltre a garantire l'ambiente, possa
assicurare il mantenimento delle attuali risposre
occupazionalì». Un progetto sul quale Forza Italia sarebbe
disposta ad «aprire un confronto». Ciccioli (An) ha definito
«di basso profilo» la relazione di D' Ambrosio. Sul fronte
delle responsabilità penali, c' è un provvedimento in corso
- ha aggiunto - «a noi tocca occuparci delle responsabilità
politiche». Responsabilità che l'esponente di An ha
attribuito alla giunta e in particolare all' assessore all'
ambiente Amagliani, di cui ha chiesto le dimissioni».
Viventi (Udc) ha chiamato in causa le responsabilità dell'
intera giunta regionale per un problema «che si è
ingigantito negli anni». «È necessario - ha detto -
obbligare l' azienda al rispetto massimo e totale delle
prescrizioni, me nell' immediato non ci sono soluzioni».
«Credo che ci sia un' oggettiva incompatibilità tra la
raffineria e il territorio» ha rilevato Favia (Udeur),
auspicando il coinvolgimento «di tutti i parlamentrai
marchigiani per riuscire ad arrivare ad una legge speciale
dello Stato sul modello di quella per Bagnoli». Luchetti
(Margherita) ha accusato l'Api di «insipienza, di mancanza
di volontà di tenere sotto controlllo il problema della
sicurezza». «Inaccettabile» poi il ritardo della denuncia
del disperso. Lo stesso Luchetti, residente a Falconara, ha
descritto il clima emotivo della città, con il rischio di
«una rottura tra istituzioni». Il capogruppo Ds
Franceschetti ha fatto notare il rinnovo della convenzione,
contestato da più parti, «era un fatto obbligato» e che il
protocollo di intesa con le sue prescrizioni a carico dell'
azienda è stato «un passo importante». «Oggi sono chiamati
in causa il ruolo e la responsabilità dell'azienda - ha
sottolineato - che si è dimostrata inadeguata e non
responsabile. Bisogna costringere l' Api ad aumentare i
livelli di sicurezza». Cecchini (Sd) ha ribadito la su
richiesta di revoca immediata della concessione, «che non
era un atto dovuto», invitando la maggioranza ad assumersi
le sue responsabilità. Anche Procaccini (Pdci) ha parlato di
«inaffidabilità dell' Api», censurando «il tentativo fatto
nella prima fase di scaricare la colpa sui camionisti» ed
esprimendo fiducia in Amagliani. Procaccini ha anche
sollecitato una modifica del protocollo per dare alla
Regione e agli organismi pubblici la titolarità del
programma di monitoraggio su ambiente e sicurezza, e non
all' azienda. Moruzzi (Verdi) ha ricordato che proprio il
rinnovo della concessione determinò l' uscita dei Verdi
dalla maggioranza. E ricordando i tanti piccoli incidenti di
questi mesi ha rilevato che «invece di leale collaborazione,
l'Api fa ciò che vuole», per questo bisogna avrer una
prospettiva di riconversione del sito della raffineria.
«Rendere sicuro ciò che è
sequestrato»
Richiesta della raffineria
alla procura
ANCONA - «Al fine di
ripristinare le condizioni di sicurezza che appaiono allo
stato compromesse» la raffineria Api ha chiesto alla procura
l' autorizzazione a compiere «interventi di sicurezza in
area sottoposta a sequestro penale» o comunque di
«demandarle alla cura di altri organi tecnici come i vigili
del fuoco». In particolare, gli interventi riguardano «la
verifica dello stato di intercettazione dei serbatoi oggetto
del provvedimento cautelare, contenenti prodotti
petroliferi, e movimentazione in chiusura di tutte le
valvole di radice eventualmente riscontrate in posizione
aperta». In questo caso, precisa l'Api, «lo scopo è di
assicurare la segregazione e il contenimento del prodotto
entro i serbatoi medesimi impedendo un' eventuale
contaminazione con le linee di adduzione già coinvolte nell'
incidente». Altra operazione da effettuare, secondo l'
azienda, è lo «svuotamento del serbatoio Tk 174 attraverso
il travaso del suo contenuto nell' attiguo Tk 173».
