RASSEGNA STAMPA 10.09.2004

 

MESSAGGERO
«Aiutiamo questa famiglia straziata»

La vedova Parisse ed i figli chiusi in casa. Parla il titolare dell’autista scomparso. Il conforto del parroco nella villetta di Porto Potenza Picena, oggi i funerali nella chiesa del Corpus Christi 

di ROSALBA EMILIOZZI

PORTO POTENZA PICENA Subito la pietà della sepoltura per il corpo straziato di Sebastiano Parisse, 49 anni, ucciso da una colata di bitume a 180-200 gradi. Una morte terribile, atroce per un uomo mite, umile, all’apparenza poco socievole ma di una «bontà immensa» dice chi lo conosceva bene. Si terranno questo pomeriggio a Porto Potenza Picena i funerali dell’autotrasportatore di origine abruzzese morto nel grave incendio divampato mercoledì mattina nella raffineria Api di Falconara. La salma arriverà verso mezzogiorno e verrà sistemata nella chiesa del Corpus Christi, dove parenti ed amici potranno visitarla. Una bara chiusa, sigillata con quel che resta del corpo mutilato di Sebastiano. Alle 17 è previsto il rito funebre. Alla moglie Giannina Torresi, che si è chiusa in un muto dolore, don Cesare farà coraggio anche oggi. Il giorno della tragedia ha fatto visita alla famiglia che vive in una villetta in via Moro, nel quartiere “Spinnaker” di Porto Potenza. «Che dire in questi casi, si deve far conto sulla fede, e Gianna è una donna che ne ha molta». Troppo grande il dolore nella famiglia Parisse. Per la moglie la tragica scomparsa di Sebastiano è stata uno shock. I figli Simone e Marco, 24 e 19 anni, entrambi cuochi uno a Civitanova Alta nel ristorante “Assunta” e l’altro a Grottammare, hanno fatto sapere di essere profondamente amareggiati per la prima ricostruzione dei fatti avanzata dall'azienda, che in una fase iniziale aveva ipotizzato l'errore umano (la manovra errata di un camion, si era prospettato mercoledì) come possibile causa dell'incidente. Ed è per questo che i figli chiedono che sia fatta subito chiarezza. E già ieri la prima ricostruzione è stata rettificata. Ieri la famiglia Parisse avrebbe preso informalmente contatto con un avvocato per valutare eventuali mosse legali. Al legale Mauro Mocchegiani e al collega Jacopo Morico si è rivolto Rossano Bravi di Recanati, titolare dell’omonima impresa di autotrasporti alle cui dipendenze lavorava da 5 anni la vittima. «Capisca il mio stato d’animo dice Bravi sentirsi attribuire colpe... Per la ricostruzione dei fatti mi affido alle indagini della magistratura. Inoltre voglio che la moglie e i figli di Sebastiano abbiamo un futuro, voglio aiutarli in ogni modo, Sabastiano era una persona bravissima». E’ toccato a Rossano Bravi ieri mattina riconoscere il cadavere sfigurato dell’amico-dipendente. Un compito straziante, ricordi che rimarranno per sempre stampate nella mente. La Caf (cooperativa di autotrasportatori), invece, si è rivolta all’avvocato Alessandro Scaloni. Della Caf, il cui fatturato all’80 per cento viene dall’Api, Bravi è uno degli associati. Con l’incidente la cooperativa è doppiamente danneggiata: perde un valido collaboratore di un associato e, d’altro canto, vede l’interruzione di un servizio che rappresenta la quota maggiore del proprio lavoro. Un primo punto fermo delle indagini riguarda la causa del rogo. L'incendio scoppiato nella raffineria Api non può essere imputabile, si è appreso ieri, ad una manovra errata di una delle autobotti che caricavano bitume: nel momento della prima esplosione, subito seguita da un'altra, tutte le autocisterne erano ferme. Sarebbe questo un primo, importante tassello delle indagini coordinate dalla procura di Ancona sull'incidente costato la vita al camionista potentino e il ferimento di suoi tre compagni di lavoro. Gli inquirenti avrebbero già un quadro abbastanza completo della dinamica dell'incidente e starebbero cercando ora i riscontri tecnici e testimoniali.

 
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