L’autista ha
cercato di proteggersi Il corpo aveva le braccia protese
ANCONA Ha provato a
proteggersi Sebastiano Parisse. Le mani protese in avanti,
d'istinto, per coprirsi il corpo e il volto dall'ondata
provocata dall'improvvisa esplosione. Proprio l'onda d'urto
del botto e la fiammata successiva hanno ucciso il
camionista del Caf. Quando la colata di bitume lo ha sepolto
sotto uno strato rovente di almeno una ventina di centimetri
il 49enne residente a Potenza Picena (ma originario
dell'Abruzzo) era già morto. Purtroppo il camionista si è
accorto dell'esplosione, delle fiamme che lo hanno avvolto
prima che il serbatoio di catrame liquido gli colasse
addosso. Pochi, drammatici, istanti prima di morire. L'esito
dell'ispezione cadaverica non ha ammesso dubbi. La salma del
povero Parisse era straziata e ricoperta da uno strato
bituminoso. Come detto la posizione delle braccia e delle
mani erano inequivocabili: braccia allungate in avanti e
mani aperte come a cercare di fermare la minaccia letale.
Parisse indossava ancora una specie di cinghia di lavoro
all'altezza del bacino, una cinghia che chi effettua quel
tipo di operazioni utilizza per assicurarsi da eventuali
incidenti. Una parte dell'imbragatura era ancora attaccata
al resto del corpo. Ricordiamo che i resti carbonizzati del
49enne sono stati recuperati diverse ore dopo l'esplosione,
dopo che gli altri feriti avevano segnalato l'assenza
all'appello di un loro collega. |