RASSEGNA STAMPA 14.09.2004

 

MESSAGGERO
Falconara con le fiaccole: «Riconvertite l’Api»

Dopo la tragedia dell’8 settembre, in 400 sfilano per le vie del centro

di GIULIA VISCI

FALCONARA - C’erano già stati in piazza Mazzini. Altro il motivo della protesta. Era il 4 aprile del 2003, poco più di un anno fa, poco prima che la Regione Marche siglasse il suo sì al rinnovo della concessione alla raffineria Api. Erano scesi in piazza in mille e anche più, mille e duecento, tanti quanti i fischietti che resero quella giornata significativamente assordante. Chiedevano che la concessione fosse rinnovata. Chiedevano tutela per i posti di lavoro. Ieri sera in piazza Mazzini a fare rumore era la rabbia, come cinque anni fa. Allora lacrime e sgomento erano per Etttore Giulian e Mario Gandolfi. Oggi le luci di cento torce si accendono per Sebastiamo Parisse, il camionista morto nell’incidente dello scorso 8 settembre. Saranno in 400. «Non siamo qui contro i lavoratori dell’Api. Siamo qui per chiedere che le responsabilità di quanto accaduto l’8 settembre siano accertate presto. Chiediamo solo la verità - dice Loris Calcina, del Comitato 25 Agosto - verità sull’incidente ma anche sulla sicurezza, sul bitume, sull’impianto. Ai sindacati, ai lavoratori, noi tendiamo la mano. Non è utopia la nostra idea di riconversione. Perché questa azienda è capace di investire in energia pulita al sud e non qui? Perché il silenzio dell’Arpam sul bitume in spiaggia? E perché sono stati solo i cittadini ad accorgersene? Sono domande sulle quali pretendiamo una risposta». In piazza Mazzini, tra striscioni e fiammelle anche un banchetto per firmare e chiedere al governatore D’Ambrosio di continuare a investire nello studio di fattibilità per l’indagine epidemiologica sulla popolazione di Falconara. Quattro i promotori della manifestazione, i comitati Quartiere Villanova, Fiumesino, “25 agosto” e Medicina Democratica. Fra le adesioni i Verdi , Wwf, Legambiente, Lav, Sinistra democratica, Rifondazione e An. Presenti i Ds di Falconara con l’assessore Scortichini in prima linea. Ma la parola è stata concessa solo a cittadini e associazioni. Ai parti, a quelli no, «hanno le loro sedi per parlare» spiega calcina. E dalla strada il no all’Api sale verso l’alto delle stanze istituzionali. Il sindaco Giancarlo Carletti rilancia e nella delibera 423 di ieri puntualizza «gli indirizzi sulle azioni di risanamento del territorio a seguito dell’incidente» dell’8 settembre. Sottolinea con forza il sindaco Carletti «l’evidenza dell’incompatibilità dell’impianto di Api raffineria con il territorio» fatto che «deve portare a un rapido mutamento di rotta da parte della Regione nella fase di redazione del piano di risanamento ambientale della Aerca, il quale deve porsi l’obiettivo del superamento di questa presenza e non quello di limitare le azioni di riqualificazione e di sviluppo alternativo del territorio». Non sia un “alibi” dunque il rinnovo della concessione fino al 2020, dice Carletti. Lo sviluppo alternativo va promosso. Piuttosto la Regione, «nell’approntamento del piano di risanamento, introduca il problema di come modificare l’attività di produzione dell’impianto di raffineria dall’immediato fino alla sua completa riconversione, così come già previsto dal Prg comunale». Pieno sostegno a Carletti dai Ds di Falconara, che in un documento del direttivo parlano senza mezzi termini di annullamento della concessione alla raffineria. Ma il sostegno i Ds di Falconara lo chiedono anche: «Riteniamo che il primo e indispensabile passo sia una decisa iniziativa del nostro partito che, promuovendo direttamente la richiesta di revoca della concessione, fughi la percezione di una rigidità non comprensibile che sembra voler privilegiare alcuni interessi piuttosto che la faticosa pratica della costruzione del consenso più ampio su scelte condivise». E domani tutti in consiglio regionale.

