MESSAGGERO |
Falconara con le fiaccole:
«Riconvertite l’Api»
Dopo la tragedia dell’8
settembre, in 400 sfilano per le vie del centro
di GIULIA VISCI
FALCONARA - C’erano già stati
in piazza Mazzini. Altro il motivo della protesta. Era il 4
aprile del 2003, poco più di un anno fa, poco prima che la
Regione Marche siglasse il suo sì al rinnovo della
concessione alla raffineria Api. Erano scesi in piazza in
mille e anche più, mille e duecento, tanti quanti i
fischietti che resero quella giornata significativamente
assordante. Chiedevano che la concessione fosse rinnovata.
Chiedevano tutela per i posti di lavoro. Ieri sera in piazza
Mazzini a fare rumore era la rabbia, come cinque anni fa.
Allora lacrime e sgomento erano per Etttore Giulian e Mario
Gandolfi. Oggi le luci di cento torce si accendono per
Sebastiamo Parisse, il camionista morto nell’incidente dello
scorso 8 settembre. Saranno in 400. «Non siamo qui contro i
lavoratori dell’Api. Siamo qui per chiedere che le
responsabilità di quanto accaduto l’8 settembre siano
accertate presto. Chiediamo solo la verità - dice Loris
Calcina, del Comitato 25 Agosto - verità sull’incidente ma
anche sulla sicurezza, sul bitume, sull’impianto. Ai
sindacati, ai lavoratori, noi tendiamo la mano. Non è utopia
la nostra idea di riconversione. Perché questa azienda è
capace di investire in energia pulita al sud e non qui?
Perché il silenzio dell’Arpam sul bitume in spiaggia? E
perché sono stati solo i cittadini ad accorgersene? Sono
domande sulle quali pretendiamo una risposta». In piazza
Mazzini, tra striscioni e fiammelle anche un banchetto per
firmare e chiedere al governatore D’Ambrosio di continuare a
investire nello studio di fattibilità per l’indagine
epidemiologica sulla popolazione di Falconara. Quattro i
promotori della manifestazione, i comitati Quartiere
Villanova, Fiumesino, “25 agosto” e Medicina Democratica.
Fra le adesioni i Verdi , Wwf, Legambiente, Lav, Sinistra
democratica, Rifondazione e An. Presenti i Ds di Falconara
con l’assessore Scortichini in prima linea. Ma la parola è
stata concessa solo a cittadini e associazioni. Ai parti, a
quelli no, «hanno le loro sedi per parlare» spiega calcina.
E dalla strada il no all’Api sale verso l’alto delle stanze
istituzionali. Il sindaco Giancarlo Carletti rilancia e
nella delibera 423 di ieri puntualizza «gli indirizzi sulle
azioni di risanamento del territorio a seguito
dell’incidente» dell’8 settembre. Sottolinea con forza il
sindaco Carletti «l’evidenza dell’incompatibilità
dell’impianto di Api raffineria con il territorio» fatto che
«deve portare a un rapido mutamento di rotta da parte della
Regione nella fase di redazione del piano di risanamento
ambientale della Aerca, il quale deve porsi l’obiettivo del
superamento di questa presenza e non quello di limitare le
azioni di riqualificazione e di sviluppo alternativo del
territorio». Non sia un “alibi” dunque il rinnovo della
concessione fino al 2020, dice Carletti. Lo sviluppo
alternativo va promosso. Piuttosto la Regione,
«nell’approntamento del piano di risanamento, introduca il
problema di come modificare l’attività di produzione
dell’impianto di raffineria dall’immediato fino alla sua
completa riconversione, così come già previsto dal Prg
comunale». Pieno sostegno a Carletti dai Ds di Falconara,
che in un documento del direttivo parlano senza mezzi
termini di annullamento della concessione alla raffineria.
Ma il sostegno i Ds di Falconara lo chiedono anche:
«Riteniamo che il primo e indispensabile passo sia una
decisa iniziativa del nostro partito che, promuovendo
direttamente la richiesta di revoca della concessione, fughi
la percezione di una rigidità non comprensibile che sembra
voler privilegiare alcuni interessi piuttosto che la
faticosa pratica della costruzione del consenso più ampio su
scelte condivise». E domani tutti in consiglio regionale.
