MESSAGGERO |
Solo la pioggia può spegnere
le fiaccole
Il maltempo mette in dubbio
la manifestazione di questa sera in piazza Mazzini
di MARCO CATALANI
FALCONARA Il maltempo
potrebbe spegnere le fiaccole della protesta dopo il rogo
all’Api di mercoledì che ha provocato la morte di un
camionista e riaperto nella popolazione la ferita-sicurezza.
Tutto è praticamente pronto per la manifestazione di stasera
(appuntamento in piazza Mazzini per le 21) con tanto di
ulteriori adesioni (in queste ore hanno detto sì anche Wwf
Italia, associazione Città Viva e Circolo Marinaro
dell'Adriatico, e sono ormai undici le associazioni che
hanno deciso di prendere parte alla fiaccolata) ma come si
comporterà Giove Pluvio? Gli organizzatori - Comitati di
Fiumesino, Villanova, 25 Agosto e Medicina Democratica -
tengono gli occhi al cielo sperando di vederlo libero dalle
nubi, ma intanto anticipano che in caso di maltempo la
fiaccolata sarà rinviata di qualche giorno. Non resta che
aspettare. Intanto ieri pomeriggio, ad un solo giorno
dall'ordinanza con la quale viene proibita a oltranza la
balenazione su tutto il tratto di mare falconarese, nuove
zolle bituminose sono state rinvenute sulla spiaggia di
Villanova. La pioggia invece non ferma il balletto degli
interventi politici. Il sindaco Giancarlo Carletti non ha
voluto rispondere alla polemica lanciata, in un'intervista
al Messaggero , dall'assessore regionale Marco Amagliani,
secondo cui il sindaco falconarese ragionerebbe sull'onda
dell'emotività. «Se vuole chiudere l'Api - ha detto
Amagliani - perché come responsabile della sanità pubblica
non emette un'ordinanza? Sarei solidale con lui... Ma so che
non lo farà». Se non risponde ad Amagliani, Carletti esprime
invece gratitudine al Consiglio comunale di Senigallia, che
l'incidente alla raffineria ha approvato una richiesta di
revoca della concessione rinnovata dal Regione fino al 2020.
Carletti ha apprezzato «la sensibilità manifestata nei
confronti dei gravi problemi ambientali di Falconara. Una
dimostrazione della tradizionale correttezza che Senigallia
e l'intero Consiglio comunale hanno saputo offrire con
tempestività e precisione». Non basta. La Federazione
provinciale dei Verdi ha chiesto la convocazione di una
riunione provinciale di tutto il centrosinistra che ponga la
questione Api all'ordine del giorno. «La revoca della
concessione - commenta Giorgio Marchetti, presidente
provinciale dei Verdi - appare a questo punto un atto dovuto
su cui forze politiche e istituzioni debbono ormai
pronunciarsi chiaramente per fare tale scelta: non vogliamo
alimentare inutili polemiche quanto piuttosto spronare tutto
il centrosinistra verso quel passo». Infine anche il circolo
falconarese di Forza Italia fa richiesta di un Consiglio
comunale straordinario con la questione Api all'ordine del
giorno. «Noi - precisa Fi - pensiamo che sia il momento di
un serio approfondimento delle motivazioni che hanno portato
al rinnovo e, come minimo, di una rigida valutazione circa
l'osservanza dei nuovi impegni di sicurezza assunti
dall'azienda al momento di ottenerlo, ed il risultato
pratico che essi stanno producendo». Contro la raffineria e
in contrasto con la posizione espressa dalla triplice
sindacale sono scesi in campo anche i Sindacati di base
jesini che chiedono a gran voce la chiusura dell'impianto.