Api, 27 “avvisi” per lo scoppio

Indagati i vertici, una serpentina difettosa la causa dell’incidente

di GIOVANNI SGARDI

ANCONA Raffica di “avvisi” per lo scoppio dello scorso 8 settembre all’Api, costato la vita al camionista di Porto Sant’Elpidio, Sebastiano Parisse, e che ha ferito altri tre autotrasportatori. Le informazioni di garanzia firmate ieri mattina dai Pm della Procura di Ancona Cristina Tedeschini ed Irene Bilotta sarebbero 27, escluse - sembra - quelle che verranno inviate a breve alle parti offese per consentire loro di essere rappresentate durante i futuri atti d’inchiesta. Il primo, quello che ha reso necessaria l’emissione dei provvedimenti giudiziari, è la perizia che verrà affidata a giorni ad un esperto già individuato dai magistrati che (con l’aiuto di altri consulenti, specializzati in chimica e fisica) dovranno indicare le cause dell’esplosione e le eventuali colpe all’interno della raffineria. Con gli avvisi di garanzia (va sottolineato che si tratta di atti dovuti che non implicano una attribuzione di responsabilità, almeno in questa fase) assumono la veste di indagati i vertici gestionali dell’Api, manager di medio livello e numerosi tecnici addetti all’area bitumi dove si è verificato l’incendio. I nomi non sono trapelati; i reati sono disatro colposo, omicidio colposo, lesioni gravi e violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Gli atti sono stati notificati ieri pomeriggio dai carabinieri negli uffici dello stabilimento petrolchimico di Falconara. La svolta proprio nel giorno in cui si apre uno squarcio di luce sulla dinamica dell’incidente. Sarebbe stata la perdita di liquido di riscaldamento, dunque infiammabile, da una serpentina del serbatoio Tk-145, carico di bitume, la causa più probabile dell’esplosione. Sostanzialmente alla stessa conclusione, per quanto provvisoria, sono arrivati i Vigili del fuoco e l' azienda. I primi consegneranno oggi il loro rapporto alla Procura; l' Api ha trasmesso ieri la relazione preliminare al Dipartimento Ambiente della Regione Marche. E le valutazioni di massima sembrano coincidere. Tutto sarebbe accaduto nel circuito dell’ hot-oil utilizzato come fluido di riscaldamento nei serbatoi di bitume, e posto alla base della cisterna esplosa. Secondo i vigili del fuoco lo scoppio del contenitore Tk-145, sollevatosi da terra per 15-20 metri e andato a ricadere accanto ad un altro megafusto di catrame, per quanto catastroficamente anomala rispetto alla tipologia di eventi simili in impianti a rischio (verificati su data base internazionali) appare spiegabile solo con una perdita di liquido infiammabile dalla serpentina. Forse per una cattiva qualità del materiale, per non buone condizioni di manutenzione, per un contatto con l’acqua del sistema di raffreddamento a cui era riservato un altro circuito indipendente a quello del gasolio. Dunque, secondo i vigili del fuoco, il sistema da studiare per ricostruire la dinamica dello scoppio appare abbastanza semplice - come il guasto di una caldaia per il riscaldamento domestico -, soprattutto se paragonato al groviglio di tubi, pompe e valvole che tenne impegnati per mesi i periti alle prese con il rogo del 1999. L’azienda da parte sua, basandosi su testimonianze, dati del sistema informatico del petrolchimico, documentazione dei circuiti e delle operazioni di carico bitume, «da una visione esterna dei luoghi e dalle testimonianze si può ragionevolmente pensare che l’incendio sia stato alimentato dal fluido contenuto nel circuito dell' hot oil, utilizzato come fluido di riscaldamento dei serbatoi di bitume». Il serbatoio Tk-145 ha ceduto, rilasciando il bitume che conteneva nell’area circostante, e si è sviluppato un incendio «principale» nell' area di stoccaggio Tk-145 e alcuni incendi secondari localizzati delle autobotti.