Api, 27 “avvisi” per lo
scoppio
Indagati i vertici, una
serpentina difettosa la causa dell’incidente
di GIOVANNI SGARDI
ANCONA Raffica di “avvisi”
per lo scoppio dello scorso 8 settembre all’Api, costato la
vita al camionista di Porto Sant’Elpidio, Sebastiano
Parisse, e che ha ferito altri tre autotrasportatori. Le
informazioni di garanzia firmate ieri mattina dai Pm della
Procura di Ancona Cristina Tedeschini ed Irene Bilotta
sarebbero 27, escluse - sembra - quelle che verranno inviate
a breve alle parti offese per consentire loro di essere
rappresentate durante i futuri atti d’inchiesta. Il primo,
quello che ha reso necessaria l’emissione dei provvedimenti
giudiziari, è la perizia che verrà affidata a giorni ad un
esperto già individuato dai magistrati che (con l’aiuto di
altri consulenti, specializzati in chimica e fisica)
dovranno indicare le cause dell’esplosione e le eventuali
colpe all’interno della raffineria. Con gli avvisi di
garanzia (va sottolineato che si tratta di atti dovuti che
non implicano una attribuzione di responsabilità, almeno in
questa fase) assumono la veste di indagati i vertici
gestionali dell’Api, manager di medio livello e numerosi
tecnici addetti all’area bitumi dove si è verificato
l’incendio. I nomi non sono trapelati; i reati sono disatro
colposo, omicidio colposo, lesioni gravi e violazione delle
norme sulla sicurezza del lavoro. Gli atti sono stati
notificati ieri pomeriggio dai carabinieri negli uffici
dello stabilimento petrolchimico di Falconara. La svolta
proprio nel giorno in cui si apre uno squarcio di luce sulla
dinamica dell’incidente. Sarebbe stata la perdita di liquido
di riscaldamento, dunque infiammabile, da una serpentina del
serbatoio Tk-145, carico di bitume, la causa più probabile
dell’esplosione. Sostanzialmente alla stessa conclusione,
per quanto provvisoria, sono arrivati i Vigili del fuoco e
l' azienda. I primi consegneranno oggi il loro rapporto alla
Procura; l' Api ha trasmesso ieri la relazione preliminare
al Dipartimento Ambiente della Regione Marche. E le
valutazioni di massima sembrano coincidere. Tutto sarebbe
accaduto nel circuito dell’ hot-oil utilizzato come fluido
di riscaldamento nei serbatoi di bitume, e posto alla base
della cisterna esplosa. Secondo i vigili del fuoco lo
scoppio del contenitore Tk-145, sollevatosi da terra per
15-20 metri e andato a ricadere accanto ad un altro
megafusto di catrame, per quanto catastroficamente anomala
rispetto alla tipologia di eventi simili in impianti a
rischio (verificati su data base internazionali) appare
spiegabile solo con una perdita di liquido infiammabile
dalla serpentina. Forse per una cattiva qualità del
materiale, per non buone condizioni di manutenzione, per un
contatto con l’acqua del sistema di raffreddamento a cui era
riservato un altro circuito indipendente a quello del
gasolio. Dunque, secondo i vigili del fuoco, il sistema da
studiare per ricostruire la dinamica dello scoppio appare
abbastanza semplice - come il guasto di una caldaia per il
riscaldamento domestico -, soprattutto se paragonato al
groviglio di tubi, pompe e valvole che tenne impegnati per
mesi i periti alle prese con il rogo del 1999. L’azienda da
parte sua, basandosi su testimonianze, dati del sistema
informatico del petrolchimico, documentazione dei circuiti e
delle operazioni di carico bitume, «da una visione esterna
dei luoghi e dalle testimonianze si può ragionevolmente
pensare che l’incendio sia stato alimentato dal fluido
contenuto nel circuito dell' hot oil, utilizzato come fluido
di riscaldamento dei serbatoi di bitume». Il serbatoio
Tk-145 ha ceduto, rilasciando il bitume che conteneva
nell’area circostante, e si è sviluppato un incendio
«principale» nell' area di stoccaggio Tk-145 e alcuni
incendi secondari localizzati delle autobotti.
