RASSEGNA STAMPA 10.09.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
“Prigionieri del dubbio, ogni giorno”

Dall’aria inquinata alla paura. Ma c’è chi difende la raffineria: “Dà tanto lavoro”

di CHIARA GIACOBELLI

FALCONARA - E' passata la paura, ma il dibattito sul problema Api resta ancora aperto. E a parlare non sono soltanto gli esperti o le autorità: anche la gente comune ha voglia di far sentire la propria voce, come a dire "noi ci siamo e abbiamo il diritto di parola". Raccontano esperienze di vita quotidiana, anni trascorsi a pochi passi dalla raffineria, senza neppure sapere che cosa tecnicamente accade al suo interno. Eppure hanno molto da raccontare e si scoprono custodi di una realtà semplice, forse banale, ma estremamente vera e piena di sentimento.

"Io abito a Rocca Priora e sono mamma di una bambina disabile - confessa Ines Zaccarelli - ogni volta che accade un incidente del genere mi preoccupo moltissimo per mia figlia, perché spostarla richiede tempo e un giorno potremmo non averne abbastanza". Altrettanto toccante è la dichiarazione di Fausto Pettinari: "Prima abitavo in Ancona. Da un anno mi sono trasferito a Villanova e poco dopo il trasloco sono cominciati i problemi ai polmoni. Mi chiedo se l'aria che respiro qua non possa esserne stata una causa".

Si teme per la salute, quindi, e per la sicurezza in caso di incidente. "La paura, mercoledì mattina, è stata davvero grande" - dice Maria Giuliani, di Falconara. E aggiunge la giovanissima Izabella Filipiuk: "Ho un amico che lavora in raffineria e quando ho visto il fumo nero il mio pensiero è andato subito a lui".

Una cosa è certa: tutti hanno un po' di timore. Ma riguardo ai provvedimenti da prendere la popolazione si divide in due. C'è chi si schiera con fermezza dalla parte di quelli che vogliono veder l'Api chiudere i battenti e chi, invece, pensa ai lavoratori.

"Ne sono convinta - afferma Izabella - Falconara senza quel mostro sarebbe molto più sicura e tranquilla". E' dello stesso parere anche Fausto Pettinari: "Ci sono due motivi per cui appoggio la chiusura della raffineria: il primo è l'inquinamento dell'aria e il secondo è il pericolo che noi tutti corriamo ogni giorno, senza neppure accorgercene".

Ma le repliche a questo tipo di accuse non mancano di certo. Sono in molti, infatti, quelli che scelgono di proteggere il colosso e non vedono di buon occhio le dimostrazioni di questi giorni. "Forse chi protesta non si rende conto di quanti posti di lavoro offre questa industria. Dove dovrebbero andare a lavorare tutti i dipendenti? - esclama Sandrina Massaccesi, di Castelferretti. E' d'accordo anche il giovane Mirko Bartozzi, che lavora in centro a Falconara. "Siamo realisti, questa città senza l'Api tornerebbe ad essere una piccola frazione. E' come lottare contro un gigante, i fatti sono ben altri". E fra quelli che riconoscono un valore, almeno in posti di lavoro e, quindi, in termini di profitto, alla raffineria, sono in molti a proporre idee alternative. Rimedi che in qualche maniera riescano a garantire all'Api una sua sopravvivenza. "La soluzione? Più controlli, molti di più! - continua Mirko. "Credo che a questo punto sia più semplice spostare le case e la ferrovia che non gli impianti - afferma Bruna Tiberi di Chiaravalle. Tante, quindi, le opinioni diverse, gli attriti, i contrasti. Ma in fondo ciò che spinge ogni singolo cittadino a parlare è la voglia generalizzata di costruire insieme una città migliore. E speriamo che ciò venga fatto al più presto.

 
inizio pagina 10.09.2004 rassegna stampa