RASSEGNA STAMPA 11.09.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
La serpentina maledetta

Presto la procura affiderà una consulenza tecnica per accertare la dinamica dell’incidente Tra le ipotesi c’è sempre quella di una nube di gas-killer Nuovi sequestri di documenti Un’avaria all’interno del deposito avrebbe scatenato l’esplosione

di LORENZO SCONOCCHINI

Cos’ha appiccato come una polveriera il serbatoio Tk 145? Perché s’è alzata all’improvviso la temperatura di quel deposito di bitume saltato in aria alle 7 e 20 di mercoledì mattina? Domande buone per i consulenti tecnici che la procura sta scegliendo per affidare la perizia sull’incidente che tre giorni fa ha provocato un morto e tre feriti. I pubblici ministeri Cristina Tedeschini e Irene Bilotta, dopo aver escluso subito che l’errata manovra di un camion in rifornimento avesse scatenato quell’inferno in raffineria, si sono subito concentrate su ipotesi di lavoro più serie. Per i tecnici dei vigili del fuoco, che assistono i pm nelle attività di polizia giudiziaria, il serbatoio di bitume sarebbe saltato in aria per un’avaria dell’impianto o per un surriscaldamento anomalo della miscela di vapori contenuta nel serbatoio Tk 145, a quell’ora pieno solo a metà.

Una probabile ricostruzione dell’incidente riguarda la rottura all’interno del deposito poi esploso di una serpentina contenente olio di riscaldamento. Ipotesi ancora da dimostrare, sia chiaro, anche perché fino a ieri non erano ancora emersi riscontri oggettivi dai tabulati sull' attività in corso mercoledì mattina nell’impianto petrolchimico. L’Api ormai è un’azienda iper-informatizzata e sin dalle primissime battute dell’inchiesta la procura ha acquisizione tutte le informazioni contenute nelle memorie dei computer e negli archivi cartacei per ricostruire i tempi e le modalità delle operazioni condotte nell’area bitumi. E’ lì che è accaduta l’esplosione che ha ucciso Sebastiano Parisse, autista di 49 anni, e ha ustionato altri tre camionisti, uno dei quali Nicola Cilli, 36 anni, è ancora ricoverato in rianimazione a Padova.

Sulla gran mole di carta e floppy-disk sequestrati adesso si lavora a fondo, analizzando le decine di tabulati in cui sono monitorate le temperature, la pressione e tutti gli altri dati di controllo delle linee. L’analisi della temperatura è uno dei passaggi più sensibili, perché potrebbe confermare o smentire un’altra ipotesi tuttora sulla breccia, cioè che lo scoppio sia stato causato dal surriscaldamento di vapori di bitume raccolti nel serbatoio. Fosse davvero così, nessuno controllava le temperature?

Che si sia formata all’intero o all’esterno, si pensa anche che tutto sia partito da nube infiammabile, una miscela di gas killer, di cui nessuno degli operai e camionisti al lavoro nei paraggi si sarebbe accorto. E non si esclude che abbia avuto un qualche ruolo la non perfetta tenuta stagna di una o più serpentine o degli stessi serbatoi. Con quel gas nell’aria, la scintilla di innesco potrebbe essere scaturita dal motore di uno dei camion o da una delle cariche elettrostatiche che possono formarsi durante il travaso di liquidi viscosi come il bitume.

Tutto resta ancora un po’ vago e per questo molto presto, forse già oggi, sarà affidata la perizia tecnica per accertare con precisione le cause dell’esplosione. Intanto anche ieri sono proseguiti gli accertamenti tecnici della procura e i carabinieri sono tornati in raffineria per prelevare una serie di documenti che servivono per completare il puzzle di tutte le attività in corso quella mattina, e anche nei giorni precedenti, all’interno dell’Api. Qualche elemento su cui lavorare verranno anche dalle analisi effettuate dal medico legale sui prelievi di campioni compiuti durante la ricognizione cadaverica su Parisse. E’ ormai certo che il camionista, entrato con altri colleghi in raffineria per caricare bitume sull' autocisterna dell’azienda per cui lavorava, sia morto sul colpo o quantomeno in tempi brevissimi, forse già per effetto dell’esplosione, prima di essere investito dal bitume uscito da un serbatoio danneggiato dall’esplosione del deposito Tk 145.

Intanto la Caf di Falconara, la cooperativa di autotrasporti che riunisce i “padroncini” che trasportano il bitume e altri prodotti della raffineria Api, ha incaricato gli studi legali Scaloni e Boscarato di depositare in procura le nomine di parte offesa, in quanto proprietaria degli automezzi danneggiati dall’incendio. L’intenzione è quella di seguire da vicino l’inchiesta per chiarire al più presto la dinamica e le responsabilità.

 
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