Protocollo e sicurezza,
pronta la diffida di D’Ambrosio
Rifondazione insiste:
«Salvaguardati i posti di lavoro, un piano per la
riconversione». Dibattito solo di mattina, polemiche
di CLAUDIA PASQUINI
ANCONA - Oggi una delicata
riunione di giunta. Domani un consiglio regionale che si
preannuncia come scenario di una vera e propria resa dei
conti. La questione della raffineria Api dopo i tragici
avvenimenti della scorsa settimana tiene banco ed è continuo
oggetto di polemiche. Lo dimostra il fatto che prima ancora
di entrare in aula già si discute sullo svolgimento dei
lavori della prossima seduta. Il dibattito che seguirà alla
comunicazione ufficiale annunciata dal presidente Vito
D'Ambrosio sarà infatti "contingentato". In pratica la
discussione dei consiglieri avrà un tempo limitato: 20
minuti in totale per i gruppi grandi e 10 minuti per i
piccoli. Gli interventi proseguiranno per tutta la seduta
antimeridiana. Il pomeriggio si procederà con gli altri
atti. La decisione, denuncia il consigliere regionale
Cristina Cecchini (Sinistra Democratica), è «stata imposta
in sede di riunione dei capigruppo consiliari. Si tratta di
una vera e propria assurdità - commenta - ancora più grave
per il fatto che la questione all'ordine del giorno è di
massimo rilievo». Nell'aria si respirano tensioni ed
imbarazzo. Soprattutto tra i partiti che nel luglio 2003
votarono il rinnovo della concessione (in pratica tutti
tranne Verdi, An e Cristina Cecchini). Questa mattina prima
dell'esecutivo, si riunirà la maggioranza anche se la linea
di condotta sembra ormai definita: l'Api in base
all'articolo 1 del Protocollo d'intesa verrà diffidata a
rispettare e rafforzare se necessario tutte le misure di
sicurezza stabilite. In caso contrario verranno presi
provvedimenti. Anche i più drastici, ha assicurato
l'assessore all'ambiente Marco Amagliani. Vero è che la
sospensione dell'attività della raffineria sembra essere
un'ipotesi remota. La chiede il sindaco di Falconara
Carletti, i comitati cittadini, i Verdi a tutti i livelli e
i Ds falconaresi. Ma d'altra parte frenano i livelli più
alti della Quercia. Della stessa opinione oltre ai sindacati
anche la Margherita, Forza Italia, Udc. Non Rifondazione di
Amagliani che in una conferenza stampa ha ribadito quanto
già affermato domenica scorsa in un'intervista al Messaggero
attaccando duramente il sindaco Carletti. «Rinnoviamo la
proposta di una legge speciale ad iniziativa dei
parlamentari marchigiani per uno studio di riconversione
dell'area dopo aver tutelato i posti di lavoro. Si
riconverta dopo aver tutelato il lavoro, questa è la
posizone di Rc. L'Api dà lavoro a circa 2000 persone,
garantisce il 30% del fabbisogno energetico regionale e il
45% dei traffici portuali - hanno sottolineato il segretario
regionale del Prc Giuliano Brandoni e Amagliani - Chiediamo
dunque di abbandonare le strumentalizzazioni per ragionare
su proposte concrete. Se oggi ci troviamo in condizione di
diffidare l'Api lo possiamo fare grazie al protocollo che
noi abbiamo imposto. Carletti? Nel 2002 sottoscrisse un
protocollo con l'Api in cui la giunta dichiarava la propria
disponibilità a valutare la permanenza dell'impianto in
città. Adesso il sindaco di Falconara in quanto autorità di
sanità pubblica è l'unico che ha il potere di sospendere la
concessione».
Le cause dell’incidente
inviate anche a via Gentile da Fabriano
ANCONA - La relazione
preliminare dell'Api è da ieri a disposizione della giunta.