Due mesi per la verità del
superperito Pompieri più cauti sulla serpentina
di GIAMPAOLO MILZI
ANCONA Un po’ di silenzio
sulla tragedia all'Api dell'8 settembre, parla il
super-sagggio. Sarà da un sofisticato laboratorio
dell'Università di Napoli, e soprattutto dalla mente del
professor Amedeo Lancia, che di chimica e dintorni ne
mastica, visto che li insegna in quell'ateneo, che usciranno
le prime risposte da scrivere accanto ai punti interrogativi
aperti dal botto incendiario al carico bitumi della
raffineria. Più lunghe del previsto, ieri ad Ancona, le
procedure di conferimento dell'incarico al consulente
tecnico d'ufficio in Procura. L'appuntamento con legali e
consulenti delle parti - 27 gli indagati per omicidio,
lesioni e incendio colposo, dai vertici manageriali
dell'Api, ai lavoratori addetti ai controlli della
movimentazione bitume al momento dell'esplosione della
cisterna TK145 - inizialmente previsto per le 10.30, è stato
aggiornato alle 13. Lunghe, e contestate con promessa di una
memoria dall'avvocato Vettori, difensore del
l’amministratore delegato Api Franco Brunetti, che chiede un
più garantista incidente probatorio. L'avvocato Sandroni,
che ha scelto come suo consulente Fausto Pattacini e difende
quasi tutti gli altri indagati Api, ha criticato a verbale
la breve sosta del prof. Lancia nello stabilimento (coi pm
Tedeschini e Bilotta) prima del suo approdo in Tribunale.
Protesta così liquidata dai pm d'inchiesta: lo scalo in
raffineria non era stato caratterizzato da operazioni di
consulenza, vergine quindi la "par condicio". Del resto, i
rapprentanti delle parti, espletate le formalità alle 15.30,
hanno proseguito coi magistrati e il prof. Lancia proprio
nella zona sequestrata dello stabilimento (l'Api ha chiesto
di potervi accedere per metterla in sicurezza) la loro
attività. Pomeriggio di sopralluogo, quindi, nel cuore del
"giallo-nero" su cause e modalità del disastro (un morto,
tre feriti, oltre ai danni; il consorzio autotrasporti Caf
lamenta la perdita di cinque camion). Col consulente che ha
iniziato immediatamente le operazioni "irripetibili" (da
fare subito per evitare che siano compromesse da intemperie
e altri fattori) cui era stato autorizzato. Il contenuto dei
suoi pieni poteri d'indagine per sciogliere il nodo
dinamico-causale (innesco-combustibile- cedimento e
"decollo" del serbatoio di bitume) della deflagrazione e
della colonna di fiamme che hanno bruciato la vita del
camionista Parisse, ustionato gravemente Cilli e ferito
lievemente gli altri colleghi Cameruccio e Pelaez? Il
braccio destro tecnico dei pm, che si avvarrà di consulenti
ausiliari, potrà: esaminare la documentazione Api e
acquisirne nuova ovunque; agire in sinergia con le forze
dell'ordine per campionamenti e analisi di sostanze e
rilievi in luoghi e impianti disastrati; effettuare prove
sperimentali; indicare eventuali violazioni delle norme di
sicurezza, manutenzione e prevenzione legate alle cause
dell'incendio e addebitarne le colpe. Un lavoro da ultimare
con memoria scritta entro 60 giorni. Un quesito strategico?
Il ruolo giocato dal sistema serpentine "hot-oil" di
riscaldamento bitume (annesso al Tank 145). Un
coinvolgimento ritenuto credibile da vigili del fuoco e Api.
Ma ieri il vicecomandante dei pompieri, Moscati, ha frenato:
«Elemento certo solo la fortissima esplosione di una miscela
di gas infiammabili e aria, che ha provocato il sollevamento
dal fondo del TK145 (una salto di 20 metri, ndr.).
