RASSEGNA STAMPA 11.09.2004

 

MESSAGGERO
Dopo il gas, ipotesi acqua nel serbatoio

di G.M.

ANCONA Basta l'acqua contenuta in un bicchiere a far esplodere un serbatorio di bitume. Che sia accaduto alle 7.15 dell'8 settembre in raffineria? L'accidentale depositarsi e condensarsi di umidità all'interno della cisterna killer potrebbe aver interagito chimicamente col catrame stoccato, moltiplicandone di botto il volume e facendola saltare in aria. Un'ipotesi - questa sulle cause della tragedia in cui ha perso la vita il camionista Parisse in quel momento intento a rifornire la sua autobotte e ferito tre suoi colleghi - non ufficiale (la procura della Repubblica tace) ma tecnicamente fondata perché basata sulla rodata esperienza sul campo dei lavoratori e dei sindacalisti. A darle ulteriore autorevolezza Paolo Polonara, rappresentante della rsu Api settore sicurezza, e profondo conoscitore di luci e ombre del parco bitumi teatro della tragedia: «Il contatto di un solo litro d'acqua con il bitume può farne aumentare il volume di 1600 volte, basta che ne sia entrata pochissima nel serbatoio per scatenare quello che è successo». Non crede affatto il rappresentante sindacale Cgil, quindi, all'eventualità, avvalorata ieri dal comandante dei vigili del fuoco, dell'altrettanto anomalo formarsi di una nuvoletta di gas (esalazioni del catrame bollente) innescata poi da una scarica elettrostatica. «Il bitume è sicuro, non provoca vapori pericolosi. Di pericoloso lì c'è solo il gasolio speciale che corre nel sistema di serpentine localizzato nelle cisterne per riscaldare (a 220°, ndr.) e rendere più fluido il bitume stesso. Ed è impossibile che quel gasolio sia uscito da quel circuito perfettamente chiuso provocando lo scoppio. Piuttosto può essere uscito dopo l'esplosione, alimentando quindi la colonna di fiamme». Quanto al fronte delle possibili cause, modalità e dinamiche ufficiali del sinistro, è tutto nelle mani dei due ingegneri dei pompieri delegati dal pool inquirente (procuratore Luzi, sostituti Tedeschini e Bilotta) alle attività di polizia giudiziaria - acquisizioni ancora in atto di dati e documenti nella raffineria, sequestrata per 1200 metri quadri - e ai consulenti d'inchiesta che i pm stanno per nominare. Inchiesta ancora senza indagati, anche se si lavora duro sull'ipotesi di una colpa che concretizzi i reati di omicidio, lesioni e incendio. Un errore umano? La colpa potrebbe ascriversi più "in alto". A chi, a livello aziendale, ha la responsabilità di garantire sicurezza e prevenzione massima anche riguardo alle strutture del parco carico bitumi. Area in cui comunque - conferma la Cgil - l'Api si era data da fare moltissimo dopo le nostre segnalazioni.

 
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