Lo ha fatto sapere ieri attraverso una nota la stessa
azienda rispondendo ad una richiesta formulata dal
dipartimento Territorio della Regione Marche. Nel documento
si descrive l'incidente dell'8 settembre scorso all'interno
dell'area della movimentazione bitume e si illustra lo stato
delle aree coinvolte e dei danni provocati. La relazione
elenca anche le aree di cui, in sede di indagine interna,
approfondire le dinamiche operative, in modo da determinare
le possibili interrelazioni con l'evento. «Su questo fronte
- afferma il comunicato - prosegue contestualmente il lavoro
del comitato d'indagine interno che, in completa trasparenza
verso la magistratura, sta compiendo gli accertamenti e
acquisendo i dati che potranno permettere l'individuazione
delle cause dell'evento».
Zebre rosse a Falconara
Si è acceso di rosso l’asfalto
di Falconara. Le vecchie “zebre” delle zone riservate ai
pedoni abbandonano la classica alternanza del bianco e del
nero per diventare di un brillante color carminio.
L’intervento, che mira al potenziamento della sicurezza
stradale, è realizzato utilizzando un materiale innovativo
già ampiamente adottato in Svizzera. La presenza di
particelle iridescenti nell’amalgama rossa assicura la
rifrangenza notturna. Già realizzate in alcuni punti della
città, le nuove zebre arriveranno a Palombina, a
Castelferretti, sulla Flaminia, in corrispondenza delle
scuole e dei punti maggiormente frequentati. Per il momento
sono 11 i nuovi attraversamenti colorati. |
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CORRIERE ADRIATICO |
“Una presenza ingombrante”
In piazza Mazzini fiaccolata
di protesta dei comitati cittadini
FALCONARA - Fiaccole accese
(nella foto Tifi) ieri sera in piazza Mazzini per
manifestare contro la presenza “ingombrante” della
raffineria Api e “contro una dirigenza aziendale che ha
cercato di scaricare le sue responsabilità”. Quello di Loris
Calcina, presidente del comitato dei cittadini residenti a
Villanova, è un atto di accusa in piena regola ed è accolto
dagli applausi delle persone (non tantissime) arrivate a
dimostrare il loro dissenso e la loro preoccupazione dopo
“l’ennesimo incidente mortale e i momenti di paura per la
nube nera che ha coperto il cielo di Falconara”. Calcina e
poi Franco Budini, presidente del comitato di Fiumesino,
hanno fatto la storia dei due quartieri nati “molto prima
della raffineria ed oggi obbligati ad una convivenza forzata
con il grande impianto industriale”. Fra i politici presenti
alla manifestazione il capo gruppo dei Verdi in Regione
Marco Moruzzi, l’assessore all’ambiente del comune di
Falconara, Giancarlo Scortichini e rappresentanti di Forza
Italia, Alleanza Nazionale, Ds e Rifondazione Comunista.
Rogo in raffineria,
raffica di “avvisi”
I pm Tedeschini e Bilotta
ipotizzano i reati di incendio, lesioni e omicidio colposo
L’azienda: “Fiducia piena nella magistratura” Nella
relazione inviata dall’Api in Regione si ricostruisce la
dinamica dell’incidente individuando cinque aree d’indagine
La procura nomina un consulente e indaga 27 dirigenti e
tecnici del petrolchimico
di LORENZO SCONOCCHINI
Ci sono i primi indagati
nell’inchiesta sull’incidente mortale di mercoledì scorso
nell’area bitumi della raffineria Api. La procura s’è mossa
nominando un consulente tecnico e l’effetto inevitabile è
una pioggia di avvisi di garanzia notificati ieri sera a una
nutrita pattuglia di dirigenti, manager e tecnici dell’Api,
dai vertici della raffineria in giù. E’ un “atto dovuto”,
sarà bene chiarirlo, previsto dal codice quando la pubblica
accusa si accinge a compiere qualche atto istruttorio che
non potrà più essere ripetuto. Dunque bisogna avvisarne i
potenziali indagati affinché possano nominare dei tecnici di
fiducia. Proprio questo hanno fatto ieri i pm Cristina
Tedeschini e Irene Bilotta dopo aver scelto un consulente
tecnico incaricandolo anche di reperire altre
professionalità per formare un vero pool di esperti,