«La presenza - avvertono - di una vera e propria bomba
ecologica ad orologeria sul nostro territorio mette a
repentaglio la sicurezza di tutti. La giunta regionale ha
rinnovato la concessione all'Api grazie al nuovo piano di
sicurezza che produce risultati come quello cui abbiamo
assistito» |
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CORRIERE ADRIATICO |
Api, perizia sullo scoppio
Intanto i Verdi chiedono la
chiusura immediata della raffineria “L’impianto è insicuro e
quel tragico incidente potrebbe ripetersi” La procura affida
ai tecnici i quesiti sulle cause dell’incidente
di LORENZO SCONOCCHINI
Ormai quel che c’era da
rastrellare, tra carte, fotografie, mappe e memorie di
computer, è stato acquisito. Lo stesso per i testimoni
dell’incidente e per chiunque avesse da dire qualcosa di
utile sul funzionamento degli impianti e sullo stoccaggio e
l’erogazione del bitume: tutti interrogati. Non resta che
affidarsi ai periti per capire quale intoppo o negligenza
abbia scatenato il finimondo all’interno della raffineria
Api, perché è saltato in aria il serbatoio Tk145, che
danneggiando un altro silo ha aperto la cascata di bitume
bollente che ha investito Sebastiano Parisse, uccidendolo, e
altri tre autotrasportatori in coda per il rifornimento. I
pm Bilotta e Tedeschini hanno già scelto uno dei consulenti
e presto, forse già oggi, sarà completato il pool di tecnici
a cui affidare la perizia. Le ipotesi da valutare sono
quelle emerse dai rilievi dei vigili del fuoco o proposte
dall’Api stessa, che ad esempio non esclude la possibilità
che residui di altri carburanti presenti nei cassoni delle
autobotti possano essere filtrati nella cisterna durante i
prelievi di bitume. Sembra che non ci siano per ora
riscontri concreti, ma la procura, per non escludere nessuna
pista, ha chiesto alla Guardia di finanza di verificare nei
registri dei materiali in entrata e uscita dalla raffineria
quali sostanze erano state trasportate negli ultimi giorni
dalle autobotti coinvolte nell’incidente. Ma gli scenari più
credibili restano quelli di una perdita di liquido di
riscaldamento da una serpentina interna alla cisterna, o di
un anomalo sversamento di acqua o altri liquidi nel
serbatoio filtrati dall’esterno, dal sistema di pompaggio o
dal terreno. Elementi che potrebbero aver favorito
l’accumulo di gas o vapore che poi ha scatenato
l’esplosione. Intanto continuano le reazioni politiche, con
voci sempre più allarmate che sembrano non temere affatto
l’accusa di esagerato catastrofismo. Per i Verdi della
provincia di Ancona, ad esempio, ci sarebbero “alte
probabilità” che l’esplosione e l’incendio di mercoledì
possano ripetersi “di qui a poco”. Concordano quindi con il
Wwf nel chiedere “un blocco immediato dell’impianto” e una
verifica sulla sicurezza del sito. Il presidente provinciale
del Sole che ride Giorgio Marchetti afferma che “l'Api è
ormai intrinsecamente insicura”, anche perché l’azienda non
avrebbe realizzato in tempo utile “i lavori necessari alla
sicurezza” dell’area bitumi. L’Api è accusata di aver fatto
scelte rivolte “al maggior profitto, a scapito della
sicurezza non solo dei lavoratori ma di tutti i cittadini
indiscriminatamente”, sia di quelli che abitano vicino alla
raffineria che di quanti ci passano accanto in auto o in
treno. I piani di lungo periodo “non bastano più”, e la
revoca della concessione alla società “appare un atto
dovuto, su cui le forze politiche e le istituzioni devono
pronunciarsi chiaramente”. I Verdi sollecitano le forze di
centro sinistra al governo della provincia di Ancona a
convocare una riunione per affrontare il problema.
“Altrimenti - scrive Marchetti - saremo noi direttamente
responsabili del prossimo incidente”. |
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RESTO DEL CARLINO |
Grande fiaccolata per
ricordare una vita di paura
Questa sera a Falconara
FALCONARA - Un nuovo rogo da
ricordare, una nuova fiaccolata per ribadire l'intolleranza
di tanti cittadini nei confronti di un impianto che appena 5
giorni fa, ha fatto da teatro ad un altro incidente mortale.