Protocollo e sicurezza, pronta la diffida di D’Ambrosio

Rifondazione insiste: «Salvaguardati i posti di lavoro, un piano per la riconversione». Dibattito solo di mattina, polemiche

di CLAUDIA PASQUINI

ANCONA - Oggi una delicata riunione di giunta. Domani un consiglio regionale che si preannuncia come scenario di una vera e propria resa dei conti. La questione della raffineria Api dopo i tragici avvenimenti della scorsa settimana tiene banco ed è continuo oggetto di polemiche. Lo dimostra il fatto che prima ancora di entrare in aula già si discute sullo svolgimento dei lavori della prossima seduta. Il dibattito che seguirà alla comunicazione ufficiale annunciata dal presidente Vito D'Ambrosio sarà infatti "contingentato". In pratica la discussione dei consiglieri avrà un tempo limitato: 20 minuti in totale per i gruppi grandi e 10 minuti per i piccoli. Gli interventi proseguiranno per tutta la seduta antimeridiana. Il pomeriggio si procederà con gli altri atti. La decisione, denuncia il consigliere regionale Cristina Cecchini (Sinistra Democratica), è «stata imposta in sede di riunione dei capigruppo consiliari. Si tratta di una vera e propria assurdità - commenta - ancora più grave per il fatto che la questione all'ordine del giorno è di massimo rilievo». Nell'aria si respirano tensioni ed imbarazzo. Soprattutto tra i partiti che nel luglio 2003 votarono il rinnovo della concessione (in pratica tutti tranne Verdi, An e Cristina Cecchini). Questa mattina prima dell'esecutivo, si riunirà la maggioranza anche se la linea di condotta sembra ormai definita: l'Api in base all'articolo 1 del Protocollo d'intesa verrà diffidata a rispettare e rafforzare se necessario tutte le misure di sicurezza stabilite. In caso contrario verranno presi provvedimenti. Anche i più drastici, ha assicurato l'assessore all'ambiente Marco Amagliani. Vero è che la sospensione dell'attività della raffineria sembra essere un'ipotesi remota. La chiede il sindaco di Falconara Carletti, i comitati cittadini, i Verdi a tutti i livelli e i Ds falconaresi. Ma d'altra parte frenano i livelli più alti della Quercia. Della stessa opinione oltre ai sindacati anche la Margherita, Forza Italia, Udc. Non Rifondazione di Amagliani che in una conferenza stampa ha ribadito quanto già affermato domenica scorsa in un'intervista al Messaggero attaccando duramente il sindaco Carletti. «Rinnoviamo la proposta di una legge speciale ad iniziativa dei parlamentari marchigiani per uno studio di riconversione dell'area dopo aver tutelato i posti di lavoro. Si riconverta dopo aver tutelato il lavoro, questa è la posizone di Rc. L'Api dà lavoro a circa 2000 persone, garantisce il 30% del fabbisogno energetico regionale e il 45% dei traffici portuali - hanno sottolineato il segretario regionale del Prc Giuliano Brandoni e Amagliani - Chiediamo dunque di abbandonare le strumentalizzazioni per ragionare su proposte concrete. Se oggi ci troviamo in condizione di diffidare l'Api lo possiamo fare grazie al protocollo che noi abbiamo imposto. Carletti? Nel 2002 sottoscrisse un protocollo con l'Api in cui la giunta dichiarava la propria disponibilità a valutare la permanenza dell'impianto in città. Adesso il sindaco di Falconara in quanto autorità di sanità pubblica è l'unico che ha il potere di sospendere la concessione».

