RASSEGNA STAMPA 15.09.2004

 

MESSAGGERO
Api, i 27 indagati sullo scenario del disastro

Dopo gli avvisi di garanzia decolla l’inchiesta della Procura. Oggi l’affidamento della consulenza, nel mirino anche l’inquinamento. Sopralluogo con il perito nel piazzale del bitume per capire le cause dello scoppio

di GIAMPAOLO MILZI

ANCONA Poco più di una settimana d'attesa, e dopo il botto del tragico sconquasso all’Api che ha ricacciato Falconara nell'incubo, il primo appuntamento procedurale d'inchiesta è per oggi alle 10.30 in Procura: conferimento dell'incarico di consulenza, per molti aspetti irripetibile, al super-esperto individuato dal pool inquirente (pm Tedeschini e Bilotta) per indagare su cause e dinamiche dell'incidente; presenti gli eventuali consulenti delle 27 parti indagate per i reati di omicidio, lesioni e incendio colposo, delle parti lese - avvocato Alessandro Scaloni per il Consorzio autotrasportatori Falconara e Moccheggiani per la ditta Bravi presso cui lavorava il camionista Sebastiano Parisse rimasto ucciso, la cui famiglia sarà assistita dall'avvocato Gioacchino Brengola - e dei legali dei tre feriti (gravi ma stazionarie le condizioni dell'autista Nicola Cilli, fuori pericolo i due colleghi) e della difesa (Vettori e Sandroni). Poi sopralluogo direttamente sullo scenario del disastro, a Falconara. Un atto giudiziario formale e automatico, che nel suo estremo garantismo spiega la rosa ampia degli iscritti nel registro dei reati ipotizzati indicata dai magistrati: tutto lo stato maggiore manageriale della società Api, a cominciare dall'amministratore delegato Franco Brunetti, dal direttore Franco Bellucci e dal suo vice Vincenzo Cleri, per scendere via via fino ai due tecnici Capotondi e Bellagamba - addetti ai controlli alle 7.15 nel parco carico bitumi quando si sollevò in aria per una ventina di metri il deposito Tk 145 spinto dalla deflagrazione - passando per i vari funzionari responsabili di sicurezza, impiantistica, prevenzione e di altri settori delicati dell'attività dello stabilimento. Il via libera al "saggio" dei pm - che si avvarrà di colleghi, ferrati in materie come chimica e fisica - va letto soprattutto alla luce dei quesiti ai quali dovrà rispondere, a cominciare dalla verifica di un'eventuale fuoriuscita di gasolio speciale dal sistema "hot-oil" annesso alla cisterna saltata per aria con funzioni di riscaldamento del bitume (olio che avrebbe alimentato la colonna di fiamme; ma è stato la causa del botto, oppure le serpentine di riscaldamento si sono rotte di conseguenza?). E ancora: studio sul regolare funzionamento delle operazioni di carico di bitume da parte delle autocisterne (l'azienda non esclude che, in modo anomalo, un camionista possa avere scaricato prima di caricare, e che qualche sostanza di disturbo sia finita nella cisterna innescando un meccanismo a catena deflagrante; eventuali riscontri sull'ingresso, anch'esso anomalo, di acqua nel serbatoio (con gli stessi effetti chimici esplosivi), o di una scarica elettrostatica che abbia agito da innesco; spiegazioni sul mancato sganciamento del soffitto del serbatorio, procedura automatica di sicurezza che avrebbe consentito all'esplosione di sfogare dall'alto, limitando i danni. Un quesito anche sulla non tenuta del serbatoio di contenimento del bitume stoccato (circa 500 tonnellate), con un mare nero che si è riservato all'esterno, seminando panico e dramma, prima di finire nell'Esino e in mare. E proprio sull'inquinamento marino di fatto non scongiurato e sul mancato funzionamento dei sistemi di deflusso e scarico della raffineria, l'Arpam ha inviato in Procura una dettagliata relazione, con annessi dati e rilievi sulla contaminazione e sullo stato di reale efficienza dell'impiantistica. Prevedibile l'imminente apertura di un "sotto-fascicolo" d'inchiesta per reati ambientali.

