RASSEGNA STAMPA 12.09.2004

 

MESSAGGERO
“Effetto domino” evitato per un soffio

La raffineria ha rischiato di esplodere

ANCONA Per puro caso lo scoppio all’Api di mercoledì scorso non si è trasformato nel giorno dell’apocalisse di Falconara. Con il passare dei giorni - secondo i primi accertamenti della Procura che sta proseguendo nei sequestri di materiali informatici sulla movimentazione degli idrocarburi nell’impianto - si capisce che l’incidente nella raffineria avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche se solo il serbatoio di bitume esploso fosse finito contro uno dei serbatoi di carburante. Intanto si è appreso che la magistratura dorica affiderà ad un pool di esperti la consulenza tecnica sulle cause dell' incendio nel quale un autotrasportatore, Sebastiano Parisse, 49 anni, è morto, e tre suoi colleghi sono rimasti feriti, uno, Nicola Cilli, ricoverato a Padova, in modo grave. Secondo indiscrezioni, uno degli esperti sarebbe stato già individuato, mentre per l’altro o gli altri componenti del collegio la scelta non è ancora stata fatta. In ogni caso non saranno gli stessi tecnici nominati nell' ambito del processo in corso per l' incendio del 25 agosto '99 che costò la vita agli operai Mario Gandolfi ed Ettore Giulian. Gli inquirenti starebbero valutando se affidare soltanto una consulenza di parte o più probabilmente una perizia, vista la natura di atti irripetibili dei rilievi da compiere. In quest' ultimo caso sarebbe inevitabile la notifica delle prime informazioni di garanzia, come atti dovuti per consentire agli interessati di nominare propri consulenti tecnici e partecipare alle operazioni peritali. Secondo gli addetti ai lavori comunque, una cosa è certa. L’incidente di mercoledì scorso è stato tecnicamente più complesso di quello di cinque anni fa. Se la cisterna di bitume che è esplosa, sradicandosi letteralmente dal suolo, fosse finita contro un serbatoio pieno di carburante invece che a fianco di una con altro bitume (un liquido meno infiammabile rispetto a gasolio e benzina) come è invece accaduto, sarebbe stata una catastrofe. Con il temuto “effetto domino” che a quel punto sarebbe stato molto più di una remota possibilità. Sulle cause che hanno provocato la formazione di una nube o comunque di residuo gassoso anomalo all’interno della cisterna implosa, restano in piedi diverse ipotesi, e si sta ancora vagliando la documentazione raccolta, compresa quella relativa alla movimentazione dei materiali in entrata e uscita dalla raffineria a bordo delle autobotti. Le verifiche sono estese alla natura delle sostanze e dei liquidi trasportati dagli automezzi prima di caricare bitume, per accertare se eventuali residui presenti nei cassoni delle autobotti possano essere filtrati nella cisterna Api durante i prelievi di bitume. Eventualità che, ad oggi, sembrerebbe però essere esclusa da una prima ricostruzione. Gli scenari più plausibili continuano a far perno sulla perdita di liquido di riscaldamento da una serpentina interna alla cisterna, o sull’anomalo sversamento di acqua o altri liquidi nel serbatoio filtrati dall' esterno, dal sistema di pompaggio o dal terreno. Elementi che potrebbero aver contribuito alla formazione dell’accumulo di gas o vapore alla base della successiva esplosione.

 
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