L'incendio è stato successivo, naturale conseguenza
dell'esplosione: il bitume si è miscelato all'aperto
all'hot-oil, fuoriuscito dalle tubazioni tranciate, a
temperatura di infiammabilità». Quindi: incendio alimentato
dai vapori del mix bitume-gasolio. E i motivi dello scoppio
subito prima? L'ingresso di acqua nel serbatoio TK145 non
del tutto stagno? Irregolarità in manovre di carico bitume?
Manutenzione impiantistica non all'altezza come concausa?
Domande buone anche per legali ed esperti delle parti
presenti ieri: gli avvocati Brengola e Montoneri per la
famiglia della vittima; l'avvocato Scaloni e i consulenti
Antonino e Giovanni Gambino per il Caf (c'era il suo
presidente Bilò) e varie ditte di camion; l'avvocato
Moccheggiani, per l'azienda Bravi per cui lavorava il
camionista Parisse (tutte parti offese); l'avvocato
Fanciulli, difensore del responsabile esecutivo manutenzione
impianti dell'Api Fabio Magrini; l'avvocato Lucchetti e il
consulente Angelo Anniballo, per l'indagato Marco Capotondi,
addetto Api ai controlli al carico bitumi
Il Comune compra il
trenino-navetta
di MARCO CATALANI
FALCONARA Un trenino per
tutto l'anno. Visti i positivi risultati registrati durante
la stagione estiva con il trasporto pubblico per mezzo
dell'ormai famoso trenino, l'Amministrazione comunale ha
infatti deciso di prolungare il servizio, prolungandolo per
tutto l'arco dell'anno già a partire da ottobre. Secondo le
prime valutazioni statistiche, il trenino-navetta, messo in
circolazione a partire dalla metà di giugno e destinato ad
un tragitto di collegamento tra il parcheggio di via
Castellaraccia, scelto come capolinea, il centro cittadino e
i sottopassaggi per la spiaggia fino alla zona Disco, ha
percorso fino ad oggi qualcosa più di 7300 chilometri,
trasportando gratuitamente nei suoi vagoni una media di
circa 120 passeggeri con punte fino ai 400 passeggeri
giornalieri. La giunta ha disposto l'affidamento del
servizio al Cam, finanziando il programma con i fondi
destinati alla promozione turistica. Sempre allo stesso Cam,
con il quale è stato sottoscritto un contratto di servizio
per un arco di tempo di dieci anni, il compito di provvedere
all'acquisto del trenino-navetta da una ditta veneta
specializzata. La dura reazione del consigliere comunale di
Forza Italia, Goffredo Brandoni, che già all'epoca della
delibera di noleggio datata 25 giugno, aveva subito
presentato un'interrogazione scritta sollevando nuovi dubbi
sulla condotta finanziaria della Giunta municipale, non si è
attardata ad arrivare. Secondo l'azzurro, infatti, già il
precedente provvedimento sarebbe stato «un'irregolarità
amministrativa, in quanto per poter attingere ai fondi del
programma culturale estivo 2004 avrebbero dovuto fare una
variazione di bilancio, cosa che non avvenuta». Fu proprio
durante la discussione avvenuta nel Consiglio comunale del 2
agosto che l'assessore all'Urbanistica, Fausto Api, ribadì
l'utilità del trenino-navetta per la diminuzione del
traffico e del problema parcheggi nel centro cittadino,
annunciò l'intenzione della giunta di procedere
all'acquisto, visti i buoni risultati riscontrati. Il
consigliere azzurro anche stavolta promette battaglia sul
provvedimento e presto sarà presentata una nuova
interrogazione |
|
CORRIERE ADRIATICO |
Consulenza-sprint, è scontro
tra Api e procura
I due pm e il consulente nel
luogo dell’incendio prima dell’incarico. E il sopralluogo