Sulla “lista nera” della Procura tutto il vertice del petrolchimico

Ecco l’elenco completo degli indagati: Franco Brunetti, amministratore delegato; Franco Bellucci, direttore della Raffineria; Vincenzo Cleri, vice direttore, Marco Capotondi 46 anni, Tommaso Ballatore (52), Fabio Chiucini (38), Stefano Benincampi (46), Marco Mezzadri (47), Franco Barone (36), residenti a Senigallia; Ennio Astolfi (56), Michele Del Prete (33), Alessandro Veroli (42), Marco Beccaceci (36), Renzo Cossai (55), Lorenzina Vietri (43), residenti a Falconara; Giuseppe Paoletti (57), Santi Materia (54), Antoniomaria Colonni (44), residenti a Chiaravalle; Alfredo Punzo (49), Enzo Maurizi (56), residenti a Jesi; Roberto Orciani (39), Andrea Arcangeletti (32) di Ancona; Claudio Sorana (49) di Camerata Picena; Luca Bellagamba di Marotta; Antonio Spadaccini (33) di Offagna; Fabio Magrini (42) di Agugliano; Maurizio Montagnari (33) di Latina. Tra le persone offese figurano invece: Giannina Torresi, Marco e Simona Parisse (rispettivamente moglie e figli di Sebastiano Parisse, l' autista rimasto vittima dell' incidente) ; Nicola Cilli (l' autotrasportatore ricoverato in rianimazione a Padova), Mauro Cameruccio (altro autista rimasto ferito lievemente). I due autisti così come i rappresentanti legali delle ditte di autotrasporti proprietarie dei mezzi andati distrutti (Graziella Marchetti di Senigallia, Ermes Bovini della “Marche ambiente”, Erzo Erasti di Matelica, Nicola Massa di Grottammare; Roberto Mencaroni di Senigallia; Sandro Bilò della Cooperativa Caf arl di Falconara, Franco Agostinelli della ”Gata” di Montemarciano).

Il nodo Raffineria in consiglio regionale E Amagliani convoca Carletti e Giancarli