indispensabile supporto della procura in un’indagine che si
presenta lunga e complicata specie dal punto di vista
tecnico. Visto che tra gli accertamenti da eseguire ce ne
saranno senz’altro alcuni che comportano la modifica dei
luoghi nell’area bitumi sequestrata l’8 settembre - si pensi
soltanto alla necessità di spostare i camion bruciati nel
rogo - i pm hanno spedito più di trenta “avvisi di atto
irripetibile”, destinandoli a un bel groppo di indagati,
sarebbero 27, e alle parti offese, i familiari del povero
Sebastiano Parisse, ucciso dalla colata di bitume bollente,
gli altri tre camionisti ustionati, e anche la Caf,
cooperativa che raccoglie gli autotrasportatori dei prodotti
in uscita dalla raffineria. I reati ipotizzati sono quelli
di incendio, lesioni e omicidio colposo e la procura in
questa frase non trascura nessuna ipotesi, come dimostra
anche la sventagliata di avvisi notificati ieri nella
raffineria falconarese e sembra anche a Roma, dov’è il
quartier generale dell’Api. In questi primi passi
dell’inchiesta, davanti a una situazione così complessa dal
punto di vista tecnico, i pm si sono trovati nella necessità
di allargare il più possibile la cerchia dei sospettati di
negligenze nella tenuta in sicurezza degli impianti o di
imperizie nella gestione delle fasi operative. L’Api non si
scompone: “Passaggi dovuti dell’inchiesta, abbiamo piena
fiducia nella magistratura”. Siamo ai primi passi
dell’inchiesta e l’affollata compagnia degli inquisiti
potrebbe sfoltirsi man mano che si farà un po’ di chiarezza
sulla dinamica dell’esplosione del serbatoio Tk 145, che
ricadendo in picchiata ha danneggiato un altro contenitore
di bitume provocando la colata di materiale incandescente
che ha investito i quattro camionisti intenti a rifornirsi.
Fin qui si sono fatte solo ipotesi sulle cause
dell’incendio. Dalle relazioni dei vigili del fuoco e dai
risultati della commissione d’indagine interna varata
dall’Api emerge che potrebbe aver avuto un ruolo
determinante la perdita di liquido di riscaldamento
infiammabile, da una serpentina del serbatoio Tk-145.
Intanto sono stazionarie le condizioni di Nicola Cilli, il
più grave dei tre ustionati. La prognosi resta riservata e
c’è sempre la necessità di un supporto respiratorio. Oggi
sarà sottoposto a un intervento “di riparazione” in sala
operatoria.
“Hot-oil”, quella
serpentina infernale
Secondo i vigili del fuoco lo
scoppio sarebbe stato causato da una perdita di liquido di
riscaldamento
Per capire i motivi
dell’esplosione avvenuta sei giorni fa all’Api bisogna
partire dalla perdita di liquido di riscaldamento
infiammabile da una serpentina del serbatoio Tk-145, carico
di bitume. Condividono alcune conclusioni, sia pure
provvisorie, sia i vigili del fuoco incaricati delle
indagini, che oggi consegneranno in procura la loro
relazione tecnica, sia la stessa Api, che ieri ha trasmesso
una relazione preliminare al Dipartimento Ambiente della
Regione Marche. L’inghippo dalle tragiche conseguenze è
accaduto nel circuito dell’hot-oil utilizzato come fluido di
riscaldamento nei serbatoi di bitume.
LA RELAZIONE DEI VIGILI DEl FUOCO - Secondo i vigili del
fuoco solo una fuga di liquido infiammabile dalla serpentina
può spiegare l’esplosione del serbatoio Tk 145, che dopo un
balzo di quasi venti metri è planato colpendo di fianco un
altro serbatoio di bitume della stessa sostanza. Forse la
perdita dalla serpentina è dovuta a una cattiva qualità del
materiale o a una manutenzione non ottimale. In teoria non è
esclusa nemmeno un’immissione di acqua nel serbatoio, ma in
base ai primi calcoli l’acqua non avrebbe potuto dare
origine a una deflagrazione così violenta e soprattutto non
si capisce come potrebbe essere filtrata nel serbatoio,
visto che le autobotti che caricavano bitume erano prive di
sistemi di pompaggio. Assai poco realistica viene giudicata
l’ipotesi che proprio le autobotti, coibentate e concepite
per trasporti speciali, contenessero altri liquidi
infiammabili.
