RASSEGNA STAMPA 10.09.2004

 

MESSAGGERO
Scortichini: «E’ l’Api che si deve spostare»

«A rimetterci è tutto il territorio Non è la gente che deve sloggiare». Scortichini replica alla nostra “provocazione” che ha posto il problema della convivenza tra l’Api e le case. Pensando al caso Vesuvio

L’assessore all’Ambiente di Falconara e segretario ds, Giancarlo Scortichini, replica al caporedattore Roberto Sopranzi. Le considerazioni sui "fatti nudi e crudi" da Lei svolte sul giornale di ieri che riguardano l'ultimo incidente alla raffineria Api permettono di entrare più a fondo in una riflessione che credo interessi non solo Falconara. Il primo fatto da cui partire è che, a differenza del Vesuvio, una raffineria non è un elemento per il quale ringraziare o inveire verso le forze della natura madre o matrigna a seconda del caso, ma il risultato di scelte umane, molto umane che per definizione e per fortuna possono non solo essere errate ma anche modificate. Ecco perché la soluzione che Lei propone, in sostanza allontaniamo la città dalla fonte del rischio, mi sembra di buon senso se applicata al Vesuvio ma non accettabile se riferita ad un impianto industriale. In primo luogo quell'impianto costituisce o no un rischio? Lo so che detto oggi, di fronte ad un nuovo lutto, alla sofferenza dei feriti, la domanda appare fuori luogo, ma è adesso che occorre ricordare a quanti solo pochi mesi fa celebravano l'impianto Api come fosse un luna-park, con i bambini che giocavano e le famiglie a passeggiare, la farsa di quella parata. Dalla precedente tragedia del 25 Agosto 1999 molti si sono affannati a dire che quell'impianto è compatibile con la città e le infrastrutture che la circondano, erano bugie o giudizi superficiali? La posizione dell'amministrazione in questi anni è stata chiara: la collocazione della raffineria è sbagliata, pericolosa, incompatibile con il territorio. Ora non si possono rovesciare responsabilità e regole civili: non la città, i suoi abitanti, le attività e progetti degli amministratori, degli operatori turistici che ne stanno ricostruendo la vocazione turistica, devono ritirarsi ma la fonte del rischio deve arretrare in confini che non siano di turbativa delle libertà di chiunque a Falconara intenda vivere ed esercitare un'attività. Se questo non è possibile, come la tragedia di ieri dimostra con la forza dei fatti "nudi e crudi", questa attività deve cessare, deve liberare il territorio da una presenza che ne svilisce le grandi potenzialità, come la stagione appena conclusa ha dimostrato con la forza dei fatti. Se Falconara è seduta sul cratere del Vulcano API la giornata di ieri dimostra che i danni che derivano dall'eruzione di un vulcano posto in quella posizione investono un territorio molto ampio che oltre alla provincia di Ancona e alla regione riguardano l'intero paese. Sarà mai possibile sapere quanto è costata alla collettività la mattinata di ieri? Centinaia di persone bloccate nei treni e nelle stazioni caricate sui pullman, l'aeroporto che ha dovuto adottare procedure d'emergenza, centinaia di automobilisti che hanno impiegato ore per raggiungere Ancona condizionando attività economiche, amministrative, appuntamenti ed incontri saltati. A concludere la giornata ieri sul mare e sulla spiaggia di Falconara sono caduti fiocchi di catrame. Il comune di Falconara intende procedere per chiedere ancora una volta all'Api il risarcimento dei danni, perché la regione Marche non segue l'esempio?

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D’accordo con Scortichini: l’Api e il Vesuvio sono due cose diverse. Anche perché la prima si può spostare, il secondo no. Ma l’insostenibilità della convivenza tra raffineria e case giustificava la nostra provocazione. Siamo all’aut aut: o si sposta l’Api o si spostano i residenti che però sarebbe più prudente mettere quanto prima al sicuro. Noi poniamo il problema che emerge dai fatti nudi e crudi. Le soluzioni spettano a chi governa. (R. So. )

 
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