Scortichini:
«E’ l’Api che si deve spostare»
«A rimetterci è tutto il
territorio Non è la gente che deve sloggiare». Scortichini
replica alla nostra “provocazione” che ha posto il problema
della convivenza tra l’Api e le case. Pensando al caso
Vesuvio
L’assessore all’Ambiente di
Falconara e segretario ds, Giancarlo Scortichini, replica al
caporedattore Roberto Sopranzi. Le considerazioni sui "fatti
nudi e crudi" da Lei svolte sul giornale di ieri che
riguardano l'ultimo incidente alla raffineria Api permettono
di entrare più a fondo in una riflessione che credo
interessi non solo Falconara. Il primo fatto da cui partire
è che, a differenza del Vesuvio, una raffineria non è un
elemento per il quale ringraziare o inveire verso le forze
della natura madre o matrigna a seconda del caso, ma il
risultato di scelte umane, molto umane che per definizione e
per fortuna possono non solo essere errate ma anche
modificate. Ecco perché la soluzione che Lei propone, in
sostanza allontaniamo la città dalla fonte del rischio, mi
sembra di buon senso se applicata al Vesuvio ma non
accettabile se riferita ad un impianto industriale. In primo
luogo quell'impianto costituisce o no un rischio? Lo so che
detto oggi, di fronte ad un nuovo lutto, alla sofferenza dei
feriti, la domanda appare fuori luogo, ma è adesso che
occorre ricordare a quanti solo pochi mesi fa celebravano
l'impianto Api come fosse un luna-park, con i bambini che
giocavano e le famiglie a passeggiare, la farsa di quella
parata. Dalla precedente tragedia del 25 Agosto 1999 molti
si sono affannati a dire che quell'impianto è compatibile
con la città e le infrastrutture che la circondano, erano
bugie o giudizi superficiali? La posizione
dell'amministrazione in questi anni è stata chiara: la
collocazione della raffineria è sbagliata, pericolosa,
incompatibile con il territorio. Ora non si possono
rovesciare responsabilità e regole civili: non la città, i
suoi abitanti, le attività e progetti degli amministratori,
degli operatori turistici che ne stanno ricostruendo la
vocazione turistica, devono ritirarsi ma la fonte del
rischio deve arretrare in confini che non siano di turbativa
delle libertà di chiunque a Falconara intenda vivere ed
esercitare un'attività. Se questo non è possibile, come la
tragedia di ieri dimostra con la forza dei fatti "nudi e
crudi", questa attività deve cessare, deve liberare il
territorio da una presenza che ne svilisce le grandi
potenzialità, come la stagione appena conclusa ha dimostrato
con la forza dei fatti. Se Falconara è seduta sul cratere
del Vulcano API la giornata di ieri dimostra che i danni che
derivano dall'eruzione di un vulcano posto in quella
posizione investono un territorio molto ampio che oltre alla
provincia di Ancona e alla regione riguardano l'intero
paese. Sarà mai possibile sapere quanto è costata alla
collettività la mattinata di ieri? Centinaia di persone
bloccate nei treni e nelle stazioni caricate sui pullman,
l'aeroporto che ha dovuto adottare procedure d'emergenza,
centinaia di automobilisti che hanno impiegato ore per
raggiungere Ancona condizionando attività economiche,
amministrative, appuntamenti ed incontri saltati. A
concludere la giornata ieri sul mare e sulla spiaggia di
Falconara sono caduti fiocchi di catrame. Il comune di
Falconara intende procedere per chiedere ancora una volta
all'Api il risarcimento dei danni, perché la regione Marche
non segue l'esempio?
----------------------
D’accordo con Scortichini:
l’Api e il Vesuvio sono due cose diverse. Anche perché la
prima si può spostare, il secondo no. Ma l’insostenibilità
della convivenza tra raffineria e case giustificava la
nostra provocazione. Siamo all’aut aut: o si sposta l’Api o
si spostano i residenti che però sarebbe più prudente
mettere quanto prima al sicuro. Noi poniamo il problema che
emerge dai fatti nudi e crudi. Le soluzioni spettano a chi
governa. (R. So. ) |