di GIULIA VISCI,  Marco Catalani e Claudia Pasquini

ANCONA - Una legge speciale, il finanziamento di uno studio per la riconversione della raffineria, diffidare l’Api. Queste le tre linee generali della mozione che il Centrosinistra ha discusso ieri in una riunione e che presenterà oggi in consiglio regionale. «Vogliamo che sia fatta chiarezza su quanto accaduto l’8 settembre alla raffineria Api - spiega il segretario regionale Ds Massimo Vannucci - anche attraverso una nostra indagine da affidare all’Arpam. E se verrà fuori che ci sono state negligenze da parte dell’azienda, allora ci sarà la diffida, uno strumento tra l’altro previsto dal protocollo d’intesa che è alla base del rinnovo della concessione». Non si parla per il momento di riconversione dell’impianto, perchè ora «il problema principale è la sicurezza» dice Vannucci. Diverso il punto di vista dei Verdi. «Noi non siamo d’accordo - afferma Marco Moruzzi, capogruppo dei Verdi in Regione - perché queste soluzioni hanno tutte il medesimo difetto: sono solo ancora carta. Bisogna invece individuare scadenze precise. Deve essere avviato subito un processo di sospensione della concessione. E’ un percorso lungo, complesso, elaborato, che non può più attendere. La Regione finora non è stata capace neppure di far rispettare quei patti sui quali era stato dato il rinnovo della concessione. Con l’Api bisogna avere più polso, quel polso che la Regione non ha». Oggi, in Regione, dove il Consiglio è interamente dedicato alla questione Api, ci saranno anche i comitati cittadini di Falconara, centri sociali e no global. L’hanno annunciato lunedì sera nel corso della manifestazione di piazza Mazzini, a Falconara. Lo hanno ricordato - i comitati - in una nota in cui senza mezzi termini chiedono che vadano a casa «quegli amministratori e consiglieri regionali che ad appena un anno dal rinnovo della concessione dichiarano l’inaffidabilità dei sistemi di sicurezza dell’Api». E dimissioni chiede anche Alleanza Nazionale, le dimissioni di Amagliani ma anche un nuovo Protocollo d'Intesa. «La convenzione - spiega Carlo Ciccioli, consigliere regionale di An - fu una trattativa privata tra la dirigenza Api e lo stesso Amagliani, approvato da D'Ambrosio tagliando fuori sia il consiglio regionale sia l'amministrazione comunale di Falconara. In commissione ambiente chiedemmo di poter visionare il documento ma questa possibilità ci fu negata. Fu un atto vergognoso». Mentre il dibattito politico s’infiamma, Regione, Provincia e Comune di Falconara tentano la strada del confronto. Ieri la richiesta del sindaco Giancarlo Carletti di riaprire «un dialogo attraverso il quale giungere a una sintesi condivisa ed equilibrata, che sappia coniugare le esigenze industriali e dell’occupazione con la tutela della salute». Immediata la risposta dell’assessore regionale all’ambiente Marco Amagliani: domani alle 11 appuntamento in Regione con il sindaco Carletti e il presidente della Provincia Enzo Giancarli. «Le nostre rispettive istituzioni - dice Amagliani - devono impegnarsi per dotarsi di uno schema di sviluppo strategico alternativo agli attuali assetti». Il 20 la discussione si sposta in Provincia. All’ordine del giorno in Consiglio il caso Api. «Discutiamo pure sui perché dell’incidente - dichiara Giancarli - ma nel frattempo interveniamo concretamente per tutelare lavoratori e cittadini».

I sindacati da D’Ambrosio

ANCONA Sul rogo all’Api, l' azienda ha «responsabilità oggettive, aggravate dalle dichiarazioni sul presunto errore umano». Su questa analisi si sono trovati concordi il presidente della Regione D'Ambrosio, il vice presidente Spacca, e gli assessori Amagliani e Ascoli, che hanno incontrato ieri una delegazione sindacale.

L’operaio ustionato operato a Padova

ANCONA Restano immutate le condizioni di Nicola Cilli, il camionista di 36 anni di Pescara ricoverato all'Ospedale di Padova in seguito all'incendio all’Api. Cilli, in terapia intensiva in prognosi riservata, è stato sottoposto ad un primo intervento di riparazione.

Polveri, Amagliani: «Situazione critica»

Incontro, ieri in Regione, tra l’assessore all’ambiente Amagliani e quelli delle quattro province per un confronto sulle proposte per la riduzione dell'inquinamento atmosferico da polveri sottili (Pm10). Amagliani ha sottolineato «la necessità di concordare alcune iniziative per rendere efficace l'intervento, in presenza di una situazione che continua ad essere preoccupante, con molti comuni che hanno sforato il limite».

 
CORRIERE ADRIATICO
Amagliani: “Prepariamo il futuro”

L’assessore: “Serve uno schema di sviluppo alternativo”. Ma An ne chiede le dimissioni: “Trattativa privata”