Le cause dell’incidente inviate anche a via Gentile da Fabriano

ANCONA - La relazione preliminare dell'Api è da ieri a disposizione della giunta. Lo ha fatto sapere ieri attraverso una nota la stessa azienda rispondendo ad una richiesta formulata dal dipartimento Territorio della Regione Marche. Nel documento si descrive l'incidente dell'8 settembre scorso all'interno dell'area della movimentazione bitume e si illustra lo stato delle aree coinvolte e dei danni provocati. La relazione elenca anche le aree di cui, in sede di indagine interna, approfondire le dinamiche operative, in modo da determinare le possibili interrelazioni con l'evento. «Su questo fronte - afferma il comunicato - prosegue contestualmente il lavoro del comitato d'indagine interno che, in completa trasparenza verso la magistratura, sta compiendo gli accertamenti e acquisendo i dati che potranno permettere l'individuazione delle cause dell'evento».

Zebre rosse a Falconara

Si è acceso di rosso l’asfalto di Falconara. Le vecchie “zebre” delle zone riservate ai pedoni abbandonano la classica alternanza del bianco e del nero per diventare di un brillante color carminio. L’intervento, che mira al potenziamento della sicurezza stradale, è realizzato utilizzando un materiale innovativo già ampiamente adottato in Svizzera. La presenza di particelle iridescenti nell’amalgama rossa assicura la rifrangenza notturna. Già realizzate in alcuni punti della città, le nuove zebre arriveranno a Palombina, a Castelferretti, sulla Flaminia, in corrispondenza delle scuole e dei punti maggiormente frequentati. Per il momento sono 11 i nuovi attraversamenti colorati.

 
CORRIERE ADRIATICO
“Una presenza ingombrante”

In piazza Mazzini fiaccolata di protesta dei comitati cittadini

FALCONARA - Fiaccole accese (nella foto Tifi) ieri sera in piazza Mazzini per manifestare contro la presenza “ingombrante” della raffineria Api e “contro una dirigenza aziendale che ha cercato di scaricare le sue responsabilità”. Quello di Loris Calcina, presidente del comitato dei cittadini residenti a Villanova, è un atto di accusa in piena regola ed è accolto dagli applausi delle persone (non tantissime) arrivate a dimostrare il loro dissenso e la loro preoccupazione dopo “l’ennesimo incidente mortale e i momenti di paura per la nube nera che ha coperto il cielo di Falconara”. Calcina e poi Franco Budini, presidente del comitato di Fiumesino, hanno fatto la storia dei due quartieri nati “molto prima della raffineria ed oggi obbligati ad una convivenza forzata con il grande impianto industriale”. Fra i politici presenti alla manifestazione il capo gruppo dei Verdi in Regione Marco Moruzzi, l’assessore all’ambiente del comune di Falconara, Giancarlo Scortichini e rappresentanti di Forza Italia, Alleanza Nazionale, Ds e Rifondazione Comunista.

Rogo in raffineria, raffica di “avvisi”

I pm Tedeschini e Bilotta ipotizzano i reati di incendio, lesioni e omicidio colposo L’azienda: “Fiducia piena nella magistratura” Nella relazione inviata dall’Api in Regione si ricostruisce la dinamica dell’incidente individuando cinque aree d’indagine La procura nomina un consulente e indaga 27 dirigenti e tecnici del petrolchimico

