Dopo il gas,
ipotesi acqua nel serbatoio
di G.M.
ANCONA Basta l'acqua
contenuta in un bicchiere a far esplodere un serbatorio di
bitume. Che sia accaduto alle 7.15 dell'8 settembre in
raffineria? L'accidentale depositarsi e condensarsi di
umidità all'interno della cisterna killer potrebbe aver
interagito chimicamente col catrame stoccato,
moltiplicandone di botto il volume e facendola saltare in
aria. Un'ipotesi - questa sulle cause della tragedia in cui
ha perso la vita il camionista Parisse in quel momento
intento a rifornire la sua autobotte e ferito tre suoi
colleghi - non ufficiale (la procura della Repubblica tace)
ma tecnicamente fondata perché basata sulla rodata
esperienza sul campo dei lavoratori e dei sindacalisti. A
darle ulteriore autorevolezza Paolo Polonara, rappresentante
della rsu Api settore sicurezza, e profondo conoscitore di
luci e ombre del parco bitumi teatro della tragedia: «Il
contatto di un solo litro d'acqua con il bitume può farne
aumentare il volume di 1600 volte, basta che ne sia entrata
pochissima nel serbatoio per scatenare quello che è
successo». Non crede affatto il rappresentante sindacale
Cgil, quindi, all'eventualità, avvalorata ieri dal
comandante dei vigili del fuoco, dell'altrettanto anomalo
formarsi di una nuvoletta di gas (esalazioni del catrame
bollente) innescata poi da una scarica elettrostatica. «Il
bitume è sicuro, non provoca vapori pericolosi. Di
pericoloso lì c'è solo il gasolio speciale che corre nel
sistema di serpentine localizzato nelle cisterne per
riscaldare (a 220°, ndr.) e rendere più fluido il bitume
stesso. Ed è impossibile che quel gasolio sia uscito da quel
circuito perfettamente chiuso provocando lo scoppio.
Piuttosto può essere uscito dopo l'esplosione, alimentando
quindi la colonna di fiamme». Quanto al fronte delle
possibili cause, modalità e dinamiche ufficiali del
sinistro, è tutto nelle mani dei due ingegneri dei pompieri
delegati dal pool inquirente (procuratore Luzi, sostituti
Tedeschini e Bilotta) alle attività di polizia giudiziaria -
acquisizioni ancora in atto di dati e documenti nella
raffineria, sequestrata per 1200 metri quadri - e ai
consulenti d'inchiesta che i pm stanno per nominare.
Inchiesta ancora senza indagati, anche se si lavora duro
sull'ipotesi di una colpa che concretizzi i reati di
omicidio, lesioni e incendio. Un errore umano? La colpa
potrebbe ascriversi più "in alto". A chi, a livello
aziendale, ha la responsabilità di garantire sicurezza e
prevenzione massima anche riguardo alle strutture del parco
carico bitumi. Area in cui comunque - conferma la Cgil -
l'Api si era data da fare moltissimo dopo le nostre
segnalazioni. |