di Marina Minelli

“La convenzione del 2003 fu condotta come una ‘trattativa privata’ fra Amagliani e la proprietà della raffineria Api, adesso, visti i risultati, il minimo è che l’assessore si dimetta”. Carlo Ciccioli, capo gruppo di Alleanza Nazionale in consiglio regionale e coordinatore del partito oggi è prontissimo a contestare in aula all’assessore all’ambiente quasi ogni punto del protocollo d’intesa che “servì a giustificare il rinnovo”. Ciccioli (presente ieri, insieme ai consiglieri comunali Astolfi e Virgulti, ad una conferenza stampa a Falconara) ha evidenziato l’assurdità dei “controlli autoreferenziali” ed ha chiesto trasformazioni vere a partire dal sistema di sicurezza. “Abbiamo operato con piena razionalità politico-amministrativa - ribatte Amagliani – e nel rispetto di un quadro normativo. Ciò detto, si condivide la necessità di aprire una nuova fase di confronto e di collaborazione tra la Regione e gli Enti locali a partire dalle esigenze della popolazione di Falconara e nell’interesse dello sviluppo strategico dell’area e dell’intera regione Marche”. Tutte questioni che l’assessore all’ambiente vorrebbe discutere con il sindaco Carletti ed il presidente Giancarli invitati ad un primo incontro domani mattina. “E’ necessario – afferma Amagliani – arrivare ad uno schema di sviluppo strategico alternativo agli attuali assetti. Ovviamente risanamento e tutela dell’ambiente, quantità e qualità dei livelli occupazionali, questione energetica, sono i cardini di qualsiasi proposta alternativa”. Posizioni condivise anche dai sindacati, ricevuti ieri dal presidente D’Ambrosio e dagli assessori Amagliani, Spacca e Ascoli. Regione e sindacati concordano, pertanto, sulla necessità di procedere a un’attenta verifica sul rispetto delle prescrizioni e delle normative che consentono l’attività dell’impianto petrolifero e che hanno permesso il rinnovo della concessione, valutando l’opportunità di adottare ulteriori provvedimenti dopo l’esito della verifica stessa.

Giancarli e Carletti per la riconversione

I comitati vanno in consiglio regionale

di MARINA MINELLI

Parla di dialogo il sindaco Carletti, un dialogo “attraverso il quale giungere ad una sintesi condivisa ed equilibrata che sappia coniugare le esigenze industriali e dell’occupazione con la tutela della salute, lo sviluppo sostenibile del territorio, la riqualificazione urbana e la promozione di nuovi assetti produttivi”. Il primo cittadino di Falconara adesso, attraverso una lettera aperta inviata a Regione e Provincia, cerca la via della distensione per arrivare alla “costruzione di un percorso condiviso tra tutte le istituzioni deputate al governo del territorio”. Obiettivo di Carletti, nel lungo periodo una “riconversione graduale ed irreversibile, e per l’azienda economicamente sostenibile, che nel contempo apra le opportunità per garantire i livelli di occupazione”, e in attesa una riconversione verso “altre attività innovative, ambientalmente sostenibili anche nel settore dell’energia e della ricerca scientifica”. Immediata ieri la risposta positiva del presidente della Provincia di Ancona, Enzo Giancarli che ha proposto al sindaco di Falconara un vertice congiunto dei due esecutivi durante il quale esaminare i problemi e le possibili soluzioni. “Per noi – dichiara Giancarli – il confronto fra istituzioni è la strada principale e c’è la massima disponibilità in questo senso”. Intanto, i comitati cittadini (che oggi saranno presenti alla seduta del consiglio regionale) chiedono di “cambiare il protocollo di intesa stipulato con l’Api e subordinare la permanenza temporanea dell’impianto ad un cambiamento nel sistema dei controlli sulla sicurezza e ad una trasformazione energetica radicale a medio-lungo termine che imponga la prospettiva di polo energetico come polo delle energie non petrolifere e non da fonti fossili”. “Api Holding – dice Loris Calcina a nome dei tre comitati ’25 agosto’, Villanova e Fiumesino – investe già nella produzione energetica dall’eolico e dalle biomasse al Sud d’Italia, pertanto ha capacità tecniche e scientifiche per intraprendere una strada sicura nel settore delle energie rinnovabili e naturali”.