parte senza i tecnici dell’azienda
di LORENZO SCONOCCHINI
Due mesi di tempo per
recuperare tra i serbatoi deformati e anneriti le tracce
dell’esplosione, studiarle in laboratorio, procedere con
prove tecniche e test sugli impianti, tirare le fila e
spiegare come può saltare in aria un serbatoio con 592 metri
cubi di bitume, chi ha commesso errori, se ci sono state
condotte contrarie alle normative sulla sicurezza. Sessanta
giorni è il tempo assegnato dai pm Cristina Tedeschini e
Irene Bilotta al professor Amedeo Lancia, docente alla
facoltà di Ingegneria di Napoli, scelto come perito per
scoprire le cause e le eventuali responsabilità dello
scoppio che otto giorni fa ha ucciso un autotrasportatore
nell’area bitumi e ne ha ustionato altri tre. La fretta di
iniziare subito gli accertamenti - dettata anche dal rischio
che il passare del tempo, il vento e la pioggia potessero
“inquinare” la scena del disastro, ma anche dalla necessità
di mettere in sicurezza gli impianti sequestrati, segnalata
dal direttore della raffineria Bellucci - ha guastato i
rapporti già tesi tra la procura della Repubblica e
l’azienda petrolchimica. Gli avvocati che assistono i 27
indagati - manager, tecnici e anche semplici operai della
raffineria - ieri durante il conferimento dell’incarico al
perito hanno fatto mettere a verbale tutto il loro dissenso
per la procedura-sprint usata dalla procura, che avrebbe
anche tentato un gioco d’anticipo. Mentre avvocati e
consulenti tecnici di parte facevano una lunga anticamera al
terzo piano del palazzo di giustizia, convocati per le ore
10 e 30 e ricevuti solo verso l’una dopo una serie di rinvii
e annunci di aerei in ritardo, i due pm e l’ingegner Lancia
si vedevano per un primo sopralluogo nell’area della
raffineria messa sotto sequestro, prima ancora che il
consulente fosse nominato. E l’avvocato Giacomo Vettori, che
assiste l’amministratore delegato Api Franco Brunetti, ha
protestato formalmente anche per la fretta di partire per il
primo sopralluogo in raffineria, fissato per le tre di
pomeriggio, venti minuti dopo la fine dell’udienza per il
conferimento dell’incarico, senza aspettare che da Milano
arrivasse il professor Carlo Ortolani, uno dei due
consulenti tecnici nominati dall’Api. Ma i due pm non hanno
concesso proroghe, ricordando che i preavvisi
dell’accertamento tecnico erano stati notificati già lunedì
sera. Così ieri pomeriggio il nutrito gruppo di
investigatori, avvocati e consulenti s’è spostato nell’area
bitumi messa per i primi accertamenti. Il quesito posto al
professor Lancia riguarda ovviamente “quali siano state le
cause dell’incendio”, ma al consulente i due pm chiedono
anche di evidenziare “eventuali violazioni della normativa
vigente e/o comunque eventuali comportamenti colposi che
dovessero risultare in relazione causale con l’incendio
medesimo”. Passaggio che ha suscitato le proteste
dell’avvocato Vettori. Oltre a segnalare la immediata
disponibilità e la trasparenza dell'azienda per la più
corretta ricerca delle cause dell'incendio, il difensore
lamenta “l'impronta unidirezionale dell'inchiesta” e la
“compromissione delle garanzie della difesa", per
l'impossibilità di far partecipare i consulenti Api ai primi
accertamenti. Il legale di Brunetti segnala inoltre
“l’irritualità dell’incarico al tecnico, nella parte in cui
gli viene affidato il compito di individuare violazioni
delle norme penali, un compito riservato al vaglio dei
magistrati”.