di LORENZO SCONOCCHINI

Ci sono i primi indagati nell’inchiesta sull’incidente mortale di mercoledì scorso nell’area bitumi della raffineria Api. La procura s’è mossa nominando un consulente tecnico e l’effetto inevitabile è una pioggia di avvisi di garanzia notificati ieri sera a una nutrita pattuglia di dirigenti, manager e tecnici dell’Api, dai vertici della raffineria in giù. E’ un “atto dovuto”, sarà bene chiarirlo, previsto dal codice quando la pubblica accusa si accinge a compiere qualche atto istruttorio che non potrà più essere ripetuto. Dunque bisogna avvisarne i potenziali indagati affinché possano nominare dei tecnici di fiducia. Proprio questo hanno fatto ieri i pm Cristina Tedeschini e Irene Bilotta dopo aver scelto un consulente tecnico incaricandolo anche di reperire altre professionalità per formare un vero pool di esperti, indispensabile supporto della procura in un’indagine che si presenta lunga e complicata specie dal punto di vista tecnico. Visto che tra gli accertamenti da eseguire ce ne saranno senz’altro alcuni che comportano la modifica dei luoghi nell’area bitumi sequestrata l’8 settembre - si pensi soltanto alla necessità di spostare i camion bruciati nel rogo - i pm hanno spedito più di trenta “avvisi di atto irripetibile”, destinandoli a un bel groppo di indagati, sarebbero 27, e alle parti offese, i familiari del povero Sebastiano Parisse, ucciso dalla colata di bitume bollente, gli altri tre camionisti ustionati, e anche la Caf, cooperativa che raccoglie gli autotrasportatori dei prodotti in uscita dalla raffineria. I reati ipotizzati sono quelli di incendio, lesioni e omicidio colposo e la procura in questa frase non trascura nessuna ipotesi, come dimostra anche la sventagliata di avvisi notificati ieri nella raffineria falconarese e sembra anche a Roma, dov’è il quartier generale dell’Api. In questi primi passi dell’inchiesta, davanti a una situazione così complessa dal punto di vista tecnico, i pm si sono trovati nella necessità di allargare il più possibile la cerchia dei sospettati di negligenze nella tenuta in sicurezza degli impianti o di imperizie nella gestione delle fasi operative. L’Api non si scompone: “Passaggi dovuti dell’inchiesta, abbiamo piena fiducia nella magistratura”. Siamo ai primi passi dell’inchiesta e l’affollata compagnia degli inquisiti potrebbe sfoltirsi man mano che si farà un po’ di chiarezza sulla dinamica dell’esplosione del serbatoio Tk 145, che ricadendo in picchiata ha danneggiato un altro contenitore di bitume provocando la colata di materiale incandescente che ha investito i quattro camionisti intenti a rifornirsi. Fin qui si sono fatte solo ipotesi sulle cause dell’incendio. Dalle relazioni dei vigili del fuoco e dai risultati della commissione d’indagine interna varata dall’Api emerge che potrebbe aver avuto un ruolo determinante la perdita di liquido di riscaldamento infiammabile, da una serpentina del serbatoio Tk-145. Intanto sono stazionarie le condizioni di Nicola Cilli, il più grave dei tre ustionati. La prognosi resta riservata e c’è sempre la necessità di un supporto respiratorio. Oggi sarà sottoposto a un intervento “di riparazione” in sala operatoria.

“Hot-oil”, quella serpentina infernale

Secondo i vigili del fuoco lo scoppio sarebbe stato causato da una perdita di liquido di riscaldamento