Dai vertici agli operai, tutti sott’inchiesta

L’amministratore delegato Brunetti e il direttore Balducci guidano il gruppo dei 27 indagati Nel mirino soprattutto manutenzioni e ispezioni Oggi l’incarico ai periti Tra gli “avvisati” anche i due addetti al carico di bitume e un sindacalista

di LORENZO SCONOCCHINI

Ci sono i vertici della raffineria e quelli che hanno visto la morte in faccia, in quella mattina maledetta. Ci sono top manager come l’amministratore delegato Franco Brunetti e semplici operai come Luca Bellagamba e Marco Capotondi, i due addetti al carico in servizio nell’area bitumi mercoledì alle 7 e 20, quando hanno visto un serbatoio zompare in aria innescando una carambola e la colata di bitume rovente che ha investito quattro camionisti. C’è il direttore del petrolchimico falconarese Franco Bellucci e si suoi vice, gli ingegneri Enzo Maurizi e Vincenzo Cleri, ma c’è pure un componente della Rsu, il sindacato interno, l’addetto alla manutenzione Alessandro Veroli che all’indomani della tragedia poneva con forza davanti al personale in assemblea il problema della sicurezza in azienda. “Ma lui si occupa di tutt’altro - lo difendono i colleghi sindacalisti - ne uscirà presto”. Non è una previsione azzardata, perché è solo una prima cernita quella fatta dalla procura indagando per i reati di incendio, lesioni e omicidio colposo 27 persone, tra manager, dirigenti, tecnici e operai della Raffineria Api. Un atto d’indagine ad ampio spettro necessario per la nomina dei consulenti che saranno incaricati oggi di chiarire le cause e le eventuali responsabilità dello scoppio costato la vita a Sebastiano Parisse. Succede quando un’indagine è molto complessa per le sue implicazioni tecniche e all’inizio non si è in grado di mettere a fuoco con estrema precisione dov’è nato il guaio. Lo scoppio e l’incendio di mercoledì, d’altra parte, sono un evento che non ha precedenti nella letteratura mondiale sugli incidenti in impianti a rischio rilevante come una raffineria. Così i pm Cristina Tedeschini e Irene Bilotta hanno allargato il cerchio degli avvisi di garanzia a tutti i soggetti che in teoria un domani, quando i periti spiegheranno meglio l’accaduto, potrebbero essere chiamati a rispondere dei reati che si ipotizzano nell’inchiesta. E’ bene dunque che sin dall’inizio i potenziali responsabili dell’incidente siano assistiti da un avvocato e possano nominare un consulente tecnico di fiducia, visto che la procura ha disposto un “accertamento tecnico irripetibile - si legge negli avvisi -, avente ad oggetto luoghi e cose (tra cui idrocarburi volatili) soggetti a modificazioni con il trascorrere del tempo per inevitabile effetto dei fattori meteo e fisici”. In questa prima tornata di indagati ci sono ovviamente i vertici tecnici della raffineria Api di Falconara e sono particolarmente coinvolti i settori della manutenzione e delle ispezioni. E’ lì che forse qualcosa non ha funzionato, nella tenuta in sicurezza degli impianti, in un’area tra le più vecchie della raffineria, e nel controllo delle operazioni. Secondo la prima relazione consegnata alla procura dai vigili del fuoco solo una fuga di liquido infiammabile dalla serpentina dell’hot-oil, che passa all’interno del serbatoio per riscaldare il bitume, può spiegare l’esplosione del serbatoio Tk 145, che dopo un balzo di quasi venti metri è ricaduto colpendo di fianco un altro serbatoio di bitume della stessa sostanza. Forse la perdita dalla serpentina è dovuta a una cattiva qualità del materiale o a una manutenzione non ottimale. Ma c’è da capire anche perché il problema non è stato segnalato dai sistemi di monitoraggio degli impianti e se davvero non ha funzionato un meccanismo di sfiato che, aprendo una copertura del serbatoio, dovrebbe eliminare i residui di vapori infiammabili. Serve una perizia per capire. Stamani alle 10 e 30, in procura, saranno nominati i consulenti dei pm e anche le altre parti potranno incaricare degli esperti. Nel conferimento dell’incarico saranno posti anche i quesiti. L’Api per ora si affida ai suoi legali, gli avvocati Giacomo Vettori e Giuseppe Biacca, e invita a non trarre conclusioni affrettate. La rottura della serpentina, fanno notare in raffineria, potrebbe essere la conseguenza dell’esplosione e non la causa. Poi ci sarà da affrontare anche il capitolo dell’inquinamento. Non solo i fumi dispersi nell’aria, ma anche il bitume finito in mare nonostante il bacino di contenimento che dovrebbe scongiurare travasi di sostanze nocive.