Prelevato il bitume da
un’autocisterna
Esperti al lavoro nell’area
del disastro
Del serbatoio saltato come un
razzo è rimasta a terra solo la base, una gigantesca
“girella”, che è la serpentina hot-oil, dove passa l’olio
condensato per riscaldare il bitume, quella che forse ha
acceso la miccia. Uno scenario da brividi ha accolto ieri
gli avvocati e i consulenti tecnici che hanno partecipato al
primo sopralluogo insieme al professor Lancia. Il serbatoio
esploso, largo 8 metri e alto 12, è atterrato a circa trenta
metri di distanza, ammaccando il serbatoio 166, molto più
grande, dopo aver aperto uno squarcio nel Tk-144, facendo
uscire il bitume che ha sepolto Sebastiano Parisse. Poco
distante c’è l’area Gpl, con giganteschi serbatoi di
carburante altamente infiammabile. L’incendio ha lasciato
sul campo i segni di una devastazione: un’autocisterna giace
semi-squagliata, le strutture in acciaio che reggono il
sistema di tubazioni sono piegate come burro, un muretto di
contenimento s’è sbriciolato. Il primo accesso di ieri è
servito a un sopralluogo visivo dell’area e al prelievo di
campioni di bitume da una delle autobotti che caricava dal
serbatoio Tk 145, quello esploso. Sarà esaminato per capire
se era contaminato da sostanze estranee, magari dall’olio
che uscendo dalla serpentina rotta potrebbe aver causato
l’esplosione. Al sopralluogo non hanno partecipato i pm e
c’era solo una parte della squadra di esperti che
affiancherà il perito nominato dalla procura. L’Api ha
scelto il professor Carlo Ortolani del Politecnico di
Milano, consulente della difesa anche nel processo sul rogo
del 25 agosto ’99, e l’ingegner Francesco Lion di Ancona.
Anche lo studio legale Scaloni, che assiste come parti
offese la cooperativa Caf e le ditte di autotrasporti
danneggiate dall’incendio, s’è affidato agli stessi esperti
che affiancarono la parte civile nell’inchiesta di cinque
anni fa, il chimico Antonino Gambino e l’ingegner Giovanni
Gambino. L’avvocato Alberto Lucchetti, che per conto della
Cisl assiste il capo-piazzola Marco Capotondi, sarà
affiancato dall’ingegnere Angelo Aniballo, mentre un altro
ingegnere, Fausto Pataccini, è stato nominato dall’avvocato
Daniele Sandroni, difensore della maggior parte degli
indagati. Non hanno ancora scelto un consulente tecnico, ma
si sono riservati di farlo, gli avvocati Marco Fanciulli
(difensore dell’ingegner Enzo Maurizi), Jacopo Morico
(legale della parte offesa Bravi, datore di lavoro della
vittima) e Giacinto Brengola, che insieme alla collega
Vincenza Montoneri assiste i familiari di Sebastiano
Parisse.
“Non potevo dire no”
L’assessore all’Ambiente e la
concessione
“Non è stato un rinnovo
frettoloso, anzi abbiamo fatto un lavoro di ‘cesello’ sulle
prescrizioni” e poi nel 2003 non “c’erano le condizioni
minime per dire no al rinnovo della concessione all’Api”.
L’assessore all’ambiente Marco Amagliani ha ricordato di
essere stato “da sempre contrario alla centrale”. “Però
quando sono arrivato all’assessorato a fine 2002 – ha detto
– mi sono trovato di fronte a una pratica segnata, con i
pareri favorevoli degli enti competenti e il decreto del
ministero dell' Interno già firmato”. “Sarebbe stata una
concessione senza se e senza ma - ha proseguito Amagliani -
invece, rivendico il merito di avere voluto il protocollo di
intesa, che intanto oggi ha prodotto una sentenza del Tar
che costringe l'Api a pagare il Ctu”. Quanto alle dimissioni
chieste da An, l’assessore ha assicurato che se ne sarebbe
andato da solo se si fosse sentito responsabile. “Basta con
lo sciacallaggio, quali sono le proposte alternative di chi
mi accusa? Non ce ne sono. Pensiamo a studiare scenari
alternativi e ad una legge speciale per Falconara”.
Amagliani, a cui il presidente D’Ambrosio ha riconfermato
stima e fiducia, ha assicurato che la Regione non è stata a
guardare, “tanto che l' Arpam, per il cui potenziamento
abbiamo stanziato altri 100.000 euro, quest’anno ha
trascorso 120 giorni in raffineria”.