Per capire i motivi dell’esplosione avvenuta sei giorni fa all’Api bisogna partire dalla perdita di liquido di riscaldamento infiammabile da una serpentina del serbatoio Tk-145, carico di bitume. Condividono alcune conclusioni, sia pure provvisorie, sia i vigili del fuoco incaricati delle indagini, che oggi consegneranno in procura la loro relazione tecnica, sia la stessa Api, che ieri ha trasmesso una relazione preliminare al Dipartimento Ambiente della Regione Marche. L’inghippo dalle tragiche conseguenze è accaduto nel circuito dell’hot-oil utilizzato come fluido di riscaldamento nei serbatoi di bitume.
LA RELAZIONE DEI VIGILI DEl FUOCO - Secondo i vigili del fuoco solo una fuga di liquido infiammabile dalla serpentina può spiegare l’esplosione del serbatoio Tk 145, che dopo un balzo di quasi venti metri è planato colpendo di fianco un altro serbatoio di bitume della stessa sostanza. Forse la perdita dalla serpentina è dovuta a una cattiva qualità del materiale o a una manutenzione non ottimale. In teoria non è esclusa nemmeno un’immissione di acqua nel serbatoio, ma in base ai primi calcoli l’acqua non avrebbe potuto dare origine a una deflagrazione così violenta e soprattutto non si capisce come potrebbe essere filtrata nel serbatoio, visto che le autobotti che caricavano bitume erano prive di sistemi di pompaggio. Assai poco realistica viene giudicata l’ipotesi che proprio le autobotti, coibentate e concepite per trasporti speciali, contenessero altri liquidi infiammabili.
L’INDAGINE DELL’API - Secondo l’azienda, in base a testimonianze, informazioni tratte dal Sistema di controllo distribuito della Raffineria, documentazione dei circuiti e delle operazioni di carico bitume, “da una visione esterna dei luoghi e dalle testimonianze si può ragionevolmente pensare che l’incendio sia stato alimentato dal fluido contenuto nel circuito dell’hot-oil, utilizzato come fluido di riscaldamento dei serbatoi di bitume”. Il serbatoio Tk-145 ha ceduto, rilasciando il bitume che conteneva nell’area circostante, e si è sviluppato un incendio “principale” nell’area di stoccaggio Tk-145 e alcuni incendi secondari localizzati delle autobotti. “I prodotti coinvolti nell’incidente - scrive l’Api nella relazione alla Regione - sono stati il bitume presente nel Tk-145 e l’hot-oil presente nel serpentino di riscaldamento del Tk-145, nelle tubazioni di mandata e ritorno dall’impianto di hot-oil della raffineria”. Con il bitume del primo serbatoio che si è espanso “in un’area circoscritta e limitrofa”. Ma per determinare meglio la dinamica dell’evento, l’Api individua cinque aree di indagine: il sistema hot-oil, lo scambiatore- E7201, i sistemi di carico sovraccarico, i sistemi di trasferimento interno, i sistemi di carico. Dalla registrazione del livello del Tk-145, rileva il rapporto dell’azienda, emerge che al momento dell’incidente nel serbatoio c'erano 592 metri cubi di bitume, e circa 150 metri cubi di hot-oil nel circuito di riscaldamento. Con l’esplosione, tutto il quantitativo di bitume del Tk-145 è fuoriuscito all’esterno del serbatoio, così come l’hot-oil nel serpentino e nel circuito di reintegro collegato. L’ incidente ha coinvolto in primo luogo il serbatoio Tk-145, e successivamente il Tk-144, il 166, le pensiline di carico adiacenti e alcuni degli automezzi presenti.
LA POSIZIONE DELLE AUTOBOTTI - Al momento dell’esplosione, l’autobotte numero 1 era allineata con il serbatoio Tk-145 per il carico; l’autobotte 3, quella di Sebastiano Parisse, era in fase di carico dal Tk-252, attraverso la pompa P-7204; la 2 allineata al circuito di scarico del sovraccarico tramite P-7202; la 4 in attesa di scaricare il sovraccarico, la 5 posizionata al braccio di carico LA-7207, e le autobotti 6, 7 e 8 in attesa. Nell’area erano presenti anche, come personale dell’Api, il capopiazzale e un addetto.
L’EMERGENZA - L’incidente è cominciato alle 7 e 20 ed è terminato alle 10 e 15, con l’estinzione dell’ultimo focolaio d’incendio e la messa in sicurezza della zona interessata. La squadra di intervento è stata attivata immediatamente, e il Centro di coordinamento dell’emergenza aperto alle 7 e 25. L’ incidente è stato classificato di categoria 2, in base al Piano di emergenza interno della Raffineria. “L'estinzione dell’incendio - ricapitola l’azienda - è avvenuta alle 10 e 15 circa; la cessazione dell’emergenza è stata dichiarata nelle prime ore del pomeriggio, con il ritrovamento dell’autista dell’autobotte 3, deceduto”.
DANNI AMBIENTALI - Il bitume contenuto nel serbatoio Tk-145, quello che ha ceduto, si è sversato in un’area che l’Api definisce “circoscritta e limitrofa al luogo dell’incidente”. Un prodotto semisolido, su un’area quasi totalmente impermeabilizzata dalla pavimentazione. Dunque, l’azienda esclude “l'immissione nel suolo e nel sottosuolo di sostanze imputabili all’evento”. La stessa mattina dell’8, l’Arpam ha eseguito un sopralluogo degli scarichi a mare dei fossi che attraversano la raffineria e dello scarico dell’impianto di trattamento effluenti, senza osservare “evidenze correlate all’ evento”. Per quel che riguarda la colonna di fumo sprigionata dall’incendio, un’analisi dei tracciati degli analizzatori delle centraline della Provincia localizzate attorno allo stabilimento “non ha evidenziato un peggioramento della qualità dell’aria”.