Cambia il centralino Nuovi numeri per il Cam

FALCONARA - Da oggi è operativa la nuova numerazione telefonica delle società Cam. Gli utenti potranno contattare il Cam chiamando il centralino allo 071590241 o il fax segreteria (0715902450). Per i servizi affissioni e pubblicità e lampade cimiteriali chiamare lo 0715902760. Gli uffici commerciali per informazioni riguardo il pagamento bollette gas e le richieste di allaccio rispondono allo 0715902740 - fax 0715902745. Il servizio di segnalazione guasti sulla rete gas 24 h è attivo allo 0715902775. La reperibilità h. 24 per problemi agli impianti di pubblica illuminazione è garantita allo 0715902765; per contattare il reperibile del servizio strade e marciapiedi chiamare lo 0715902785

Addio al tempio del liscio

Il Comune pensa a una nuova collocazione della storica discoteca Prg e nuovi progetti, il Piranha destinato a chiudere

di CHIARA GIACOBELLI

FALCONARA - Forse questa sarà l'ultima stagione. Per il Piranha, la discoteca storica delle Marche che vanta un'inimitabile tradizione di liscio, è ormai arrivato il tempo di chiudere i battenti e salutare i tanti affezionati, che da anni trascorrono il fine settimana nel locale. Venerdì la riapertura, per una nuovo e, si spera, emozionante inverno da passare insieme, con le solite indimenticabili feste. Note di liscio e, di tanto in tanto, ospiti e bands, con un ricco repertorio di musica anni 40-50-60, fino ai giorni nostri. Ma questa volta si aprono le porte con un tocco di nostalgia nel cuore, sapendo che, molto probabilmente, la leggenda del Piranha si chiuderà proprio nel 2005, o, al massimo, fra non più di qualche anno. Il motivo? “Per la zona interessata - spiega l'Assessore Furio Durpetti - è stato presentato un piano regolatore, che rientra nel più ampio progetto di sviluppo previsto per la città di Falconara”. Il piano, già approvato sia dal Comune che dalla Provincia, è ancora molto generico e non definisce con precisione quali saranno le strutture che sorgeranno al posto della storica discoteca. Ma una cosa è certa: si tratterà di costruzioni edili, residenze per la popolazione che potrebbero prendere la forma di singoli appartamenti o villette a schiera. Sui tempi, i diretti interessati non fanno mistero: “Se tutto andrà come previsto e non ci saranno problemi tecnici o burocratici - dice l'architetto Carlo Brunelli, incaricato del progetto sin dalla sua nascita - questa potrebbe essere l'ultima stagione del Piranha. Ma non è escluso che i lavori si prolunghino. In tal caso, la discoteca rimarrà ancora per un altro anno”. Attualmente la gestione del locale è affidata a Roberto Carraro: fu lui, tanti anni fa, a curare l'arredamento e la scelta dei generi musicali, avendo la furbizia di notare ciò che nella zona mancava e farne niente di meno che un pilastro della storia. Ma dietro alla leggenda del Piranha c'è anche la Samet S.r.l, un'azienda immobiliare che, con la vendita ai privati della zona dove attualmente sorge la struttura, potrà chiudere in bellezza e salutare una lunga attività portata avanti da decenni. A quanto pare, i nominativi dei privati interessati ad acquistare il terreno ci sono già, così come anche i progetti relativi alla trasformazione dell'area. Mancano invece i piani di lottizzazione, sui quali però si sta già lavorando. Ma le idee in merito al futuro del Piranha non finiscono qui. Il Comune sta pensando ad un ulteriore progetto. Il desiderio sarebbe quello di costruire un grande parco di divertimento nella zona di Rocca Priora, al cui interno verrà riservato uno spazio per la storica discoteca, la quale, tuttavia, si trasformerà in una sala multiuso, ferma restando la tradizione del liscio. Molti i progetti, dunque, incerti i tempi e le sorti del locale, ma niente però potrà cancellerà il ricordo di una lungo e glorioso passato.

