«L’Api? Una
convivenza difficile, però...»
Dopo l’ultima tragedia pareri
ancora improntati alla prudenza tra gli esponenti della
società civile. Il medico Moscoloni: «La raffineria dia di
più». Bedetti: «Bisogna vedere pro e contro anche se
Carletti e la Regione hanno le loro ragioni»
di MARCO CATALANI
FALCONARA Anche dopo l’ultima
tragedia l'Api continua a dividere Falconara. Contrastanti
sono i pareri sulla convivenza tra la città e la raffineria
e, come ormai da anni, la cittadinanza si divide tra chi
vorrebbe la dismissione immediata e chi invece “difende” la
raffineria. Abbiamo ascoltato le opinioni di alcuni noti
falconaresi, professionisti, sindacalisti, commercianti e
anche in questo caso i pareri sono discordanti. Secondo il
medico Marcello Moscoloni quello della compatibilità «è un
problema complesso, certo è che Falconara non può fare a
meno della raffineria anche se si deve premere per mettere
in atto tutte le procedure che potenzino la sicurezza.
L'azienda inoltre dovrebbe investire maggiormente nel
territorio finanziando manifestazioni culturali, artistiche,
sportive e non succhiare solamente il territorio». Anche
l'esposto del sindaco Giancarlo Carletti ruota attorno ai
commenti della gente. «È una situazione - spiega Luca Talevi
, sindacalista provinciale Cisl - difficile e complessa.
Adesso si dovranno chiarire i motivi tecnici che hanno
portato all'incidente. L'esposto di Carletti?
L'Amministrazione ha un suo percorso ma questo si deve
coniugare con le esigenze di chi lavora. Occorre coniugare
le esigenze dei lavoratori, sia dell'Api sia delle ditte che
ruotano attorno alla raffineria, con quelle della salute e
dell’ambiente». Certo è che sul problema sicurezza le
opinioni diventano un coro unanime. «È una convivenza
difficile - sostiene Bruno Bedetti , titolare dello storico
Caffè Bedetti - ma bisogna vedere i pro e i contro. Sotto il
profilo economico l'Api dà un contributo notevole,
soprattutto dopo la chiusura della caserma Saracini, e
chiuderla provocherebbe un enorme contraccolpo economico per
la città. Però occorre fare il possibile perché questi fatti
non accadano più. Tutelare la raffineria non significa
trascurare la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori.
Sull'esposto va detto che sia Carletti che la Regione hanno
le proprie ragioni: al sindaco la responsabilità del
territorio e alla Regione un carattere di più vasto
interesse». Ma c’è anche chi di convivenza non vuole nemmeno
sentir parlare. «Io - commenta Glauco Alderisio , direttore
della Banca di Credito Cooperativo - non mi muovo dalla
posizione che da sempre sostengo, e cioè quella di una
dismissione graduale ed una riconversione produttiva. Adesso
ricomincerà il solito balletto delle dichiarazioni di
politici che negli anni hanno ammorbidito le loro posizioni,
galli che avevano smesso di cantare ed ora tornano a farlo.
Il sindaco Carletti, per quanto si batta, non può fare
granché e gli errori provengono da Provincia e Regione. Ora
si faranno manifestazioni, i giornali si occuperanno della
faccenda per qualche mese e poi basta: non cambierà proprio
nulla». Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'avvocato
Giampaolo Cosimi che prospetta uno «studio, certamente
compatibile con le esigenze e i diritti dei lavoratori, che
tenda ad una lenta e graduale dismissione dell'impianto con
successiva bonifica del territorio dove lo stesso è
collocato». Falconara-Api, un binomio di vecchia data che
negli anni si è deteriorato. «Nel '36 - ricorda Leonardo
Bramucci , geometra - l’Api era solo un deposito senza
pericoli. Fiumesino c'era già e la ferrovia pure. Negli anni
'50 hanno cominciato la lavorazione che comporta i pericoli
che conosciamo. Tanto è stato fatto per la sicurezza negli
anni ma la locazione vicina all'abitato resta
incompatibile». |