RASSEGNA STAMPA 11.09.2004

 

MESSAGGERO
L’autista ha cercato di proteggersi Il corpo aveva le braccia protese

ANCONA Ha provato a proteggersi Sebastiano Parisse. Le mani protese in avanti, d'istinto, per coprirsi il corpo e il volto dall'ondata provocata dall'improvvisa esplosione. Proprio l'onda d'urto del botto e la fiammata successiva hanno ucciso il camionista del Caf. Quando la colata di bitume lo ha sepolto sotto uno strato rovente di almeno una ventina di centimetri il 49enne residente a Potenza Picena (ma originario dell'Abruzzo) era già morto. Purtroppo il camionista si è accorto dell'esplosione, delle fiamme che lo hanno avvolto prima che il serbatoio di catrame liquido gli colasse addosso. Pochi, drammatici, istanti prima di morire. L'esito dell'ispezione cadaverica non ha ammesso dubbi. La salma del povero Parisse era straziata e ricoperta da uno strato bituminoso. Come detto la posizione delle braccia e delle mani erano inequivocabili: braccia allungate in avanti e mani aperte come a cercare di fermare la minaccia letale. Parisse indossava ancora una specie di cinghia di lavoro all'altezza del bacino, una cinghia che chi effettua quel tipo di operazioni utilizza per assicurarsi da eventuali incidenti. Una parte dell'imbragatura era ancora attaccata al resto del corpo. Ricordiamo che i resti carbonizzati del 49enne sono stati recuperati diverse ore dopo l'esplosione, dopo che gli altri feriti avevano segnalato l'assenza all'appello di un loro collega.

 
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