L’INDAGINE DELL’API - Secondo l’azienda, in base a
testimonianze, informazioni tratte dal Sistema di controllo
distribuito della Raffineria, documentazione dei circuiti e
delle operazioni di carico bitume, “da una visione esterna
dei luoghi e dalle testimonianze si può ragionevolmente
pensare che l’incendio sia stato alimentato dal fluido
contenuto nel circuito dell’hot-oil, utilizzato come fluido
di riscaldamento dei serbatoi di bitume”. Il serbatoio
Tk-145 ha ceduto, rilasciando il bitume che conteneva
nell’area circostante, e si è sviluppato un incendio
“principale” nell’area di stoccaggio Tk-145 e alcuni incendi
secondari localizzati delle autobotti. “I prodotti coinvolti
nell’incidente - scrive l’Api nella relazione alla Regione -
sono stati il bitume presente nel Tk-145 e l’hot-oil
presente nel serpentino di riscaldamento del Tk-145, nelle
tubazioni di mandata e ritorno dall’impianto di hot-oil
della raffineria”. Con il bitume del primo serbatoio che si
è espanso “in un’area circoscritta e limitrofa”. Ma per
determinare meglio la dinamica dell’evento, l’Api individua
cinque aree di indagine: il sistema hot-oil, lo scambiatore-
E7201, i sistemi di carico sovraccarico, i sistemi di
trasferimento interno, i sistemi di carico. Dalla
registrazione del livello del Tk-145, rileva il rapporto
dell’azienda, emerge che al momento dell’incidente nel
serbatoio c'erano 592 metri cubi di bitume, e circa 150
metri cubi di hot-oil nel circuito di riscaldamento. Con
l’esplosione, tutto il quantitativo di bitume del Tk-145 è
fuoriuscito all’esterno del serbatoio, così come l’hot-oil
nel serpentino e nel circuito di reintegro collegato. L’
incidente ha coinvolto in primo luogo il serbatoio Tk-145, e
successivamente il Tk-144, il 166, le pensiline di carico
adiacenti e alcuni degli automezzi presenti.
LA POSIZIONE DELLE AUTOBOTTI - Al momento dell’esplosione,
l’autobotte numero 1 era allineata con il serbatoio Tk-145
per il carico; l’autobotte 3, quella di Sebastiano Parisse,
era in fase di carico dal Tk-252, attraverso la pompa
P-7204; la 2 allineata al circuito di scarico del
sovraccarico tramite P-7202; la 4 in attesa di scaricare il
sovraccarico, la 5 posizionata al braccio di carico LA-7207,
e le autobotti 6, 7 e 8 in attesa. Nell’area erano presenti
anche, come personale dell’Api, il capopiazzale e un
addetto.
L’EMERGENZA - L’incidente è cominciato alle 7 e 20 ed è
terminato alle 10 e 15, con l’estinzione dell’ultimo
focolaio d’incendio e la messa in sicurezza della zona
interessata. La squadra di intervento è stata attivata
immediatamente, e il Centro di coordinamento dell’emergenza
aperto alle 7 e 25. L’ incidente è stato classificato di
categoria 2, in base al Piano di emergenza interno della
Raffineria. “L'estinzione dell’incendio - ricapitola
l’azienda - è avvenuta alle 10 e 15 circa; la cessazione
dell’emergenza è stata dichiarata nelle prime ore del
pomeriggio, con il ritrovamento dell’autista dell’autobotte
3, deceduto”.
DANNI AMBIENTALI - Il bitume contenuto nel serbatoio Tk-145,
quello che ha ceduto, si è sversato in un’area che l’Api
definisce “circoscritta e limitrofa al luogo
dell’incidente”. Un prodotto semisolido, su un’area quasi
totalmente impermeabilizzata dalla pavimentazione. Dunque,
l’azienda esclude “l'immissione nel suolo e nel sottosuolo
di sostanze imputabili all’evento”. La stessa mattina
dell’8, l’Arpam ha eseguito un sopralluogo degli scarichi a
mare dei fossi che attraversano la raffineria e dello
scarico dell’impianto di trattamento effluenti, senza
osservare “evidenze correlate all’ evento”. Per quel che
riguarda la colonna di fumo sprigionata dall’incendio,
un’analisi dei tracciati degli analizzatori delle centraline
della Provincia localizzate attorno allo stabilimento “non
ha evidenziato un peggioramento della qualità dell’aria”.