Regione, giro di vite
sulla raffineria
Gli avvocati dell’azienda
protestano: “Indagine a senso unico, compressi i diritti
della difesa” Il direttore Bellucci ha chiesto interventi
urgenti per la messa in sicurezza degli impianti sequestrati
dalla magistratura Entro due mesi i risultati della perizia
sull’incidente Saranno potenziate le strutture dell’Arpam Ma
ai comitati non basta la dichiarazione d’intenti “Servono
impegni precisi e una revisione totale dell’impianto” E An
chiede le dimissioni di Amagliani Votata una risoluzione che
annuncia maggiori controlli. “Le prescrizioni non bastano”
di MARINA MINELLI
Con 21 favorevoli, 13
contrari e un astenuto (Francesco Massi dell’Udc), il
consiglio regionale ha approvato ieri una risoluzione
presentata dalla maggioranza del centro-sinistra
sull’incidente alla raffineria Api che lo scorso 8 settembre
che ha provocato la morte del camionista Sebastiano Parisse
ed il ferimento di tre colleghi. Il documento, che esprime
“dubbi sull' effettiva osservanza delle prescrizioni
contenute nel protocollo d’intesa da parte dell' azienda” ma
anche “sulla completezza e sulla sufficienza delle
prescrizioni stesse”, conferma l'indirizzo assunto dalla
giunta per il potenziamento delle strutture
tecnico-amministrative e dell' Arpam per meglio affrontare
le funzioni in materia di controllo ambientale. La
risoluzione impegna poi il governo regionale a garantire “il
potenziamento di ogni utile attività di controllo
finalizzata ad accrescere le generali condizioni di
sicurezza dell' impianto e di tutela dell' ambiente” con il
coinvolgimento di enti locali, azienda e sindacati, a
procedere “con la massima tempestività alle azioni di
diffida e alle eventuali altre azioni che si rendessero
necessarie qualora l' azienda non garantisca lo scrupoloso
rispetto e l' osservanza delle migliori condizioni
operative, di sicurezza e di tutela ambientale”. La
risoluzione è arrivata alla fine di un lungo dibattito
introdotto dalla relazione del presidente D’Ambrosio che ha
analizzato le fasi dell’incidente, la gestione del piano di
emergenza esterno e l’impatto ambientale ed ipotizzato anche
nuove prospettive per lo stabilimento. Un intervento di
“basso profilo” quello del presidente della giunta secondo
il capo gruppo di Alleanza Nazionale, Carlo Ciccioli che ha
parlato di “fredda relazione tecnica senza una vera lettura
politica di quanto accaduto”. An poi ha chiesto, oltre alle
dimissioni dell’assessore all’ambiente Amagliani, un diverso
sistema di controlli che “non possono continuare ad essere
autoreferenziali”. Polemico anche il consigliere della
Margherita Marco Lucchetti per il quale una situazione del
genere può essere affrontata soltanto in modo unitario da
tutte le forze politiche, senza “divisioni e speculazioni”.
Il Verde Marco Moruzzi ha fatto notare che da questo
incidente la Regione esce “danneggiata nell’immagine” perché
è chiara la sua incapacità a condizionare l’azienda.
“Sorpresi e delusi dalla vaghezza delle comunicazioni della
giunta regionale” i rappresentanti dei comitati cittadini,
che insieme a una delegazione di no-global hanno manifestato
davanti alla sede del consiglio, vorrebbero “impegni
precisi, un no deciso ad una eventuale seconda centrale e
una revisione dell’impianto dal primo all’ultimo bullone”.
I sindacati del Cam “Esino
Spa anacronistica”
FALCONARA - La costituzione
della Esino Spa è “contraddittoria” rispetto ai “processi
d’evoluzione” che interessano il settore dei servizi
d’igiene ambientale e che puntano a lavorare secondo una
logica sovracomunale. Tanto che Ancona e Osimo hanno già
proceduto ad una fusione. Così intervengono Fp Cgil, Fit
Cisl e la Rsu del Cam di Falconara che rimarcano la “scarsa
disponibilità dell’amministrazione dell’azienda ad un ampio
confronto sulle questioni”. Nell’occasione i sindacati si
soffermano sulle “stesse relazioni sindacali aziendali,
ampiamente insufficienti nella contrattazione sui percorsi
di riconoscimento professionale a quei lavoratori che hanno
maturato il diritto”. |
|
|