Questo i! significato della manifestazione organizzata per
stasera alle 21 in piazza Mazzini dalle associazioni di base
di Falconara, che invitano tutti a prendere coscienza di una
presenza «pericolosa» per lavoratori ed abitanti.
All'aspetto suggestive della fiaccolata si affiancherà
infatti un confronto ragionato che si giocherà su due spunti
di analisi: innanzitutto, verranno ripercorse le tappe che
hanno portato all'«affrettato» rinnovo della concessione
all'Api, nonostante studi di riconversione ed indagini
epidemiologiche avessero rilevato tutte le criticità legate
all'impianto in secondo luogo, verrà esaminato quanto
accaduto dal 3 luglio 2003 ad oggi, in un continuo
stillicidio di piccoli '"infortuni'' culminati nella tragedia di
mercoledì scorso. Il tutto lontano da «interessi
politici e facili strumentalizzazioni». «Siamo vaccinati -
commenta Loris Calcina, dell'associazione di Villanova -
contro le lacrime di coccodrillo ed i buoni propositi del
dopo-tragedie. Ci baseremo sui fatti ed abbiamo intenzione
di elencare e rendere pubblici gli incidenti ed i
conseguenti comportamenti della dirigenza Api dal '98 ad
oggi, un elenco che mette in luce l'inaffidabilità di quel
gruppo dirigente e che ci fa capire come nessun
amministratore pubblico, a tali condizioni, avrebbe dovuto
concedere il rinnovo. Da un anno a questa parte abbiamo
assistito ad un continuo stillicidio: oltre agli sversamenti
in mare, mi riferisco alle esalazioni di idrocarburi
registrate a marzo per ben 15 giorni, o ancora al principio
di incendio del 10 aprile scorso, che fortunatamente è stato
tenuto sotto controllo. A questo punto mi chiedo se, prima
di rinnovare la concessione. qualcuno abbia realmente
verificato le condizioni di sicurezza e lo stato degli
impianti. Oggi nessuno dalla Regione può parlare di
inaffidabilità dei livelli di sicurezza della raffineria,
quello che c'e ora c'era anche un anno fa. C'e stata
incompetenza o malafede da parte delle istituzioni? Noi
optiamo per l'incompetenza e riteniamo che ci siano
amministratori che se ne dovrebbero andare, per lasciare
spazio a chi, al contrario, sarà capace di attuare una
svolta radicale a medio-lungo termine sulla realtà
produttiva del territorio, non più rinviabile». Proprio in
merito allo studio di riconversione, sul sito dei Comitati
cittadini e stato pubblicato ieri il testo dello studio Svim,
terminato a maggio e reso noto nel giugno 2003 ed ora
tornato improvvisamente alla ribalta dell'attenzione
pubblica
Chiesto un summit
FALCONARA - Ci sono «alte
probabilità» che 1'esplosione e l'incendio di mercoledì
scorso alla raffineria Api di Falconara con un morto e tre
feriti «possano ripetersi di qui a poco». I Verdi della
provincia di Ancona concordano quindi con il Wwf nel
chiedere «un blocco immediato dell' impianto», e una
verifica sulla sicurezza del sito. Il presidente provinciale
del Sole che ride Giorgio Marchetti afferma che «l'Api è
ormai intrinsecamente insicura, anche perchè l'azienda non
avrebbe realizzato in tempo utile «i lavori necessari alla
sicurezza dell'area bitumi dove e avvenuto l'incidente
facendo scelte rivolte al maggior profitto, a scapito delta
sicurezza non solo dei lavoratori ma di tutti i cittadini
indiscriminatamente, compresi i residenti della zona, e le
persone ogni giorno che transitano vicino alla raffineria in
auto o in treno.» I piani di lungo periodo «non bastano più»
e la revoca della concessione a operare ottenuta dalla
società appare un atto dovuto, su cui le forze politiche e
le istituzioni devono pronunciarsi chiaramente», senza
alimentare polemiche inutili sul passato. I Verdi
sollecitano le forze di centrosinistra al governo della
provincia di Ancona a convocare una riunione per affrontare
il problema. |
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