Rifondazione “Bonifica con
legge speciale” le reazioni
di LUCA FREZZOTTI
Una diffida all’Api a
rafforzare la sicurezza ed una richiesta alle Fs di
proteggere il tratto di ferrovia che passa nell’area. Ecco
le risposte di Rifondazione Comunista, prima della verifica
regionale che potrebbe portare alla revoca della
concessione. Il Prc ha espresso il proprio punto di vista
presentandosi compatto su tre livelli istituzionali, Comune
di Falconara, Provincia e Regione. Rifondazione, con il
segretario Giuliano Brandoni e con l’assessore Marco
Amagliani, ha ribadito come sia indispensabile una legge
speciale per la bonifica e la riconversione del sito. Per
questo i vertici del partito hanno chiesto che tutti i
parlamentari marchigiani, “da Lion - ha detto l’assessore
all’ambiente - a Conti” s’impegnino. Dure risposte ai dubbi
sulla riconversione. “Ciccioli - dice Amagliani al
consigliere regionale di An - prima di convincere me,
convinca il suo vice ministro Baldassarri che ha già detto
di non prevedere possibilità diverse per l’Api”. Amagliani
ha auspicato che si lavori congiuntamente ma prima di
intraprendere il percorso si ricordino i numeri dell’Api:
2000 lavoratori garanzia energetica alla regione (30%) ed i
traffici portuali (45%), e ha voluto rispondere anche al
sindaco di Falconara Carletti. L’assessore ha spiegato come
in appena 40 giorni dalla sua nomina, e su una cosa non di
sua competenza, abbia messo dei puntelli nel protocollo
d’intesa Api-Regione grazie ai quali ora è possibile
diffidare l’Api. Carletti invece non ha accennato neanche
nei suoi programmi elettorali alla delocalizzazione. Oggi -
concludono i ’rifondaroli’ - Carletti è l’unica autorità che
può chiedere lo stop dell’Api ma crediamo che non lo farà”.
Dal canto suo, il sindaco, ha diffuso in serata, una nota in
cui auspica “una unità di intenti, che forse finora è
mancata, per individuare un modello sostenibile per la
riconversione dell’attività della Raffineria, riesaminando,
se serve, il percorso che ha portato al rinnovo della
concessione”. |
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RESTO DEL CARLINO |
Fiaccolata per trecento in
piazza A Falconara
striscioni contro i pericoli della raffineria dopo il
tragico rogo. Gli interventi
FALCONARA - Alcune centinaia
di persone hanno partecipato, ieri sera in piazza Mazzini,
alla fiaccolata di protesta dopo il tragico rogo alla
raffineria Api. Presenti anche diversi esponenti politici,
ai quali però e stato imposto di non prendere la parola,
esponenti di centri sociali e associazioni. I dimostranti
avevano striscioni con scritte eloquenti, del tipo: «Basta
menzogne sulla nostra pelle». «Falconara lraq». «Adesso è
ora di cambiare». Durante la manifestazione sono intervenuti
i portavoce dei comitati cittadini «diffidando chiunque a
tenere nascosta ogni informazione sulle vicende della
raffineria». Al contempo gli intervenuti si sono detti
favorevoli «a tendere una mano ai sindacati che ci avevano
accusato di utopia quando avevamo auspicato un futuro senza
petrolio per Falconara». L'iniziativa si e svolta senza
incidenti. Ieri sera, intanto. la giunta comunale di
Falconara ha inviato una lettera a tutte Ie autorità
politiche chiedendo di aprire una riflessione a tutto campo
sulle problematiche legate alla presenza dell'impianto
industriale. «Il buon senso suggerisce - si legge nel
documento - che si riapra un dialogo attraverso il quale
giungere ad una sintesi condivisa ed equilibrata che sappia
coniugare le esigenze industriali e dell'occupazione con la
tutela della salute e lo sviluppo sostenibile del
territorio»
Piove: liquami e topi in
spiaggia
Sversamento dal collettore a
Palombina. E pensare che in primavera era stato completato
il primo stralcio dei lavori