Rifondazione “Bonifica con legge speciale” le reazioni

di LUCA FREZZOTTI

Una diffida all’Api a rafforzare la sicurezza ed una richiesta alle Fs di proteggere il tratto di ferrovia che passa nell’area. Ecco le risposte di Rifondazione Comunista, prima della verifica regionale che potrebbe portare alla revoca della concessione. Il Prc ha espresso il proprio punto di vista presentandosi compatto su tre livelli istituzionali, Comune di Falconara, Provincia e Regione. Rifondazione, con il segretario Giuliano Brandoni e con l’assessore Marco Amagliani, ha ribadito come sia indispensabile una legge speciale per la bonifica e la riconversione del sito. Per questo i vertici del partito hanno chiesto che tutti i parlamentari marchigiani, “da Lion - ha detto l’assessore all’ambiente - a Conti” s’impegnino. Dure risposte ai dubbi sulla riconversione. “Ciccioli - dice Amagliani al consigliere regionale di An - prima di convincere me, convinca il suo vice ministro Baldassarri che ha già detto di non prevedere possibilità diverse per l’Api”. Amagliani ha auspicato che si lavori congiuntamente ma prima di intraprendere il percorso si ricordino i numeri dell’Api: 2000 lavoratori garanzia energetica alla regione (30%) ed i traffici portuali (45%), e ha voluto rispondere anche al sindaco di Falconara Carletti. L’assessore ha spiegato come in appena 40 giorni dalla sua nomina, e su una cosa non di sua competenza, abbia messo dei puntelli nel protocollo d’intesa Api-Regione grazie ai quali ora è possibile diffidare l’Api. Carletti invece non ha accennato neanche nei suoi programmi elettorali alla delocalizzazione. Oggi - concludono i ’rifondaroli’ - Carletti è l’unica autorità che può chiedere lo stop dell’Api ma crediamo che non lo farà”. Dal canto suo, il sindaco, ha diffuso in serata, una nota in cui auspica “una unità di intenti, che forse finora è mancata, per individuare un modello sostenibile per la riconversione dell’attività della Raffineria, riesaminando, se serve, il percorso che ha portato al rinnovo della concessione”.

 
RESTO DEL CARLINO
Fiaccolata per trecento in piazza

A Falconara striscioni contro i pericoli della raffineria dopo il tragico rogo. Gli interventi

FALCONARA - Alcune centinaia di persone hanno partecipato, ieri sera in piazza Mazzini, alla fiaccolata di protesta dopo il tragico rogo alla raffineria Api. Presenti anche diversi esponenti politici, ai quali però e stato imposto di non prendere la parola, esponenti di centri sociali e associazioni. I dimostranti avevano striscioni con scritte eloquenti, del tipo: «Basta menzogne sulla nostra pelle». «Falconara lraq». «Adesso è ora di cambiare». Durante la manifestazione sono intervenuti i portavoce dei comitati cittadini «diffidando chiunque a tenere nascosta ogni informazione sulle vicende della raffineria». Al contempo gli intervenuti si sono detti favorevoli «a tendere una mano ai sindacati che ci avevano accusato di utopia quando avevamo auspicato un futuro senza petrolio per Falconara». L'iniziativa si e svolta senza incidenti. Ieri sera, intanto. la giunta comunale di Falconara ha inviato una lettera a tutte Ie autorità politiche chiedendo di aprire una riflessione a tutto campo sulle problematiche legate alla presenza dell'impianto industriale. «Il buon senso suggerisce - si legge nel documento - che si riapra un dialogo attraverso il quale giungere ad una sintesi condivisa ed equilibrata che sappia coniugare le esigenze industriali e dell'occupazione con la tutela della salute e lo sviluppo sostenibile del territorio»

