“Prigionieri del dubbio, ogni giorno”
Dall’aria inquinata alla
paura. Ma c’è chi difende la raffineria: “Dà tanto lavoro”
di CHIARA GIACOBELLI
FALCONARA - E' passata la
paura, ma il dibattito sul problema Api resta ancora aperto.
E a parlare non sono soltanto gli esperti o le autorità:
anche la gente comune ha voglia di far sentire la propria
voce, come a dire "noi ci siamo e abbiamo il diritto di
parola". Raccontano esperienze di vita quotidiana, anni
trascorsi a pochi passi dalla raffineria, senza neppure
sapere che cosa tecnicamente accade al suo interno. Eppure
hanno molto da raccontare e si scoprono custodi di una
realtà semplice, forse banale, ma estremamente vera e piena
di sentimento.
"Io abito a Rocca Priora e
sono mamma di una bambina disabile - confessa Ines
Zaccarelli - ogni volta che accade un incidente del genere
mi preoccupo moltissimo per mia figlia, perché spostarla
richiede tempo e un giorno potremmo non averne abbastanza".
Altrettanto toccante è la dichiarazione di Fausto Pettinari:
"Prima abitavo in Ancona. Da un anno mi sono trasferito a
Villanova e poco dopo il trasloco sono cominciati i problemi
ai polmoni. Mi chiedo se l'aria che respiro qua non possa
esserne stata una causa".
Si teme per la salute,
quindi, e per la sicurezza in caso di incidente. "La paura,
mercoledì mattina, è stata davvero grande" - dice Maria
Giuliani, di Falconara. E aggiunge la giovanissima Izabella
Filipiuk: "Ho un amico che lavora in raffineria e quando ho
visto il fumo nero il mio pensiero è andato subito a lui".
Una cosa è certa: tutti hanno
un po' di timore. Ma riguardo ai provvedimenti da prendere
la popolazione si divide in due. C'è chi si schiera con
fermezza dalla parte di quelli che vogliono veder l'Api
chiudere i battenti e chi, invece, pensa ai lavoratori.
"Ne sono convinta - afferma
Izabella - Falconara senza quel mostro sarebbe molto più
sicura e tranquilla". E' dello stesso parere anche Fausto
Pettinari: "Ci sono due motivi per cui appoggio la chiusura
della raffineria: il primo è l'inquinamento dell'aria e il
secondo è il pericolo che noi tutti corriamo ogni giorno,
senza neppure accorgercene".
Ma le repliche a questo tipo
di accuse non mancano di certo. Sono in molti, infatti,
quelli che scelgono di proteggere il colosso e non vedono di
buon occhio le dimostrazioni di questi giorni. "Forse chi
protesta non si rende conto di quanti posti di lavoro offre
questa industria. Dove dovrebbero andare a lavorare tutti i
dipendenti? - esclama Sandrina Massaccesi, di
Castelferretti. E' d'accordo anche il giovane Mirko Bartozzi,
che lavora in centro a Falconara. "Siamo realisti, questa
città senza l'Api tornerebbe ad essere una piccola frazione.
E' come lottare contro un gigante, i fatti sono ben altri".
E fra quelli che riconoscono un valore, almeno in posti di
lavoro e, quindi, in termini di profitto, alla raffineria,
sono in molti a proporre idee alternative. Rimedi che in
qualche maniera riescano a garantire all'Api una sua
sopravvivenza. "La soluzione? Più controlli, molti di più! -
continua Mirko. "Credo che a questo punto sia più semplice
spostare le case e la ferrovia che non gli impianti -
afferma Bruna Tiberi di Chiaravalle. Tante, quindi, le
opinioni diverse, gli attriti, i contrasti. Ma in fondo ciò
che spinge ogni singolo cittadino a parlare è la voglia
generalizzata di costruire insieme una città migliore. E
speriamo che ciò venga fatto al più presto. |