«Aiutiamo
questa famiglia straziata»
La vedova Parisse ed i figli
chiusi in casa. Parla il titolare dell’autista scomparso. Il
conforto del parroco nella villetta di Porto Potenza Picena,
oggi i funerali nella chiesa del Corpus Christi
di ROSALBA EMILIOZZI
PORTO POTENZA PICENA Subito
la pietà della sepoltura per il corpo straziato di
Sebastiano Parisse, 49 anni, ucciso da una colata di bitume
a 180-200 gradi. Una morte terribile, atroce per un uomo
mite, umile, all’apparenza poco socievole ma di una «bontà
immensa» dice chi lo conosceva bene. Si terranno questo
pomeriggio a Porto Potenza Picena i funerali
dell’autotrasportatore di origine abruzzese morto nel grave
incendio divampato mercoledì mattina nella raffineria Api di
Falconara. La salma arriverà verso mezzogiorno e verrà
sistemata nella chiesa del Corpus Christi, dove parenti ed
amici potranno visitarla. Una bara chiusa, sigillata con
quel che resta del corpo mutilato di Sebastiano. Alle 17 è
previsto il rito funebre. Alla moglie Giannina Torresi, che
si è chiusa in un muto dolore, don Cesare farà coraggio
anche oggi. Il giorno della tragedia ha fatto visita alla
famiglia che vive in una villetta in via Moro, nel quartiere
“Spinnaker” di Porto Potenza. «Che dire in questi casi, si
deve far conto sulla fede, e Gianna è una donna che ne ha
molta». Troppo grande il dolore nella famiglia Parisse. Per
la moglie la tragica scomparsa di Sebastiano è stata uno
shock. I figli Simone e Marco, 24 e 19 anni, entrambi cuochi
uno a Civitanova Alta nel ristorante “Assunta” e l’altro a
Grottammare, hanno fatto sapere di essere profondamente
amareggiati per la prima ricostruzione dei fatti avanzata
dall'azienda, che in una fase iniziale aveva ipotizzato
l'errore umano (la manovra errata di un camion, si era
prospettato mercoledì) come possibile causa dell'incidente.
Ed è per questo che i figli chiedono che sia fatta subito
chiarezza. E già ieri la prima ricostruzione è stata
rettificata. Ieri la famiglia Parisse avrebbe preso
informalmente contatto con un avvocato per valutare
eventuali mosse legali. Al legale Mauro Mocchegiani e al
collega Jacopo Morico si è rivolto Rossano Bravi di
Recanati, titolare dell’omonima impresa di autotrasporti
alle cui dipendenze lavorava da 5 anni la vittima. «Capisca
il mio stato d’animo dice Bravi sentirsi attribuire colpe...
Per la ricostruzione dei fatti mi affido alle indagini della
magistratura. Inoltre voglio che la moglie e i figli di
Sebastiano abbiamo un futuro, voglio aiutarli in ogni modo,
Sabastiano era una persona bravissima». E’ toccato a Rossano
Bravi ieri mattina riconoscere il cadavere sfigurato
dell’amico-dipendente. Un compito straziante, ricordi che
rimarranno per sempre stampate nella mente. La Caf
(cooperativa di autotrasportatori), invece, si è rivolta
all’avvocato Alessandro Scaloni. Della Caf, il cui fatturato
all’80 per cento viene dall’Api, Bravi è uno degli
associati. Con l’incidente la cooperativa è doppiamente
danneggiata: perde un valido collaboratore di un associato
e, d’altro canto, vede l’interruzione di un servizio che
rappresenta la quota maggiore del proprio lavoro. Un primo
punto fermo delle indagini riguarda la causa del rogo.
L'incendio scoppiato nella raffineria Api non può essere
imputabile, si è appreso ieri, ad una manovra errata di una
delle autobotti che caricavano bitume: nel momento della
prima esplosione, subito seguita da un'altra, tutte le
autocisterne erano ferme. Sarebbe questo un primo,
importante tassello delle indagini coordinate dalla procura
di Ancona sull'incidente costato la vita al camionista
potentino e il ferimento di suoi tre compagni di lavoro. Gli
inquirenti avrebbero già un quadro abbastanza completo della
dinamica dell'incidente e starebbero cercando ora i
riscontri tecnici e testimoniali. |