La
serpentina maledetta
Presto la procura affiderà
una consulenza tecnica per accertare la dinamica
dell’incidente Tra le ipotesi c’è sempre quella di una nube
di gas-killer Nuovi sequestri di documenti Un’avaria
all’interno del deposito avrebbe scatenato l’esplosione
di LORENZO SCONOCCHINI
Cos’ha appiccato come una
polveriera il serbatoio Tk 145? Perché s’è alzata
all’improvviso la temperatura di quel deposito di bitume
saltato in aria alle 7 e 20 di mercoledì mattina? Domande
buone per i consulenti tecnici che la procura sta scegliendo
per affidare la perizia sull’incidente che tre giorni fa ha
provocato un morto e tre feriti. I pubblici ministeri
Cristina Tedeschini e Irene Bilotta, dopo aver escluso
subito che l’errata manovra di un camion in rifornimento
avesse scatenato quell’inferno in raffineria, si sono subito
concentrate su ipotesi di lavoro più serie. Per i tecnici
dei vigili del fuoco, che assistono i pm nelle attività di
polizia giudiziaria, il serbatoio di bitume sarebbe saltato
in aria per un’avaria dell’impianto o per un
surriscaldamento anomalo della miscela di vapori contenuta
nel serbatoio Tk 145, a quell’ora pieno solo a metà.
Una probabile ricostruzione
dell’incidente riguarda la rottura all’interno del deposito
poi esploso di una serpentina contenente olio di
riscaldamento. Ipotesi ancora da dimostrare, sia chiaro,
anche perché fino a ieri non erano ancora emersi riscontri
oggettivi dai tabulati sull' attività in corso mercoledì
mattina nell’impianto petrolchimico. L’Api ormai è
un’azienda iper-informatizzata e sin dalle primissime
battute dell’inchiesta la procura ha acquisizione tutte le
informazioni contenute nelle memorie dei computer e negli
archivi cartacei per ricostruire i tempi e le modalità delle
operazioni condotte nell’area bitumi. E’ lì che è accaduta
l’esplosione che ha ucciso Sebastiano Parisse, autista di 49
anni, e ha ustionato altri tre camionisti, uno dei quali
Nicola Cilli, 36 anni, è ancora ricoverato in rianimazione a
Padova.
Sulla gran mole di carta e
floppy-disk sequestrati adesso si lavora a fondo,
analizzando le decine di tabulati in cui sono monitorate le
temperature, la pressione e tutti gli altri dati di
controllo delle linee. L’analisi della temperatura è uno dei
passaggi più sensibili, perché potrebbe confermare o
smentire un’altra ipotesi tuttora sulla breccia, cioè che lo
scoppio sia stato causato dal surriscaldamento di vapori di
bitume raccolti nel serbatoio. Fosse davvero così, nessuno
controllava le temperature?
Che si sia formata all’intero
o all’esterno, si pensa anche che tutto sia partito da nube
infiammabile, una miscela di gas killer, di cui nessuno
degli operai e camionisti al lavoro nei paraggi si sarebbe
accorto. E non si esclude che abbia avuto un qualche ruolo
la non perfetta tenuta stagna di una o più serpentine o
degli stessi serbatoi. Con quel gas nell’aria, la scintilla
di innesco potrebbe essere scaturita dal motore di uno dei
camion o da una delle cariche elettrostatiche che possono
formarsi durante il travaso di liquidi viscosi come il
bitume.
Tutto resta ancora un po’
vago e per questo molto presto, forse già oggi, sarà
affidata la perizia tecnica per accertare con precisione le
cause dell’esplosione. Intanto anche ieri sono proseguiti
gli accertamenti tecnici della procura e i carabinieri sono
tornati in raffineria per prelevare una serie di documenti
che servivono per completare il puzzle di tutte le attività
in corso quella mattina, e anche nei giorni precedenti,
all’interno dell’Api. Qualche elemento su cui lavorare
verranno anche dalle analisi effettuate dal medico legale
sui prelievi di campioni compiuti durante la ricognizione
cadaverica su Parisse. E’ ormai certo che il camionista,
entrato con altri colleghi in raffineria per caricare bitume
sull' autocisterna dell’azienda per cui lavorava, sia morto
sul colpo o quantomeno in tempi brevissimi, forse già per
effetto dell’esplosione, prima di essere investito dal
bitume uscito da un serbatoio danneggiato dall’esplosione
del deposito Tk 145.
Intanto la Caf di Falconara,
la cooperativa di autotrasporti che riunisce i “padroncini”
che trasportano il bitume e altri prodotti della raffineria
Api, ha incaricato gli studi legali Scaloni e Boscarato di
depositare in procura le nomine di parte offesa, in quanto
proprietaria degli automezzi danneggiati dall’incendio.
L’intenzione è quella di seguire da vicino l’inchiesta per
chiarire al più presto la dinamica e le responsabilità.
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