Piove: liquami e topi in spiaggia

Sversamento dal collettore a Palombina. E pensare che in primavera era stato completato il primo stralcio dei lavori

di Alessandra Pascucci

FALCONARA - Nonostante un imponente progetto di ristrutturazione ed oltre 200mila euro di interventi finanziati dal Comune nel marzo scorso, i collettori fognari di Palombina Vecchia, ad ogni forte piovasco, continuano a scaricare a riva i liquami di un intero quartiere. Eppure solo in primavera era stato realizzato i! primo stralcio di un piano studiato ad hoc da Gorgovivo, che ha interessato il tratto di spiaggia compreso tra Base mare ed il pontile del sotto-passo. I vecchi collettori sono stati convogliati in un'unica, enorme tubatura che, raggiunto il pontile, avrebbe dovuto proseguire oltre la scogliera: qui I'acqua profonda e le correnti del mare aperto avrebbero disperse liquami e detriti. In realtà la tubatura si interrompe a 3 metri dalla riva; cosi, con il temporale di domenica, il nuovo collettore ha riversato a breve distanza dalla spiaggia tutto il suo maleodorante contenuto, in barba agli operatori balneari che dopo i lavori di marzo ritenevano il problema ormai risolto. «L'intervento della scorsa primavera va completato - spiegano da Gorgovivo -. Per adeguare tutta la spiaggia, pero, occorrerebbero decine di milioni di euro». «L'intenzione del Comune - precisa I'ingegner Fantozzi, dirigente ai lavori pubblici - è comunque quella di intervenire su tutto il litorale, procedendo gradualmente". Tra i collettori che andrebbero rivisti con urgenza, quello della stazione, tra «Le Ragazze» e «La Salute»: anche in questo caso, con I'acquazzone di domenica la spiaggia è stata invasa dai ratti e sommersa da liquami e detriti, mentre è franata l'area attorno al pontile, tanto che e stato necessario transennare la zona.

 
AGI - Agenzia Giornalistica Italiana
INCENDIO RAFFINERIA ANCONA, 27 AVVISI DI GARANZIA

(AGI) - Ancona, 14 set. - Per l'incendio scoppiato l'8 settembre nell'area di carico della raffineria Api di Falconara Marittima, che e' costato la vita ad un autotrasportatore di 49 anni, Sebastiano Parisse, ed il ferimento di tre colleghi di lavoro, la procura della Repubblica di Ancona ha spedito 27 avvisi di garanzia a carico dei vertici, di manager e di dipendenti dello stabilimento. Per loro si ipotizza il concorso in omicidio colposo, incendio e lesioni gravi colpose. Nel frattempo i pm, Cristina Tedeschini ed Irene Bilotta, affideranno domani, a consulenti tecnici d'ufficio, l'incarico di redarre una perizia che ricostruisca la dinamica della tragedia. Intanto sia i vigili del fuoco sia la raffineria hanno messo a punto una relazione preliminare sulle possibili cause dell'incendio che rimandano la causa scatenante nel circuito dell'hot-oil utilizzato come fluido di riscaldamento nei serbatoi di bitume. Prevedibile una perdita di liquido infiammabile dalla serpentina e cio' potrebbe essere stato causato da una cattiva qualita' del materiale o da carenze di manutenzione. L'intera vicenda e' comunque dominata ancora da molti punti interrogativi. Piu' di mille persone hanno ieri sera effettuato un presidio-fiaccolata in piazza Mazzini a Falconara per dire "e' ora di cambiare". Vi hanno preso parte i comitati dei quartieri Villanova e Fiumesino, che si trovano a ridosso della raffineria, l'associazione "XXV Agosto", nata dopo l'incendio di cinque anni fa con la morte di due dipendenti, e medicina democratica. Nel corso della manifestazione si e' sottolineata "l'inaffidabilita' dei sistemi di sicurezza dell'Api", si e' chiesto il ritiro del rinnovo della concessione lasciando la data di scadenza del 2008 e, soprattutto, di subordinare la permanenza dell'impianto ad una trasformazione energetica radicale a medio-lungo termine.

 
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