RASSEGNA STAMPA 11.09.2004

 

MESSAGGERO
Proroga Api, la Regione allerta i legali

Atto formale. Vannucci: «Calma». I sindacati: «L’impianto non si chiude»

di CLAUDIA PASQUINI

ANCONA -La giunta regionale vorrebbe rimangiarsela. La concessione alla raffineria Api firmata nel luglio 2003 e valida fino al 2020, dopo la tragedia di mercoledì è diventata un documento che scotta, scotta terribilmente. Rc, Verdi e Pdci lo chiedono ufficialmente. Frenano, per ora, i Ds, che raccolgono le istanze di lavoratori e sindacati. La Giunta - Tutti al lavoro. Il presidente della giunta Vito D’Ambrosio ieri ha dato mandato al suo vice Gian Mario Spacca di radunare l’ufficio legale al gran completo. Obiettivo: scovare un cavillo che dia la possibilità alla Regione di tornare sui suoi passi senza incorrere in un contenzioso. Revocare la concessione? Limitarla al 2008 in concomitanza con quella governativa? Oppure riscriverla elevando gli standard di sicurezza richiesti? Tutte le strade sono al vaglio degli avvocati. Nel frattempo l’assessore alla sanità Augusto Melappioni è stato incaricato di sollecitare le autorità sanitarie ad una ispezione straordinaria complessiva dell’intero stabilimento. La coalizione - Si è riunito il direttivo regionale della Quercia. «Abbiamo concordato sul fatto che bisogna puntare tutto sulla sicurezza – dice il segretario regionale Massimo Vannucci – Mettere in relazione la validità della concessione e l’incidente invece è puro sciacallaggio. La giunta ha allertato i legali? Ritengo che in queste situazioni, seppur tragiche, si debbano mantenere i nervi saldi e la mente fredda». Tradotto: la concessione non si tocca. Almeno per ora. Il Pdci, attraverso il segretario Cesare Procaccini, chiede «che tutti i soggetti istituzionali statali e regionali avviino uno studio tecnico-scientifico anche di una eventuale parziale delocalizzazione delle parti più pericolose della raffineria garantendo la sicurezza interna ed esterna e salvaguardando i posti di lavoro». I sindacati - Ovviamente i sindacati alzano subito gli scudi. Nell’assemblea di ieri pomeriggio i dipendenti dell’Api hanno concordato il no deciso alla revoca della concessione, il sì alla verifica accurata del protocollo azienda-Regione Marche, magari con la partecipazione del sindacato e il rapido accertamento delle cause e delle responsabilità dell’esplosione. «La morte – si legge nel documento finale – non può essere il prezzo da pagare per il lavoro. Tutti gli strumenti di controllo e partecipazione dei lavoratori vanno quindi incrementati per far convivere la sicurezza e tutela ambientale. In questo senso non è indifferente il ruolo che l’azienda deve svolgere». «Non possiamo permetterci di perdere il sito produttivo dell’Api – ha detto ancora Attilio Arseni della segreteria nazionale Filcem-Cgil – parliamo di 2.500 posti di lavoro, tra dipendenti e indotto». Per questo motivo secondo Gilberto Zoppi segretario della Cgil di Ancona «è sbagliato sull’onda dell’emotività chiedere la revoca della concessione e chi lo fa, spesso strumentalizza».

 
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