 
IL TEMPO
Tutti «avvisati» per l’incendio alla raffineria di Ancona

ANCONA — Ventisette avvisi di garanzia - dall' amministratore delegato all'ultimo dipendente in turno - per poter disporre accertamenti tecnici irripetibili nell'area di carico del bitume della Raffineria Api di Falconara, dove alle 7.20 dell'8 settembre un'esplosione spaventosa ha proiettato in aria un serbatoio con 600 metri cubi di bitume, ricaduto al suolo con una scia incandescente nella quale un camionista è morto intrappolato, e altri tre sono rimasti feriti. Con la raffica di informazioni di garanzia e il sopralluogo affidato ad un esperto già per questa mattina, in una lotta contro il tempo per la volatilità degli idrocarburi sotto esame, i pm Cristina Tedeschini e Irene Bilotta tentano un «fermo immagine» della catastrofe. Che avrebbe potuto avere conseguenze devastanti se il serbatoio T-145, schizzato a un'altezza di 15 metri, avesse centrato quello accanto, scatenando il temuto effetto domino sfiorato nell'incidente del 25 agosto 1999 (due operai morti), e da allora incubo costante dei falconaresi. Per quel rogo il processo è ancora in corso. E i pm, attrezzati dall'esperienza fatta, hanno voluto assicurarsi ampi spazi tecnici di manovra per far luce sulle cause di un evento che non ha precedenti nella letteratura mondiale sugli incidenti in impianti a rischio rilevante. Una prima relazione dell'Api trasmessa lunedì alla Regione afferma che l'incendio è stato alimentato «dal fluido contenuto nel circuito dell'hot oil, utilizzato come fluido di riscaldamento dei serbatoi di bitume». Nei giorni scorsi si era parlato della fuoriuscita di liquido analogo da un tubo a serpentina all'interno del serbatoio; ma ad oggi non ci sono ancora certezze su cosa sia realmente accaduto mercoledì mattina.

 
LIBERAZIONE
Api di Falconara

27 avvisi ai vertici della raffineria. Materiali scadenti tra le cause

Ventisette avvisi di garanzia a carico dei vertici, di manager e di dipendenti dello stabilimento Api di Falconara. E' questa la direzione presa dalla procura della Repubblica all'indomani dell'incendio scoppiato nell'area di carico della raffineria Api che è costato la vita ad un autotrasportatore di 49 anni, Sebastiano Parisse, ed il ferimento di tre colleghi di lavoro. La procura ha affidato a consulenti tecnici d'ufficio l'incarico di redarre una perizia. Intanto sia i vigili del fuoco sia la raffineria hanno messo a punto una relazione che rimanda la causa scatenante nel circuito dell'hot-oil utilizzato come fluido di riscaldamento nei serbatoi di bitume. Prevedibile una perdita di liquido infiammabile dalla serpentina e ciò potrebbe essere stato causato da una cattiva qualità del materiale o da carenze di manutenzione

 
IL MANIFESTO
Esplosione all'Api, 27 indagati

Lesioni e omicidio colposo: sono i capi di accusa ipotizzati dai pm di Ancona nei confronti dei vertici della raffineria di Falconara. L'incendio provocò un morto e un ferito

