RASSEGNA STAMPA 11.09.2004

 

MESSAGGERO
«L’Api? Una convivenza difficile, però...»

Dopo l’ultima tragedia pareri ancora improntati alla prudenza tra gli esponenti della società civile. Il medico Moscoloni: «La raffineria dia di più». Bedetti: «Bisogna vedere pro e contro anche se Carletti e la Regione hanno le loro ragioni»

di MARCO CATALANI

FALCONARA Anche dopo l’ultima tragedia l'Api continua a dividere Falconara. Contrastanti sono i pareri sulla convivenza tra la città e la raffineria e, come ormai da anni, la cittadinanza si divide tra chi vorrebbe la dismissione immediata e chi invece “difende” la raffineria. Abbiamo ascoltato le opinioni di alcuni noti falconaresi, professionisti, sindacalisti, commercianti e anche in questo caso i pareri sono discordanti. Secondo il medico Marcello Moscoloni quello della compatibilità «è un problema complesso, certo è che Falconara non può fare a meno della raffineria anche se si deve premere per mettere in atto tutte le procedure che potenzino la sicurezza. L'azienda inoltre dovrebbe investire maggiormente nel territorio finanziando manifestazioni culturali, artistiche, sportive e non succhiare solamente il territorio». Anche l'esposto del sindaco Giancarlo Carletti ruota attorno ai commenti della gente. «È una situazione - spiega Luca Talevi , sindacalista provinciale Cisl - difficile e complessa. Adesso si dovranno chiarire i motivi tecnici che hanno portato all'incidente. L'esposto di Carletti? L'Amministrazione ha un suo percorso ma questo si deve coniugare con le esigenze di chi lavora. Occorre coniugare le esigenze dei lavoratori, sia dell'Api sia delle ditte che ruotano attorno alla raffineria, con quelle della salute e dell’ambiente». Certo è che sul problema sicurezza le opinioni diventano un coro unanime. «È una convivenza difficile - sostiene Bruno Bedetti , titolare dello storico Caffè Bedetti - ma bisogna vedere i pro e i contro. Sotto il profilo economico l'Api dà un contributo notevole, soprattutto dopo la chiusura della caserma Saracini, e chiuderla provocherebbe un enorme contraccolpo economico per la città. Però occorre fare il possibile perché questi fatti non accadano più. Tutelare la raffineria non significa trascurare la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori. Sull'esposto va detto che sia Carletti che la Regione hanno le proprie ragioni: al sindaco la responsabilità del territorio e alla Regione un carattere di più vasto interesse». Ma c’è anche chi di convivenza non vuole nemmeno sentir parlare. «Io - commenta Glauco Alderisio , direttore della Banca di Credito Cooperativo - non mi muovo dalla posizione che da sempre sostengo, e cioè quella di una dismissione graduale ed una riconversione produttiva. Adesso ricomincerà il solito balletto delle dichiarazioni di politici che negli anni hanno ammorbidito le loro posizioni, galli che avevano smesso di cantare ed ora tornano a farlo. Il sindaco Carletti, per quanto si batta, non può fare granché e gli errori provengono da Provincia e Regione. Ora si faranno manifestazioni, i giornali si occuperanno della faccenda per qualche mese e poi basta: non cambierà proprio nulla». Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'avvocato Giampaolo Cosimi che prospetta uno «studio, certamente compatibile con le esigenze e i diritti dei lavoratori, che tenda ad una lenta e graduale dismissione dell'impianto con successiva bonifica del territorio dove lo stesso è collocato». Falconara-Api, un binomio di vecchia data che negli anni si è deteriorato. «Nel '36 - ricorda Leonardo Bramucci , geometra - l’Api era solo un deposito senza pericoli. Fiumesino c'era già e la ferrovia pure. Negli anni '50 hanno cominciato la lavorazione che comporta i pericoli che conosciamo. Tanto è stato fatto per la sicurezza negli anni ma la locazione vicina all'abitato resta incompatibile».

 
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