di Alessandra Pascucci
FALCONARA - Nonostante un
imponente progetto di ristrutturazione ed oltre 200mila euro
di interventi finanziati dal Comune nel marzo scorso, i
collettori fognari di Palombina Vecchia, ad ogni forte
piovasco, continuano a scaricare a riva i liquami di un
intero quartiere. Eppure solo in primavera era stato
realizzato i! primo stralcio di un piano studiato ad hoc da
Gorgovivo, che ha interessato il tratto di spiaggia compreso
tra Base mare ed il pontile del sotto-passo. I vecchi
collettori sono stati convogliati in un'unica, enorme
tubatura che, raggiunto il pontile, avrebbe dovuto
proseguire oltre la scogliera: qui I'acqua profonda e le
correnti del mare aperto avrebbero disperse liquami e
detriti. In realtà la tubatura si interrompe a 3 metri dalla
riva; cosi, con il temporale di domenica, il nuovo
collettore ha riversato a breve distanza dalla spiaggia
tutto il suo maleodorante contenuto, in barba agli operatori
balneari che dopo i lavori di marzo ritenevano il problema
ormai risolto. «L'intervento della scorsa primavera va
completato - spiegano da Gorgovivo -. Per adeguare tutta la
spiaggia, pero, occorrerebbero decine di milioni di euro».
«L'intenzione del Comune - precisa I'ingegner Fantozzi,
dirigente ai lavori pubblici - è comunque quella di
intervenire su tutto il litorale, procedendo gradualmente".
Tra i collettori che andrebbero rivisti con urgenza, quello
della stazione, tra «Le Ragazze» e «La Salute»: anche in
questo caso, con I'acquazzone di domenica la spiaggia è
stata invasa dai ratti e sommersa da liquami e detriti,
mentre è franata l'area attorno al pontile, tanto che e
stato necessario transennare la zona. |
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AGI - Agenzia Giornalistica Italiana |
INCENDIO RAFFINERIA ANCONA,
27 AVVISI DI GARANZIA
(AGI) - Ancona, 14 set. - Per
l'incendio scoppiato l'8 settembre nell'area di carico della
raffineria Api di Falconara Marittima, che e' costato la
vita ad un autotrasportatore di 49 anni, Sebastiano Parisse,
ed il ferimento di tre colleghi di lavoro, la procura della
Repubblica di Ancona ha spedito 27 avvisi di garanzia a
carico dei vertici, di manager e di dipendenti dello
stabilimento. Per loro si ipotizza il concorso in omicidio
colposo, incendio e lesioni gravi colpose. Nel frattempo i
pm, Cristina Tedeschini ed Irene Bilotta, affideranno
domani, a consulenti tecnici d'ufficio, l'incarico di
redarre una perizia che ricostruisca la dinamica della
tragedia. Intanto sia i vigili del fuoco sia la raffineria
hanno messo a punto una relazione preliminare sulle
possibili cause dell'incendio che rimandano la causa
scatenante nel circuito dell'hot-oil utilizzato come fluido
di riscaldamento nei serbatoi di bitume. Prevedibile una
perdita di liquido infiammabile dalla serpentina e cio'
potrebbe essere stato causato da una cattiva qualita' del
materiale o da carenze di manutenzione. L'intera vicenda e'
comunque dominata ancora da molti punti interrogativi. Piu'
di mille persone hanno ieri sera effettuato un
presidio-fiaccolata in piazza Mazzini a Falconara per dire
"e' ora di cambiare". Vi hanno preso parte i comitati dei
quartieri Villanova e Fiumesino, che si trovano a ridosso
della raffineria, l'associazione "XXV Agosto", nata dopo
l'incendio di cinque anni fa con la morte di due dipendenti,
e medicina democratica. Nel corso della manifestazione si e'
sottolineata "l'inaffidabilita' dei sistemi di sicurezza
dell'Api", si e' chiesto il ritiro del rinnovo della
concessione lasciando la data di scadenza del 2008 e,
soprattutto, di subordinare la permanenza dell'impianto ad
una trasformazione energetica radicale a medio-lungo
termine. |
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