di SERGIO SINIGAGLIA

FALCONARA (Ancona) Incendio, lesioni e omicidio colposo. Questi i capi d'imputazione contenuti nei 27 avvisi di garanzia emessi dai magistrati anconetani che indagano sul nuovo incidente alla Raffineria Api di Falconara avvenuto mercoledì scorso, costato la vita all'autotrasportatore Sebastiano Parisse. Destinatari dirigenti, manager e tecnici dello stabilimento. Un atto dovuto in ottemperanza al codice, ma che segna il primo passo della nuova indagine che vede l'Api nuovamente sul banco dell'accusa. Ricordiamo che è in corso un altro processo che ha come imputati dirigenti dell'azienda per il rogo del 25 agosto del 1999 costato la vita a due operai. Per quanto riguarda la ricostruzione delle cause che hanno provocato questo nuovo incidente il quadro inizia ad essere più chiaro. Il rapporto dei vigili del fuoco parla di una fuga di liquido infiammabile fuoriuscito dalla serpentina del serbatoio di bitume, il Tk 145, che dopo un salto di circa venti metri è atterrato addosso ad un altro serbatoio contenente lo stesso materiale. Una deflagrazione violenta di fronte alla quale vengono i brividi nel pensare cosa sarebbe potuto succedere se invece di impattare in un altro contenitore di bitume, il Tk 145 fosse ricaduto addosso ad un serbatoio di carburante. L'azienda da parte sua, dopo aver cercato di addebitare l'incidente ad un errore umano, in una nuova relazione sembra sposare la stessa tesi dei vigili. Infatti la nota rileva che «si può ragionevolmente pensare che l'incendio sia stato provocato dal fluido contenuto nel circuito dell'hot oil utilizzato come fluido di riscaldamento dei serbatoi di bitume». Un `altro nodo da sciogliere riguarda l'aerea coinvolta nell'incidente e i suoi dieci serbatoi attraversati da un dedalo di tubazioni e serpentine, aerea messa sotto sequestro dagli inquirenti. A quanto risulta l'Api già da due anni aveva programmato un progetto di ammodernamento, varando un piano proprio all'inizio di questa estate. Era un impianto ormai «arrugginito»? I responsabili della Raffineria smentiscono, ma è un nuovo interrogativo a cui la magistratura dovrà dare una riposta. Intanto rimangono stazionarie le condizioni di Nicola Cilli collega di Parisse rimasto coinvolto, insieme ad altre due camionisti, nello scoppio dell'otto settembre. Cilli è ricoverato all'Ospedale di Padova presso il reparto di rianimazione con ustioni che interessano il 40% del corpo. Sul fronte politico il clima è sempre teso. In particolare al centro delle polemiche è il rinnovo della concessione deliberato nel luglio 2003 dall'attuale giunta di centrosinistra. Gli attacchi più pesanti li sta subendo l'assessore all'ambiente Marco Amagliani di Rifondazione Comunista, tra l'altro cittadino falconarese. Ci sono stati scambi di accuse piuttosto pesanti tra il sindaco di Falconara Carletti contrario alla presenza della raffineria ed Amagliani. Quest'ultimo ha ricordato come il sindaco potrebbe emettere un'ordinanza nei confronti della Raffineria, ma, ha dichiarato l'assessore, «credo proprio che non lo farà». Al di là di queste schermaglie molti, nella maggioranza che governa le Marche, sono preoccupati, visto che tra sette mesi ci saranno le elezioni regionali. Forse il più imbarazzato è il partito di Amagliani che per rispondere alle accuse ha convocato una conferenza stampa dove ha presentato le proposte del partito: legge speciale di bonifica e riconversione del sito. Lunedì sera a Falconara si è tenuta una fiaccolata indetta dai Comitati di Villanova e Fiumesino che sorgono accanto all'Api. La partecipazione non è stata all'altezza delle aspettative. Circa cinquecento persone hanno ascoltato gli interventi dei vari rappresentanti dei comitati e delle associazioni. I partiti, per una volta, sono stati invitati a non prendere la parola e ad ascoltare i contributi della società civile. Tutti hanno sottolineato la necessità di liberarsi della pesante presenza dello stabilimento puntando o sulla riconversione o sulla dismissione dell'impianto, garantendo agli operai reddito e occupazione. Alla fine è stata raccolta la proposta di Paolo Cognini dei Disobbedienti delle Marche di manifestare questa mattina sotto il consiglio regionale.

 
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